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Autore: _Fruscio_di_Anime_    05/12/2015    8 recensioni
Dal testo: “Emma, basta.”
La vedo fermarsi, bloccandosi all'improvviso, le spalle tese, la nuca bassa. Un sibilo ferino le nasce tra i denti, posso sentirlo da qua.
Il pugnale, nella mia mano destra, è freddo e vibrante, e vorrei solo lanciarlo al di là delle cime di Camelot, verso quelle montagne maestose che creano spettacoli d'amore ad ogni tramonto.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Emma, basta.”
La vedo fermarsi, bloccandosi all'improvviso, le spalle tese, la nuca bassa. Un sibilo ferino le nasce tra i denti, posso sentirlo da qua.

Il pugnale, nella mia mano destra, è freddo e vibrante, e vorrei solo lanciarlo al di là delle cime di Camelot, verso quelle montagne maestose che creano spettacoli d'amore ad ogni tramonto.
Emma, bionda e feroce, le guance rosse e il respiro pesante, sta impazzendo – vittima delle voci nella sua testa, dell'oscurità nel suo cuore, della disperazione che ruggisce nel suo stomaco. Ha strappato tende e lenzuola, capelli, pensieri. Si volta, e il vestito candido che indossa – così in contrasto coi suoi occhi devastati - le cade da una spalla, con una grazia violenta che le lascia schiena e clavicole nude e abbandonate.
Rimango in silenzio, ingoiando saliva e dolore. Vederla così è sconvolgente, e non so cosa fare.
Pianta gli occhi nei miei, disperata ma selvaggia, e scorgo scintille di coraggio e richieste di aiuto in fondo a tutto quel verde. Sostengo il suo sguardo, legandomi a lei più di quanto abbia mai fatto in vita mia. Nemmeno mio figlio mi ha mai preso così.
“Vieni qui.” sussurro, stringendo il pugnale, ferendomi con le unghie il palmo della mano.
Lei, come una bestia, tenta di resistere al comando, ma le gambe si muovono contro il suo volere.
Abbassa il capo, muovendosi verso di me.
“Regina, ti prego, non farmi ques -”
“Silenzio.”
La bocca si chiude, i denti che sbattono cozzando tra loro.
Continua a camminare, arrivando esattamente davanti a me. Stiamo tremando, entrambe.
Mi guarda, e, in un silenzio imposto – o forse voluto – inizia a piangere.
Occhi tormentati, uragani e tempeste, fulmini che le inceneriscono le speranze, che oscurano quel verde brillante.
Allungo una mano, mandandola a posarsi dietro la sua nuca, spostando la foresta dorata dei suoi capelli. Sento i muscoli tesi, e stringo, piano, per portarle via tutti i suoi traumi attraverso le mie carezze.
Emma è confusa. Io, invece, non sono mai stata più sicura di adesso. Le mostro il pugnale, la mano aperta. Con movimenti lenti, vado a posarlo nel tavolo – l'unico che non ha rovesciato – accanto a noi.
Lei mi guarda, spaventata e innocente, troppo forte per lasciarsi andare, troppo debole per sostenersi.
La mia mano è sempre sulla sua nuca, la carezzo col pollice, delicatamente. Mi avvicino, prendendo i lembi del suo vestito, e la rivesto, coprendola.
“Calmati.” sussurro. Le sue lacrime continuano a scendere copiose, andando a inzuppare il suo collo e i miei polsi.
Mi avvicino ancora, e, con istinto e coscienza, poso le labbra sulle sue, leggera.
La senti irrigidirsi, e la sua bocca è chiusa e salata, e il suo corpo caldo. Forse è troppo, questo, per lei.
Faccio per spostarmi, ma Emma, improvvisamente, si aggrappa a me, riportandomi verso di lei – le sue mani sul mio petto, a stringere velluto rosso e battiti furiosi.
“No.” dice, piano – la sua bocca sulla mia.
Le mie dita tra i suoi capelli, le sue dita tra le mie costole – e tutto diventa brutale e potente, voluto, teso, in una continua battaglia tra denti, lingua e morsi dolorosi.
Ci tendiamo continuamente l'una verso l'altra, strattonandoci per i vestiti, le mani che si scontrano e poi si cercano, i corpi che si fondono – prendiamo fuoco.
Il bisogno di aria si fa terribile, e ci scostiamo entrambe con una violenza disumana – ma trattenendoci, in una danza aggressiva e denudante.
Gli occhi spalancati, i fiati pesanti, le dita che ancora stringono l'una il corpo dell'altra – la mia mano ad artigliarle la spalla, la sua mano a graffiarmi il fianco.
Il suo sguardo è sconvolto ed eccitato, le labbra rosse e piene.
“Dio, Regina..” la sua voce è roca.
Non riesco a sostenere la pressione nelle sue parole, la realtà dei fatti che cozza improvvisamente contro il mio raziocinio. Ora viene da piangere anche a me. Stringo la mandibola, scostandomi bruscamente da lei.
“Volevo solo calmarti.” dico, ed è la più sincera verità.
Non faccio in tempo a guardarla, che la vedo prendere in mano il pugnale e avvicinarsi a me – veloce, aggraziata.
Sorride, ed è un sorriso onesto e bellissimo, puro, come quelli d'un tempo. Con un movimento della mano, sento che mi congela sul posto.
Che cosa diavolo sta facendo?
Il cuore mi batte a mille, la paura che mi incarcera. Sono un'idiota, come ho potuto credere che avrei potuto lasciare il pugnale incustodito sotto il suo sguardo?
Posa di nuovo le labbra sulle mie, tenue, per un attimo. Poi si avvicina al mio orecchio.
“Grazie. Sei bellissima, amore mio.”
Sparisce, in una coltre di fumo nero, cedendomi indietro il mio corpo e portandosi via ogni mia certezza, lasciandomi sola, abusata, ferita, ingannata.

Cosa ho combinato.


Cazzo.






Note dell'autore:
Boh, è sabato pomeriggio e avevo qualche ora di tempo prima di andare a fare aperitivo e, non sapendo come impiegarle, è uscito fuori questo.
Spero di non risultare ripetitiva, o pesante.
In ogni caso, grazie di leggere!



C. 

  
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