Bursting into a stunning Li(f)e
Le persone cadono senza bisogno di giocare a domino.
Le persone inciampano fra i dolori altrui, giudicando le ferite rosse sulla loro pelle fragile, giustificando la loro inerzia – rialzarsi fa male al cuore e all'orgoglio.
Le persone cadono perché è umanamente provato che è naturale; così come la crisalide squarcia la sua barriera, l'uomo si spezza di fronte a se stesso e, per combattere le sue interiora, sottopone ai suoi occhi gli altri. Questi "altri" sono completi sconosciuti: non si uccide una persona cara – nell'attimo in cui la delusione (il giustiziere) vi trafigge ecco che mutate per natura, diventando miseri misteri. Le metamorfosi sono crudeli.
Kobayashi, dunque, con il tuo suicidio ti ritieni uno sconosciuto. (Hashiba si ostina a conoscerti fin troppo.)
Le maschere se ne vanno via sempre a coppie di venti, cascano lungo le torri e giocano con il male. Rinchiudono la mente in sfolgoranti metafore dell'orrore e il circo del Demonio s'illumina di nero; le farfalle circondando l'Inferno. Le farfalle circondano la terra. Ancora larve, brillano poi nelle loro ali di seta, assaporando un'ultima volta lo sfiorire del mondo e di loro stesse. La bellezza dura poco, la bellezza persiste nei teschi ma non nella paura di vedere se stessi davanti uno specchio infinite volte. Non si può accettare lo sdoppiamento della propria indegnità – è una codardia umana a tutti, poiché noi tutti siamo umani.
Kobayashi, dunque, tu sei comune. (Perché vedi Hashiba come uno sconosciuto? Non potresti chiudere gli occhi, ma ritenerlo ancora il tuo migliore amico?)
È noioso essere confusi, è noioso respirare, è noioso vivere, tutto è noioso. In realtà, la parola che cerchi non è noioso: è afflitto.
La debolezza caratterizza noi tutti. È il nostro cuore, il nostro motore. La paura ci spinge a commettere atti mostruosi – abbiamo paura che gli altri li commettano prima di noi. È un'autodifesa arrivata troppo presto che muta a seconda di chi la indossa, una splendida maschera bianca in mezzo a tutti i colori dei manichini di carnevale; e dunque il bianco spicca fra tutto lo sfavillare scuro, poiché è invisibile anche se può sembrare il contrario. Eppure, tutti i colori fanno male.
Kobayashi, questo lo sai. (Anche Hashiba lo sa.)
È tutto un circolo vizioso di inconscio, dove nessuno comprende perfettamente l'altro ma lo rincorre ed accidentalmente inciampa ed entrambi cadono e– e fa male per entrambi. Eppure, in certi casi cadere insieme è bello: perché ci si può rialzare sentendo delle braccia fidate attorno al collo, perché i piedi toccano la terra là dove le larve si rincorrevano (nda: è un dato di fatto che gli umani imitino le larve, ma diventino raramente delle brave farfalle), perché c'è qualcuno con te che conosci e che ami e non potrai mai non salvarlo.
Kobayashi, non esistono i Demoni. Esistono gli Umani. Non hai paura degli umani, però hai paura di te stesso. (Hashiba ha paura di perderti. La differenza sostanziale è che tu ti affliggi e ti lasci trasportare dal vento, sebbene sai che il vento non mantenga nessuno; Hashiba invece trova in ciò la speranza inesistente bramata da tutti, riuscendo a salvarti dall'accidia e trasportandoti in quella sorta di limbo fra libertà/speranza che il vento della morte mai saprà dare.)
Siete liberi.