Reed
mise le mani sul tavolo, chinò
il capo e digrignò i denti. Afferrò alcune carte
su cui c'erano numeri e
grafici, le fece a pezzi e si voltò gettandole nel cestino.
Si portò la mano al
viso ed espirò rumorosamente. Appoggiò la mano
sulla parete e chinò il capo.
Avanzò strisciando la mano sulla parete e raggiunse un
sedile. Vi si sedette e
affondò, chiudendo gli occhi. Avvertì delle fitte
al petto e si deterse le
labbra con la lingua.
"Sei
di cattivo umore?"
chiese una voce maschile. Reed si voltò verso la porta
d'ingresso del
laboratorio, vedendo Tony in piedi. Stark indossava giacca e cravatta,
sorrideva forzatamente.
"Allora
è vero, ti sei unito
al governo?" chiese con voce rauca. Mise la mano in tasca e ne
tirò fuori
una cipolla d'oro, concentrandosi sul ticchettio dell'orologio.
Tony
tolse la mano dalla tasca avanzando, sogghignò
e dimenò la mano in aria.
“E
poi andrò a prostituirmi sulla Avenue” disse.
Si
mise ritto davanti a Reed infilando le mani in
tasca, abbassò il capo socchiudendo gli occhi.
“So
che nella vostra testa c'è solo pro o contro il
governo, ma questo non vuol dire che io debba abbassarmi al vostro
limitato
livello. Devo evitare la terza guerra mondiale e che gli eroi diventino
cani da
riporto spennati dal governo, e se per farlo devo passare quindici
minuti della
mia giornata sentendo Ross blaterare dei danni collaterali, ben
venga”.
Reed
abbassò lo sguardo e si osservò le scarpe, le
sue iridi erano liquide.
"Non
partecipo a questa guerra, quindi io non
ho nessun ruolo" bisbigliò. Allungò le dita delle
proprie mani
intrecciandole e rabbrividì guardando la pelle dilatata.
"Dicono
che sei passato dalla loro parte perché
hai costruito Ultron. Mi hanno ripetuto al millesimo che ognuno di noi
costruisce ciò che teme e che, per una volta, hai sbagliato
tu un'invenzione" sibilò.
Tony
ondeggiò il capo a destra e sinistra
ripetutamente.
“Come
ho detto a Banner, agli Avengers, a Fury, al
Governo e infine a Pepper; no, non l'ho fatto. Eravamo ancora in fase
di
progettazione, quella cosa in cui sei tanto bravo, presente?”.
Si
poggiò al tavolo con la schiena inclinando la
testa.
“Come
ho detto, ripetuto è provato, l'ultima volta
che sono uscito dalla stanza Jarvis stava provando le stesse
simulazioni che
provavamo da tre giorni io e Banner”.
Incrociò
le braccia, roteò gli occhi.
“Quindi.
Sto semplicemente cercando di evitare che
qualche paese ostile agli USA, e se non l'hai notato sono molti, ci
dichiari
guerra perché Occhi di falco ha rotto una finestra per
salvare quindici
persone”.
Reed
scrollò le spalle e si passò le mani tra i
capelli mori, facendoseli ricadere davanti al viso.
"Dicono,
parlano e ripetono. Continuo a non
c'entrare niente con tutto questo" bisbigliò. Sciolse le
dita e mise le
proprie mani nelle tasche.
"Come
non ero qui mentre un dio nordico faceva
saltare in aria casa mia per sconfiggere degli alieni usciti da un
portale" mormorò rauco.
Tony
infilò la mano nella giacca, gli sbatté sul
tavolo una busta.
“Il
governo vuole il tuo voto, quindi mi hanno
spedito a risarcirti. Ero quasi tentato di incassare l'assegno e usarlo
per
qualcosa di più utile che il Buxter Building, tipo costruire
case nuove agli
sfollati da Sokovia, ma purtroppo è nominale”.
Reed
prese la busta, i suoi occhi erano liquidi e le
sue iridi brillavano di riflessi blu notte.
"Appena
lo incasserò, ti darò i soldi. Potrai
farci ciò che vuoi" mugolò.
Tony
sbuffò roteando gli occhi.
“Mi
raccomando, mettici pure tutto il tempo che ti
serve, così faccio in tempo a scongelare i miei soldi e
risarcirli di tasca mia
senza dover chiedere l'elemosina a te”.
Reed
si voltò ed appoggiò la busta su un tavolinetto
accanto alla poltrona.
"A
quest'ora, le banche sono chiuse"
bisbigliò.
Tony
scostò una sedia, si mise seduto e la avvicinò
a Reed.
“Ti
ricordi qual era la cosa che volevo da te,
all'università?”.
Reed
negò con la testa e strinse gli occhi,
avvertendo delle fitte al petto.
"E'
uno di quei giorni, in cui non ricordo
molto del passato" bisbigliò.
Tony
accavallò le gambe e si slacciò i polsini della
giacca.
“Ogni
volta che c'era di mezzo una spiegazione
teorica, tu eri migliore di me. Non perché fossi
più bravo, ma perché usavi
sempre tutti i termini corretti e perché eri sempre gentile
e rispettoso”
iniziò.
Si
poggiò contro lo schienale, sospirò.
“Per
questo abbiamo fatto quella scommessa. Per
vedere chi fosse davvero più bravo”.
Reed
cercò di regolare il proprio respiro
e
lo sentì risuonare nelle proprie orecchie insieme
al ticchettio dell'orologio.
"Ah
sì, hai violato il sito del pentagono a
dodici anni".
Tony
tamburellò con le dita sul tavolo a ritmo con i
ticchettii.
"Perché
volevo tu mi dicessi che sono più bravo
di te".
Reed
lo guardò negli occhi, osservando le sue iridi
color nocciola puntellate da riflessi dorati. Socchiuse le gambe ed
espirò
rumorosamente.
"Credevo
tu sapessi di essere migliore di
me".
Tony
si sporse in avanti dimenando le mani.
"E
come potrei? La nostra differenza di margine
d'errore è così bassa che non è
scientificamente accettabile!".
Reed
piegò in avanti la testa, curvò la schiena e si
toccò le ginocchia con la fronte. Si strinse il collo con
entrambe le mani.
"Tu
SEI migliore di me".
Tony
gli afferrò i capelli e tirò su di scatto il
capo, lo guardò negli occhi.
"E
io voglio che mi tiri fuori da questa
situazione".
Reed
lo guardò in viso e una lacrima gli rigò il
viso.
"Non
so evitarle le guerre, Tony" ammise e
la voce gli tremò.
Tony
lo lasciò, sogghignò.
"Piacevi
ai professori. Sembravi nato per
parlare alle autorità, e a livello teorico io e te siamo su
un livello così
simile che solo tu puoi capire perché non dico 'uguale'.
Voglio che parli per
me. I capi mi odiano perché sono arrogante. Ti adoreranno
perché sei il mio
opposto, ma intelligente quasi quanto me".
Reed
si nascose il viso tra le braccia ed annuì.
"Li
convincerò che i supereroi sono
gestibili" promise.
Tony
si alzò, infilò le mani in tasca.
"Teorizza
la cosa, ed io la metterò in
pratica".
Ghignò,
gli diede una pacca sul capo.
"Con
il dovuto margine d'errore".
Reed
si ripiegò su se stesso, mettendo i piedi sul
divano.
"Per
sentirsi al sicuro hanno bisogno di pezzi
di carta. Vorranno mettervi delle persone che possano visionare. Chi
non seguirà
delle rigide regole, psichiatriche e non, non verrà ritenuto
idoneo. Dovete
fare presa sugli psicologi, annebbiando la mente dei controllori".
Si
morse l'interno della guancia.
"Decisamente
dovrai studiare le leggi di
diritto esterno. E prepararti a sborsare parecchi soldi per ripagare i
danni".
Tony
annuì, ticchettando con la lingua sul palato.
"Psichiatri
famosi che ci reputino idonei anche
se palesemente falso, leggi di diritto esterno, soldi, documenti
controfirmati.
La prima la vedo dura, ma per il resto posso farlo".
I
capelli di Reed si allungarono e le ciocche
divennero più spesse.
"Di
sicuro soggetti come Hulk o simili, non
potranno farsi vedere in giro finché non riceveranno la
grazia. Dovrete fare
colpo sui giudici dei tribunali quanto sull'opinione pubblica.
Dovrà
essere un fenomeno mediatico positivo".
Tony
arricciò il naso passandosi la mano tra i
capelli.
"Giudici,
problema. Opinione pubblica,
consideralo fatto".
I
capelli mori di Reed assunsero riflessi blu-notte.
"Per
finire, fai sembrare che le tue invenzioni
siano trasparenti a livello di progetti".
Tony
aggrottò la fronte infilando le mani in tasca.
"E
cosa dovrebbe voler dire?".
Reed
si lasciò ricadere su un fianco, affondando nel
bracciolo della poltrona.
"Ti
chiederanno di vedere i progetti delle tue
invenzioni, ma i loro tecnici non ci capiscono niente. Ti basta far
vedere
alcuni incartamenti in cui stai ancora tratteggiando la fase precedente
della
fase di progettazione e ci cascheranno".
Tony
roteò gli occhi sporgendo il labbro.
"Ok,
quindi dovrò fare una fase precedente alla
progettazione per loro. Dannati idioti" borbottò.
Reed
si strinse al petto l'orologio, continuando a
rimanere raggomitolato sul bracciolo.
"Cosa
pensi di fare con i tuoi
ex-colleghi?".
Tony
sogghignò, lo guardò negli occhi e socchiuse le
iridi castano scuro.
"Farò
in modo che mettano in atto il tuo
piano" sussurrò.