Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Parsy    06/12/2015    1 recensioni
Come nasce un angelo? Un demone? Uno shinigami? Che legami posso esistere tra loro? E soprattutto... perchè un'angelo sogna il proprio funerale?
[Avvertenze: la storia è stata incominciata quando del manga era appena uscito il capitolo 105, quindi ha una trama diversa da quella in corso della storia originale]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Undertaker
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Il consiglio è qui riunito per giudicare il presente Angelo Minore, accusato di aver donato illegalmente anime ai nostri acerrimi nemici, i diavoli! Imputato, cosa hai da dire in tua difesa?”
“Nulla! So quello che ho fatto…” sul viso del colpevole si intravedeva un sorriso compiaciuto.
“Giudici, quale condanna gli infliggete?”
“Demone! Demone! Demone!”
“Il consiglio ha parlato! Sei condannato all’inferno e alla dannazione eterna!”
Sophia era presente quando spogliarono l’angelo dai capelli corvini dalla veste bianca, per poi bruciargli le ali e scaraventarlo giù all’Inferno.
 
 
Sophia si svegliò nel mezzo della notte. Era da tanto tempo che ella non ricordava quell’avvenimento.
La ragazza si girò nel letto, sotto le coperte, e tentò di dormire di nuovo.
Stranamente fu un’impresa facile…
 
Era la prima volta che Undertaker trovava scomoda una bara, la sua per giunta. Non aveva chiuso occhi quella notte.
Solo dopo molti tentativi egli riuscì a farsi tentare dalla stanchezza…
 
 
Gabriele aveva fatto una cosa vietata quella notte: era entrato nella biblioteca dei ricordi angelici per prendere il volume con sopra inciso il nome di Sophia. In questo modo sarebbe riuscito a far ricordare alla ragazza quella parte del suo passato che ella non poteva ricordare.
 
 
“Non ti stanchi mai? A leggere?” un ragazzo dai capelli color argento, dalla pelle diafana e dagli occhi azzurro ghiaccio era steso accanto ad una fanciulla su un prato.
“Mi piace leggere! Nessuno lo fa e non capisco il perché…” la ragazza dai ricci biondi e dagli occhi color smeraldo aveva appena riposto il suo libro nella sua sacca, per poi stendersi sul petto del ragazzo accanto a lei. Le piaceva sentire il battito del cuore. I raggi del sole baciavano il viso candido e perfetto di lui e lei lo ammirava con tenerezza.
“Sei proprio una ragazza strana!”
“E allora?!”
“E allora… È questo che mi piace di te…”

I due si scambiarono uno sguardo e un sorriso e poi si sedettero uno accanto all’altro.
“Un giorno mi insegnerai tutto ciò che sai.”
“Certamente!” fu la risposta della ragazza che prese una ciocca di capelli di lui per fare una piccola treccia sul lato destro. Egli la amava, ma non glielo avrebbe mai detto.
 
“Dai, fatti anche tu un bicchierino!”
Il ragazzo albino aveva sempre rifiutato da bere; l’alcool gli faceva strani effetti, ma quella volta aveva ceduto alla tentazione e si era concesso più di un bicchiere.
Tornò a casa ubriaco, a mezzanotte inoltrata. Trovò sulla soglia della porta di casa una figura accovacciata sul pavimento. Era lei, la ragazza che aveva sempre amato. Barcollando le si avvicinò.
“Finalmente sei tornato! Ho litigato con mio padre e non ho un posto dove passare la notte. Così sono venuta subito da te… Ma, tu stai bene?”
“Si, certo…” era chiaro che lui fosse in pessime condizioni.
L’albino invitò la ragazza dentro casa e subito si accasciò sulla prima sedia a disposizione.
“Sei sicuro di stare bene?” la ragazza dai ricci dorata avvicinò la propria mano al viso dell’uomo, che subito gliela schiaffeggiò dicendo: “Sto bene! Non ho bisogno di aiuto!”
“S-sei ubriaco… Dovresti riposarti…” la voce era quasi un sussurro impaurito.
“Ho detto che sto bene!” questa volta egli le urlò contro e la afferrò per i polsi.
La ragazza gli urlò contro e le lacrime le incominciarono a rigare il volto; egli tentò di zittirla e la spinse accidentalmente contro il muro, facendole sbattere la testa contro un mobile.
La fanciulla smise improvvisamente di muoversi e gridare; il rosso cominciava a colorarle i capelli e a macchiare quel volto candido che incominciava a diventare freddo.
Il ragazzo si rese conto dell’orrore che aveva appena commesso; si sedette a terra, con il corpo della ragazza tra le braccia.
Egli rimase a fissarla con gli occhi rossi per le lacrime trattenute. In cerca di un’ultima speranza, l’albino posò il proprio orecchio sul petto della fanciulla tentando di sentire anche solo un battito del cuore; dopo la strinse a se’, bagnandole con le lacrime quella veste che era diventata rosso sangue.
 
Nessuno si domandò della scomparsa della ragazza dai ricci dorati.
L’albino rimase tutta la notte sul pavimento, con il corpo della ragazza tra le braccia. Il mattino seguente egli cercò delle assi di legno con le quali realizzò una bara fatta su misura per la ragazza. La sua prima bara.
Il ragazzo trasportò la giovane fino al cimitero del paese e lì costruì una piccola, ma accurata sepoltura.
“So che non potrai mai perdonarmi. Ho fatto una cosa orrenda. Eri la sola che mi è sempre stata accanto, la mia unica amica. Non ti ho mai meritata. E non merito neanche di continuare a vivere in questo mondo. Mia dolce amica, amore della mia inutile vita, perdonami! Perdonami! Io ho bisogno di te!” Dopo essersi inginocchiato davanti alla sepoltura, baciò la lapide e sussurrò: “Ti amo!”
L’albino si alzò e correndo si diresse verso una scogliera, ai confini del paese. Il vento gli scompigliava i lunghi capelli argentei.
Una lacrima rigò il suo viso e il ragazzo rivolse un ultimo sguardo verso il cielo colorato di arancio per colpa del sole che tramontava all’orizzonte.
Senza esitare, si lasciò abbracciare del vuoto sotto di lui.
 
I suoi vestiti erano stati lacerati, innumerevoli ferite erano disegnate sul suo corpo, ma lui era ancora vivo. Si risvegliò su di una spiaggia; accostò la mano sul petto per toccare una delle tante ferite, ma si rese conto che questo era vuoto: il suo cuore non batteva più…
Poco dopo si accorse che gli mancasse anche il respiro. I suoi ricordi erano svaniti.
L’albino si alzò in piedi e cominciò a camminare lungo quella spiaggia; dopo pochi passi trovò il frammento di uno specchio. Guardò il riflesso: la prima cosa che gli balzò agli occhi era la tremenda cicatrice che gli divideva quel viso un tempo tanto perfetto; poi posò lo sguardo sul colore dei suoi occhi.
Le iridi brillavano di un misto di verde e giallo tanto bello quanto vuoto; i colori parevano danzare in quei due piccoli cerchietti.
Prima che potesse fare altro, una figura totalmente vestita di nero e con quella che pareva una falce apparve dietro al ragazzo.
“Hai commesso una grosso errore pivellino! Ad ogni modo… Benvenuto nella tua nuova seconda vita!”
 
 
Undertaker aprì con forza il coperchio della bara. Ora si ricordava tutto. Non sapeva il perché, ma si ricordava ogni particolare.
Doveva andare da lei, ad ogni costo…
 
Sophia si svegliò di colpo, lanciando le coperte in aria.
La verità le era stata svelata e lei doveva andare da lui.
Si cambiò di corsa, prese una giacca e si diresse verso la porta della stanza.
Quando si avvicinò alla maniglia, questa si mosse da sola e subito la porta si aprì, rivelando Sebastian con in mano una candela.
“Dove credi di andare Sophia?”
“Non sono affari tuoi!”
“Tu credi!” la afferrò per il polso e chiudendo la porta dietro di lui le sussurrò vicino all’orecchio: “Non ci separeremo un’altra volta! Tu sei mia Sophia e di nessun altro…”
“Sebastian…”
 
 
 
Angolo dell’autrice:
SONO UN ESSERE IGNOBILE!
Sono scomparsa per tre mesi lasciando una storia a metà, lo so. Non posso essere perdonata… Detto ciò: grazie di cuore a chi ha letto (nonostante tutto), ha recensito e a chi ha messo la storia tra le preferite. Ci vediamo presto (spero) per il prossimo capitolo! Bye bye
   
 
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