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Autore: Marco Bee    06/12/2015    1 recensioni
Perché Mullin Shetland viene colpito nel finale della prima serie ma è vivo e felice nell' epilogo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Claus Valka, Deeo Eraclea, Dunya Scheer, Mullin Shetland
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~~"I proiettili mancano Mullin Shetland e sfecciano oltre il suo corpo,
i proiettili mancano Dunya Chere e sfrecciano oltre il suo corpo"

-Prima frase d'incoraggiamento della nuova alleanza


"Che persona insopportabile!"  esclamava Recuise, la fronte segnata dalle rughe mentre sul suo schermo, al sicuro sulla Silvana, scorrevano le immagini: metà della flotta dei ribelli precipitava, Anatore e Disith senza distinzioni, sopraffatta dalle disposizioni della Gilda, la vera e unica responsabile del funzionamento dei motori, eterna su Prester, fedele solo a sè stessa.

La Claim Solais era sopravvissuta all' ordalia e rimaneva salda in volo, nel giorno dell' assalto al Cielo. A bordo i fucilieri feriti o esausti dall'arrembaggio alla propria stessa nave potevano vedere quella figurina isolata, il viso tondo e minuto appoggiato inerte sul portellone della sala macchine.
Aveva la pelle brunita, soppracciglia spesse e corti capelli scuri, una divisa vecchia e troppo grande, di un velluto rosso stinto ed elegante. E piangeva.
Conosceva quel viso rasato di spaccone fuori parte appena da una settimana. L'aveva avuto dietro la coda tutto il tempo dell'addestramento intensivo. Lui si sentiva grande ma era così ovvio che cercava qualcuna a cui raccontarla. Chissà quanti due di picche, appena poco più che un ragazzo. Non che lei fosse più adulta, anzi, ma almeno aveva il senso pratico di non fingerlo. Aveva iniziato ad ascoltare le sue storie gonfiate in cerca di quattro risate e aveva scoperto che Mullin, vere o false che fossero, le sapeva vendere bene. Soprattutto che cercava ogni cosa fuorché l'avventura, anzi una tranquillità e una lealtà che Prester negava a tutti da una vita, anche a lei. Gli occhi le luccicavano senza che nemmeno se ne accorgesse.
Mullin era lì, oltre la porta, poco meno di vent'anni, piegato ad angolo e immobile, sostenuto da una leva all'altezza dello sterno.
Le braccia erano penzoloni, l'arma a terra e un fiotto di sangue spesso correva lungo il bianco, lungo il blu della giacca, fino al pavimento lucido del cuore della Claim Solais.

Via dall'enorme fortezza nelle nubi, volava verso la Silvana una vecchia navicella color argento. A bordo Claus Valka, corriere, il figlio dell'eroe, eroe a sua volta.
Teneva sulle ginocchia la piccola Al, la bimba leggendaria, memore di un altro mondo. Dietro, da passeggero, stava Diou della Gilda, i bianchi capelli scomposti e gli occhi un tempo vispi persi nel vuoto. Mezzo sdraiato a peso morto, affidava al vento indifferente la sua voce, rimasta squillante: ripeteva a intervalli il nome di sua sorella Delphine, accompagnandosi con il ritmo delle mani, battute come in uno spasmo.

"Questo era di Delphine, ragazza. Hai pensato però che questa è un ingiustizia? Un pedone è solo un pedone. Non ha senso riavere un pedone bianco scambiandolo colla regina nera."
Recuise era piegato in avanti e maneggiava un piccolo oggetto d'oro brillante, un anello dal gusto costoso e pacchiano, recante la decorazione di un grosso occhio.
Dicono che gli occhi nei monili portino fortuna: questo però non ne aveva necessariamente l'aria.
"Vecchio bollito! Non vedi, è...morto!".
Una rabbia non sua riempiva i grandi occhi di Dunya, recante a spalla il cadavere insanguinato del soldato blu.
Non era peso da recapitare nel salotto del comandante, ma ai caduti è almeno dovuta una sepoltura. Per il comandante non era dato tale sollievo postumo: Alex non avrebbe più potuto bere un caffè con Vincent o concedersi il lusso di rimproverare Sophia, la sua vice ora sul trono.
Il capitano Row aveva espresso al Creatore (se ve n'era uno per quel pianeta fuorché la razza umana) un desiderio: uccidere la somma Delphine come lei aveva fatto con Euris, a costo di morire lui stesso. In tutto era stato esaudito.

Diou era lì. Le sue gambe magre e muscolose ondeggiavano  fin quasi a farlo cadere ed era scosso da sussulti simili a quelli di un albero poco prima di schiantarsi. Vomitava parole a fiotti, come se la sua anima visitasse di tanto in tanto il suo corpo orfano.
"Ragazzina, insulti l'ultimo dei Dagobert?"
"Lo sai, ragazzina, anche Himmelman ha visto: Delphine può, Delphine può..."
"Poteva, povero te" si inserì Sophia, ancora in divisa da battaglia
"Può, può ora e sempre. Gloria alla Gilda futura!"
"Basta! Non sporcate il mio amore colla vostra follia!" gridava la piccola soldatina rossa.
"Portalo in infermeria, il nobile sire Eraclea: almeno è ancora vivo."
"Cosa blaterava,  signor Recuise?" chiese timidamente Claus
"Cose vere. Ciò che toglie può anche dare, se lo si usa con cura. In fondo perché no? Qualcuno deve pur beneficiare di questo sfacciato arnese. Guai a infilarlo al dito" rispose il vecchio rivoltando il castone del monile che tormentava nella mano. Di colpo il gioiello che faceva da pupilla all'occhio cambiò di colore, da rosso cupo a bianco chiaro.
"Chi sono io per decidere chi è il re e chi il pedone? Una vita vale una vita" declamava ora l'esule della Gilda.

Ci volle molto tempo per convincere Dunya a lasciare la presa su ciò che restava del suo ragazzo ma fu lei stessa a porgli l'anello esotico sulla fronte e a vedere l'ultimo bagliore di una tecnologia perduta.
Mullin aprì gli occhi lentamente, tastando la carne sana del fianco dove prima c'era uno squarcio.
Le prime parole della sua seconda vita furono: "Ho visto un campo di grano; sopra la nostra casa volava una rondine".

Il resto è storia.
Alla festa per la nuova nazione, nel mezzo della ricostruzione della città di Norkìa,
Claus e Lavie addentavano un pasto eccezionalmente ricco: carne.
Quando Mullin scherzando con il fratellino di Dunya gli mise in mano la vecchia capra pelouche, Dunya si lasciò andare ad una battuta: "guardatelo, fra qualche annetto è pronto per uno suo!"

   
 
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