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Autore: FollediScrittura    06/12/2015    1 recensioni
MODIFICATO PRIMO CAPITOLO PER MANCANZA DIALOGHI.
Era un giorno d'estate in cui Leda lesse per la prima volta il contratto in cui il suo futuro marito la richiedeva.
Era il suo compleanno.
Erano passati 14 anni esatti dal momento in cui la morte aveva cambiato la sua vita.
Erano esattamente 14 anni in cui la promessa che si era fatta cominciò a vacillare.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12. Capitolo

 

 

 

‘Tell them I was happy

And my heart is broken

All my scars are open

Tell them what I hoped would be

Impossible, impossible

Impossible, impossibl’

 

-Impossible, James Arthur-

 

 

‘Dea, promettiamoci che qualsiasi evento ci capiterà,noi non dimenticheremo la nostra promessa d’amore.’

 

Leda ricordava solo ora quelle parole,ricordava solo ora come le calde e giovani mani di Robert erano sulle sue mentre fiducioso e pieno d’amore le faceva promettere che si sarebbero ritrovati.

 

‘Robert,mio dolce e caro Robert,siete la persona più importante dopo i miei genitori. Non riesco ad immaginare nessuno che non siate voi accanto a me.’

 

Leda correva sapendo già dove avrebbe trovato Robert. Correva a perdi fiato mentre quei ricordi tornavano così vividi nella sua mente. Come aveva fatto a ricordarsi di lui solo in quel momento e solo grazie ad una lettera.

Ora ricordava persino l’intrecciarsi delle loro mani,la gioia che avevano provato in quel giuramento fatto due giorni prima che lui se ne andasse. Leda era poco più di una bambina quando giurò di unirsi in matrimonio con lui,lo giurò come fanno i bambini quando gli chiedono di fare i bravi in cambio di qualcosa.

Lo giurò perchè davvero pensava che Robert sarebbe stato la persona che l’avrebbe completata.

Lo giurò perchè con Robert stava bene.

Lo giurò perchè pensava che essere migliori amici li avrebbe portati direttamente ad amrsi e ad unirsi in un felice matrimonio.

Lo promise perchè sapeva che le probabilità di rivedersi sarebbero state basse.

Lo promise senza aver fatto i conti con l’amore che Robert provava davvero per lei.

Lo promise,non sapendo che nella vita avrebbe incontrato Richard.

 

‘Leda, non sai quanto mi fate felice nel sapere che provate i miei stessi sentimenti.’

 

Leda si morse un labbro a quel ricordo e spinse con forza il cancello del cimitero rischiando di inciampare tra gli attrezzi che usava il custode per tenere in ordine il posto. Sapeva benissimo che Robert si sarebbe rifugiato lì,nel posto in cui lei ogni giorno trovava un fiore diverso sulla tomba dei genitori.

Si era sempre chiesta chi fosse quella dolceanima che lasciava un gesto così gentile ai suoi genitori. Sapere soltanto ora, che Robert non si era mai dimenticato di lei,la feceva stare ancora più male.

 

Leda rallentò il passo fino a quando non si fermò e vide la schiena di Robert dritta e vigile sulla tomba dei suoi genitori. Si avvicinò piano sapendo che lui si era accorto della sua presenza ma restava fermo,come se non volesse affrontare nulla che riguardasse lei. Come se sapesse che gli stava per dire Addio.

 

Allungò la mano per toccargli la spalla ma le parole dell’uomo la inchiodarono e quelle dita restarono come sospese nell’aria insieme a tutte le parole di scusa che aveva da dargli e insieme a tutti i sensi di colpa che, egoisticamente sperava che Robert potesse perdonare.

 

“Amarti è stata la mia maledizione.”

 

Leda abbassò la mano lentamente,come se quelle parole avessero spento la sua linfa vitale. Sentiva il vento freddo penetrarle fino alle ossa e scorticarle per farle provare lo stesso dolore che stava provando lui in quel momento.

Non sapeva cosa dire,non sapeva cosa fare. Robert non le rivolgeva nemmeno lo sguardo e lei sapeva che si meritava qualsiasi cosa spregievole che l’uomo le avesse detto.

 

“Ho sempre creduto in quella promessa, è stata la sola cosa che mi ha tenuto vivo in quel colleggio,che mi ha fatto sopportare le frustate dei miei superiori,le burle di quelli che si credevano migliori di me,di quelli che se volevo sopravvvivere,dovevo fare quello che mi si chiedeva.

E l’ho fatta,Leda. L’ho fatto. Ho sopportato tutto questo solo perchè animato dal tuo amore, dal ricordo del tuo sguardo e delle tue parole. Solo per amore che credevo ricambiato.”

 

Robert si abbassò e accarezzò la tomba che portava il nome della madre della donna che aveva sempre amato. Prese il fiore che le aveva lasciato e lo strinse nella sua mano fino a quando ogni singolo petalo si staccò dal suo gambo, come il suo amore che era stato estirpato così drasticamente. Leda dal canto suo ascoltava scioccata il suo racconto, non aveva mai saputo il vero motivo per cui Robert se ne era andato,sua madre le aveva raccontato che dovevano andare via perchè suo padre aveva accettato un nuovo lavoro e Leda aveva sempre pensato che sarebbe stato felice nella sua nuova vita.

A quanto pare,sua madre,le aveva mentito per non farla preoccupare e ora,quelle confessioni furono come il fuoco di cui tanto aveva paura.

L’aveva scottata con le sue parole e non poteva trovare nessuna acqua abbastanza potente da farla spegnere.

“Robert,non credevo ,mai….” Iniziò a singhiozzare quando lui si girò mostrandogli lo sguardo più triste e rassegnato che avesse mai visto in vita sua. I suoi occhi erano rossi e gonfi e Leda si chiese se avesse pianto o se fosse ancora un effetto dell’alcool su cui ultimamente trovava la sola consolazione.

“Non credevi cosa? Che sarei mai tornato? Che sarei andato avanti dimenticandomi di te?E’ questo?”

Le sue parole da angosciose erano passate a furiose e prive di qualsiasi sentimento che avesse provato per lei.

“Robert, eravamo due bambini. Quella promessa,io,non avrei mai pensato di rivederti.”

Leda tirò su con il naso e Robert crollò in una smorfia di pure dolore. Si portò le mani tra i capelli mentre in ginocchio iniziò a piangere come un bambino a cui avevano distrutto l’illusione di credere in qualcosa di bello.

Leda si avvicinò a lui ma non riuscì a toccarlo perchè lui la scansò violentemente rialzandosi con tutta la rabbia che aveva accumulato fino a quel momento.

“Tu,sei solo una sgualdrina.Non sei diversa da qualsiasi donna che ho incontrato. Hai preferito cedere alle lusinghe di un uomo che non potrà mai darti la felicità. Di un uomo che ti distruggerà.”

 

“Capisco la rabbia,Robert,ma non serve offendermi per colmare il dolore che vi ho inferto.”

Per tutta risposta lui scoppiò a ridere mentre le lacrime uscivano ancora dai suoi occhi. Leda ebbe la conferma che stava parlando con un pazzo,un folle senza speranza. Di Robert,del buon e dolce Robert sembrava che non fosse rimasto più nulla.

E la causa della sua distruzione era soltanto lei.

Si avvicinò a lei e di scatto le prese il viso tra le mani e con i polpastrelli iniziò a massaggiarle le guance. Sgranò gli occhi mentre vedeva quelli privi di qualsiasi scrupolo di Robert che la osservavano come se da un momento all’altro volesse ficcarglieli fino al cranio e ucciderla.

“Robert…” inziò a piagnucolare per il dolore e con le mani cercava di allontanarlo da lei spingendolo dai fianchi ma la stretta dell’uomo era forte,forte come era la sua rabbia e la voglia di vendicarsi.

“Mi fate male…” lo pregò di fermare quella tortura sul suo viso ma lui per tutta risposta le sorrise e in quel sorriso non c’era nulla che potesse aiutarla a fargli cambiare idea.

 

“Hai idea del dolore che mi hai causato?Ho cercato di proteggerti,di essere il tuo angelo costude e tu…tu trafiggi il mio cuore innamorandoti di quella bestia.”

 

Alla fine la spinse via come se fosse una pestilenza. Leda inciampicò più volte nella spinta ma riuscì a non perdere l’equilibrio. Si massaggiò il viso dolorante e in quell’attimo capì che doveva andarsene se voleva salvarsi. Iniziò ad indietreggiare e nella mente chiamò Richard. Lo chiamò così disperatamente che quasi credeva gli avesse risposto. Voleva vederlo. Avrebbe voluto affrontare Robert con lui e dimostrargli che quello che aveva detto era solo falsità.

“Se stai cercando di scappare,Dea….sei libera di andartene quando vuoi. Se pensi che mi macchierei di un delitto,allora,suppongo che tu non mi abbia mai conosciuto.” Robert si asciugò gli occhi e Leda notò che il suo sguardo era tornato lucido,razionale ma con quella punta di cattiveria che sembrava non volesse lasciarlo.

“Non ho mai pensato che potessi farmi del male.” Mentì perchè in quel momento capì che davvero non aveva mai conosciuto Robert. Nei suoi ricordi era un amico fedele e leale ma erano ricordi di una bambina di appena 11 anni di cui tutto il mondo era buono e piacevole.

“Sai quale sarà la mia vittoria? Mia piccola Leda?” mosse il viso verso sinistra come preso da un tic e Leda l’unica cosa che riuscì a dare come risposta e fare un cenno con il capo di continuare il discorso.

“Vederti commettere l’errore più grande della tua vita. Se sei abbastanza intelligente,non firmerai quel contratto e te ne andrai a testa alta oppure vedrò cadere la tua testa come Maria Antonietta sulla ghigliottina.”

 

Il suo petto iniziò a muoversi convulsalmente. Per la prima volta iniziò ad avere paura,ma non per il comportamente strano di Robert ma perchè aveva firmato il contratto e quella sensazione di sbagliato che l’aveva attraversata per tutto il tempo della convivenza,ora si faceva sempre più vivo e spietato. E a Robert bastò vedere come il viso di Leda cambiò quando le disse quelle parole.

Quindi era finita così.

Lui era impazzito.

E lei aveva perso.

Non sentiva nulla,era così amareggiato e confuso dalle alte dosi di alcool che non riusciva più a capire se avesse ancora un sentimento di pietà per la ragazza che lo aveva beatamente dimenticato da tempo.

Voleva andarsene,voleva andarsene da quella città,da quell’impiego a cui sembrava di aver dato una svolta alla sua vita e al suo amore ma che in realtà non aveva fatto altro che distruggere lui e soprattutto avrebbe ucciso lei.

Ma cosa gliene importava?

Lei aveva fatto la sua scelta.

E lui l’avrebbe odiata per il resto della sua vita. Ogni bicchiere di alcool che avrebbe buttato giù si sarebbe ricordato di lei e l’avrebbe maledetta in ogni goccio della sua vita.

“Bene,Leda. Ti auguro di soffrire nella stessa maniera in cui sto soffrendo io,anzi,non è un augurio ma una certezza. Addio.”

Si sistemò la giacca cercando di tornare alla sua naturale compatezza. Le passò accanto senza guardarla negli occhi ma lasciandosi tirare dalla manica in modo che si fermasse.

“Robert,ti prego,dimmi la verità. Perchè Richard mi ha voluta li…” ormai non le importava più nulla di recuperare la sua amicizia si ritrovò a pensare Robert, ormai le importava solo di se stessa e della sua felicità.

L’avrebbe maledetta due volte anche per quello,per quella poca curanza nei suoi confronti.

E fu per quelle parole che le volle dare il colpo di grazia.

“Oh ma non è stato lui a volerti li,lui non sapeva nemmeno che esistessi,Leda. Chi credi che gli abbia parlato di te?”

“Tu?” chiese lei stringendo ancora di più la sua giacca. Robert guardò quella mano piccola, bianca e fasciata e sperò che si spezzasse.

 

“Si,io.”

 

“Perchè?”

 

Il vento si fece sempre più freddo mentre il sole calava lasciando il giorno all’oscurità. Che ore erano?

Quanto tempo erano stati li a discutere?

Quanto tempo le sarebbe servito per capire?

 

“Perchè a lui serviva qualcuna per il suo piano e a me serviva che tu te ne andassi da quella casa.”

 

La sua voce era fredda e tagliente come il vento che li attraversava. Sentiva il cuore farsi sempre più pesante mentre ricordava le parole di Richard che le chiedeva se volesse leggere il contratto.

 

No,lei aveva firmato per amore e per la fiducia che aveva in lui.

 

Cosa aveva fatto?

Solo in quell momento si ricordò del dolore alle mani perchè nella stretta il bruciore iniziò a tensificarsi fino ad arrivarle alle spalle.

“Robert,dimmi perchè. Ho bisogno di sapere.”

Ma per tutta risposta Robert le tolse la mano dalla sua giacca facendola mugolare di dolore.

“E io ho bisogno di andarmene con le risposte che non avrai mai.” E così dicendo scoccarono le 7 e lui se ne andò senza nemmeno preoccuparsi che da li sarebbero iniziati tutti i suoi guai.

 

 

*** 

 

Gli spari riecheggiarono spietatamente nella notte mentre le forze dell’ordine e la folla inferocita si combattevano come se fosse la loro ultima notte nella vita.

Leda era stanca,sudata e infreddolita. Era uscita solo con il leggero abito da cerimonia per l’evento a casa della contessa.

Aveva paura. Cercava di trovare un posto dove nascondersi e non essere presa da nessuna delle due fazione. Sapeva che poteva essere scambiata per una ribelle e essere portata alla polizia e accusata di qualsiasi crimine,in fondo,lei non era nessuno.

Oppure poteva essere vittima della folla inferocita,vittima di un colpo accidentale. Si lasciò cadere al muro del piccolo e stretto vicolo che aveva trovato come riparo. Avrebbe voluto piangere,lasciarsi andare ad un sonno profondo e senza risveglio ma il rumore di passi la fece di nuovo mettere in guardia.

Sentiva urla di continuo e i passi si facevano sempre più vicini e forti. Inziiò a tremare e a correre per potersi salvare.

“Hey,tu,FERMATI SUBITO.GUARDIE,DI QUA.”

I passi divennero più numerosi mentre lei correva con la gonna alzata fino alle ginocchia. Sentiva l’adrenalina correre più delle sue gambe. Le sue orecchie pulsavano per lo sforzo mentre il respiro diventava sempre più affonnoso.

Rallentò perchè le forze ormai la stavano abbandonando mentre i passi la raggiungevano sempre di più.

Iniziò ad arrancare piegandosi sempre di più. Appoggiò la mano ad un carro lasciato di fretta per strada.

Si girò sentendo i capelli che si abbandonarono sulle sue esili spalle. Si erano arresi anche loro e lo stava per fare anche lei.

Forse era meglio così.

Forse era meglio essere accusata di aver istigato la folla alla rivoluzione che cadere nella mani di chissà quale complotto.

 

“Si,doveva andare così.” E si portò la mano sul petto sentendo la calma farsi strada nelle vene. I passi degli uomini erano sempre più vicini e lei sorrise. Sorrise perchè in quel momento sentì di aver trovato la pace.

 

Chiuse gli occhi pronta per essere presa.

 

Ma mai avrebbe immaginato che la sua bocca sarebbe stata chiusa da due mani che prendendola da dietro la trascinarono in un luogo in cui pensò non avrebbe mai più rivisto la luce.

 

 

Angolo autrice:

 

E vabbè, non volevo che Robert fosse così cattivo eppure quel ragazzo ha fatto di tutto e di più per essere spregievole. Diciamo che Leda ha il potere di far uscire la parte peggiore di ogni uomo che le è accanto però qui stiamo leggermente esagerando.

Comunque,come noterete,Richard in questo capitolo è passato in secondo piano ma vi prometto che tornerà in tutto il suo splendore dal capitolo prossimo.

 

Sperando che il buon Robert non ci rimetta di nuovo lo zampino.

Un grazie di cuore per continuare a seguire questa storia senza arte e ne parte ma è una storia a cui tengo tanto.

Un bacio e alla prossima.

  
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