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Autore: Chocolate_senpai    07/12/2015    0 recensioni
Una notte fredda, un circo abbandonato, due uomini appostati dietro un tendone per fermare il più pericoloso criminale della Londra di fine 1800.
Per chi avesse giocato al "Testamento di Sherlock Holmes", questo è un piccolo spoiler e un grande rifacimento del finale originale, tra bambine, taniche di benzina e foto scattate male, seguendo il più grande investigatore di tutti i tempi.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appostamenti, caramelle e topi sezionati

 

 

Era notte fonda. Il clima gelido che annunciava l’inverno non era di alcun aiuto ai due uomini appostati dietro al tendone da circo del vecchio lunapark.

Uno si guardava intorno con circospezione, aspettando che il nemico uscisse allo scoperto, ripassando mentalmente il discorso che si era preparato per l’occasione. L’altro teneva in mano una torcia e un taccuino e non aveva capito assolutamente perché si era dovuto svegliare a notte fonda e chi dovevano trovare.

Improvvisamente Holmes scattò in piedi.

- Ci siamo! Watson!-

Poi frugò sotto il mantello, tirandone fuori con nonchalance un’ingombrante macchina fotografica per poi porgerla al dottore.

- Mi raccomando, deve fotografarlo in volto, così avremo le prove e Lestrade la smetterà di rompermi le balle con la storia che le mie deduzioni sono tutte pare mentali dovute all’uso di oppio –

- Ma Holmes, chi è che stiamo …. –

- Non ora Watson! Si concentri –

In quel momento la porta di una vecchia roulotte si aprì cigolando e ne uscirono tre uomini. Watson non perse tempo e prese a scattare fotografie a raffica, saltellando in qua e in là come meglio poteva per trovare la luce giusta.

Holmes ripiegò il foglietto con il discorso.

- Ottimo, da questo punto non ci troveranno mai, aspetteremo il momento opportuno per … -

In quel momento Watson si appoggiò al telo della tenda da circo, ma il peso della macchina fotografica forò la stoffa e lo fece cadere dentro. Nel tentativo di sopravvivere si aggrappò alla manica del cappotto di Holmes, che perse l’equilibrio cadendo dentro al tendone rotto con il dottore e la macchina fotografica.

Dieci secondi dopo i due erano circondati dagli uomini del nemico numero uno di Sherlock Holmes.

Holmes si tirò in piedi con quanta più grazia possibile.

- Finalmente vi abbiamo in pugno. Non opponete resistenza e consegnatevi alla polizia, abbiamo le prove delle vostre malefatte – Concluse, allungando un braccio per indicare la macchina fotografica, colpendo Watson che si stava rialzando.

Un momento dopo un quarto uomo si fece avanti, rivelando il suo volto giovane alla luce del sole.

Troppo giovane.

- Finalmente ci incontriamo Sherlock Holmes – Annunciò lui con aria malvagia.

Holmes lo osservò per un istante assottigliando gli occhi. Poi si passò una mano sul mento, pensieroso, si sistemò il cappello, ripassò mentalmente il suo discorso. Infine puntò un dito contro Moriarty.

- Lei … lei non dovrebbe essere più vecchio?-

Lui rimase interdetto.

- No, direi di no –

- Ma ne è sicuro? Mi pareva fosse più anziano di me –

-  A quanto pare si sbagliava –

- Io? Pfui, io non mi sbaglio  mai –

- Questa volta però sì –

- No, impossibile –

- Le dico di sì –

- No, no, sono sicuro che sia lei che si sbaglia –

- Invece è lei, caro il mio detective –

- Io dico che è lei, caro il mio … che lavoro fa?-

Un attimo dopo, un uomo che urlava si gettò su Moriarty, stendendolo a terra.

- Holmes, Schielmann sta cercando di uccidere quell’uomo!- Gridò Watson, che non aveva ancora capito chi dovevano trovare e che stava chiedendo a uno dei tre uomini di fargli una foto da mostrare a Mary.

- Sì, sì … aspetti un momento – Concluse il detective, riguardando il suo discorso per verificare la carriera lavorativa di Moriarty, che stava stramazzando a terra.

Infine il detective schioccò le dita soddisfatto.

- Professore! Ecco cos’era-

Quando tornò a concentrarsi sul suo nemico ci rimase molto male che si fosse dato all’eutanasia prima di ascoltare ciò che lui aveva da dirgli. Gli si avvicinò per dargli un calcio furtivo, ma Moriarty lo interruppe, bisbigliando qualcosa a proposito di una figlia nascosta in una stanza del labirinto.

In quel momento arrivò la polizia, chiamata dai vicini per schiamazzi notturni. Lestrade si avvicinò ad Holmes.

- Per fortuna siamo arrivati in tempo! Allora, qual è il prob … -

- Il caso è risolto –

L’ispettore sospirò.

- Quale caso? Mi vuole spiegare cosa accidenti stavate facendo? E dove sono le prove?-

- Gliele invierà domani Watson – Concluse Holmes, tirando fuori dal mantello una tanica di benzina.

- Ora è meglio dare fuoco a tutta la baracca –

- Ma Holmes, non è meglio accertarsi che tutte le persone siano uscite, prima?-

- Lei dice?-

Holmes mise da parte la benzina un po’ contrariato, per poi addentrarsi nel labirinto dell’orrore. Dopo due ore di giri a vuoto e un paio di madonne lanciate a Watson, il detective si imbatté in una piccola porta. Quando la aprì scorse nell’oscurità un letto, sul quale dormiva una bambina.

Si guardò intorno per un altro istante.

- Allora Holmes? C’è qualcuno?-

- No- Concluse, chiudendo la porta e tornando alla sua tanica di benzina.

- Andiamo Watson, qui il nostro lavoro è finito-

I due si allontanarono dal tendone da circo sfondato, lasciando i poliziotti alle prese con l’incendio provocato da Holmes. Prima di sparire del tutto, il detective si voltò per un’ultima volta verso Moriarty, ormai in punto di morte, mimando con un’espressione compiaciuta la parola “loser” diretta al suo nemico.

 

La mattina seguente tutto pareva tornato alla normalità.

Holmes si alzò da letto di buon’ora, suonò il violino, sezionò sulla scrivania di Watson un paio di topi e stava per sperimentare un veleno super potente di sua invenzione quando si accorse di non avere più cavie.

In quel momento entrò Watson.

- Holmes, ha letto i giorn … -

- No-

Il dottore si sedette al tavolo, spostando i resti di topo con il cucchiaino da te.

- A quanto pare è stata trovata una bambina tra le macerie del circo –

- Aha … -

- Evidentemente era ben nascosta –

- Evidentemente … -

- Ho pensato di portarla qui, essendo che non ha ancora una casa dove andare –

- Certo … -

Un attimo dopo Holmes alzò di scatto il capo, rovesciando un po’ del super veleno sul tappeto, che venne corroso all’istante.

- Chi è che ha portato qui?-

- La bambina Holmes, la bambina … - rispose Watson distrattamente, cercando di sfuggire dall’acido che colava dalla boccetta che Sherlock teneva in mano e agitava animatamente.

- Watson ma è impazzito? E adesso come faremo a … -

- Non si preoccupi, non credo inciderà sul suo lavoro –

- Lei crede? E io come faccio con il mio violino? Con i miei esperimenti? Con il mio oppio?-

Watson lo guardò male.

Holmes afferrò spazientito il giornale dal tavolo, rovesciando tutto il contenuto della fialetta di super veleno sulla colazione del dottore, che venne messa da parte insieme ai resti di topo.

In prima pagina, a lettere cubitali, stava il titolo “Nuovo caso risolto da Holmes: non ci sono le prove”.

- Watson – Fece il detective – Non le avevo chiesto di scattare delle foto ai colpevoli ieri sera?-

- Sì, certo –

- E spedirle alla polizia … -

- Certamente –

- E … lo ha fatto?-

- Sì Holmes, ma Lestrade non le ha accettate. A quanto pare le ritiene inutili allo svolgimento delle indagini- Concluse il dottore un po’ avvilito, passando ad Holmes il pacchetto piuttosto pesante di fotografie.

Il detective cominciò a sfogliarle con aria pensosa. Un uomo che attraversa la strada, una farfalla che prende fuoco, Watson davanti al tendone del circo …

Solo quando arrivò ad un primo piano della fronte di Lestrade capì che c’era qualcosa che non andava.

- Watson! Ma dove sono i colpevoli che dovevamo arrestare? Dov’è Moriarty?-

Il dottore sbuffò, biascicando un – Voi uomini di legge siete tutti uguali, non capite l’arte!-.

In quel momento una bambina uscì dalla stanza di Watson.

- Voglio le caramelle –

- Non ora sgorbio – Fece Holmes – Abbiamo cose più importanti da fare –

- Ma io le voglio –

- Bambina, perché non te ne torni nella cameretta? Ora viene il dottore a giocare con te –

- Le caramelle!!-

A quel punto la bimba afferrò il fermacarte di Holmes dal camino e lo gettò addosso ai due, cominciando così una battaglia all’ultimo sangue, che costrinse Watson ad uscire per prendere le caramelle e Holmes a creare una barricata con il tavolo per resistere all’attacco fino al ritorno del dottore.

  
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