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Autore: slanif    07/12/2015    4 recensioni
«Genzo?»
«Mister Mikami! Come sta?», chiese il portiere, felice di sentire una voce amica dopo una settimana così pesante e una giornata ancor peggiore. Difatti gli allenamenti erano appena terminati e tutti lo avevano guardato in maniera strana, borbottando di nascosto quando pensavano che lui non li vedesse.
«Io sto molto bene, Genzo, e tu? Non sei felice, oggi?», domandò l’uomo, con un sorriso evidente persino nel tono di voce.
«Mh?», domandò distrattamente il portiere mentre infilava le chiavi nella toppa di casa, senza però girarle per aprire. Si fermò immobile con la mano sulla chiave, sorpreso dalla domanda del suo tutore. «Che intende, signor Mikami?», domandò incuriosito.
Mikami rise con affetto e un pizzico di incredulità: «Lo sai che giorno è oggi, Genzo?», domandò infine, con l’ironia a colorargli la voce.
Wakabayashi ci pensò un po’ su, ma poi ammise: «No. Che giorno è?», chiese.
«È il tuo compleanno, Genzo!», rise di cuore l’uomo prima di aggiungere: «Buon compleanno, campione.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In realtà sono giorno e giorni che mi dico: «Devo scrivere una fan fiction per il compleanno di Genzo!» E quand’è che mi sono ritrovata a scriverla? Ma ovviamente stamattina, all’ultimo minuto! Ma va bene così, anche se è lontana anni luce da quello che volevo scrivere in realtà. LOL Spero la apprezzerete lo stesso e... buon compleanno, Super Great Goal Kipper! <3
 
 
 
 

*

 
 
 

 
Un Compleanno A Sorpresa
di slanif

 
 
 
 
Genzo si era svegliato con una strana sensazione addosso.
 
In realtà si portava dietro questa cosa da diversi giorni, e cioè da quando si era reso conto che tutte le volte che lui era nei paraggi, i suoi compagni di squadra smettevano subito di parlare.
 
Non era passato molto tempo da quando c’era ancora in atto la “congiura contro il giapponese”, poco più di un anno, e anche se molte cose erano cambiate in meglio, a volte aveva quello stupido pensiero dettato dalla paura che gli insinuava il dubbio che magari si poteva tornare a come era prima – perché poteva succedere – e tutti i passi avanti venissero cancellati.
 
E di certo i nuovi sviluppi non lo aiutavano a sentirsi meglio e più tranquillo. Ormai aveva accumulato così tanto stress che non ricordava più nemmeno che giorno fosse.
 
Lo aiutò a farlo il signor Mikami che verso le otto di sera lo chiamò: «Genzo?»
 
«Mister Mikami! Come sta?», chiese il portiere, felice di sentire una voce amica dopo una settimana così pesante e una giornata ancor peggiore. Difatti gli allenamenti erano appena terminati e tutti lo avevano guardato in maniera strana, borbottando di nascosto quando pensavano che lui non li vedesse.
 
«Io sto molto bene, Genzo, e tu? Non sei felice, oggi?», domandò l’uomo, con un sorriso evidente persino nel tono di voce.
 
«Mh?», domandò distrattamente il portiere mentre infilava le chiavi nella toppa di casa, senza però girarle per aprire. Si fermò immobile con la mano sulla chiave, sorpreso dalla domanda del suo tutore. «Che intende, signor Mikami?», domandò incuriosito.
 
Mikami rise con affetto e un pizzico di incredulità: «Lo sai che giorno è oggi, Genzo?», domandò infine, con l’ironia a colorargli la voce.
 
Wakabayashi ci pensò un po’ su, ma poi ammise: «No. Che giorno è?», chiese.
 
«È il tuo compleanno, Genzo!», rise di cuore l’uomo prima di aggiungere: «Buon compleanno, campione.»
 
Genzo spalancò gli occhi dalla sorpresa e si stupì talmente tanto che ci mise qualche momento per borbottare un riconoscente: «Grazie.» Ma subito dopo le immagini di ciò che era accaduto negli spogliatoi nell’ultima settimana tornò a danzargli davanti agli occhi, guastandogli definitivamente un umore di per sé già pessimo. Persino l’anno precedente, che la tregua era finita solo da un paio di mesi, i suoi compagni si erano ricordati del suo compleanno e gli avevano fatto gli auguri con pacche sulle spalle e abbracci goffi. E quell’anno nessuno nemmeno si era per sbaglio ricordato che in quella giornata lui compiva gli anni? Era chiaro ormai che stessero elaborando una qualche sorta di piano per fargliela pagare di nuovo per il fatto che era nato dalla parte di Mondo sbagliata (almeno secondo loro).
 
Quel pensiero lo riempì così tanto di tristezza che chiuse frettolosamente la chiamata con il suo tutore, inventandosi una scusa pietosa, deciso ad entrare in casa a piangersi addosso dove nessuno poteva vederlo.
 
Si sentiva triste e amareggiato e non poteva credere che stesse accadendo di nuovo. In quell’anno e poco più aveva cominciato a voler bene a tutti loro. Aveva cominciato a legare con Schneider, nonostante il terribile carattere, trovando in lui un buon amico e uno stimolo continuo nel continuare a migliorare; aveva legato con Schuster, loro capitano e perenne fonte di gioia e allegria, con le sue battute a doppio senso e il gran senso del dovere verso i propri compagni; aveva legato con Kaltz, lui e quello stupido stecchino sempre in bocca, trovandovi un buon amico e confidente; aveva legato con Margas, rossino dalla testa sempre tra le nuvole, che non capiva una battuta nemmeno se gliela spiegavi; e con Briegel, il rude e schietto Briegel, di cui tanto apprezzava la crudele sincerità. Perciò perché ora stava di nuovo tutto cambiando? Cosa aveva fatto di sbagliato? Possibile che continuassero a fargli una colpa il fatto di essere giapponese? In fondo lui non aveva mica potuto scegliere dove nascere! Era nato e basta ed era fiero di essere nato in Giappone, con la sua famiglia, perché se era la persona che era in quel suo diciassettesimo compleanno, lo doveva soprattutto a loro e alle persone che in Giappone aveva conosciuto e con cui era cresciuto. Certo, lì il calcio era meno famoso e meno considerato, ma tutto sommato sin da ragazzino aveva potuto scontrarsi con campioni del calibro di Tsubasa o Taro, e di questo poteva solo essere grato.
 
Girò la chiave nella toppa e aprì la porta con un sospiro, richiudendosela alle spalle scoraggiato. Accese la luce del corridoio e posò la sacca sportiva a terra, troppo immerso nei propri pensieri per preoccuparsi di svuotarla della roba sporca e puzzolente e di mettere tutto a lavare. Ci avrebbe pensato l’indomani; adesso era solo troppo triste per poterlo fare. Era il suo compleanno, nessuno se ne era ricordato e lo avrebbe passato completamente solo davanti alla tv. Un vero schifo. Persino peggiore del primo che aveva passato in Germania, perché almeno quella volta era felice di non avere i suoi compagni tra i piedi dopo settimane e settimane di soprusi; ma ora? Le carte in tavola erano completamente cambiate.
 
Con l’ennesimo sospiro girò a destra, sotto l’arco di pietra che dava inizio al salotto, e quando accese la luce non poté fare a meno di saltare sul posto, col cuore in gola e occhi e bocca spalancati.
 
«SORPRESAAA!», fu l’urlo che gli perforò i timpani.
 
Guardò dritto davanti a sé con la faccia da ebete, incapace di reagire a quel nuovo evento. Tutti i suoi compagni, nonché il mister, il preparatore sportivo, il fisioterapista e persino Mister Mikami, erano proprio lì davanti a lui che gli sorridevano, con le facce allegre e un festone attaccato alla bell’e meglio sul soffitto che riportava la scritta di “Buon Compleanno” sia in tedesco che in giapponese. In prima fila c’erano Karl, Franz, Herman, Manfred e Briegel; e subito dietro gli altri. Dalla porta che dava sulla cucina si intravedeva il tavolo imbandito a festa pieno di cibo e bevande. A terra vicino alla parete c’erano buste di ogni forma e dimensione, coloratissime, piene di regali. Il divano, dalla parte opposta della stanza, era stato spostato contro il muro e sotto la finestra per fare maggiore spazio.
 
Genzo non poteva crederci! «Sto sognando...?», si domandò tra sé e sé in giapponese.
 
Solo Mister Mikami comprese, e scoppiò a ridere: «Non stai sognando, Genzo.», disse, parlando in tedesco, cosicché tutti potessero comprendere. «Diciamo piuttosto che la sorpresa è riuscita alla grande, visto la faccia che hai in questo momento!»
 
Manfred fischiò come un pecoraro e tutti scoppiarono a ridere, cominciando ad andargli incontro e ad abbracciarlo, ripetendo incessantemente «Buon compleanno.»
 
Genzo rispondeva meccanicamente, ancora troppo sconvolto per riuscire a reagire in maniera adeguata. Era così felice! Non poteva credere che stesse accadendo! Aveva pensato che tutti fossero tornati ad odiarlo, perché bisbigliavano alle sue spalle e si interrompevano quando lui arrivava, e invece erano solo tutti lì concentrati a ideare quella sorpresa così immensamente gradita! Non poteva credere di essere così dannatamente fortunato.
 
«Grazie, ragazzi, davvero!», riuscì finalmente a dire, sfoderando il suo sorriso più felice, parlando sinceramente per la prima volta da molti minuti. Finalmente la nebbia si era dissipata dal suo cervello e riusciva a considerare la cosa per quello che era: una bellissima sorpresa da parte dei suoi compagni di squadra, nonché – ormai era chiaro – amici.
 
Non avrebbe scommesso nemmeno un centesimo su questa evoluzione delle cose, due anni prima, ma adesso era tutto cambiato per il meglio.
 
Genzo era ancora giovane e non sapeva cosa lo aspettasse nel futuro, ma sapeva di aver trovato una nuova famiglia anche in Germania e che sotto qualunque cielo si fosse trovato, non sarebbe mai stato solo.
 
 
 
 

FINE

   
 
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