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Autore: Fly to the sky    07/12/2015    1 recensioni
Capitol City ha i muri dorati che coprono inferriate dolenti e finestre colorate che filtrano il colore carminio del sangue. A Capitol City l’opulenza nasconde la morte, e lì dove vedi gioielli si trovano i nomi di chi non c’è più.
[ The Capitol ♥ ]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caesar Flickerman, Cinna, Cressida, Effie Trinket, Plutarch Heavensbee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ City of glory, city of fear




Capitol City ha i muri dorati che coprono inferriate dolenti e finestre colorate che filtrano il colore carminio del sangue. A Capitol City l’opulenza nasconde la morte, e lì dove vedi gioielli si trovano i nomi di chi non c’è più.
I Distretti, nessuno li inganna, quel sangue che gronda lo vedono da sempre. A Capitol, i cittadini lo vedono ma voltano lo sguardo, palpebre invisibili che tentano di nascondere ciò che è evidente. Eppure, energici e stabili, i cittadini camminano su punte di ferro, presi da una tensione non percepibile, attenti a non oltrepassare una linea che, lo sanno, può portare alla morte.
Ogni angolo cela una lama puntata alla gola e ogni piastrella nel pavimento è solo una mina che spia le tue azioni, e tutti si accorgono quando qualcuno scompare, ma poi non ne parlano perché è così che si vive.
 
 
~ Caesar Flickerman è il presentatore e l’intervistatore dei tributi dei Giochi da molti anni ormai, e la sua è una posizione complessa, forse una delle più difficili da occupare all’interno di quel programma tanto accurato e letale della Capitale.
Un tributo che avanza, e poi un altro, nei loro occhi sembra dipinta la morte, e Caesar sorride e continua a parlare, perché non può fare altro. Un sorriso, un tributo, forse una lacrima sulla guancia di qualche bambino, un ciclo ripetuto ventiquattro volte, allo stesso modo e ogni volta sempre più difficile e poi finisce, anche per quella volta, finisce, e Caesar  vorrebbe, ma non lo farà, lanciare uno sguardo triste ai bambini che vengono portati via. Torna a sorridere.
Ci sono centinaia di occhi puntati su di lui, più le migliaia presenti in tutta la Nazione, tuttavia sono solo quelli del Presidente che lui sente addosso come una catena, come un avvertimento, come presagio di morte che viene. Eppure lo sa, un giorno finirò per cedere anche io.



~ Effie Trinket è l’accompagnatrice dei tributi del Distretto 12, tutta sorrisi, tacchi alti e buone maniere. Davanti allo specchio, prima di andare in onda, indossa l’espressione allegra e senza pensieri che dopo anni è riuscita a perfezionare fino a rendere infallibile, e poi è pronta per quella mietitura annuale di vite in un luogo nel quale la gente la osserva con occhi scarni e pieni di un astio dal quale lei vorrebbe difendersi. Ma non può, e non lo farà: c’è un programma, e a Capitol sanno tutti che bisogna attenersi allo schema per poter sopravvivere e salvare le persone a cui tieni. Non spingerti troppo in là, né con i gesti né con i discorsi, rispondi con parole cortesi a chi è di dovere, sorridi esuberante anche quando non vorresti far altro che piangere, non sfidare il sistema, non farlo mai. Vi prego sembra dire, lo sguardo implorante verso i suoi vincitori, verso persone alle quali non avrebbe mai creduto di affezionarsi Vi prego, non sfidate il sistema, vi prego. Li vede soffrire e li sente urlare, di notte, quando i sensi di colpa che la tengono sveglia le permettono di sentire gli incubi che inseguono i suoi vincitori. Vi prego, vi faranno del male. Non so fino a quando potrò resistere.



~ Cinna è uno stilista, e nell’arte ha sempre trovato un modo per fuggire da quelle barriere che sin da bambini si impara a interpretare come limite di sicurezza. Oltre, la morte. L’arte gli ha sempre permesso di volare via, liberarsi da quel giogo crudele e fingere per un attimo che il mondo in cui vivono sia un mondo libero da ogni oppressione, che il regime che li governa sia qualcosa di diverso da ciò che hanno sempre conosciuto. E’ un’illusione, ovviamente, ma ciò non significa che l’arte non gli abbia permesso di sfiorare anche sottilmente quel mondo migliore, che non gli abbia permesso di comprendere che cosa significhi veramente.
Forse è proprio perché in parte lui già lo ha sognato, quel mondo libero, che da anni progetta un modo per donarlo a tutti; è così che quelle barriere le infrange, oltrepassa la linea, e quel suo capolavoro stilistico rianima il fuoco di una ribellione che il Presidente sta tentando di sedare, ma che ormai sembra giunta ad un punto dal quale non si può più tornare indietro. Uccidimi pure è quello che pensa quando scorge lo sguardo allarmato di Caesar durante l’intervista, quando gli occhi di Effie non nascondono la consapevolezza di ciò che sta per succedere preferisco la morte piuttosto che questa vita di finzione.   



~ Plutarch Heavensbee è stato il Capo Stratega dei settantacinquesimi Giochi, e del camminare su punte affilate sembra aver fatto un’arte. E’ l’uomo politicamente più vicino al Presidente, e in ogni momento i suoi gesti sono controllati e misurati, ogni movimento delle labbra ben calcolato, ogni sorriso e ogni cenno della testa accuratamente gestito. Plutarch asseconda quell’uomo, e gli dà consigli preziosi, e contemporaneamente organizza assieme ai ribelli l’operazione di ribaltamento del governo. Sa bene quanto sia pericoloso, sa bene i rischi che sembrano incombere come una spada di Damocle sulla sua testa, e conosce fin troppo bene la sorte del suo predecessore, eppure continua. Non può fare a meno di ridere quando, in volo verso il Tredici, vede le punte aguzze dei grattaceli della Capitale allontanarsi sempre di più. L’ho fregato non nasconde un certo orgoglio nell’essersi dimostrato più furbo di quell’uomo che ha ottenuto il potere con l’inganno. La Ghiandaia è con noi, è finita ormai.



~ Cressida è una regista, e all’inizio ci ha provato davvero ad assecondare i piaceri del governo e a creare film che fossero sciocchi e insulsi, che non mettessero strane idee in testa alla gente. Ci ha provato, e ha ottenuto successo perché possiede un’innata capacità di riuscire nel proprio lavoro, ma ha subito capito che tutto questo era sbagliato. Si è ritirata, ha fatto in modo che il proprio nome venisse dimenticato e ha aspettato con pazienza l’occasione buona per poter compiere un passo avanti, e quando le hanno proposto di lavorare per la Ghiandaia, non ci ha pensato due volte ed è partita alla volta del Tredici. La verità è che Capitol City non le è mai piaciuta, a Capitol City non si è mai sentita veramente a casa, perché casa è un luogo dove ti senti al sicuro, e la Capitale non lo è mai stata. Le cose cambiano pensa, oltrepassando i cancelli della città dopo una guerra che l’ha strutturalmente distrutta, ma moralmente ricostruita, mentre osserva la gente dei distretti e quella della capitale che si mescolano in quella massa informe di anime libere, finalmente libere.  Forse adesso potrò anche apprezzarla.
 
 


 
~Fly's corner
Ho in mente una ff del genere da quando ho letto 1984 di  Orwell (dal quale penso anche Suzanne abbia preso ispirazione), ma l' ho scritta in tempi relativamente recenti.
Sin dalla prima lettura della trilogia mi sono innamorata degli abitanti di Capitol e del loro modo di fare, delle loro peculiarità, le loro differenze, e mi sono chiesta quanto realmente amassero ciò che stavano facendo. 
Dunque nacque l'idea ♥ e spero di aver dato chiara idea di ciò che mi frullava in testa
  
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