Fanfic su artisti musicali > HIM
Segui la storia  |       
Autore: kuutamo    07/12/2015    2 recensioni
È questo ciò che ormai vedo di me, quasi un involucro, una conchiglia vuota con niente al suo interno se non il rumore del mare che un tempo era la sua casa. Ciò che un tempo ero io.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A








Love is poetic, all-empowering and fucking stupid, stupid meaning child-like. At the same time. Love makes even the toughest guy a little child for a moment. And on the other hand, it’s the one thing that all people have in common.

-V

 

 

 

 

 

 

 

 

Helsinki.

 

 

In fondo sei sempre la stessa, amica mia. 

D'inverno ti lasci baciare dalla neve e quando il primo sole porta l'estate con se, splendi come non mai con tutti i tuoi colori e i tuoi odori. Il profumo dei pollini nell'aria che viaggiano grazie a meticolosi e laboriosi insetti, i colori del porto che con il suo mercato ogni giorno si ravviva, l'eco delle navi che ti lasciano o arrivano a salutarti, le antiche pietre degli edifici riscaldate dai raggi del sole. 

Riesco a percepire che tutto questo arriverà di nuovo, nonostante sia ancora sepolto sotto spessi strati di neve e ghiaccio secco. 

Avevo quasi dimenticato la tua aria pungente, il freddo sotto i vestiti fin dentro le ossa e quell'istinto che ti dice di tremare. 

 

Grazie all'agenzia ero riuscita per miracolo a ritrovare sul famigerato mercato immobiliare il vecchio appartamento in cui abitavo un tempo. Ci ero andata a vivere dopo la scuola, qui in Finlandia i ragazzi vanno via di casa molto presto ed è una cosa giusta infondo; è qualcosa che ti da totale autonomia e che ti responsabilizza immensamente. 

Tirai fuori dalla tasca le chiavi e aprii la porta : le pareti erano bianche, probabilmente i precedenti proprietari o l'agenzia stessa aveva dato una mano veloce di pittura dal momento che se ne sentiva il pesante tanfo nell'aria. Ci sono persone che adorano questo odore, o altri tipi di odori chimici, io no. Spalancai le finestre nel soggiorno e nella cucina e continuai il giro nella camera da letto. 

Notai che non c'erano più alcuni mobili che ricordavo, ma per il resto era identica. Anche la camera da letto lo era, tutto in ordine… tutto nella posizione giusta. Le gambe mi tremarono per un secondo e mi sedetti sul materasso spoglio. Le molle cigolarono leggermente sotto il mio peso, io chiusi gli occhi. 

Quanto tempo era passato?

Certo era inutile farsi quella domanda se in realtà se ne sapeva con una certa certezza la risposta. Mi alzai per andarmi a sciacquare il viso con dell'acqua fresca per togliermi di dosso quel senso di.. di non so neanch'io cosa. Premetti con forza sulle tempie che parevano scottare, e poi negli incavi degli occhi dove più avevo male a causa del volo. Reggevo male il fuso, reggevo male l'aereo, reggo male i viaggi in generale e qualunque cosa annessa ad essi.

Vedevo la mia immagine riflessa al vetro dello specchio nonostante un leggero strato di polvere e pulviscolo. 

Quella ero io : 38 anni e alle spalle una vita felice, una carriera degna di nota, passata a fare quello che più mi piace, il mio lavoro. 

Guardai meglio : 38 anni, amicizie non sempre proficue ovviamente sotto l'aspetto sentimentale della faccenda, un quasi matrimonio per fortuna alle spalle quando si era giovani e stupidi, e finalmente il tanto agognato viso scavato che mi era sempre piaciuto, che avevo sempre voluto, ma non perché ero finalmente dimagrita, o meglio non solo per quello. Sentivo che qualcosa mi aveva come prosciugata, avevo forse messo troppo entusiasmo in quello che era il mio lavoro? È come se gli anni qui si siano cristallizzati, ma in realtà sul mio volto se ne legge il passaggio. 

All'improvviso un triste pensiero mi balenò in mente: avevo trascorso buona parte della mia vita lontana dalla mia amata città, da quello che amavo più di tutto. Ed ora cosa mi era rimasto? Londra non era mai riuscita a sostituire quella che io chiamo koti, casa. Per quanto strabiliante fosse sempre apparsa ai miei occhi, non era il posto a cui appartenevo e l'ho capito soltanto vent'anni dopo. Sentivo di essermi persa tutto.. Sapete quella sensazione che spesso si prova quando si dorme nel pomeriggio e al risveglio sembra che qualcosa sia cambiato, che ci si sia fatto sfuggire qualcosa? Per me quei venti anni erano stati il sonnellino pomeridiano più lungo della mia vita, e da una parte mi odiavo per questo. Non c'era stato nessuno a tenermi incatenata, ero stata io a scegliere e forse, forse, avevo scelto male. 

Mentre l'acqua sgocciolava giù dal mio viso, mi guardai di nuovo: iniziavo a sentire il peso della mia età, delle mie scelte. Iniziavo davvero a sentire di non farcela e tornare qui, aveva amplificato tutto ciò.

 

 

 

 

 

Molti mesi dopo.

 

 

Mentre cercavo di fermare il sangue che usciva dal taglietto sotto la base del mento mi intrattenni scandagliando il riflesso di quello che prima sembrava essere un uomo sulla buona strada.. O almeno che c'era capitato (forse per sbaglio?) tante e tante volte, ovviamente senza mai concludere niente e lasciando dietro di sé sempre qualche pezzo. Perché è questa la dura verità che prima o poi affrontano tutti nella vita: ogni cosa che ti capita, o che ti lasci capitare, ti porta via un pezzo, un pezzo a te molto caro se sei così stupidamente incapace di non fartelo portar via. Ma tuttavia poi come sempre ci sono quei casi in cui tu non puoi far nulla all'infuori di rimanere seduto e guardare l'abilità che le persone hanno di svuotarti, arraffare tutto quello che possono e portarselo via.

È questo ciò che ormai vedo di me, quasi un involucro, una conchiglia vuota con niente al suo interno se non il rumore del mare che un tempo era la sua casa, l'ombra di qualcosa dentro di sé che lo rende talmente incazzato che gli permette di scrivere in versi ciò che più lo turba. Almeno mi è rimasto scrivere.. e forse è proprio questa la mia salvezza. Scrivo e ricordo.. e ricordando vivo.

 

Quando dovevo uscire e mettermi in tiro o meglio rendermi presentabile dopo una letargia compositiva durata settimane era sempre una noia mortale nonché una battaglia all'ultimo sangue con il rasoio, ma per fortuna non c'era poi così tanto da radere, kiitos isä*. Scelsi una felpa nera e misi sù il giubbotto di pelle mentre tenevo in bilico tra le labbra la sigaretta elettronica e aspiravo. Certo che chi inventa queste cose infernali non ha davvero cuore, cioè che cavolo, non c'è poesia, calore, per non parlare poi del sapore. Presi il portafogli e mi diressi verso la porta d'ingresso, la casa era silenziosa e il fatto non mi dispiaceva affatto. Dopo tanto tempo era tornato il mio  tanto agognato amico silenzio e gli smalti rossi sul ripiano del bagno erano andati a fanculo. Ero in super ritardo e già sapevo che avrei dovuto affrontare il temibile karhu* una volta varcata la soglia del bar.

 

<< Migè sto arrivando, dammi solo il tempo di pedalare fino al bar e ci sono >>

<< Se tra cinque minuti non arrivi, offri tutto tu stasera nonostante sia il tuo compleanno. Muoviti! >>

 

Migè riagganciò mentre io cercavo sapientemente di non cadere dalla bici. 

Quell'uomo mi avrebbe fatto ammazzare un giorno o l'altro.

 

 

 

 

 

Meilahti*.

 

 

La notte è fredda. Da quando sono tornata mesi fa, non faccio che lamentarmi del tempo anche se in realtà il mio corpo si è già riabituato quasi del tutto a questo ambiente familiare, mentre la mia testa non vuole saperne. E non perché non voglia stare qui, assolutamente, l'aria della mia terra mi fa sentire molto meglio, rinvigorita, quasi come se mi avessero riattaccato inaspettatamente la mascherina dell'ossigeno e io stessi avidamente respirando tutta l'aria che posso. 

Avevo trovato lavoro, e nel frattempo grazie alle mie referenze nessuno aveva posto forti obiezioni: mi occupo di traduzioni e di solito si raggiunge il privilegio del freelance (= lavorare a casa al calduccio, senza affrontare il freddo mondo lì fuori) dopo un po' di sana e buona gavetta, ma grazie alle spalle larghe che i miei colleghi di Londra mi avevano fatto fare negli anni, il mio capo, buon uomo lui, ha deciso che avevo sofferto abbastanza, e sotto gli occhi quasi invidiosi di alcuni colleghi giovanissimi mi ha anticipato il "favore". Perché in realtà lavorare a casa non è proprio come un freelance, libero dai limiti che di solito si fissa lui stesso: nel mio caso era ottenere un progetto o lavoro qualsivoglia e avere una scadenza piuttosto rigida da rispettare e la fatica spesso triplica quando si lavora da casa e non in ufficio perché non esistono orari ma scadenze che devi esser bravo a gestirti. Un buon motto per questo genere di lavori è non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi; bisogna sempre approfittare dei momenti morti, vuoti, ma ringraziando (?) la mia vita ne è piena. È per questo che si può dire che io abbia fatto una discreta carriera, chi esce poco ha più tempo per il lavoro, matematico no?

Quindi, dopo aver ultimato un'assegnazione a cui stavo lavorando da ormai due settimane presi la giacca pesante e uscii di casa per una passeggiata. Avevo bisogno di un caffè lungo e soprattutto caldo per non congelare completamente, come ho detto la mia testa opponeva ancora resistenza e per essa semmai avessi pensato di morir di freddo sono sicura che sarebbe successo per davvero. Dovevo uscire, erano giorni che non mettevo naso fuori casa se non per la volta in cui avevo  avuto l'estremo bisogno patologico di andare a comprare il latte altrimenti non avrei avuto nulla con cui mangiare i miei cereali, essendo una a cui i cereali mangiati a manate non piacciono. Dopo quella trafila di carte non ne potevo più e avevo bisogno di ritornare nel mondo anch'io, almeno per un pò.

Presi il mio caffè dal cinese all'angolo che restava aperto fino a tardi nei fine settimana, da dove io mi rifornivo quando perdendo la cognizione del tempo facevo così tardi da trovare tutti i supermercati chiusi. Camminando per il quartiere mi resi conto che erano anni che non andavo in un posto che si trovava proprio lì vicino,  un posto a cui di solito in questo periodo dell'anno andavo a fare visita, quindi decisi di raggiungerlo e continuai a camminare per un po' finché non arrivai al ponte di Seurasaari*, un ponte bianco che collegava quella parte di parco della penisola con una piccola isola chiamata Meilahti dove agli inizi del '900 hanno allestito un museo tradizionale finlandese all'aperto. Si tratta di edifici molto vecchi che sono stati trapiantati sull'isola dalle zone dell'entroterra, per creare un posto unico con costruzioni tipiche che la gente altrimenti dovrebbe visitare separatamente. L'idea di riunire cose che magari hanno una storia e un passato diverso è un'idea alquanto strana per me, un po' agghiacciante e artefatta ma la gente viene da sempre in massa per godere di un'atmosfera che però devo ammettere è unica, è quasi come tornare indietro in un tempo che soltanto i pochi cantori* rimasti ormai ricordano.. 

Di giorno dal ponte si vede il mare da entrambi i suoi lati e d'inverno la neve copre ogni cosa, ghiacciando le acque che all'improvviso assomigliano ad una grande strada bianca che fa il giro dell'isola. In quel momento, essendo notte, era buio pesto se non fosse stato per i lampioni e per la luna quasi piena che illuminava con un po' di luce i lembi di terra di noi, poveri mortali. 

Sembrava una di quelle notti magiche, in cui per la prima volta dopo tanto tempo ti senti strana, come se una misteriosa energia stesse pian piano tornando a te.. Scesi verso la riva su uno dei due lati, facendo attenzione a non scivolare sulle rocce coperte in gran parte dal ghiaccio; d'estate pensavo che questo fosse uno dei luoghi più belli a Helsinki, silenzioso, dove le enormi pietre lisce e rotonde diventano calde con il sole. Afferrai l'ipod dalla tasca interna e mi rannicchiai stringendo le ginocchia al petto. Bevvi uno degli ultimi sorsi del mio caffè ormai bello che freddo e la canzone che stavo ascoltando l'ultima volta partì.

 

 

Beware

The woods at night,

Beware

The Lunar light.

 

So in this gray haze

We'll be meeting again,

And on that great day

I will tease you all the same.*

 

 

 

 

 

 

Tutto sommato era stata una bella serata, Linde si era superato e stavolta Burton era stato costretto a riportarlo a casa tanto aveva bevuto, ma una scommessa è una scommessa, e Linde è una frana a biliardo. Per il resto non avevamo fatto nulla di speciale se non per la torta che i diabolici mi avevano preso anche se ero stato molto chiaro sull'argomento.

 

<< Ma dai Ville una volta tanto non fa male a nessuno ! >>

<< Sei sicuro, proprio a nessuno? >> lo stuzzicai accarezzandogli quel tenero orso che era la sua pancia.

<< Divertente, ma meglio essere in carne che uno spillo antipatico come te, tzè >> disse Migè con una smorfia.

<< E poi almeno una torta era d'obbligo, altrimenti Jukka avrebbe pensato che sei davvero una persona senza cuore e un alcolizzato che trinca solo birre come fossero acqua fresca, mio caro >> disse Linde con la stecca salda (ancora per poco) tra le mani che ancora non si era arreso.

<< Ah, io ero apposto anche così! >> contraccambiò Jukka dandomi una pacca sulla spalla.

 

Questo in effetti è stato il mio primo compleanno con il nostro nuovo batterista da quando è entrato a far parte della band. Sembra davvero un bravo ragazzo, lo è, e fortunatamente è anche molto talentuoso. Sento che con lui stiamo facendo un ottimo lavoro, lui sembra essersi integrato e ha fatto davvero un lavorone per mettersi in pari in poco tempo. Ogni show ci sta fortificando sia come band che a livello di "coesione umana" come la chiamo io. Sono davvero soddisfatto, per il resto, spero sempre di non avere altre brutte sorprese ma la vita è questa e perciò non riesco facilmente a dormire su un letto di piume sognando arcobaleni e unicorni.

 

Dopo una serata epica, epica per quanto riguardava Linde ovviamente, iniziai ad avviarmi verso casa che a quest'ora sapevo sarebbe stata fredda perché come al solito avevo dimenticato di accendere il timer del riscaldamento. Nonostante non avevo prodotto molto durante la giornata mi sentivo piuttosto stanco e stordito, merito in gran parte dell'aria pesante del pub in cui ci eravamo chiusi quella sera. Luoghi del genere, pieni di fumo, non mi avevano mai dato un gran fastidio ma soprattutto il fatto di aver deciso di non toccare sigaretta per tutta la sera mi aveva innervosito leggermente. Ma stavo cercando di limitarmi, perché smettere si sà, è complicato. 

In sella alla mia fedele nuova amica percorsi le vie silenziose di Helsinki dove le pietre irregolari di cui erano pavimentate a volte mi facevano sobbalzare dal sellino, fino a raggiungere la Seurasaarentie* che decisi di percorrere perché più panoramica, anche se con quel buio non si sarebbe visto granché. È una zona ricca di verde con parchi ovunque ti giri, un buon posto per passeggiare con il cane, se ne avessi uno. Di solito vengo da queste parti per schiarirmi le idee, quando non sopporto più l'aria di casa; un po' è anche perché mi manca la vista sul mare e ogni tanto faccio capolino per respirare la sua fragranza a pieni polmoni, da vero salutista. Arrivato al ponte scesi dalla bici che posai su una tavola di legno al suo principio, intento a far scattare l'accendino e fumarmi finalmente la tanto agognata sigaretta della buonanotte. Lo so, avevo resistito per l'intera serata ma avevo affrontato il tutto con qualche misero tiro da quella porcheria elettronica, quindi beh, al diavolo.

In quel momento c'era un po' di vento che faceva ondeggiare la nebbiosa foschia grigiastra che si aggirava fin dove la luce dei lampioni riusciva ad illuminare. Erano quasi le quattro del mattino. Finalmente la fiamma prese timidamente vita e inspirai profondamente; avrei dovuto comprare un nuovo zippo, questo mi stava pian piano lasciando, pensai. Mi dissi che al limite sarei tornato al vecchio e buon metodo dei fornelli, questa volta con i capelli legati all'indietro magari.

C'era sempre un gran andirivieni da queste parti, soprattutto il fine settimana, tutti venivano a riversarsi qui per una sorta di gita fuori porta ma dopo tanti anni si ci poteva vantare di conoscere gli orari morti dove non passava poi così tanta gente. Ora era tutto tranquillo, tutt'intorno era imbevuto del più totale silenzio, era quasi come stare sott'acqua in apnea e avere le orecchie ovattate. 

All'improvviso un movimento nell'ombra sulla riva distolse la mia attenzione dalla vista delle luci in lontananza. Guardai in quella direzione e il cuore si mise in allerta, come sull'attenti, in quel momento avrei potuto avere le orecchie rizzate come quelle di un lupo e giuro che non me ne sarei minimamente accorto. 

' Chi è? Chi diavolo se ne va in giro alle quattro del mattino a nascondersi nell'ombra? '

Mi avvicinai piano, non sapendo se in realtà ero stato notato o meno sul ponte; mi augurai con tutto me stesso di non stare per assistere ad un fottuto suicidio perché mi mancava davvero soltanto quello e le avevo viste tutte.. Sperai vivamente che non si trattasse di qualche stupido ubriaco che si voleva gettare in mare e congelare con tutte le scarpe, e intanto mi avvicinavo sempre di più, allungando il passo e facendo il doppio dell'attenzione visto quant'era scivoloso quel dannato ghiaccio; Vans e superfici instabili come questa non vanno molto d'accordo. 

 

" Fermo! " urlai a squarciagola e quasi sentì il cuore esplodermi quando l'aria fredda m'entrò tutta d'un colpo nella trachea. Il tizio sembrò non avermi sentito neanche per sbaglio, infatti continuava imperterrito a camminare sempre più verso la riva.

Allora mi spinsi  ancora più in avanti rischiando di cadere, ma finalmente riuscii a prendergli una manica del cappotto. 

L'uomo misterioso ora appariva più come una donna, che si tolse quelle che sembravano delle cuffiette bianche e si voltò con fare spaventato.

 

" Mi scus.. " 

Battito mancato, assolutamente mancato.

" Alma..? "

" Ville . . . "

 

Rimanemmo entrambi senza parole. In un silenzio in cui perfino l'aria riusciva a provocare un rumore acutissimo. Non potevo crederci.

 

" Ville.. Cosa ci fai qui? "

" Pensavo che qualcuno stesse per buttarsi in acqua, non mi rispondevi e quindi mi sono precipitato.. Ma tu da.. " dissi tutto d'un fiato fermandomi poi senza poter fare altrimenti. Ero imbambolato come un moccioso a cui la mamma tiene una mela caramellata davanti e io non facevo altro che osservare quel cuore rosso scintillante davanti a me. 

Non era cambiata di una virgola.. Almeno a me sembrava così, come se il tempo si fosse fermato e l'avesse inghiottita e nascosta per un'eternità per poi sputarla fuori e far sì che io la trovassi. I capelli neri che portava ancora lunghi sulle spalle erano ondulati per via di tutta quell'umidità e lei odiava quando puntualmente ogni volta le succedeva; le cascavano fuori dal cappuccio del cappotto e incorniciandole il viso che sembrava ancora più pallido di come non fosse in realtà. I suoi occhi erano cerchiati di nero e sotto il nero dell'eye-liner si riuscivano ad intravedere delle lievi occhiaie all'interno, segno che forse era stanca.. I suoi occhi erano così.. lucidi, irradiavano l'aria grigia intorno e riflettevano il bianco della neve. La sua espressione era strabiliata, a dir poco sgomenta, ma pian piano tutta quella confusione, se tal si può chiamare, stava facendo spazio ad un lieve sorriso che si faceva strada agli angoli delle sue labbra tendenti al viola. Ma da quanto tempo era qui? E soprattutto come mai è proprio qui?.. Insomma, so che.. però non mi aspettavo tutto.. questo..

Quegli attimi di totale stordimento sembrarono ore ma in realtà erano stati solo pochi battiti di ciglia.. La mia mano era saldamente rimasta ancorata al suo braccio caldo ed esile.

 

" Ville… - ansimò - Buon compleanno, Ville "

" Gr-grazie… " 

" Ti sei ricordata di questo posto.. Come mai.. "

Mi sorrise. L'imbarazzo non era un imbarazzo di quelli negativi o vergognosi ma piuttosto un qualcosa di molto intimo, un intimo stato di confusione dal quale faticavamo a svegliarci. 

 

" ..E comunque stavo solo raccogliendo il bicchiere che mi era caduto lì giù, mi dispiace averti fatto preoccupare, stai bene? " 

In effetti stavo continuando ad ansimare nonostante avessi realmente corso solo qualche metro e sicuramente notò che non era normale.

" Sto bene Alma, ma che cosa ci fai qui? " chiesi.

" Te l'ho detto.. Stavo recuperando.. "

" Intendevo - presi un respiro profondo - ad Helsinki, quando sei tornata? " 

' Questo lo sai benissimo '

" Beh, da qualche mese ormai.. Sto lavorando per un agenzia in centro. Sai, Londra mi aveva stufata "

" Ah, Londra.. Non sapevo fossi a Londra  - ' Cazzata #2 ' - In effetti non sapevo neanche che partivi " dissi amaro.

" Avrei voluto avvertirti ma.. mi chiamarono all'improvviso, sai come funzionano queste cose, se non le acchiappi subito possono sfuggirti in un batter d'occhio, le occasioni "

" Già.. " 

Di nuovo silenzio.. Lei mi stava squadrando, aveva ancora un' aria sorpresa ma si stava pian piano riabituando alla mia vista, o almeno credo.

" Allora, come hai passato la serata? " mi chiese per alimentare il discorso.

" Con Migè e gli altri, siamo andati al club, le solite cose che facciamo da una vita.. lo sai, ma beh, diversamente dal solito Linde ha esagerato e si è fatto portare a casa a un certo punto, e poi noi.. "

 

Alma si spinse verso di me improvvisamente, lasciando cadere il bicchiere a terra, mostrando quella più totale confusione che non aveva smesso neanche per un attimo di trapelare dal suo sguardo tremante e mi abbracciò, un caldo morbido abbraccio che non ricevevo da.. Gli occhi mi pizzicarono, stupido ragazzino. La strinsi fasciandole il busto con un braccio che sfiorò i lunghi capelli; le baciai la fronte attraverso una ciocca e chiusi gli occhi inalando quell'odore che lentamente rientrava a far parte della mia vita, scaldava l'aria ed entrava dalle mie narici raggiungendo i polmoni, fino al cuore dove esplodeva con un frastuono tale da farmi tremare. Riaprii gli occhi ormai irrimediabilmente velati e l'aria fredda e pungente bruciò per un attimo sulla retina: strinsi più forte, premetti più forte le mie labbra sulla sua fronte calda, quasi febbrile e lei contraccambiò affondando ancor più profondamente il viso nel mio collo; riuscivo a sentire il suo respiro attraverso la stoffa della sciarpa, tremava.. Tutti e due tremavamo, tutto questo era troppo.. non dopo così tanto tempo, non era facile stare vicino a lei e non avere un malore per la felicità di riaverla così vicina, di sentire ancora il suo profumo dolce confondersi con l'odore aspro di fumo che emanava la mia pelle. Tutto questo era troppo per me… 

 

" Mi sei mancata.. " dissi cercando di non piangere, trattenendo il tremolio che si stava facendo largo nella voce e che se non avessi controllato sarebbe uscito.

" Anche tu, dannato idiota.. " disse con un filo di voce ancora nascosta.

 

Rimanemmo abbracciati non so per quanto esattamente, ma era quasi l'alba quando la lasciai al portone del suo condominio, mentre la guardavo andare via da me, cercare le chiavi ancora un po' scossa e scomparire dietro la porta a vetri. La seguii fino a quando le scale non mi permisero più di vederla e poi, mentre muovevo i primi passi per tornare verso casa con la bici di fianco, controllai che la luce del suo appartamento si accendesse e così fu: lei scostò le tende violacee e si mise dietro il vetro della finestra guardandomi andare via a sua volta, stringendosi tra le braccia, ancora avvolta nel suo cappotto. 

 

Alma era davvero tornata allora, dopotutto.

 

 

 


 

 

Note :

 

- Meilahti è un'isola circondata da una zona perlopiù residenziale che si trova appena fuori il centro nevralgico di Helsinki, conosciuta per il suo famoso museo all'aperto. Vicino a questa zona Ville deve aver girato (o almeno così sembra) uno di quei mini filmati usciti per invitare i fan alle date  americane del tour di TOT. 

- Il ponte di Seurasaari è l'unica via che collega l'isola con la terra ferma.

- Seurasaarentie è una via nel quartiere di Meilahti, che costeggia il mare, molto panoramica e piena di parchi verdi che più verde non si può. 

- La canzone in verde è Wolf Moon e mi è servita per creare un'atmosfera un po' gloomy, che ci piace tanto. La band è ovvia, ma se vi va cercatela pure^^

- La citazione che fa un pò da introduzione è di Ville.

- Isä è papà e karhu è orso, ed è tipo una parola tabù o almeno lo era perché moltissimi prodotti di vario genere in Finlandia ormai portano questo nome.

- I cantori sono come dei cantastorie e ne sono rimasti davvero pochi che vivono specialmente in Lapponia o oltre il confine con la Russia; si tratta di vecchietti che cantano le antiche storie che fanno parte del popolo e della cultura finlandese da sempre e che da sempre sono stati tramandati oralmente da padre in figlio. Ce ne sono moltissimi ma ovviamente tutto quel tramandare si è perso e queste bellissime vecchie storie (di cui potete leggere nel Kalevala - o almeno di alcune) moriranno presto con gli ultimi cantori (triste, vero?). 

- Ogni frecciatina è puramente casuale *muahaha*.

- L'arco narrativo si svolge a Novembre, solo all'inizio del capitolo quando Alma arriva, siamo in primavera.

- So che Alma potrebbe sembrare un nome molto spagnoleggiante ma in realtà non lo è, piuttosto nordico direi.

 

 

Dopo quella che a me è sembrata un'eternità, e dopo molte idee che mi frullavano qui e là per la testa, sono tornata a scrivere e questa volta ho in mente qualcosa un po' particolare di cui conosco l'entità solo fino a un certo punto. L'identità di lei e soprattutto la trama si scopriranno a poco a poco. Senza dubbio quest'ultima si svilupperà presto (spero) e spero vivamente in qualche commento.

Grazie a tutti coloro che leggeranno, silenziosi e non.

Un'ultima cosa : coloro che cercano le meravigliose storie di Dark Yuna, "Inferno e Luce" con seguito annesso, sappiate che sono state pubblicate in un e-book (che non vedo l'ora di rileggere per la trecentesima volta in formato cartaceo!) e sono disponibili QUI  oppure QUI  , insomma dove volete!
 

Kiitos

-kuutamo

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > HIM / Vai alla pagina dell'autore: kuutamo