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Autore: Padme Mercury    08/12/2015    0 recensioni
Quando è buio, lei odia e lui ama.
Quando c'è luce, lei ama e lui odia.
Si odiano, si amano. Ma hanno bisogno l'uno dell'altra per essere completi.
[Jimlotte]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Moriarty, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio.
 
-Charlotte!-
Il suo urlo risuonò cristallino nel corridoio di quell'edificio abbandonato. Era completamente buio, l'unico sprazzo di luce che c'era era dato dalla luna che si rifletteva sui muri in parte metallici del luogo. Era un posto freddo, asettico e inospitale. Il luogo adatto per un delitto, e loro due lo sapevano bene.
-Charlotte, smettila ora...-
La sua voce era più dolce, più calma. L'inconfondibile accento irlandese trapelava ancora più forte. Si avvicinò alla donna e le prese il braccio, costringendola ad alzarsi. La guardò negli occhi, quegli occhi color dell'ambra che avrebbero fatto girare la testa a qualsiasi uomo. Ma che quella sera avevano qualcosa di diverso.
-Perché devo fermarmi? Sto facendo solo il mio lavoro!-
-Non ti sembra di esagerare?- quasi le ringhiò contro, ma il volto mezzo illuminato era calmo sebbene spettrale. 
Diede una veloce occhiata al corpo steso a terra. Era immerso nel sangue e completamente sfigurato. Nessuno sarebbe stato in grado di riconoscerlo, nemmeno sua madre. Charlotte aveva fatto un ottimo lavoro, non lo si poteva negare. Ma era troppo.
-Non erano questi gli ordini- 
Allentò la presa sul suo braccio, continuando a guardarla. Anche lei era sporca di sangue, soprattutto in volto. Quel prezioso liquido aveva lasciato delle gocce di rubino sulle sue labbra carnose e mezze aperte in un respiro affannato dovuto allo sforzo. 
Dovette fare una notevole violenza su se stesso per non baciarla. Lei fece una smorfia, arricciando quell'adorabile tempio macchiato del sangue della vittima.
-Cosa ci fai qui, Jim? Tu non ti sporchi mai le mani- la sua voce era aspra, scocciata. L'uomo si concesse un mezzo sorriso. Oh, non sapeva quanto avesse voglia di sbatterla al muro quando faceva l'insolente.
-Dovevo controllarti-
-Non sono una bambina-
-No, e posso dirlo con certezza... Sei la migliore dei miei cecchini, ma... Fai troppo di testa tua...- indicò con la testa il corpo a terra. Lei seguì con lo sguardo il suo gesto, e la vide spalancare gli occhi inorridita. Come se lo vedesse in quel momento la prima volta.
La piccola bambina pazza, leggermente bipolare. Lo faceva andare fuori di testa, e lo adorava.
-Avevo i miei buoni motivi- affermò ricomponendosi, dignitosa come solo una principessa sa essere. Lui si lasciò andare ad una leggera risata.
-E quali sarebbero?- la schernì. La vide andare in panico.
-Ha cercato di violentarmi-
Nel suo cervello la scritta "BUGIA" urlava a squarciagola. Le si avvicinò, sfiorandole il mento con le dita.
-Dimmi la verità...- le sussurrò all'orecchio. Lei deglutì. 
-È... Il figlio di uno degli uomini che hanno ucciso i miei genitori-
Bingo! Sorrise e le girò attorno. La sua piccola bambina allora imparava in fretta... 
-Che coincidenza-
-Già...- sospirò. Lui arricciò il naso. Sembrava pentita.
-Hai esagerato, Charlie. Dovresti essere punita per questo, lo sai?- 
Scavalcò il corpo e si mise davanti a lei. Lei fece cadere il coltello, con un forte rumore metallico.
-No... Ti prego, Jim...-
-Lo sai, sono le regole...-
-E non fai un'eccezione per me?-
-Perché mai dovrei?-
-Perché sono la tua donna e perché ti ho aiutato con Sherlock!-
La sua voce si alzava di tono man mano che andava avanti la frase. Era ovvio, non l'avrebbe punita se non in un modo piacevole soprattutto per lui che comprendeva loro due nudi in un letto con un paio di manette e un frustino. Ma lei aveva disobbedito, e in qualche modo doveva pagare.
-E allora? Non è niente-
-Ti odio!- gli urlò contro dopo qualche istante di silenzio. 
Le si avvicinò ma, vedendo che indietreggiava, le prese un polso e la avvicinò deciso a sé. Le prese il viso tra le mani e le accarezzò le guance con i pollici, le gocce di sangue si sparsero sulla sua pelle di latte. La baciò, assaporando la sua bocca e guidando la sua lingua a giocare con la propria. Si separò solo quando si fu stancato.
-E io ti amo- le soffiò sulle labbra.
 
 
 
 
Luce.
 
Si tolse le scarpe appena entrò in casa. Chiuse la porta cercando di fare meno rumore possibile e si avviò verso il salotto in punta di piedi. 
-Bentornata!-
Si bloccò e imprecò a mezza voce. Non riusciva mai a fargli una sorpresa!
-Come te ne sei accorto?-
-Se la smettessi di mettere tutto quel profumo...-
Si lasciò sfuggire un sorriso. Non aveva messo il profumo quel giorno... E il fatto che lui lo sentisse comunque era molto dolce. Nonostante sapesse di chi si trattava. Si avvicinò velocemente e gli stampò un bacio sulla guancia.
-Mi sei mancato, sai?-
-Mh-
Lo guardò girare una pagina del libro e sospirò mentre roteava gli occhi. Glielo abbassò e sorrise, puntando il suo sguardo d'ambra in quello di nocciola dell'uomo.
-Potresti anche dire qualcosa in più...-
Lo vide fare una smorfia e poggiare il libro. Si alzò di scatto e con un balzo felino la portò poco più lontano dal tavolino. Con il telecomando dello stereo fece partire una canzone dei Bee Gees, "More than a woman", mentre le passava un braccio attorno alla vita e le prendeva la mano opposta. Lei sorrise, appoggiando il braccio sulla sua spalla e si mise a giocare con i suoi capelli.
-Non so ballare, Jim!-
-Lo so-
Rispose con un sogghigno, mentre si muoveva e la guidava con lui. Si concesse una leggera risata mentre scuoteva la testa. Era il suo modo di dirle che anche lei gli era mancata in quel periodo. Appoggiò la fronte contro la sua spalla.
-Allora, Mr Sesso... Ho sentito dire che ti sei arrugginito un po' mentre ero via...- concluse con una leggera risata. Le piaceva da morire stuzzicarlo così, innocentemente. Lui fece una smorfia.
-Queste voci sono assolutamente infondate!-
-Oh, ma davvero? Dimostramelo...- sussurrò a due millimetri dalle sue labbra. 
Voleva vederlo cedere, portarlo dove lei aveva intenzione di arrivare. Riusciva sempre a incastrarlo in quei giochetti, era l'unica volta in cui poteva vantare di averlo battuto. E in più... Le era mancato in tutti i sensi, non voleva aspettare nemmeno un minuto di più.
Lui sogghignò e la spinse sul divano, facendola sdraiare mentre si sistemava sopra di lei. Si tenne appena sollevato con gli avambracci per non pesarle troppo addosso. 
-Ho vinto ancora io!- disse ridacchiando, mentre gli sfiorava il naso con un dito. Gli diede poi un bacio a stampo, leggero. 
-Ti odio...- mugugnò mentre iniziava iniziava baciarle e mordicchiarle il collo. Lei sospirò, socchiudendo gli occhi e passandogli una mano tra i capelli.
-E io ti amo...-
   
 
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