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Autore: moonlightriver    04/03/2009    7 recensioni
Sasuke Uchiha è un ragazzo indifferente a tutto. La sua massima aspettativa è vivere in pace in quasi totale solitidine. Tutto cambia, però, quando un biondissimo ed esuberante yanki piomba all'improvviso nel suo mondo trasformandolo in un universo di pazzi colori...AGGIUNTO NUOVO CAPITOLO!!
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia nasce prende spunto un film che ho adorato "Kamikaze Girls"
di Testuya Nakashima; ovviamente dato che il film trattava di due ragazze la storia è stata 
rimodificata quasi completamente...spero che sia uscito qualcosa di buono ^^. Avverto che in ogno capitolo
sono presenti citazioni tratte dal film (giusto per non farmi bannare subito ^^)
Ovviamente è una Sasu/Naru ( Chi mi conosce sa che non avrei potuto scrivere altro neppure volendo);
al momento il rating è arancione ma forse verrà innalzato successivamente (dipende da come mi girerà *ghigno malefico*)
l'aggiornamento sarà settimanale o bisettimanale ma spero comunque di rimanere costante...
é la prima fanfiction che pubblico su EFP e anche su Naruto quindi siate clementi con me povera suramiella e se vi va lasciate un commentino sarà sicuramente gradito!  
Disclamer: questi personaggi non sono miei ma appartengono a Nasashi Kishimoto fortunato lui, 
fosse per me non esisterebbero esseri dai dubbi capelli rosa e lo yaoi vigerebbe sovrano.
questa storia non è scritta a scopo di lucro ma per puro diletto di una mente bakata.

Capitolo 1: Indifferente

Indifferente: aggettivo attribuito a colui che non prova, non sente e non esprime particolari interessi o emozioni nei riguardi di qualcosa o qualcuno.

 

Sotto questa definizione nel dizionario dovrebbero inserire una mia foto. Sasuke Uchiha esempio lampante di persona indifferente.

Non ho passioni da coltivare, tesi da difendere tenacemente, persone care da proteggere … A mala pena esprimo emozioni, ammesso e concesso che ne abbia.

La mia vita scorre come un fiume: lenta, inesorabile, fine a se stessa.

Mi preoccupo solo ed esclusivamente di me stesso e sto bene così. Non voglio legami né stupide convenzioni sociali, non saprei che farmene.

Vivo con mio fratello Itachi in un paesino sperduto nel nulla a circa 70 km da Tokyo, Konoha.

Il posto in cui vivo non fa che acuire la mia apatia. La fauna locale è composta per lo più di gente sgraziata e rozza che di certo non mi fa rimpiangere la vita sociale.

Con chi dovrei parlare? Con l’idiota che vende i cavoli all’angolo, tale Kiba Inuzuka, che ho il piacere di avere in classe?

Oppure con una delle innumerevoli oche che mi tartassano ogni santo giorno, di cui non voglio neppure provare ad immaginare il nome?

Detesto questa cittadina.

Una volta abitavamo a Tokyo. Ho dei ricordi vaghi di quel periodo ma credo mi piacesse vivere lì.

L’estate in cui ho compiuto 6 anni, i miei genitori sono stati uccisi. Malgrado la giovane età, il fatto non mi ha colpito molto. Ero già un bambino indifferente, insensibile e scontroso.

Capivo più di ciò che gli adulti credevano. Mio padre, Fugaku Uchiha, era un grosso esponente della yakuza e mia madre era l’unica figlia di un capo banda piuttosto influente all’epoca.

Erano il bersaglio perfetto. Mi stupisco che siano vissuti tanto da mettere al mondo due figli.

Comunque io e mio fratello Itachi, che all’epoca aveva 16 anni, siamo stati sballottati qui e là dall’assistenza sociale, finché non siamo finiti in questo posto dimenticato da Dio.

Inutile dire che la polizia ha sequestrato tutti i nostri beni e che, quindi, siamo senza il becco di un quattrino.

Sembra che la cosa non importi a mio fratello dato che continua a scialacquare il denaro come crescesse sugli alberi.

Itachi vive in un mondo tutto suo. A 8 anni ha deciso che avrebbe fatto lo stilista invece che il killer come tutti i nostri parenti. Ha cominciato usandomi come modello delle sue creazioni, confezionando abiti uno più bizzarro dell’altro e sottoponendomi al supplizio di indossarli.

A 10 anni si è iscritto ad un corso di ricamo. Mio padre ha quasi avuto un infarto. Probabilmente, se non l’avessero ucciso con 4 colpi di pistola, ci avrebbe pensato il mio fratellone con una tovaglia ricamata a punto croce. A quello sono seguiti corsi di taglio e cucito, lavoro a maglia, uncinetto e disegno sartoriale. In uno di questi ha incontrato Shisui.

Com’è finita? Hanno aperto insieme un negozio a Daikanyama: Baby the stars shine bright!

Il titolo dice tutto. Piccolo negozio d’elitè che fatica a sbancare il lunario ed è perennemente sull’orlo del fallimento.

Nonostante tutto, Itachi vive la vita con gli ideali di un nobile del 700. Vediamo solo nuvolette rosa, arcobaleni e unicorni.

Lui e Shisui passano il tempo a scopare (ho accennato al fatto che mio fratello è gay?), confezionare inutili vestiti che nessuno comprerà mai, spendendo tra l’altro tutti i miseri guadagni che riportano, e passeggiare mano nella mano per il parco ( facendosi arrestare 2 volte per atti osceni in luogo pubblico).

Se non tenessi io la contabilità di casa saremmo già morti di fame.

 

“ Otouto!!!”

Itachi si fionda in camera mia senza bussare come al solito. Indossa una camicia che sembra di seta. Lo guardo sospettoso.

“ Itachi è seta quella camicia?” chiedo, il tono della mia voce è piatto come al solito ma il mio fratellino sembra piuttosto agitato.

“ Questa vecchia cosa?” chiede con aria innocente “ ma cosa dici…è raso.”

Shisui entra allegro e pimpante reggendo alcune buste “ Sasu-chan! Guarda che tessuti splendidi abbiamo trovato!” dice mostrandomi una serie di stoffe dagli improbabili colori e motivi.

“ E la camicia di Itachi non è stupenda? Pensa che l’abbiamo pagata solo 70.000 yen! È seta indiana!”

Itachi suda freddo mentre Shisui snocciola tutta questa serie di informazioni. Quanto a me, sto già meditando come far quadrare il bilancio irrimediabilmente compromesso di questo mese, quando Shisui stoppa il suo flusso di parole.

“Sasuke” chiede serio fissando intensamente la mia felpa nera. “ Dove hai preso quella felpa?”

Alzo le spalle noncurante “ Da Jusco … era in offerta per  780 yen”

“ J-Jusco?!” balbetta Itachi che ha quasi una sincope. “ Quell’orrendo centro commerciale che vende abiti dozzinali a peso come le bistecche?”

“E’ vicino ed è economico” commento piatto.

Tutto ciò che mi interessa dei vestiti è che siano comodi e abbiano colori neutri, l’esatto contrario di ciò che crea Itachi.

A quanto pare però, mio fratello ne fa una questione di stato, una specie di alto tradimento.

“ Come puoi vestirti in quel luogo di perdizione quando due stilisti emergenti disegnano per te fior fiori di collezioni?!” esclama esasperato.

La mia testa comincia a pulsare. Credo sia ora di andare a fare un giro. Mi alzo e me ne vado in cucina con l’intento di preparare la cena. Itachi non sembra capire l’antifona e mi segue continuando a deprecare il mio comportamento assassino nei confronti della moda, mentre Shisui tenta di calmarlo.

Fin da bambino, quando una conversazione prendeva una piega poco gradevole, estraniavo la mia mente pensando ad un motivo rilassante. In questo momento il valzer di Delibes risuona nel mio cervello.

La voce di Itachi è solo un eco lontano. Penso che mi preparerò un’insalata di pomodori.

 

 

  
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