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Autore: Fenio394Sparrow    10/12/2015    3 recensioni
Tratto da una storia a me accaduta, come avrei voluto fosse andata a finire.
Il primo bacio, si sa, è qualcosa di magico.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Come sarebbe dovuto essere


Era buffo pensare che proprio lei fosse al parco solo per aspettare qualcuno. La ragazza amava leggere, ma in quel frangente si stava trastullando nell’attesa, più che altro.

Il parco della cittadina era un luogo semplice, non molto grande, ma aveva due belle altalene e degli scivoli, un prato sempre curato e all’occasione punteggiato di fiori e un sacco di panchine dove sedersi. L’unica cosa che mancava era una fontana, ma ai ragazzi la sua assenza non disturbava: dopotutto, era spazio guadagnato per giocare a pallone. Era un bel pomeriggio di inizio primavera, ventilato e sereno, con giusto una nuvola ad increspare la linea dell’orizzonte, appena visibile oltre la sagoma delle case stagliate contro il cielo.  La morsa gelida dell’inverno si era allentata, per questo era stata abbastanza ingenua da indossare capi più leggeri.  L’aria fresca le accarezzava la pelle, facendola rabbrividire; avrebbe potuto indossare il giacchetto, ma la maglietta era troppo corta e scopriva una porzione di schiena troppo generosa per i suoi gusti, perciò provava a risolvere il problema con quello. Sua sorella e le sue amiche chiacchieravano sulla panchina dall’altro lato della piazzola, le lanciavano delle occhiatine maliziose e ridacchiavano. Per Marina era facilissimo ignorarle, tanto lei stava leggendo il suo interessantissimo libro. In realtà era la terza volta che leggeva lo stesso paragrafo senza averne capito il senso. Alzò per l’ennesima volta lo sguardo alla ricerca di lui, quando infine i suoi occhi captarono qualcosa.

Una figura si avvicinava, un ciclista che pedalava senza poggiarsi al sellino. Era lui. O forse no? Aveva i capelli più lunghi rispetto all’ultima volta che l’aveva visto, aveva cambiato montatura di occhiali, e sorrideva leggermente come suo solito – sì, era lui, decisamente. Lei all’ombra stava gelando, mentre Leonardo sembrava assolutamente a suo agio in pantaloncini e maglietta a maniche corte, nonostante l’aria della sera imminente rinfrescasse il clima mite di quel pomeriggio tutto sommato gradevole. Scese dalla con un salto, gettandola a terra senza tante cerimonie. «Ciao Marì!»
Marina non si accorse di esser scattata in piedi, né di aver sorriso: «Leo!»
Procedette verso di lui senza rendersene contro, con ancora il libro in mano, l’indice a tenere il segno fra le pagine. Il suo cervello percepiva che nessuno dei due stava parlando – male, male, molto male: doveva assolutamente evitare che cadesse un silenzio imbarazzato e impossibile da rompere, perciò riuscì a balbettare meccanicamente un “come stai?” poco convinto.
«Bene, tu?»
«Bene!» si sporse per potergli dare un bacio sulla guancia, ma era più alto rispetto all’ultima volta, mannaggia a lui, e non ci arrivava bene. Leonardo si abbassò e poggiò le labbra sulle sue.

Marina spalancò gli occhi, mugolò sorpresa e percepì la mano del ragazzo sul proprio fianco e chiuse gli occhi e ricambiò il bacio. Il libro cadde a terra in un frusciare di fogli, completamente dimenticato.
Il tutto durò pochi secondi, giusto il tempo di scambiarsi un bacio a stampo. Si staccarono con delicatezza, Leonardo sorridendo e Marina spaesata. Aveva le guance in fiamme e la testa svuotata, leggera, e non riusciva a togliersi quel maledetto sorriso ebete dalla faccia.  Lo stava fissando? Oddio, che imbarazzo, lo stava fissando, nessuno stava parlando, non riusciva a trovare le parole per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa – tutto, pur di non rimanere in silenzio.

«Ti è caduto il libro» le fece notare Leo.
Marina mormorò una risposta poco convinta. Il tramonto lanciava una luce aranciata sul parco e sulle case, mettendo in ombra il viso di Leo – cosa che evidenziava il suo, di viso. Credeva di essere arrossita perché percepiva un persistente bruciore alle guance.
Il ragazzo si chinò e le porse il libro, sbirciando il titolo. «Perché in inglese?»
«E’ per scuola» rispose meccanicamente la ragazza. «Me l’ha dato la scuola. Non la scuola, il professore.»
«Di che parla?» le chiese.
«Non lo so, non prestavo attenzione.» Trovò la forza di alzare lo sguardo su di lui. «Che cosa significava?»
Doveva sapere.
Leo ripetè la domanda. «Che significava cosa?»
«Il bacio» la sua voce era tutta un fremito e si maledisse per questo. Controllo. Doveva mantenere il controllo. «Che significa? Non lo hai fatto per una scommessa, vero?»
«Una scommessa?» Leo sorrise. «No, per niente. Ti ho solo baciato.»
Quelle parole la destabilizzarono. «Solo baciato?»
«Sì, perché volevo farlo.»
«Perché volevi farlo?» Marina aveva il cuore in gola. «Che significa?»
«Volevo solo baciarti, punto. Non significa niente.»
Come mai si era fatto tutto sfuocato? «Oh … solo per chiarire, noi … noi non stiamo insieme. Era tanto per sapere. Solo un bacio.»
Leonardo la prese con delicatezza per mano. «Se vuoi che stiamo insieme, sì.»

E all’improvviso il mondo diventò così chiaro, così limpido e luminoso che non si stupì di udire la propria voce trillare un repentino e convinto.
Non sapeva perché, ma c’era della magia nel guardarsi negli occhi e ignorare le risatine delle ragazze, anche se aveva uno stupido sorriso ebete stampato in faccia.



Angolo di Feniah <3

Enniente, sono 819 parole. Una vicenda accadutami qualche mese fa, finita in un modo migliore rispetto a me. Ho cambiato i nomi per la privacy, ma il carattere e il resto è rimasto uguale - non credo che qualcuno di voi indovinerà la città xD
Buonanotte <3
   
 
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