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Autore: eugeal    11/12/2015    1 recensioni
Questa storia fa parte della serie "From Ashes" e la trama continua dopo gli eventi delle storie "A World That Will Not Turn to Ash" e "The Nightwatchman". Per evitare spoiler, leggete prima le altre due fanfiction.
Il fuoco può ridurre tutto in cenere, ma a volte si può rinascere dalle proprie ceneri e, se si riesce a passare attraverso le fiamme senza bruciare, spesso se ne esce temprati.
Guy di Gisborne lo ha scoperto nel modo più duro ed è sopravvissuto, ma sarà abbastanza forte per affrontare le nuove sfide che lo aspettano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Robin si appoggiò alla parete di legno per non perdere l'equilibrio e aprì la porta, zoppicando sotto coperta. La nave continuava a inclinarsi e gli rendeva difficile non appoggiare il peso sulla gamba ancora non del tutto guarita.
Isabella e Marian erano sedute intorno al tavolo della cabina comune che veniva usata anche come sala da pranzo dal capitano e dai passeggeri, mentre Seth era seduto sul pavimento e giocava tranquillamente col suo cavallino di legno.
Robin sorrise con calore a Isabella e si rivolse a Marian.
- Gisborne è ancora vivo?
La ragazza si lasciò strappare un sorriso.
- Se lo chiedi a lui probabilmente ti risponderà di no. È in cabina, sul letto. Lo abbiamo lasciato tranquillo e spero che sia riuscito a dormire almeno un po'.
Robin sogghignò e Isabella gli lanciò uno sguardo di rimprovero.
- Non prenderlo in giro, Robin. Lo capisco fin troppo bene, il mare agitato fa stare male anche me.
Robin notò che in effetti anche lei era pallida e le sfiorò la fronte con un bacio.
- Non preoccuparti, non infierirò. Non troppo almeno.
Salutò le due donne e proseguì fino alla cabina di Guy, zoppicando fino alla cuccetta dell'amico.
Lo guardò: Gisborne era steso sulla schiena, immobile e con gli occhi chiusi. Aveva i capelli scuri arruffati e sparsi sul cuscino e il suo viso era mortalmente pallido e coperto da un velo di sudore.
- Ehi, Gisborne, respiri ancora?
Guy aprì gli occhi con un gemito e fissò l'amico. Se ne avesse avuto la forza lo avrebbe preso a pugni solo per cancellargli quel sorrisetto ironico dal viso, ma l'ennesimo movimento brusco della nave gli tolse ogni desiderio di provare a muoversi.
- Lasciami stare. - Si lamentò, con un aria talmente patetica che perfino Robin si ritrovò a provare compassione.
Inumidì un fazzoletto con l'acqua del catino e gli tamponò il viso per rinfrescarlo e dargli un po' di sollievo.
- Meglio?
- Cosa vuoi, Hood?
- Vieni sul ponte, un po' di aria fresca ti farà bene.
- Non so se starò mai più bene…
- In tal caso potrò spingerti in mare e porre fine alle tue sofferenze. Ora fatti forza e alzati, c'è qualcosa che devi vedere.

Guy chiuse gli occhi e si aggrappò a Robin, respirando a fondo per resistere all'ennesima ondata di nausea, mentre l'amico si appoggiò a lui per rendere più sopportabile il dolore alla gamba.
Dopo un po', Guy iniziò a sentirsi meglio.
Come aveva detto Robin, l'aria fresca, umida e profumata di salsedine, aiutava un po' ad alleviare il mal di mare, anche perché difficilmente avrebbe potuto sentirsi peggio, e Gisborne si azzardò ad aprire gli occhi e a guardare l'amico, stupendosi di trovare sul suo viso una smorfia di dolore.
Chiaramente la gamba gli dava più fastidio di quanto non volesse ammettere.
Guy riuscì a sorridere debolmente.
- Che bella coppia di eroi, eh?
- I migliori che si possano desiderare, no?
Guy fece un sospiro sofferente quando la nave si inclinò di nuovo.
- Cosa volevi mostrarmi, Hood? Sbrigati e poi lasciami morire in pace.
Robin si avvicinò al parapetto e Guy pensò che quella fosse un'ottima idea perché probabilmente entro pochi minuti si sarebbe sentito ancora male, ma l'amico lo distolse dal suo malessere indicandogli qualcosa all'orizzonte.
In un primo momento Gisborne pensò che la sottile striscia scura che si intravedeva tra le onde fosse uno scherzo della sua vista, come le chiazze scure che gli danzavano davanti agli occhi nei momenti peggiori, quando il mal di mare e la debolezza minacciavano di farlo svenire, poi si rese conto che ciò che vedeva era reale e in un istante si dimenticò della nausea.
- Quella è... terra?
Un sorriso gioioso si allargò sul viso di Robin.
- Già. E non una terra qualunque. È l'Inghilterra! Siamo tornati a casa, fratello mio! Siamo a casa!

Jack e Mary si affacciarono alla porta della cucina, annusando l'aria, affamati. La madre lanciò loro uno sguardo di avvertimento, alzando il mestolo che stava usando per mescolare la zuppa per minacciarli di non provare ad avvicinarsi al cibo prima che fosse arrivato il momento di servirlo in tavola.
Non troppo intimoriti, i due bambini si avvicinarono ad Adeline, curva sul tavolo ad impastare uova e farina.
- Cosa fai? - Chiese Mary, curiosa, e la donna le rivolse un tenue sorriso.
- Una torta nutriente e gustosa.
- Per Sir Edward?
- Da quando ha perso Marian, mangia troppo poco. Temo che finirà per ammalarsi.
Anche tu. Pensò la bambina, ma non lo disse.
Jack invece rubò una noce dal mucchietto sul tavolo e la mise in bocca.
- Farai anche le frittelle? Quelle della mamma non sono buone come le tue.
Mary gli allungò un calcio sotto il tavolo e Jack si coprì la bocca con una mano, accorgendosi della tristezza che era calata sul volto di Adeline.
- Mi dispiace… - Mormorò. - Non volevo rattristarti… Ma vedrai che torneranno.
Adeline scosse la testa.
- No, non credo. Ormai è passato troppo tempo.
Alice lanciò uno sguardo preoccupato all'altra donna.
- Bambini, ora andate a giocare fuori.
Mary e Jack uscirono docilmente dalla cucina. Sedettero sotto il melo e staccarono due frutti dai rami.
- Jack… - Disse Mary con le lacrime agli occhi. - Mi manca Sir Guy…
Un tempo il fratello l'avrebbe presa in giro per quella sua debolezza, ma ora si limitò ad annuire.
- Credo che manchi a tutti, sai?

Sir Edward salutò con un cenno Oliver che, come ogni giorno, era venuto ad aprirgli la porta e lo aveva fatto accomodare nella sala principale con rispetto.
Si avvicinò al camino per riscaldarsi e pensò che ormai quella casa gli era diventata quasi tanto familiare quanto lo era stata la vecchia Knighton Hall.
Da quando Marian e Gisborne erano spariti, Sir Edward aveva preso l'abitudine di recarsi ogni giorno a Knighton Hall.
Inizialmente era solo l'angoscia a spingerlo: non riusciva a sopportare la tetra solitudine che provava quando era a Locksley. Quella casa non sua fino a pochi mesi prima era stata fin troppo affollata, ma ora le stanze vuote trasudavano tristezza e lui non poteva restarvi troppo a lungo.
Cercava di parlare con Thornton il più possibile per distrarsi, ma non voleva mostrare la propria sofferenza all'anziano servitore.
A Knighton Hall era diverso, lui e Adeline condividevano lo stesso dolore e con lei non c'era bisogno di fingere o vergognarsi di quello che provava.
Djaq, Will e i gemelli, così come i due figli dei servitori di Sir Guy, portavano nella casa una ventata di allegria e di speranza e in un modo o nell'altro riuscivano sempre a strappar loro almeno un sorriso.
Adeline poi sembrava decisa a volersi prendere cura di lui: si accertava che mangiasse a sufficienza e cercava di fargli forza nei momenti più duri, permettendogli però di aiutarla a sua volta.
A Sir Edward quella situazione non dispiaceva affatto, con Adeline non si vergognava a mostrarsi debole perché poi sapeva che in altri momenti sarebbe stato lui a sostenerla.
E se proprio doveva essere sincero con se stesso, negli ultimi tempi non era stata solo la tristezza a spingerlo a Knighton Hall tanto di frequente, ma anche il desiderio della compagnia di Adeline.
Si chiese dove fosse. Di solito la donna gli veniva incontro non appena Oliver lo faceva accomodare in casa, ma quel giorno non era ancora arrivata. Nemmeno la tavola, di solito pronta per sedersi a mangiare, era apparecchiata.
Un po' preoccupato, Sir Edward si diresse verso la cucina e si affacciò alla porta: Adeline era seduta al tavolo, di fronte a una torta impastata a metà e piangeva disperatamente, tenendosi il viso tra le mani. Alice, chiaramente a disagio, si divideva tra il tentare di consolarla e il non far bruciare la zuppa che bolliva sul fuoco.
- Adeline! - La chiamò Sir Edward, avvicinandosi in fretta a lei e la donna si alzò per permettergli di prenderla tra le braccia. Edward le accarezzò i capelli con tenerezza.
Adeline gli nascose il viso sul petto, singhiozzando e l'anziano lord fu preso dal timore che potesse aver saputo qualcosa di tremendo su Marian e Guy.
- Cosa c'è, Adeline? Ci sono notizie?
La donna scosse la testa.
- No, non ci sono notizie e ormai credo che non ce ne saranno più. Passeremo la vita ad aspettarli, senza sapere se sono morti e loro non torneranno mai. Il dubbio mi consuma ogni giorno e non so come farò a sopportarlo!
Edward la strinse forte e le accarezzò il viso con dolcezza, asciugandole le lacrime senza accorgersi che stava piangendo anche lui.
- So io come faremo. Li aspetteremo insieme e ci sosterremo a vicenda. - Disse piano, poi si chinò su di lei e le depose sulle labbra un timido bacio.

Guy spronò il cavallo, spingendolo al galoppo lungo quella strada che conosceva così bene. Marian, Robin e Archer lo seguivano da vicino, impegnandosi per mantenere la sua andatura, mentre Isabella, Allan, Much e Seth, che viaggiavano sul carro insieme ai loro pochi bagagli erano rimasti indietro.
Guy si era offerto di aspettarli, di cavalcare accanto al veicolo, ma Isabella aveva notato la sua impazienza e il suo entusiasmo ed era scoppiata a ridere.
- Vai, fratello, galoppa pure avanti, noi arriveremo con calma. Ma fai in modo di farmi trovare un bagno caldo per quando ti raggiungeremo.
Si chinò in avanti, incitando ancora il cavallo e pensando che ogni volta che gli zoccoli colpivano il terreno, la distanza che lo separava dalla sua casa e dalle sue terre si accorciava ancora un po'.
Quando arrivò in vista di Knighton Hall, Guy pensò che il cuore gli sarebbe scoppiato per la gioia e allo stesso tempo esitò ad entrare, anche se non desiderava altro.
Attese che Marian lo raggiungesse e scendesse di sella, poi si avvicinò a lei e la sollevò da terra.
La ragazza rise, gettandogli le braccia al collo.
- Cosa fai?
- Voglio portare mia moglie oltre la soglia. - Disse, dirigendosi verso la porta della cucina che era la più vicina e che era già aperta.
Attraversò la soglia sorridendo a Marian, ma quasi la fece cadere per la sorpresa non appena fu entrato nella stanza. Aveva immaginato che il loro ritorno improvviso avrebbe sorpreso gli abitanti di Knighton Hall ed era entrato in casa pregustando lo stupore dei presenti nel rivederli vivi, ma non avrebbe mai immaginato di vedere Adeline tra le braccia di Sir Edward.
Guy e Marian rimasero ad assistere a quel bacio, troppo stupiti per parlare e fu Alice ad accorgersi della loro presenza.
Adeline aprì gli occhi nel sentire l'esclamazione di stupore dell'altra donna e aprì gli occhi, arrossendo. Per un attimo si era dimenticata che lei e Sir Edward non erano soli, poi il suo sguardo si spostò verso la porta e pensò di stare sognando: Guy era sulla soglia e teneva Marian tra le braccia.
Entrambi sembravano stanchi e sporchi della polvere della strada e tutti e due avevano un'identica espressione stupefatta, ma quello che la convinse di non stare sognando erano i piccoli cambiamenti che vedeva in loro. Sia Guy che Marian avevano i capelli più lunghi dell'ultima volta che li aveva visti e, mentre Marian sembrava in ottima forma, Guy era più magro e pallido del solito e aveva sulla fronte una piccola cicatrice che un tempo non c'era.
Adeline si staccò da Edward con un grido e corse ad abbracciare Guy, mentre la ragazza si gettava tra le braccia del padre, commossa e felice allo stesso tempo.

Mary e Jack spostarono lo sguardo dalla scena a cui avevano assistito sbirciando attraverso la finestra della cucina a Robin e Archer che si stavano occupando dei cavalli. I due uomini avevano portato gli animali nella stalla senza troppa fretta per permettere a Guy e a Marian di incontrare i loro cari senza interferire con quel momento di commozione.
I bambini li avevano salutati allegramente agitando le mani ed erano rimasti a guardare da lontano, con dei sorrisi felici stampati sul volto, in attesa che arrivasse anche il loro turno di salutare i viaggiatori appena tornati dopo tanto tempo.
Mary corse a scegliere la mela più bella tra quelle che crescevano sull'albero per poterla offrire a Guy.
Dopo aver colto la più rossa di tutte si girò verso il fratello, ridendo.
- Sai Jack? Credo proprio che oggi avrai le frittelle che volevi.
   
 
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