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Autore: SagaFrirry    11/12/2015    3 recensioni
Esattamente come per il numero 2, il 3 non era previsto ma alla fine la follia ha avuto la meglio. Il tempo è trascorso e Apollo, colui che ha preso il posto del defunto padre Zeus sulla cima dell'Olimpo, vuole finalmente mettere a tacere le voci che lo definiscono "inadeguato a quel ruolo". Per farlo, seguirà il consiglio della gemella Artemide ed organizzerà una grande sfida fra Dei e loro Campioni. In tutto questo ovviamente verranno coinvolte vecchie conoscenze, nuovi arrivi e personaggi ormai già noti. Una corsa per raggiungere e conquistare la cima del Monte più ambito del mondo Greco, per svelare inganni e sotterfugi e scoprire che l'Olimpo fa gola a molte più persone del previsto! E voi per chi fate il tifo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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I

INTRECCIO

 

Il sole tiepido d’inizio primavera illuminava quel giovane guerriero che, tolto l’elmo, si puliva il viso con l’acqua del fiume. Lo sciabordio dell’acqua gli impediva di udire i lievi passi di lei, che ora stava nascosta fra gli alberi e lo osservava. Sorrideva maliziosa, mentre lui restava senza armatura e si concedeva un breve bagno, con solo una pezza di stoffa a coprirlo. Consapevole che i boschi pullulavano di ninfe e divinità che ancora non conosceva, il giovane stava attento a non scoprirsi troppo e stava all’erta, per quanto possibile. Era stanco, ma soddisfatto. Lavò via il sangue nemico, con un ghigno. I capelli neri gli ricaddero sul volto, bagnati. La sua espressione mutò leggermente, in una smorfia, quando notò un taglio sulla spalla. Si guardò attorno, pensando a cosa usare per potersi fasciare, quando un paio di candide mani comparvero, riflesse dall’acqua. Alzando gli occhi, lo sguardo rosso di lui incrociò il volto più bello che avesse mai visto.

“Siete ferito” parlò lei, porgendo un nastro che portava fra i capelli “Usate questo”.

Il giovane rimase immobile, con la bocca leggermente aperta, farfugliando sillabe sconnesse. Quella donna, molto poco vestita, era magnifica e lo rendeva incapace di formulare una frase sensata. Lei rise. Era evidente che era abituata a provocare reazioni simili negli uomini.

“Qual è il tuo nome?” riprese a parlare la donna.

“Io? Il mio? Il nome..? Il..”.

Lei rise ancora e lui tossì, cercando di recuperare un certo autocontrollo.

“Sono Ares” rispose, infine “E Voi?”.

“Sono Afrodite. Sei quello nuovo? Il figlio di Era e Zeus?”.

“Sì. Sono io..sono già famoso?”.

“Abbastanza. il figlio del fiordaliso. Il figlio del pruno selvatico. Il Dio della guerra”.

“E Voi siete Afrodite. La figlia delle onde e di Urano. Dea della bellezza e dell’amore”.

“Del sesso. Cerca di essere preciso, ragazzo”.

“Chiedo perdono..”.

Ares indossò l’indispensabile per celare l’inevitabile conseguenza che provocava ad un uomo guardare il corpo di Afrodite. Lei finse di non notarlo.

“Ti aiuto con la ferita” riprese lei, facendo sedere il giovane Dio e sedendosi a sua volta.

Lui non oppose resistenza. Afrodite intrecciò il nastro, in modo da farlo divenire più resistente. Ares ne osservò i movimenti e, per un istante, i loro sguardi si incrociarono di nuovo. E per la prima volta si sorrisero.

 

Ares si stupì nel ripensare a quella scena dopo migliaia di anni. Il loro primo incontro. Prima di Phobos, Deimos, Eros, Anteros, Armonia.. E trovò quasi divertente constatare che tutte le donne a cui si era più legato le aveva conosciute perché ferito. Forse doveva farsi ferire più spesso..

“A che pensi?” chiese Afrodite “Hai un sorriso stupidissimo sulla faccia. Qualche nuovo amore?”.

“Non essere ridicola..”.

“Perché no?”.

La Dea sorrise, raggiungendo Ares, che osservava Phobos e Deimos che come sempre si allenavano. Poco più in là, sorridente, sedeva una bambina. Era l’ultima creatura partorita da Afrodite, ovviamente figlia del Dio della guerra. Guardava in alto, forse sperando nella neve. Il palazzo del padre, fra le montagne della Tessaglia, in quella stagione doveva essere freddo e più minaccioso del solito. Ma, stranamente, il clima era ancora mite.

“Forse Apollo è di buon umore..” si disse il padrone di casa, non avendo voglia di usare molto il cervello “..si starà preparando per il suo compleanno!”.

“Ah, già! È il 21 dicembre, giusto?” commentò Afrodite.

“Solstizio d’inverno, come tutte le divinità legate al sole..dovrò portargli un regalo!”.

 

In realtà, Apollo non era per niente di buon umore, e Artemide lo notò subito. Convocata dal gemello, la Dea capì subito che il fratello aveva una luce diversa negli occhi. A capo dell’Olimpo, il Dio sedeva sul trono un tempo appartenuto a suo padre Zeus.

“Sono qui, fratello” salutò Artemide “Che cosa ordini?”.

“TI ho convocata per un consiglio, sorella. So che tu sei l’unica in grado di aiutarmi davvero”.

“È forse successo qualcosa?”.

“Rispondi a questa domanda: io sono degno di sedere qui?”.

“Degno di essere a capo degli Dei Greci?”.

“Sì, esatto. Secondo te, ne sono degno?”.

“Sei il primo figlio maschio di Zeus. Che domande fai?”.

“Rispondi. Che cos’ho io che Zeus non ha?”.

“Apollo.. Zeus era il padre di tutti noi. Ha combattuto mostri terribili che minacciavano l’Olimpo. Ha sconfitto Crono, liberando i suoi fratelli. Rispetto a noi, suoi figli, lui era nettamente più forte e quindi gli obbedivamo senza discutere. Ma tu, Apollo, sei figlio di Zeus esattamente come me, Dioniso, Hermes, Ares, Atena..”.

“E quindi?”.

“Quindi non puoi elevarti al di sopra dei tuoi fratelli, pur essendo il primogenito. Perché non vi è prova che sia tu il più forte”.

“Capisco. Quindi che dovrei fare?”.

“Potresti..sfidarci”.

“Sfidarci?”.

“Dimostra a tutti che tu sei il più forte. Che le tue capacità sono superiori. Tutti i divini fratelli, in uno scontro, finché non ne resta uno solo. I nostri campioni che si scontrano finché non vi sarà una squadra che prevarrà sulle altre. Se vincerai, più nessuno oserà mettere in discussione la tua posizione”.

“Una sorta di..torneo?”.

“Olimpiadi..termine appropriato in questo caso”.

“Pensi che sarei in grado di sconfiggervi tutti?”.

“Non lo so. Ma per governare sull’Olimpo, facendoti rispettare, questo è l’unico modo. Altrimenti tutti non faranno altro che mettere in dubbio la tua posizione”.

“Ma quanti saranno? Gli sfidanti, intendo..”.

“Atena non è ancora rinata. Afrodite dubito combatta, sempre che non trovi dei guerrieri adatti a rappresentarla. Forse potrebbe sfruttare i suoi figli, con un’alleanza con Ares. Phobos e Deimos seguono sempre le disposizioni del padre..”.

 “E quell’altro figlio della guerra?”.

“Arles? Il bastardo mezzosangue? Dici possa lottare in nome di Ares?”.

“No. Quel che voglio sapere è se devo temerlo. È cresciuto? O è solo un apprendista?”.

“Non lo so. Non lo vedo da quando ha trascorso del tempo nel mio palazzo, per apprendere quanto doveva.  Da te non è stato?”.

“Certo. A quanto sembra, ha trascorso un periodo nei Templi di tutti quanti noi”.

“Questo ti preoccupa?”.

“Non è un idiota. Ha imparato molto e, ne sono certo, deve aver intuito i nostri punti deboli e di forza”.

“E allora?! Io li conosco fin dalla nascita i tuoi punti deboli e di forza! Non avrai mica paura? Prepara i tuoi campioni e prepara te stesso. Non fare il mammone”.

“Non sono un mammone!”.

“Dimostramelo!”.

 

“Ne sei sicuro? Hai fonti autorevoli?” chiese conferma Mur.

“Persefone” rispose Kiki, prendendo volentieri un sorso della bevanda calda che gli offriva il maestro.

“Hai ancora contatti con lei?”.

“Certo. Come compagna di Aphrodite dei Pesci, a volte vedo entrambi passare per il Santuario”.

Kiki era momentaneo ospite di Mur, fra le montagne nello Jamir.

“So che, come Gran Sacerdote, non dovrei mai lasciare il Tempio” riprese “Ma, sinceramente, mi annoio. Atena non è ancora rinata e ci sono pochi cavalieri. La notizia di Apollo che vuole organizzare cose strane mi spaventa. Come capo dell’Olimpo, lui mi piace. È legato alla medicina, al sole, alla musica, alla poesia..”.

“Zeus era un pervertito..”.

“Sì, ma si faceva valere! Apollo è potente ma non so se riuscirà a tener testa a tutti i suoi fratelli. E se Hades o Poseidone reclamassero il trono..”.

“Comprendo la tua preoccupazione. Potrebbero anche mostrarsi divinità di generazioni precedenti”.

“Esatto. Tutti vogliono un posto sull’Olimpo! E se, al posto di Apollo, prendesse il comando una divinità oscura o maligna? O comunque non votata al bene del Mondo?”.

“Sarebbe triste ma..che possiamo farci noi, Kiki? Atena, come ben sai, non è ancora rinata e i cavalieri della mia generazione..beh, gli anni passano per tutti! Noi siamo Lemuriani, viviamo a lungo ed io ho ancora un aspetto giovane, ma non per tutti è così”.

“Lo so. Alcuni di loro sono ancora al Santuario”.

“Chi ha relazioni con le divinità è ancora giovane ma gli altri..penso che siano perfino stufi di combattere”.

“Quello non credo..”.

“Ma resta sempre valida la mia domanda: che possiamo fare? Non abbiamo una divinità da sostenere, o per cui lottare. Siamo tagliati fuori da questa faccenda. Solo gli Dei e gli eroi da loro scelti potranno affrontarsi, sono queste le regole, giusto?”.

“Sì, esatto. Ma non possiamo restare qui. Atena vorrebbe di certo un nostro intervento!”.

“Potresti provare a far ingaggiare i cavalieri disposti a combattere da una divinità che ritieni giusta”.

“Già trovarne una è difficile, convincerla pure a farci combattere al suo fianco..la vedo davvero dura! Gli Dei sono circondati da semidivinità, campioni ed eroi. Ognuno di loro ha il suo gruppo di servitori. Se solo ci fosse Atena..”.

“Atena rinascerà quando è giusto che rinasca. Non acceleriamo le cose..”.

“Non è questo il punto! Perché non vai tu a fare il Sacerdote, visto che sei tanto saggio e posato?!”.

“Kiki, rilassati. Atena non può voler veramente lottare in questa specie di scontro fratricida”.

“Ah, no? Ma se lei stessa ha indetto una cosa identica anni fa!? Non te lo ricordi? Quel torneo in cui si vinceva l’armatura finta di Sagitter”.

“Giusto..ma rifletti. Vorresti TU parteciparvi? È uno scontro in cui potresti ritrovarti di fronte un sacco di vecchie conoscenze”.

“Del tipo?”.

“Gli Specter, i Generali Marini, i figli di Ares..”.

Kiki rimase in silenzio qualche istante, fissando il nulla. Scosse la testa, ammettendo di non volersi immischiare. Però, come Gran Sacerdote, si sentiva in dovere di doverlo fare.

“E poi, sinceramente..” gli sorrise Mur “..sapresti decidere con certezza assoluta quale divinità possa stare meglio sul trono Olimpico? Salvo Zeus, ovviamente, che ancora non è rinato. Lui, anche se era un mandrillo, sapeva il fatto suo. Come mortali, non possiamo dire di conoscere profondamente le divinità, i loro pregi ed i loro difetti. Il consiglio che posso darti è: lascia che se la sbrighino in famiglia. So che è dura, e che ritieni giusto dover intervenire per il bene del Mondo, ma senza la guida di Atena non possiamo agire in modo sicuro. Rischiamo di sostenere un’entità che poi, in realtà, si potrebbe dimostrare del tutto inadatta”.

“Ma noi Cavalieri abbiamo difeso l’umanità da Hades, Poseidone e chiunque altro volesse comandare sulla Terra! E ora ce ne stiamo fermi?!”.

“Se Atena non è ancora rinata, significa che l’umanità non è in pericolo. Altrimenti, come prima di ogni Guerra Santa, sarebbe tornata. Perciò rilassati, torna al Tempio e stai tranquillo”.

“Mi chiedi molto..”.

“Lo so. Se è destino, Atena ti dirà che cosa fare. Sei sempre il suo Sacerdote, no?”.

Kiki annuì. Doveva fidarsi della sua Dea, non poteva fare altro.

 

“Cos’hai da guardare?” sibilò scocciato.

Imbacuccato e con le mani affondate nelle tasche, camminava lungo uno stretto sentiero, con i lunghi capelli mossi dal vento. Colui che lo osservava, non rispose.

“Ma non si avvicina il 25 Dicembre?!” ringhiò ancora, infastidito.

“Sì, e allora?” rispose la voce limpida dello spione.

“Non avete altro da fare, voialtri angeli, in questo periodo?!”.

“Il mio lavoro è tenerti sotto controllo. So che cosa vuoi fare, Lucy”.

“Non chiamarmi Lucy, non lo sopporto!!”.

“Ma che hai? Forse freddo? Sembra tu stia andando da Babbo Natale”.

“Babbo Natale?! Un simbolo pagano pronunciato dalla tua bocca, Mihael? La cosa mi stupisce alquanto”.

“Io parlo come mi pare. E adesso vedi di tornartene subito a casa, prima che ti ci rispedisca io! A calci!”.

“Abbassa i toni! C’è il libero arbitrio, no? Io posso fare quel che voglio e tu non puoi impedirmelo. E..come cazzo fai a startene con quel gonnellino striminzito con questo gelo?!”.

Mihael alzò un sopracciglio, senza mutare espressione. Volava sopra al fratello maggiore Lucifero, non provando minimamente freddo. Ma probabilmente colui che stava spiando era abituato ad ambienti ben più caldi. Lucifero, senza le ali e con abiti “civili”, sembrava solo un mortale all’aperto, salvo per quello strano sguardo.

“E vattene!” sbottò ancora lo spiato.

“Che pensi di fare?”.

“Non lo sapevi già?”.

“Lo intuisco. E cercherò di impedirtelo, ovviamente rispettando le regole che mi impongono il cielo”.

“Voglio solo andare a trovare mio nipote. Sbaciucchiarmelo sotto il vischio e fare tutte le altre cazzate che si fanno durante le feste del solstizio”.

L’angelo inclinò la testa.

“Sto scherzando! E fattela una risata, Miky! Non sorridi mai?!” storse il naso Lucifero.

“No. E tu lo sai”.

“Dovresti iniziare!”.

“Inizierò quando tu non mi darai più problemi, cornuto”.

“Questo non può succedere, e tu lo sai. Io vedo la nostra rivalità come qualcosa di divertente. A volte..”.

“Abbiamo un carattere molto diverso, fratello”.

“No, non credo. Ad ogni modo, migra! Svolazza altrove!”.

“Non puoi impedirmi di andare dove vai tu. Il tuo compito è tentare la gente, il mio quello di mostrare quale sia la via giusta, scacciando te”.

“Alla fine, sarà mio nipote a decidere. Non appartiene alla schiera di anime che ci contendiamo io e te”.

“Ma non rifletti sulle conseguenze?! Non usi mai il cervello?!”.

“Lo uso più di te! E poi, in questo caso, non si tratta di strane macchinazioni alle spalle del cielo”.

“No? Non vuoi la possibilità di poter ficcare il naso ed allungare le mani sull’Olimpo?”.

“Che me ne faccio del simbolo di una religione morta?!”.

“Gerusalemme non puoi averla, quindi..”.

“Già..Gerusalemme..bel lavoro con quella città. Davvero” rise, sarcastico, Lucifero.

“Non ti prendo a pugni solo perché sono un signore..”.

“Se lo dici tu”.

Mihael atterrò, facendo svanire le ali, ed iniziò a camminare a fianco del fratello maggiore, che trovò la cosa piuttosto fastidiosa.

“Smamma!” protestò il caduto.

“Voglio fare una passeggiata. Non posso?”.

“Consumi il mio ossigeno e poi..da quando sei così fastidioso?!”.

“Voglio vederci chiaro. Non mi fido di te, ma la faccenda di Sophia ti ha un po’ mandato fuori fase perciò a volte fai cose che non mi aspetto”.

“Gli anni passano per tutti. Tu, per esempio, stai mettendo su pancia”.

“E tu hai i primi capelli bianchi!”.

“Ammettilo. Vuoi vedermi mentre sbaciucchio mio nipote!”.

“Ma no! Ma che pensieri orrendi hai in testa?!”.

Lucifero allungò una mano ed afferrò l’angelo per il braccio, tirandolo verso di sé, fingendo di volerlo baciare. D’istinto, Mihael fece comparire la sua spada di fuoco e si contorse, liberandosi.

“Sto scherzando!” ride di nuovo Lucifero “Riponi la spada laser, Luke! E lasciami in pace. Se vorrai discutere con mio nipote, appena me ne sarò andato, sarai libero di farlo. Buon Natale, in caso non ci rivedessimo prima di quella data”.

 

Questo è il mio personale regalo per la celebrazione del solstizio a tutti i fan. Non so in quanto tempo riuscirò ad aggiornarlo, spero presto. Per ora, aspettatevene di tutti i colori e buon inizio d’inverno! E tanti auguri ad Apollo

   
 
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