Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: MadAka    12/12/2015    8 recensioni
Matthew Evans – il principe della situazione – è un celebre giocatore di rugby riconosciuto a livello internazionale.
Danielle Philips – la Cenerentola di turno – è una delle donne di servizio dello stadio in cui lui gioca insieme alla sua squadra.
A fare da sfondo Cardiff e il Galles, per una stessa passione raccontata da due punti di vista diametralmente opposti.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

– Trenta –

 

Jamie

 

 

Non so a cosa pensare, non mi viene in mente niente che possa aiutarmi a rilassarmi prima dell’inevitabile fischio d’inizio.

Gli spalti del Millennium Stadium sono pieni, ogni singolo posto a sedere è occupato da un tifoso di una delle due fazioni. Delilah si leva forte fra i sostenitori gallesi, che cantano a squarciagola facendo rimbombare la melodia della canzone fino al tetto chiuso, così che possa vibrare ovunque intorno a noi.

Davanti a me il quindici della rosa, la nazionale inglese, con indosso la loro maglia bianca, immacolata. Rimarrà tale ancora per poco. Anche se il campo da gioco è stato coperto, su Cardiff è piovuto fino a ieri. Nonostante il prato appaia perfetto, morbido e ordinato, l’umidità traspare ugualmente dai suoi fili d’erba. Ho già affrontato la nazionale inglese un’altra volta, ma all’epoca giocavo ancora in U20 e non mi sono misurato con gli stessi uomini che ho di fronte ora.

Mi sento nervoso e veramente terrorizzato. Per i miei famigliari e i miei amici, il mio esordio da titolare fin dal primo minuto con la mia nazionale, durante il Sei Nazioni e proprio contro gli inglesi, significa che le mie capacità sono state riconosciute.

Forse è vero, ma è anche vero che se il giocatore che sostituisco non si fosse infortunato, ora sarei certamente in panchina, a fremere per poter entrare.

Indosso la divisa della nazionale gallese, quella della squadra maggiore, il numero dodici stampato in bianco sulla schiena. Non sono riuscito a diventare niente di quello che avrei voluto quando ero piccolo. Volevo fare mischie, diventare un perno importante per la mia squadra, un ball carrier1 di tutto rispetto, un avanti potente e pericoloso, quello da fermare prima che possa prendere l’ovale in mano. Poi ho scoperto che correre e perforare la difesa avversaria è una delle sensazioni migliori del mondo e non ho più voluto fare altro. Il mio coach, quello che ha continuato ad allenarmi fino a permettermi di esordire nella prima squadra dei Cardiff Blues a diciassette anni, mi ha fatto capire che il ruolo giusto per me è quello di primo centro e io ho capito che ha assolutamente ragione. Da quando ho iniziato a ricoprirlo, da quando sono Jamie Owens, il ventenne centro dei Cardiff Blues, sto così bene nel mio ruolo da non riuscire neanche a spiegare come mi sento. Semplicemente mi sento vivo.

Per arrivare dove sono ora ho seguito fedelmente i consigli di tutti coloro che hanno creduto nelle mie capacità e ho sempre fatto il possibile perché fossero fieri di me. Ho sempre fatto del mio meglio per non deludere i miei genitori e i miei amici più preziosi, inclusi Matt e Danni.

Loro due dovrebbero essere da qualche parte anche ora, seduti in mezzo a questa marea di persone. Fra la bolgia di gente accorsa per il match certamente anche loro stanno cantando Delilah, uno al fianco dell’altra come lo sono stati negli ultimi dieci anni. La loro sì che è una bella storia, una di quelle con il finale già scritto, con il per sempre scontato. Perché è così che sono loro due insieme: perfetti. Hanno portato avanti la loro storia per anni, un giorno alla volta, costruendosi intorno il mondo che volevano.

Danni, una volta finiti gli studi, non è diventata una guida turistica come avrebbe voluto prima di iniziarli. Un giorno, poco dopo la laurea, si è lasciata guidare dal suo istinto dentro la piccola libreria che affaccia sulla strada di casa sua e da lì non è più uscita; o, meglio, ne usciva tutti i giorni al termine del suo turno lavorativo.

Matt, invece, a trentadue anni ha smesso con il rugby giocato e da allora allena. Le sue capacità e il suo nome gli hanno permesso di allenare la nazionale gallese U18 e la squadra di Cardiff di U16, così da guidare i giovani fino a farli diventare grandi giocatori per la squadra dei Cardiff Blues, il club che lui non ha mai lasciato nemmeno per un giorno.

E la loro vita è stata coronata dall’arrivo di una bambina, la piccola Petra, nata quattro anni fa; un’adorabile scimmietta con capelli di cenere dorata e gli stessi occhi della madre. Una Danielle in miniatura che ha afferrato il pallone da rugby prima ancora di afferrare la mano del padre, più o meno. Nel rugby gallese il sesso di una persona non è un limite e io sono più che sicuro che, fra alcuni anni, vedrò quella piccoletta andare in meta in mezzo ai pali con la maglia rossa della sua nazione.

Ma chi pensa che la vita di Danni e Matt insieme sia stata sempre rose e fiori sbaglia di grosso. Perché, si sa, le cose per andare storte ci mettono un solo attimo.

Nell’anno della Rugby World Cup2 in Inghilterra, proprio nell’ultimo dei test match in preparazione a questo importantissimo evento, Matt si è infortunato durante il gioco. La frattura alla caviglia che si è provocato durante una ruck lo ha tenuto fermo per mesi interi. Il dolore maggiore legato a questo infortunio era dovuto proprio al fatto di non poter partecipare ai mondiali che quell’anno, a detta di tutti, Matt avrebbe vissuto da protagonista, guidando come capitano la nazionale gallese. Invece ha dovuto assistere a tutto quanto dalle tribune, vivendo le emozioni della coppa del mondo da spettatore. All’epoca lui e Danni non stavano ancora insieme da un anno e per lei riuscire a trovare le parole giuste da pronunciare ogni volta, così da aiutare Matt a sentirsi meglio, non è stato sicuramente semplice. Anche se avevo undici anni sono comunque riuscito a capire quanto per lei fosse importante fare il possibile per sostenere e aiutare il suo uomo a superare quel lungo periodo di insicurezza fisica e psicologica. Danni è riuscita egregiamente nel suo intento, così, quando Matt è potuto tornare sui campi da gioco più vivo ed emozionato che mai, il loro legame si è saldato ulteriormente e lui ha avuto modo di capire di aver fatto la scelta migliore prendendo Danielle accanto a sé.

Tre anni dopo la mano del destino è tornata ad avventarsi sulla coppia, pretendendo che Matt ripagasse il debito maturato nei confronti della sua partner.

Il padre di Danni e di mia madre, ovvero mio nonno, si è ammalato. Quando gli venne diagnosticato il cancro io non ero più un bambino e ricordo ancora perfettamente che appena mi venne data la notizia l’unica cosa a cui riuscii a pensare fu un orrendo presagio di morte. Per la nostra famiglia furono tempi bui, per mia madre, per Danni e per mia nonna, lo furono ancora di più. Danielle ha fatto il possibile in quel periodo per essere forte a sufficienza anche per il resto delle donne della famiglia, ma i crolli erano inevitabili e, in quei momenti, Matt le era più vicino che mai. Lui l’ha sostenuta ogni giorno nello stesso modo in cui aveva fatto lei anni prima. Le è stato vicino, ha fatto il possibile per cercare di farla sorridere, dimostrandole cosa significasse avere accanto a sé qualcuno disposto a tutto pur di aiutarti.

Per nostra fortuna, alla fine, le cose sono andate per il meglio. Le cure e il tempo hanno aiutato mio nonno a superare la malattia. Quei lunghi mesi hanno permesso a Danni di capire quanto Matt tenesse a lei, così disposto a tutto pur di non vederla infelice. Certo, alti e bassi ci sono stati fra loro, tutte le storie ne vivono e, forse, il bello delle relazioni sta proprio in questo. Tuttavia non hanno mai preso in considerazione l’ipotesi di separarsi e se devo dire come spero di vivere la mia futura vita coniugale – se mai dovesse esserci una futura vita coniugale – mi viene spontaneo rispondere “come quella di Danni e Matt”.

Ma solo perché i miei genitori hanno me in mezzo ai piedi, altrimenti sarebbero loro la prima scelta. Perché la verità è questa: anche la mia famiglia, i miei genitori, insieme sono perfetti, ma ci sono in mezzo io a complicare un po’ – molto – le cose. Perché sono testardo, orgoglioso e determinato come poche altre persone e se per alcuni questi sono ottimi pregi per un rugbista, per tanti altri possono essere discutibili difetti. E io sono consapevole di questi miei difetti, lo sono eccome, ma è grazie a loro se ho il coraggio di correre dritto per dritto contro gli avversari di qualsiasi caratura per schiantarmici letteralmente contro. Proprio per merito dei miei difetti ho fatto alcuni di quei gesti che le persone hanno definito “folli” e “tecnicamente strepitosi” su un campo da rugby ed è sempre a causa loro che ora voglio fare ciò che mi è appena venuto in mente.

Un sorriso si appropria forzatamente del mio volto mentre seguo con lo sguardo il mediano d’apertura del Galles, pronto per calciare il pallone così da dare inizio alla partita, non appena il fischio dell’arbitro si farà largo fra il Millennium Stadium.

È la mia prima vera partita da titolare questa, giusto? Allora il primo ovale dell’incontro voglio recuperarlo io.

 

 

 

 

Prima di lasciarvi alle note, vi prego di leggere fino in fondo alla pagina.

 

Note:

1 ball carrier: per ball carrier vengono solitamente intesi i giocatori (che spesso vestono la maglia numero 6-7-8) in grado di riuscire a superare la linea di difesa anche quando questa è perfettamente schierata e riuscendo a mantenere il possesso del pallone.

Citando un articolo trovato su internet, firmato Roberto Iasoni, “Il ball carrier cade al di là del placcaggio, supera il punto d’incontro, arranca con tutte le sue forze per strappare ancora una zolla agli avversari sotto assedio. Getta non solo il cuore oltre l’ostacolo: pure la testa, le mani, il tronco, le gambe, i piedi. Tutto se stesso. Avanti. Sempre avanti. Magari di pochissimo, ma avanti. Finché si può. E conservando il possesso della palla.”

2 Rugby World Cup: I mondiali di rugby che si svolgono ogni quattro anni. L’edizione a cui faccio riferimento in questa storia è quella del 2015, svoltasi in Inghilterra.

 

 

 

 

 

La storia si conclude qui.

Dopo ventinove capitoli ho deciso di concludere con un punto di vista nuovo, ossia quello di Jamie, sperando di non aver fatto una scelta sbagliata.

Quando ho cominciato la pubblicazione di questa storia non credevo assolutamente di ricevere tante attenzioni quanto quelle che ho ricevuto e, lo ammetto, sono felicissima di vedere che mi sono sbagliata. Molti di voi hanno recensito, aggiunto la storia fra le preferite, le ricordate e le seguite e vi voglio ringraziare di cuore. In fin dei conti questo racconto è, sì, una storia d’amore, ma anche il mio personale tributo a uno sport che amo, il rugby, e a una Nazione e una nazionale da cui sono affascinata, il Galles.

Mi piacerebbe sapere cosa pensate di questa mia storia ora che è finita, ma non voglio comunque obbligarvi a recensire.

Vi chiedo come ultimo favore quello di continuare a leggere al di sotto di queste mie parole, in cui ho inserito alcune curiosità relative al mio lavoro, che spero lo possano rendere un po’ più intrigante e un filo più vero.

Grazie ancora di tutto.

MadAka

 

 

 

 

CURIOSITA’

 

• Matthew Evans non ha un vero e proprio presta volto. Per il suo personaggio mi sono basata su due giocatori della nazionale gallese che ammiro molto, ovvero Dan Biggar – mediano d’apertura, a cui mi sono ispirata maggiormente per l’aspetto – e Sam Warburton – numero sette e capitano del Galles, in assoluto il mio giocatore preferito. È a lui che mi sono ispirata maggiormente per dare forma, caratterialmente soprattutto, a Matt.

Danielle, invece, è totalmente frutto dalla mia fantasia.

 

• Altro omaggio presente nella storia è quello a Jamie Roberts, primo centro del Galles. Spezzettato fra due personaggi – il piccolo Jamie e Paul – è forse il giocatore a cui ho fatto il tributo maggiore.

 

• Sean Darren è il protagonista di un’altra long, pubblicata da me qui su Efp parecchio tempo fa ormai, e intitolata Felce argentata. Così come, sempre in quella long, compaiono anche i personaggi di Samantha e Noomu.

 

• Sempre riguardante Sean Darren, sospetto fortemente che chi segue il rugby abbia indovinato a chi mi sono ispirata per realizzare il personaggio. Ovviamente all’inimitabile Richie McCaw (che, per la cronaca, ha realmente origini scozzesi). Così come il rapporto Darren – Noomu è ispirato a quello McCaw – Read (ossia Kieran Read, numero 8 degli All Blacks).

 

• I test match di cui parlo nella storia sono veramente stati giocati in quell’ordine nel novembre 2014 e gli esiti sono quelli reali, tutti quanti. E, se volete saperlo, il risultato finale della partita Galles – Sudafrica – di cui Matt e Danni parlano nel ventinovesimo capitolo – si è conclusa 12 a 6 per i Dragoni.

 

Land of My Fathers è il titolo inglese dell’inno del Galles. In gallese è Hen Wlad Fy Nhadau (l’inno cantato dalla nazionale prima delle partite è proprio quest’ultimo).

 

• Sulle maglie dei giocatori è realmente cucito un numero e indica proprio la successione dei detentori della maglia.

Es: 1022 sulla maglia significa che quello è il milleventiduesimo giocatore a vestire la maglia della nazionale gallese.

 

• E 1070 è il numero cucito sulla maglia di Sam Warburton.

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: MadAka