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Autore: clairemonchelepausini    12/12/2015    3 recensioni
Nonostante fossero passati sei anni, al Liceo McKinley in Ohio esisteva ancora un Glee Club: è proprio vero che ci sono che il tempo non può cambiare.
Da una stanza, non molto lontana, si sentivano delle voci e anche qualcos’altro di incomprensibile che attirava l’attenzione di tutti. Ogni persona che passava di lì non poteva non fermarsi a guardare, a fare un piccolo passo di danza o a muore la testa a ritmo di musica; gesti, movimenti di brevi attimi che con il trascorrere degli anni si ripetono comunque, rimangono invariati: la musica, un’aula canto, dei ragazzi e un certo professore.
Tutto era cominciato proprio lì e tutto sarebbe finito in quella stanza; un nuovo inizio, in realtà, si prospettava all’orizzonte.
NOTE: La storia è stata scritta per il contest "Ed è subito Natale", indetto da Principe Dracula sul gruppo Facebook "EFP recensioni, consigli e discussioni."
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuove Direzioni, Rachel Berry, Un po' tutti, Will Schuester | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Mercedes/Sam, Puck/Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE
La storia è stata scritta per il contest “Ed è subito Natale”, indetto da Principe Dracula sul gruppo face book “EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni”.
Il mio prompt era: “ Scrivere una storia usando la canzone Jingle Bells con dei bambini che provano a cantarla.”
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 1: "Fiducia e Coraggio"




 
Si dice che il tempo cambi le persone eppure, nella piccola cittadina dell’Ohio, sembrava proprio il contrario dato che, nonostante i sei anni trascorsi, molti erano sempre gli stessi. Il Liceo McKinley era diventato un modello per tutti, aveva ispirato tantissime persone solo grazie ad un professore tenace che si era sempre battuto per far sì che esso potesse diventare una vera scuola d’arte. Alla fine i sogni si sono avverati e i grandi cambiamenti che si sono susseguiti non hanno mai ostacolato i valori e i principi che lui continua a trasmettere ai suoi alunni. Il professore in questione è l’attuale preside, William Schuester: un uomo che è stato un modello sia per i giovani che per gli adulti, capace di portare alla luce ogni piccola forma d’arte possa nascere in ciascuno di noi. Ogni cosa deve avere lo stesso valore, nessuno deve essere escluso in quanto sono proprio le differenze a rendere speciali le persone: con tali principi, Il preside Schuester continuava a cantare e nonostante l’incarico di preside lo teneva molto occupato, la volontà di insegnare non l’avrebbe mai abbandonato.
L’atmosfera di quel periodo era entusiasmante, la magia del Natale che circondava e ispirava tutti era perfetta per gli animi dei suoi alunni che cercavano di dare il massimo, nonostante avessero cinque o dieci anni. Il suo sogno era di insegnare in un Glee Club e alla fine ebbe molto di più: trovò alunni che divennero suoi amici, la sua famiglia, li ispirò, diede insegnamenti che non tutti erano stati capaci di dare e offrì loro una speranza. Diventato preside, decise di aprire le iscrizioni per i bambini più bravi a cui avrebbe dato la possibilità di migliorare, di imparare, cantare e divertirsi. Così, pochi mesi dopo il provveditore Harris gli diede il bene stare e nel giro di qualche giorno aveva già formato una classe di piccoli cantanti. Non era stato affatto facile scegliere perché erano tutti bravissimi, ma lui si destreggiava davvero molto bene tra il suo lavoro di preside e quello di insegnante; voleva cambiare il mondo dell’arte, della musica e così poteva farlo.
I ragazzi erano già tutti in aula, lo attendevano emozionati e felici, aspettavano che lui facesse il suo ingresso e non vedevano l’ora di iniziare. I loro occhi si illuminavano ogni volta che lui cantava e la loro emozione rendeva ancora più suggestiva l’aria natalizia. Ecco allora che il preside Schuester entrò in aula canto con il suo gilè, i suoi capelli ben pettinati e un pennarello in mano; era il suo outifit a non essere cambiato molto negli anni, se non forse per qualche capello bianco. Si diresse direttamente alla lavagna che aveva fatto mettere su un lato e iniziò a scrivere sotto lo sguardo attento dei piccoli. Quell’aula canto gli ricordava tanto il suo primo Glee Club, i suoi vecchi alunni, nonostante le tante novità che le erano state apportate. Come sempre, quasi al centro si trovava un pianoforte, una lavagna bianca a sinistra dell’ingresso, mentre nell’altro ingresso a destra c’era una parete dove mettere foto e frasi ricordo, dei divanetti nell’angolo e infine dei tavolini dove loro potevano imparare a scrivere e leggere la musica; una piccola stanza per dei piccoli cantanti.

«Natale!» esclamò gioioso Charlie, facendo girare tutti verso di lui. Un bambino che aveva un modo straordinario di vedere il mondo e la sua timidezza non gli impediva di rendere ogni cosa divertente; aveva molte qualità che non tutti riuscivano a vedere, non tutti ma Lily si: per fortuna aveva lei che lo supportava.
«Ma davvero professor Schuester? Il Natale è per sfigati» ribatté Danny, facendo infuriare Lily. Lui era forse quello più duro del gruppo, non era facile fare la sua amicizia e gli altri spesso lo allontanavano, anche se era riuscito a legare con Tommy.
«Non c’è nulla di più bello del Natale, ogni cosa si colora di luce, c’è speranza, amore e gioia. Danny non capisci nulla, come sempre ovviamente. Professore cosa canteremo?»  rispose al compagno e allo stesso tempo domandò curiosa Lily, la quale, comportandosi un po’ da diva, faceva infuriare tutti tranne Charlie e Tommy che ogni volta la guardava con uno sguardo perso, diciamo anche innamorato.
«Calma, calma ragazzi!» cercando di placare le discussioni che stavano nascendo in classe. Non bastò un semplice richiamo a far tornare tutto alla tranquillità, ma non appena lui iniziò a parlare ebbe l’attenzione di tutti. Ogni professore in quel liceo si chiedeva quale fosse il suo segreto, cosa facesse di così speciale per attirare la loro attenzione; nessuno riusciva a capirlo ad eccezione di due persone: Il suo amico ed ex professore del Glee Club Finn e quello attuale Sam. Entrambi erano stati suoi alunni e sapevano bene cosa aveva lui di tanto speciale: il cuore e la passione con cui insegnava, ma certamente non era solo questo a  renderlo unico. Una volta Finn disse: «Ci sono un sacco di bravi professori in questa scuola che insegnano cose molto importanti come l’educazione stradale o la matematica, ma lei ci insegna a sognare», forse questa frase spiega appieno il vero segreto del professore Schuester o forse no. Bisognerebbe guardare con i propri occhi ciò che lui fa in quell’aula canto, quello che trasmette e il modo in cui ci riesce; di sicuro ha qualcosa di davvero speciale e non è solo per via della magia del natale.
«Il Natale non è solo una festa nella quale ricevere regali, fare spese, addobbare l’albero o fare il presepe: è molto di più. Tutti vogliono vivere in cima alla montagna ma la crescita interiore di ognuno avviene in realtà mentre si scala quella montagna, la felicità è nel cammino», disse quelle parole lasciando i bambini a bocca aperta; forse non riuscivano a capire cosa lui intendesse, ma nessuno parlò perché sapevano che c’era ancora molto altro.
«Il Natale dovrebbe essere un periodo in cui rallentare un po’, fermarsi, ascoltare, riflettere sulle emozioni, sulle sensazioni che proviamo e condividerle con chi ci sta accanto. Il vero senso del Natale è avere ottimismo e allegria, avere speranza e serenità con se stessi e con gli altri, portare pace, colmarsi di sorrisi e circondarsi di armonia e solidarietà. Natale dovrebbe essere donare un sorriso, compiere un gesto d’amore e dare una carezza: questi sono i doni più preziosi sia per chi li compie e sia per chi li riceve. E poi …non ci dimentichiamo che Natale è anche musica!».
E a quelle ultime parole tutti i bambini scoppiarono a ridere, cominciarono a muoversi battendo le mani a ritmo di musica, fino a quando una voce adulta si elevò da quell’armonia e iniziò a cantare. Avrebbero potuto conoscerla fra miliardi di altre; il professor Schuester fece gli onori di casa e regalò loro una canzone che era un classico: White Christmas. L’atmosfera si colorò di mille luci, la musica si diffuse in tutta l’aula mentre i bambini canticchiavano, battevano le mani e ballavano: era quella l’aria natalizia di cui circondarsi.
«Ehm… So bene che dopo questa canzone non vorreste fare altro che cantare, ma devo dirvi una cosa che sono sicuro che vi piacerà» e non ci volle molto perchè nell’aula calò un silenzioso e i loro occhi cominciarono a illuminarsi, anche se non sapevano di cosa si trattasse.
«Quest’anno, per la prima volta, metteremo in scena uno spettacolo natalizio e sarete voi i protagonisti. Canterete varie canzoni natalizie, avrete un assolo o un duetto e ci saranno vari canti di gruppo, ma la cosa più importante è la canzone finale che chiuderà lo spettacolo e…  io per l’occasione ho scelto Jingle Bells» disse il professore Schuester emozionato nel vedere i loro sguardi colmi di felicità, gioia, intraprendenza e determinazione.
Avevano iniziato a provare il giorno stesso, i bambini non stavano più nella pelle e volevano mettersi a lavoro subito. Il gruppo del mini Glee Club, nonostante fossero insieme da poco, erano uniti più di quanto ci si potesse aspettare, tuttavia anche l’unione a volte nasconde dei punti deboli.
 


 
“Jingle bells, jingle bells
Jingle all the way!
Oh what fun it is to ride
In a one-horse open sleigh”


 
Era la quarta volta che provavano la canzone e si fermavano sempre al ritornello perché avevano riscontrato delle difficoltà, soprattutto quattro di loro: non riuscivano a lavorare insieme e questo iniziò a creare degli squilibri nel gruppo.
«Charlie, canti come una femminuccia; mettici un po’ più di voce maschile, cavolo! E tu, Tommy, abbiamo provato quel passo quattro volte, hai le gambe di gelatina o cosa?» gridò Danny stufo; non riuscivano ad andare avanti e lui iniziò ad attaccare gli amici perché era la cosa che riusciva a fare meglio, soprattutto in quel momento. Charlie, Tommy, Danny e Lily si conoscevano da sempre: avevano frequentato lo stesso asilo, la stessa scuola e adesso anche questo corso di preparazione alla musica, se così si poteva definire. 
«Beh, caro Danny, tu dici agli altri ma non hai visto che a metà canzone avevi dimenticato le parole? Siamo tutti bravi a fare i bulli con chi non si sa difendere» replicò Lily arrabbiata, puntando il dito verso Danny per difendere l’amico Charlie.
«Certo, ecco che arriva Lily a difendere tutti!»
«Smettila di prendertela con tutti Danny. Litigare non ci aiuta» ribatté Tommy cercando di fermare quel litigio che stava per scoppiare.
«Fai così perché ti senti solo, perché credi di non avere amici, ma se ti fermassi un attimo e la smettessi di fare il bullo, ti accorgeresti che noi quattro siamo gli unici che siamo qui con te, che ti siamo amici».
«A volte vorrei…»
«Vorresti cosa?» chiesero Lily, Charlie e Tommy all’unisono, alzando il tono di voce al punto da far girare il professor Schuester e farlo intervenire.
Non c’era cosa più brutta che litigare tra amici e soprattutto dirsi parole che nessuno di loro pensava veramente, ma erano piccoli e forse non riuscivano a capire appieno il vero significato dell’amicizia.
«Ora basta ragazzi!» sbatté gli spartiti sul pianoforte attirando la loro attenzione e calmando gli animi, fino a quando non ci fu completamente silenzio da fare quasi paura.
«Ma vi siete sentiti? Ognuno di voi accusava l’altro quando in realtà stavate sbagliando tutti, non c’era unione di squadra e questo vi ha portato a sbagliare i passi, il ritmo e l’armonia». I loro sguardi erano bassi, si sentivano in imbarazzo e nessuno di loro osò parlare, erano piccoli ma non stupidi. Sapevano bene che attaccandosi non avrebbero raggiunto nulla, eppure continuavano a farlo, non riuscivano proprio a smettere di litigare.
«Non so quante volte vi ho detto che questo non vi servirà; non è litigando che migliorerete e nemmeno  è così che imparerete la canzone. Dovete avere fiducia l’uno nell’altro, imparare a collaborare, a supportarvi, in poche parole dovete essere un gruppo unito non solo perché siete amici ma soprattutto perché così siete più forti. Gli amici si aiutano sempre, non lasciano mai l’amico in difficoltà e gli tendono la mano ogni volta che cade. Un giorno, quando sarete più grandi e ricorderete questo momento ci riderete su, ripensando a quanto stupido era stato litigare. Ora smettete e iniziate ad andare d’accordo» gli disse loro, poggiando la sua mano sulla spalla di ciascuno di essi, come gesto di conforto.
«Co-me come possiamo migliorare?» chiese Tommy con un fil di voce, imbarazzato per l’accaduto e triste per essere un disastro sia come cantate, ballerino che come amico.
«Ragazzi dovete sapere che affinchè la canzone funzioni davvero dovete credere in voi stessi e nei vostri compagni, nel gruppo e nella persona che avete al vostro fianco».
«Ma come possiamo…» stava per dire Charlie, poco prima che il professor Schuester lo interrompesse.
«Ragazzi so che avere dieci anni non è facile e si vorrebbe tutto e subito, ma non sempre funziona così, anzi mai. Tu, Danny, dimentichi le parole perché non studi la canzone; Charlie la tua voce va bene devi solo alzare il tono e così puoi raggiungere la giusta tonalità; Tommy, tu devi credere in te stesso perché altrimenti non riuscirai mai a ballare e cantare allo stesso tempo, i passi li conosci così come la canzone ma devi crederci e tu Lily, tu sei perfetta ma devi smettere di cercare di essere sempre al centro dell’attenzione, sei un’ottima cantate e non devi dimostrarlo a nessuno mettendoti in mostra. Ognuno di voi ha delle qualità davvero straordinarie e potreste fare grandi cose, ma dovete lavorare insieme e quindi… Danny aiuterà Tommy e Lily farai lo stesso con Charlie,  dopo vi scambierete le coppie». I ragazzi stavano per protestare, ma furono messi a tacere dal professore che con un’occhiataccia fece capire che il discorso era chiuso e non si discuteva.



 
“Jingle bells, jingle bells
Jingle all the way!
Oh what fun it is to ride
In a one-horse open sleigh.
Jingle bells, jingle bells
Jingle all the way!
Oh what fun it is to ride
In a one-horse open sleigh”.


 
Era passata una settimana dal giorno del litigio e sembrava che gli animi si erano placati; quel pomeriggio si trovarono tutti in aula canto a fare le prove, ma la situazione stava degenerando di nuovo non appena raggiunsero il ritornello, quel catartico pezzo .  
«Prima che iniziate di nuovo a litigare voglio dirvi che tutti quanti avete fatto grandi passi e ognuno di voi ha migliorato una piccola parte di sé. Dovete essere fieri del risultato che avete raggiunto».
«E’ vero siamo migliorati ma non basta, non siamo riusciti comunque a finire la canzone senza fermarci o sbagliare qualcosa ancora una volta. Non ce la faremo mai, non saremo mai pronti per lo spettacolo» disse James, un ragazzino molto timido che poche volte si faceva avanti. Non succedeva spesso ma, chissà per quale strano motivo, stavolta erano tutti d’accordo.
Le loro espressioni, i loro occhi si fecero tristi: avevano perso la speranza e la fiducia negli altri e soprattutto in loro stessi. Erano dei bambini che stavano scoprendo appena il mondo e vederli così lo distruggeva: doveva fare qualcosa, non avrebbe mai permesso loro di arrendersi, almeno non fin quando ci sarebbe stato lui.
«No, non è vero, voi potete farcela solo se ci credete davvero. Il primo Natale che io ricordo è stato quello che ho festeggiato al Glee Club, quello in assoluto è stato il giorno più bello della mia vita. Essere riuniti in quell’aula, cantare respirando l’atmosfera magica era tutto ciò che mi serviva per essere felice. Con il tempo si cresce e la ripetitività delle giornate, scuola o lavoro che sia, prende il sopravvento così tanto che il Natale diventa quasi una forzata banalità. I regali, il vischio, gli alberi non ci restituiscono la gioia di qualcosa che non abbiamo vissuto: godendo di questa atmosfera adesso, invece, ricorderete quel giorno per sempre; ricorderete un Natale pieno di energia e amore. Quando si arriva ad una certa età si cerca disperatamente di recuperare questa magia, si farebbe di tutto per rivivere la sensazione di quel primo Natale. Non dovete permettere a niente e nessuno di portarvela via». I ragazzi erano ancora giù e nonostante le sue parole erano entrate nei loro piccoli cuori, non aveva dato loro la speranza e la forza per combattere, non era ancora riuscito a far credere in loro e negli altri. La vera vittoria non stava nel raggiungere subito la vetta ma arrivare a piccoli passi: era il cammino che ognuno di loro percorreva per raggiungerla a rendere speciale quel momento; avrebbero superato insidie e difficoltà e una volta  in cima, proprio come dopo aver scalato una montagna, l’unica cosa importante sarebbe stata il panorama, la felicità per un’emozione infinita.
«E… per l’occasione, poiché non sono riuscito ancora a convincervi, ecco a voi le Nuove direzioni» gridò entusiasto lui facendo un gesto ampio con la mano per lasciare entrare i suoi vecchi alunni. Ogni bambino che si trovava in quell’auditorium, esattamente nel Finn Hudson Auditorium, nome speciale per tutti ma più che mai per quei ragazzi ormai cresciuti che stavano entrando, riprese vita.  Quella sorpresa fece brillare gli occhi di quei piccoli cantanti: non erano necessarie altre parole perché le loro espressioni sbalordite, emozionate e gioiose parlavano già da sé.
Ad uno ad uno entrarono tutti e si misero vicino al professore: la prima fu Rachel con la sua aria da diva, seguita da Kurt e Blaine che si tenevano per mano così come Brittany e Santana, poi entrò Mercedes e Sam vicini e ancora imbarazzati per il loro sfiorarsi per caso, seguiti subito dopo da Tina e Artie che arrivavano correndo e infine Puck e Quinn con i loro sguardi da innamorati. Quel folle gruppo non aveva nulla in comune, erano così diversi che sembrava impossibile vederli insieme, legati da un’amicizia che proprio la musica aveva fatto sbocciare.
«Prima di ogni esibizione, gara o spettacolo il Professore Schuester ci metteva in gruppo e ci infondeva coraggio con parole sagge che più delle volte non riuscivamo a capire; solo il tempo ci ha aiutati a capire e oggi quelle sagge parole sono diventate parte dei nostri principi» disse Rachel con gli occhi lucidi, sistemandosi i capelli e mettendosi al centro dell’auditorium.
«Avrete sentito sicuramente tante voci su di noi e di certo non tutte belle; non siamo stati dei ragazzi facili ma lui ci ha cambiato, ha reso migliore ognuno di noi» affermò poco dopo Brittany avvicinandosi a Rachel e stringendola in un abbraccio.
«Lui ci ha insegnato a sognare e a credere in noi stessi; ci ha dato così tanto che non basterebbe una vita per ringraziarlo. È solo grazie a lui se siamo qui oggi con le nostre vite, le nostre carriere, a fare ciò che più amiamo» continuò Santana mettendosi vicino a sua moglie, prendendole la mano e dandole un bacio sulla guancia.
«Lui ha creduto in noi quando tutti gli altri non l’hanno fatto, non ci ha mai permesso di mollare, ha insistito perché lottassimo» poco dopo disse Sam, spostandosi a destra e mettendosi al fianco di Santana.
« L’amicizia e la musica ci hanno trasformato, ci hanno insegnato che le cose belle sono possibili. Questa è una fortuna che non capita a molti ed io lo ricorderò per sempre»  aggiunse Mercedes finendo la frase di Sam e mettendosi al suo fianco per prendergli la mano.
«Siamo stati ostacolati da tante cose e persone, spesso abbiamo creduto di non farcela e…» stava parlando Artie poco prima di essere interrotto dalla moglie che gli fece un grosso sorriso in segno di scusa.
«E anche con la faccia nel fango noi abbiamo continuato a lottare, per noi stessi, per il gruppo e per lui» concluse Tina la frase, sorridendo anche lei con gli occhi lucidi  e, dopo aver spinto la carrozzella del marito, insieme si misero vicino a Mercedes e Sam.
«Mi ha insegnato tanto, si è concentrato su ognuno di noi non solo per migliorare i nostri punti di forza, ma soprattutto per attenuare i nostri punti di debolezza» confessò Puck timido, imbarazzato per quell’ammissione che sembrava renderlo debole.  
«Mi ha aiutata a mettermi in piedi quando ero in mille pezzi, quando avevo allontanato e ferito tutti; lui ha continuato a seguirci anche dopo che siamo usciti da questa scuola» rivelò Quinn poco prima di appoggiarsi a Puck e stringergli forte la mano.
«E’ meraviglioso che ci sia un posto dove si può essere se stessi e amare chi vogliamo senza pericoli o critiche, come questo auditorium o l’aula canto» affermò felice ed emozionato Blaine mettendosi a fianco di Puck, raggiunto poco dopo dal marito.
«Vorremmo incoraggiare tutti voi a essere fieri di quello che siete, a trovare amici che vi accettino e a non limitarvi a sognare: circondatevi di persone che vi aiutino a realizzare i vostri sogni» annunciò infine Kurt, posizionandosi tra la sua migliore amica Rachel e suo marito Blaine.
«Ci sarebbe dovuto essere un’altra persona qui con noi, Finn avrebbe di sicuro aggiunto che la vita di tutti noi è cambiata grazie alla magia che il professore Schuester ci ha dato in quell’aula canto e infine vi avrebbe detto di  alzarvi e di lottare per ciò che veramente volete perché nulla è impossibile. Questa è per voi» concluse Rachel ancora con gli occhi lucidi, asciugandosi in fretta una lacrima che scendeva dal suo viso. Non era difficile per loro capirla: quella scuola per lei racchiudeva il periodo più felice della sua vita, dove aveva trovato gli amici, la sua famiglia e l’amore, in realtà ognuno di loro l’avevano fatto.

Quel giorno segnò un nuovo inizio, era stata una giornata all’insegna della musica. Dopo quel primo e lungo discorso, le Nuove Direzioni (sì, ancora così si facevano chiamare, anche se erano passati sei anni e non erano più a scuola) regalarono loro una canzone vivace “We Wish you Merry Christmas”.  Non fu di certo l’unica, cantarono così tante canzoni che persero il conto; in tutto ciò, era avvenuta una cosa ancora più importante: ognuno di loro aveva aiutato i piccoli cantanti, aveva dato loro delle dritte, erano stati un punto di riferimento così come il professor Schuester era stato con loro. Il momento finale si concluse quando grandi e piccini intonarono la canzone At Christmas time per poi finire in un mega, grosso abbraccio di gruppo. Erano quei momenti che rendeva quel posto, quelle aule, quelle lezioni e quel professore speciale, momenti che nessuno sarebbe riuscito a replicare perché non tutti riuscivano a vedere il mondo come lo vedeva lui: con passione, amore e un pizzico di magia.
 
 
 
 




 Spazio d’autrice:
Beh, intanto prima di iniziare a dire altro mi scuso per questa storia, perché non mi convince molto nonostante io ci abbia messo il meglio di me, ma spero lo stesso comunque che vi piaccia.
Penso che per chi segua Glee si capisce bene, ma lo dico lo stesso XD. La storia si sviluppa dopo la 6 stagione, appunto si vede che sono passati 6 anni da allora. Non ho fatto molti chiarimenti sui personaggi delle Nuove Direzioni per non allungare troppe e per non dare loro troppo peso, visto che i protagonisti dovevano essere quei ragazzini e il professor Schuester.
Inoltre, chi segue la serie può notare che ci sono tre frasi che sono state dette nella serie: le due che dice Rachel sono state prese nella puntata 5x03 quella dedicata a Finn/Cory, e l'altra quella che dice il Prof Schuester di Lillian Adler, lui se non erro la dice  nella prima stagione. Ero partita con una OS, ma man mano che scrivevo ho dovuto dividerla e mi scuso per questo, con la speranza di non risultare noiosa o ripetitiva.
Per questa storia  devo ringraziare mia cugina Viviana e mia sorella, che mi hanno sostenuto e che hanno ascoltato parlare più volte della storia, risultato noiosa e molto ripetitiva. Infine, ma non perchè meno importante ringrazio tutti voi, sia chi commenta o chi la leggerà solamente. 
Buona lettura a tutti, spero che vi piaccia *_*
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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