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Autore: Alyeska707    12/12/2015    3 recensioni
Duncan vedeva ogni regola come un filo, e i fili o si spezzano o si rompono.
Ma alla fine tra loro due non c’era poi tanta differenza: nessuno avrebbe mai permesso di appartenere a qualcuno.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Trent | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale
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Addicted to blue hair and blue eyes


Chapter 1: Like a little storm


Alzò il mento e chiuse un occhio, cercando di restare il più possibile ferma. La solita linea nera di eyeliner non aveva alcuna intenzione di venire dritta. Gwen sospirò esasperata dopo il quarto tentativo mal riuscito. Lanciò il pennellino da qualche parte, non curandosi minimamente delle scie che avrebbe lasciato sui muri, se li avesse colpiti, o sui mobili, oppure sul pavimento. Tanto quella non era casa sua, era solo la stanza di un albergo scadente a basso prezzo, quindi chi se ne frega? Si buttò a peso morto sul letto. Le molle produssero un rumore sordo quando avvertirono il peso della ragazza, come un sussulto di dolore. Lei respirò a fondo, annoiata, e girò il viso di lato, rivolgendo il suo sguardo fuori dalla finestra. Era prima mattina, eppure il sole era già alto nel cielo. Gwen si ricordò che odiava il sole, così si alzò e tirò le tende scure, impedendo alla luce di filtrare e di disturbarla dal suo mondo, dai suoi mille pensieri.
Quegli occhi verdi ormai erano uno sfondo lontano della sua vita e si ripeteva ogni giorno che col suo presente non c’entravano più nulla. Trent aveva scelto la musica e Gwen l’orgoglio. Ma come poteva pretendere che qualcosa cambiasse se non cambiava lei? Questa domanda spontanea le attraversò la mente all’improvviso, mentre si era persa a fissare l’unico spiraglio di luce riflesso sul pavimento.Serrò le labbra.
Si avviò verso il bagno a passi svelti e si bloccò davanti al grande specchio ovale sopra al lavandino. Osservò il suo riflesso cercando di analizzarlo e riflettendo su cosa necessitasse una modifica. Qualche lampada per avere una carnagione normale? Dei piercing? Un tatuaggio sulla fronte con la scritta in caratteri cubitali: “Sto impazzendo”? No, lei non stava diventando pazza. Voleva essere solo se stessa, essere particolare, unica, originale. Posò lo sguardo sui capelli corvini. Erano così noiosi… Le solleticavano appena le spalle, tutti dello stesso colore, della stessa lunghezza. Un tocco di colore sarebbe stato un buon inizio.
Si struccò velocemente rimuovendo completamente l’eyeliner e aprì la porta della stanza. Non si curò del suo look. Indossava un paio di jeans e una canottiera nera. Certo, non era il massimo, ma Gwen non era una di quelle che davano peso all’abbigliamento. Scese le due rampe di scale di corsa e oltrepassò con la stessa andatura la reception, schivando agilmente il: «Buona giornata!» dell’impiegato. Non lo fece volutamente, in realtà, solo che era già fuori dalla porta quando realizzò che l’augurio era rivolto a lei.
«Gr…azie» mormorò, anche se oramai l’uomo non poteva più sentirla. Poi riprese a camminare verso il centro della cittadina, se si può definire tale. Più che una zona centrale era una via ampia e più trafficata delle altre dove sorgevano parecchi negozi.
Gwen si incamminò con circospezione sul marciapiede del viale con occhio attento. Era passata davanti a una decina di negozi di vestiario in neppure dieci minuti, ma nemmeno un posto con parrucchieri nei paraggi. Quando finalmente ne vide uno, pensò si trattasse di un miraggio. Le vetrine erano coperte da poster con modelle dai visi angelici con le acconciature più ribelli dai colori sgargianti e modelli dal taglio corto e pratico, oppure con creste punk, tagli alla moicana. Gwen decise di entrare più per curiosità che per i suoi capelli, alla fine.
Non c’era molta gente. Una donna dai capelli rossi si avvicinò a Gwen.
«Puoi metterti qua» disse, indicandole un posto libero.
Gwen la squadrò velocemente e accennò una smorfia. «Grazie.»
Si sedette aspettando che qualcuno arrivasse per chiederle che voleva farne dei suoi capelli, domanda a cui non aveva ancora una risposta. Posò lo sguardo su gli altri clienti per farsi un’idea. Ad una ragazza stavano rasando la testa di lato, i restanti capelli erano di un biondo platino chiarissimo, quasi bianco. Schifo, pensò Gwen. Un uomo moro sulla quarantina aveva una stella di capelli biondi sopra l’orecchio.Una stella? Sul serio?
Alla sua destra, invece, c’era un ragazzo che tamburellava le dita sul manico della grande sedia tenendo gli occhi chiusi, e dietro di lui un parrucchiere che continuava a blaterale cose a proposito delle ultime mode, dei vip. Evidentemente l’argomento non era nella top ten dei preferiti del ragazzo, che aveva disegnata in viso un’espressione fredda e indecifrabile.
Era un vizio di Gwen: quando cominciava ad osservare qualcosa cadeva in uno stato di trance e rimaneva a fissare il soggetto per interi minuti. Così, quando gli occhi del ragazzo si aprirono di scatto e incrociarono i suoi, si sentì in imbarazzo, colta sul fatto. Lo vide ridacchiare e si rilassò leggermente.
«Bei capelli» esordì con marcato sarcasmo. «Spero non siano opera loro» continuò indicando col pollice l’uomo che gli stava sistemando la cresta.
Gwen avrebbe voluto sputargli in un occhio. Nessuno la giudicava così spudoratamente. Ma non lo fece. Strinse un pugno e cercò di parlare nel modo più rilassato possibile.
«No, è la prima volta che vengo qua.»
«Ah sì?» Gli occhi del moicano tornarono a fissare i suoi. Erano di un azzurro vivace, il colore del mare vicino alla riva. Gwen non riuscì a sottrarsi al pensiero che quel colore sarebbe stato benissimo in uno dei suoi quadri. Aveva quel brillio che sapeva di spettacolare, una tonalità fantastica.
«Già» tagliò corto.
Lui richiuse gli occhi e Gwen corrugò la fronte.
«Hai scelto il colore?»
Non voleva farsi cogliere impreparata, non voleva mostrarsi prevedibile. Si rifiutava di esserlo. «Sì.»
«…Ovvero?» incalzò lui.
«Azzurro» disse d’impulso. Poi realizzò che sì, lo aveva detto davvero e che no, non avrebbe voluto.
«Figo.» L’angolo sinistro della sua bocca si piegò in un ghigno e Gwen si chiese se avesse colto l’involuto nesso tra il colore e le sue iridi. Che, tra l’altro, era una coincidenza. Puramente casuale.
«E tu invece?»
«Dovevo ritingere la cresta.»
Gwen si concentrò sui suoi capelli. «Verde?»
«Oh sì, è molto figo. Giusto, Omar?» disse alzando la voce per farsi sentire dal parrucchiere alle sue spalle, che nel frattempo stava continuando a parlare da solo sulle vite scandalose delle star.
«Certo. È molto trendy quest’anno.»
«Wow» fece Gwen, non preoccupandosi di tradire il nullo entusiasmo, e alzò gli occhi al cielo, come per ribadire il concetto.
Poi udii dei passi che si fermarono alle sue spalle.
«Buongiorno cara! Hai un’idea di ciò che vuoi fare di… questi?» chiese, scettica sul finale. Gwen lanciò un’occhiata di sfida al ragazzo punk, che la guardava di sottecchi, palesemente divertito.
«Certo» asserì.
«Bene, dimmi tutto.»
Gwen fece per aprire la bocca, quando le parole dell’altro le fecero richiudere le labbra.
«Comunque, io sono Duncan» si presentò, ridacchiando.

Olà!
Ecco la prima parte di un'altra Gwuncan. Prevedibile, eh? Lo so, ma loro sono troppo insieme! *-*
Questa volta con una Gwen assai confusa e un Duncan che è sempre il solito Duncan. XD
Spero piaccia, recensite! ^_^
A prestissimo (si spera) con il seguito!

                                                              Alyeska
   
 
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