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Autore: SaraGlambert    12/12/2015    0 recensioni
Cosa possono avere in comune quattro sconosciuti di Las Vegas che vivono la loro vita nella solitudine della notte?!
//Dal testo:
-Ma se credete che la gente solitaria voglia rimanere tale, non avete conosciuto il sorriso di uno spogliarellista, la risata di una ballerina, la voce di un cantante e le lacrime di un giudice di pace. Se credete che a Las Vegas la gente pensi solo al sesso o al gioco d’azzardo, non avete compreso l’immensità delle parole dell’uomo che amo “Sono solo nell’oscurità come sempre e ho una buca nel cuore,e non mi interessa se la gente mi mette i soldi nelle mutante, so solo che domani sarà un altro giorno, un’altra notte che vivrò da solo. A Las Vegas non importa quanto ti droghi, ma quante volte provi a rialzarti nonostante tu sia solo con te stesso.”-
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adam Lambert
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Prima parte.

Erano passati ormai tre mesi da quando lei se n’era andata.
Uscì da quella tana che mi ero creato solo quando un giorno mi chiamò sua madre per dirmi che aveva qualcosa per me. Con tutte le forze che speravo di avere mi alzai,misi un paio di jeans e una maglietta sudicia, presi il mio skate e partì verso casa sua. Non mi aveva mai tollerato “Mi hai rubato la figlia” mi diceva. Ma quando una sera d’inverno appena finì il mio turno trovai lei sul retro ,i capelli ben messi e con riflessi che richiamavano i raggi del sole, capì che non potevo sottrarmi a quella donna stupenda che adesso il fato mi poneva davanti. Mi disse che era una giornalista interessata alla vita della gente solitaria di Las Vegas, restammo a parlare fino all’alba e poi ci dividemmo, pensavo che non l’avrei mai più vista, ma non fu così, ogni sera alla stessa ora ci incontravamo sulla porta del retro e parlavamo di noi, ci confidavamo e non ci importava se il sole sorgesse, continuò a non importarci per molti mesi.
Finalmente arrivai davanti la porta di sua madre,leggermente impaurito,bussai e mi aprì una donna disperata,una donna che aveva perso un’altra parte del suo cuore dopo il marito,la figlia che le stava sempre accanto che aveva rinunciato a vivere con me per accudire sua madre, adesso non c’era più. Mi lasciò sull’uscio della porta aspettando che la seguissi, esitai un attimo e poi entrai chiudendomi la porta in legno alle spalle. Mi sedetti sul divano mentre lei fissava il vuoto dalla sua poltrona ormai con la pelle rovinata,tornò allora dal suo stato di trance e mi porse una busta  dicendomi  “Non mi sei mai piaciuto ragazzo,ma ho capito solo adesso che lei ti amava e me ne pento amaramente di non avervi  fatto vivere tranquillamente la vostra vita” inclinò il capo “Questa ti spetta di diritto.”  Le sorrisi con gli occhi pieni di lacrime,cercai di darmi un tono e la ringraziai,finì lì. Mi ritrovai senza nemmeno accorgermene a casa,buttato sul letto con la sciarpa che le avevo regalato a natale stretta  nella morsa della mia mano a fissare  quella busta incerto se aprirla o meno.  Accesi la radio dopo mesi e aprì quella busta bianca,caddero sulle mie gambe delle foto,delle mie foto mentre facevo la mia esibizione,mentre ridevo,mentre ero me stesso. Il contenuto della busta però non era ancora finito,estrassi un foglio,lo aprì e mi resi conto che quello era il suo articolo,quello di cui mi parlava la prima sera che ci incontrammo,piansi,piansi tantissimo,non ci tenevo a darmi un tono adesso. Finì di leggere l’articolo e mi resi conto di quanto mi mancasse, avevo letto le sue parole sentendo la sua voce che le ripeteva nella mia testa,ad ogni virgola,ogni punto,vedevo un suo sorriso,quel suo modo strano di interrompersi mentre parlava di un argomento che le interessava,il sorriso che mi regalava quando era imbarazzata,ad ogni virgola del suo discorso una lacrima mi solcava il viso,quell’articolo parlava di me,non di un semplice spogliarellista di Las Vegas, ma di me,di Luke il suo ragazzo. -Ma se credete che la gente solitaria voglia rimanere tale, non avete conosciuto il sorriso di uno spogliarellista, la risata di una ballerina, la voce di un cantante e le lacrime di un giudice di pace. Se credete che a Las Vegas la gente pensi solo al sesso o al gioco d’azzardo, non avete compreso l’immensità delle parole dell’uomo che amo  “Sono solo nell’oscurità come sempre e ho una buca  nel cuore,e non mi interessa se la gente mi mette i soldi nelle mutante, so solo che domani sarà un altro giorno, un’altra notte che vivrò da solo. A Las Vegas non importa quanto ti droghi, ma quante volte provi a rialzarti nonostante tu sia solo con te stesso.”- Riposi la busta che conteneva quell’articolo nel cassetto del mio comodino,mi alzai dal letto e chiamai il mio capo dicendogli che sarei tornato fra una settimana, promisi a Las Vegas che avrei  continuato a sorridere,ricominciai a sorridere appendendo le nostre foto nel mio monolocale.


Sono passati ormai tre mesi ed una settimana ed oggi mi tocca tornare a lavoro.
 
Mi sono alzato di nuovo sorridendo,guardando le foto che appesi una settima fa ripromettendomi di andare avanti,non so perché sono le sei di pomeriggio e bevo caffè,so solo che devo recuperare da qualche posto sconosciuto la mia tuta da lavoro,quella da pompiere.
Sono ormai le sette di sera,prendo un altro caffè e parto per il lavoro. Stasera c’è una novità,devo esibirmi con una canzone che cantava sempre un ragazzo durante le sue esibizioni qui al “Roses” . Sono tornato a vivere,quello che mi è rimasto è solo il fantasma di lei, quello racchiuso tra le righe del suo articolo, un’altra notte solitaria. Mi faccio toccare dalle mani di quelle donne,delle mani estranee che non mi toccheranno mai come faceva lei ogni sera. Tolgo i pantaloni e mi ritrovo in mutande di nuovo, finisco il mio “spettacolo” e torno a vestirmi nel camerino. Non so perché ma spero di ritrovarla sul retro,con un hot dog in mano e il registratore nell’altra ma quando apro la porta, mi impongo di sorridere “io sto bene” urlo al cielo. Inizio a camminare mentre le prime luci del mattino si riflettono sulle ruote del mio skate che tengo stretto sotto il braccio. Sono davanti la porta di casa mia “Las Vegas  io sto bene” urlo di nuovo, questa volta rivolto verso l’insegna ormai spenta del bordello vicino casa mia. Anche questa volta mi stupisco di non trovarla con il suo impermeabile e l’ombrello ad aspettarmi  dopo essere stata a casa di sua madre. Sorrido. Salgo le scale, apro la porta di casa mia, mi tolgo i vestiti lasciando una scia che arriva fino al mio letto,con le lenzuola che fanno ancora profumo delle sua pelle. Mi tuffo come se fossi morto e il nostro cane si poggia su di me. Sorrido.  “io sto bene”.  Mi alzo, mi arrampico, cado. Mi lascio cadere dalla sedia mentre la  corda che avevo comprato una settimana fa mi accarezza il collo, adesso me lo stringe. “Las Vegas sto bene” cerco di urlare. Il mio ultimo pensiero va a lei, immagino quanto possa essere bella con la luce celestiale che la circonda, i capelli dorati le contornano il viso e  un sorriso che la illumina. “Amanda, adesso io sto davvero bene”. 

  
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