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Autore: ParoleNelCuore02    13/12/2015    0 recensioni
E se Sasori e Deidara riuscissero a costruire ciò che loro due non hanno mai avuto? Due terremoti a cui badare e tanto, tanto amore.
Piccoli momenti di vita auto-conclusivi.
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[Dal testo]
[...]Deidara accarezzò i capelli di entrambi [i piccoli] e poi si specchiò negli occhi cremisi del marito.
«Buonanotte.» gli sussurrò Sasori, mentre i titoli di coda [del film] illuminavano la stanza con bagliori variopinti.
[...] loro due e i loro bambini. Non avrebbero voluto nulla di diverso neppure tra un migliaio di anni.
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*Attenzione: lievissimi accenni mpreg!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara, Sorpresa | Coppie: Sasori/Deidara
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Contesto generale/vago
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Bentornato a casa, Danna


Un correre frenetico ruppe il silenzio che fino a pochi minuti prima aveva avvolto l'intera casa. L'uomo sorrise, sapendo cosa sarebbe successo di lì a poco. Continuò a leggere il giornale che aveva in mano, cercando di finire l'articolo in fretta, consapevole che appena la porta si sarebbe aperta, non avrebbe più avuto tempo per una singola parola. 
«Papà Dei! Papà Dei!» urlò una vocina che l'uomo conosceva bene. 
A quell'urletto carico di euforia, seguì lo spalancarsi della porta della cucina e l'ingresso di un uragano biondo che lo travolse...letteralmente. 
L'uomo si aggrappò al tavolo per evitare di cadere dalla sedia, mentre con l'altro braccio circondava quel corpicino che lo stava stritolando. 
«Ehi! Piano, tigre!» la rimproverò scherzosamente «Dov'è tuo fratello?» chiese una volta riuscito a farle allentare la presa, lasciandole un buffetto sul naso.
«Sta arrivando! L'ho seminato vicino alle scale.» rispose sorridendo. 
Poco dopo un altro urletto si aggiunse alle risate della bambina: «Papà Tei! Papà Tei!».
Un bimbo superò la porta della cucina, traballando sul passo malfermo dei sui tre anni. 
Dietro di lui comparve un ciuffo di capelli rossi e degli occhi cremisi. 
Se possibile lo sguardo di Deidara si illuminò ancora di più. 
Sorrise a suo marito, prima di tornare a guardare il bimbo che si stava avvicinando alla sua sedia. 
Deidara lo acciuffò poco prima che cadesse. 
«Ciao, Funghetto.» lo salutò prendendolo in braccio, usando quel soprannome che gli aveva affibbiato la sorella appena nato. 
«Papà Tei!» urlò ancora il bimbo, prima di buttare le braccia al collo del biondo. 
«Papà Dei! Sai che oggi a scuola sono stata davvero brava...» intervenne la bambina che iniziò a saltellare attorno al tavolo raccontando quello che aveva fatto durante la giornata. 
«Ehi! Anch'io sono stato blavo!» affermò subito il fratellino, seguendo a ruota l'esempio della sorella che stava ancora descrivendo come la maestra le avesse fatto i complimenti durante la lezione di matematica. 
Il risultato fu un caos infernale: tra la bimba che saltellava intorno al tavolo e il piccolo che rimbalzava allegro sulle sue gambe, non si riusciva a capire nulla. 
Eppure Deidara non smetteva di sorridere. 
Erano i suoi bambini, i suoi figli. 
Guardò Chiara che si era fermata, sostituendo i salti con un gesticolare frenetico che, lo sapeva, aveva preso tutto da lui. Ricordò il momento in cui si era mossa per la prima volta dentro di lui, scalciando così forte da farlo svegliare, a quel calcio ne erano seguiti molti altri fino a quel giorno di luglio di sei anni prima: il momento in cui l'aveva stretta per la prima volta tra le braccia, quando era stato veramente certo della sua esistenza, quando aveva visto per la prima volta quei capelli biondissimi, come i suoi, e quegli occhi cremisi, identici a quelli del suo amore che gli sedeva accanto.
Quel fagottino era stata un terremoto fin da subito, tenendoli svegli quasi ogni notte. Stranamente, però, quel vulcano biondo si era come sopito quando, tre anni dopo, le era stato messo in braccio un ammasso di coperte che piangeva. Chiara l'aveva guardato come si guardano solo poche cose, quelle preziose che vorresti solo stringere e proteggere, e aveva fatto scontrare i suoi occhi scuri con quelli celesti del fratellino. Il bimbo aveva smesso di piangere e aveva allungato un manina ad afferrare una ciocca di capelli della sorella. La bambina aveva fatto una smorfia quando glieli aveva tirati e aveva subito sostituito il suo indice a quei ciuffi chiari.
In quel momento, Mattia aveva sorriso per la prima volta nella sua vita. Chiara, allora, si era abbassata e gli aveva lasciato un bacio sulla fronte, sussurrando «Ciao, Funghetto.».
«Coraggio, pesti!» disse una voce che distolse Deidara dai sui ricordi «Venite a fare merenda. Ed evitate di uccidermi papà Dei, per favore: ho ancora bisogno di lui.» borbottò suo marito, riuscendo a dirottare le energia di quei due verso un altro obbiettivo: merenda! 
Sasori si diresse verso gli armadietti della cucina rovistando un po'. «Che ne dite di una cioccolata calda?» chiese mostrando la confezione con il preparato in polvere. 
Subito partirono delle grida di approvazione. 
«Bene, allora intanto che voi due andate a togliervi i giubbini e a lavarvi le mani, io preparo la cioccolata, ok?». 
Subito Chiara prese il fratellino per mano, iniziando a dirigersi verso la porta, ma poco prima di uscire il bimbo si voltò con un ditino in bocca. 
«Papà Saso...?».
«Uhm...sì, piccolo?» gli chiese il rosso piegandosi sulle ginocchia per arrivare al suo livello «Che c'è?». 
«Beh...nella mia...» balbettò il piccolo «...nella mia ci meddi tando datte, pel favole?» concluse diventando rosso come un peperone e guardando per terra. 
Chiara scoppiò a ridere, perché, in effetti, il suo fratellino era davvero buffo quando si vergognava a dire qualcosa...con quelle guanciotte rosse e gli occhietti timidi era davvero un amore! 
Sasori sorrise a suo figlio. «Certo, piccolo» gli disse scompigliandogli i capelli rossi come i suoi «Tanto latte e tanto zucchero, va bene? Adesso però, vai con tua sorella a lavarti le mani, altrimenti la cioccolata si raffredda!».
«Gassie, papà Saso!» il bimbo annuì sorridendo e seguì la sorella verso il piano di sopra, inciampando su un paio di gradini, sempre sorretto dalla mano di Chiara. 
Quando scomparvero dalla sua vista, il rosso tornò verso i fornelli, iniziando a scaldare il latte. 
Ad un tratto sentì una stretta calda avvolgergli i fianchi e due labbra che gli baciava il collo. 
«E così io "ti servo ancora", eh?» soffiò la "voce", richiamando le parole dette da lui stesso poco prima. Quel respiro caldo gli mandò brividi di piacere lungo tutta la spina dorsale. 
«Tsk! Ovvio!» rispose con noncuranza «Altrimenti chi mi aiuta a tenere a bada quelle pesti?». 
Seppur la voce di suo marito sembrasse indifferente, Deidara non poté fare a meno di notare come invece il corpo dell'altro si stesse adattando perfettamente al suo, rilassandosi contro il suo petto. 
Il biondo gli prese i fianchi e lentamente lo voltò verso di lui, con una mano gli accarezzo una guancia per poi appoggiare le labbra su quelle dolci e rosse che lo avevano fatto innamorare. «Bentornato a casa, Danna» soffiò. 
Malgrado fossero passati anni, non aveva mai smesso di chiamarlo con quell'appellativo che gli era stato quasi imposto. Non gli importava se questo identificasse Sasori come una sorta di "padrone" per lui. Quando Deidara aveva pronunciato quel "sì", aveva scelto di appartenere per sempre a quell'uomo che gli aveva rubato il cuore e, sì: Sasori era il suo padrone, perché Deidara apparteneva a lui e a nessun altro..."finché morte non ci separi".




  
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