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Autore: Elly J    13/12/2015    0 recensioni
"Sono solo una semplice ragazza di 23 anni che vaneggia e vive un po' sulle nuvole. Mia mamma e mio papà hanno scelto di chiamarmi Amanda, quindi questo è il mio nome. Oltre che totalmente anonima, sono una che sta sulle sue e dice solo lo stretto necessario. Però penso! Molto. Cioè, in realtà penso troppo. Sai che fatica pensare sette cose tutte insieme?"
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questo racconto è stato scritto per puro divertimento personale e quindi non a scopo di lucro. Di conseguenza nessun copyright è stato violato.
Gli intrecci del racconto e il personaggio di Amanda, compresi tutti gli altri personaggi presenti, sono stati invece ideati dall’autrice (Elly J) che quindi ne detiene il copyright, vietandone così la riproduzione altrove.
La riproduzione altrove e qualsiasi citazione è ammessa solo se l’autrice ne ha dato il consenso.





 
Mi chiamo Amanda e ho 23 anni. Sono una normalissima ragazza, anonima, che vive la sua vita.
Niente di speciale.
Suona la sveglia. Apro prima un occhio, poi l’altro e rimango a fissare il soffitto della mia camera senza fare niente. Il rumore della sveglia mi martella nelle orecchie, ma è come se non lo sentissi. Sento mia madre che dall’altra stanza urla seccata di spegnere “quella maledetta sveglia”. Allungo un braccio e con un colpo secco spengo quell’aggeggio del demonio.
Silenzio.
Continuo a fissare il soffitto, senza pensare a nulla. E’ difficile non pensare a niente, quasi impossibile. Perché, se ci si pensa, alla fine qualcosa in testa ci frulla sempre. E quando crediamo di non pensare a nulla, in realtà si sta pensando al niente. Che fregatura.
Sento la mia famiglia che inizia ad alzarsi per affrontare la giornata. Mia mamma inizia già ad urlare di prima mattina e mia sorella gli risponde di rimando, sempre con il tono di voce bello alto. Sono le 6.30 di mattina e io mi domando dove trovino già la forza per urlarsi addosso.
Chiudo gli occhi e li riapro per un paio di volte. Non so chi sono, ne cosa dovei essere, ne cosa voglio essere. Ho una bella vita, una bella famiglia (anche se si urlano addosso la mattina), amici fantastici, un ragazzo che vorrebbe che diventassi la sua fidanzata. Tutto perfetto. E io so che sono fortunata. Il problema è che in mezzo a tutte queste belle cose, non so chi sono. Non so cosa dovrei essere, non so chi vorrei essere. Ogni mattina mi sveglio e l’ansia mi prende il corpo, facendomi tremare, fino a fermarsi all’altezza del petto. Quella sensazione di oppressione che ti preme sul cuore e cerca di sfondarti la cassa toracica.
Non credo di aver mai vissuto un giorno senza ansia. L’ansia è mia compagna di vita ormai, come una sorella un’amica. Mi conosce più l’ansia che mia mamma penso. E a pensare questa frase mi viene anche da ridere. Sì, rido! Perché in fondo sono felice. Lo sono. Ma c’è qualcosa, in fondo a quella felicità che mi punzecchia di continuo. Che mi provoca l’ansia, il malumore, l’essere sostenuta con tutto e tutti.
Dimenticavo di dire che non mi fido di niente e di nessuno. Beh, in realtà della mia famiglia mi fido, e ciecamente anche. E mi fido anche di alcuni miei amici. Non di tutti, ma di alcuni mi fido. Quindi in realtà non è vero che non mi fido di nessuno. Diciamo che, con le persone nuove, ho qualche problemino e so anche da dove questo problema arriva. E’ già un inizio, no?
- Amanda, sono quasi le sette! Alzati! - urla mia madre dalla cucina. Ma io so che non sono le sette, lo dice solo per farmi uscire dal letto. Avrà capito che questo dannato trucco non funziona più ormai da parecchi anni? Evidentemente no.
Mi giro nel letto e mi tiro la coperta fin sopra la testa. Dovrei alzarmi, lo so, ma proprio oggi non mi va. Cioè, molto spesso non mi va, ma oggi proprio sotto zero. Cerco di non pensare a quello che devo fare una volta alzata, ma è quasi inevitabile. Che rottura di palle.
Mia mamma urla ancora e io rispondo seccata a voce altissima - ARRIVO DANNAZIONE!
Ho male alla gola da quanto ho urlato.
L’ultimo pensiero prima di alzarmi dal letto riguarda il mio rimanere zitella in futuro. Proprio non mi ci vedo sposata con figli.
  
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