Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: Sammy_Stark    14/12/2015    3 recensioni
Dopo la diretta che cosa può restargli?
Nulla, a parte il rimorso per le parole non dette e la consapevolezza di aver perso, di nuovo.
Ancora una volta.
Ancora.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sapeva benissimo di aver esagerato ma aveva importanza adesso?
Gli sarebbe rimasto qualcosa?
No, quindi tanto valeva bere fino a dimenticare quale fosse il problema.
Gli era piaciuta quella serata dopotutto, anche se sapeva di non aver dato il massimo nel canto – oh, lo sapeva perfettamente - si era comunque divertito.
Per qualche minuto, mentre era in camerino a cambiarsi, gli era balenata in mente l’idea di lasciar perdere l’after party e di prendere il primo volo per Parigi senza salutare nessuno.
Ma poteva farlo?
Era davvero quello che voleva?
No, e allora perché rinunciare a quelle poche ore di felicità?
Sorrise a quel pensiero.
Nessun happy ending per lui, ancora.
 
Ancora.
 
Ad un tratto poi sentì bussare alla porta del suo camerino e qualsiasi pensiero di fuga svanì: erano Elio e Fedez.
Come avrebbe potuto dir loro che ne aveva avuto abbastanza?
Si infilò in fretta una maglietta e provò un sorriso davanti allo specchio.
I cantanti devono saper recitare, è indispensabile che sappiano fingere. A lui non era mai piaciuta questa parte ma, aveva imparato negli anni, era una cosa fondamentale per sopravvivere.
 
Eccolo lì: Mika, felice e pronto a far baldoria, a festeggiare la fine di un lungo percorso.
Chi avrebbe potuto notare il piccolo Michael in un angolo di quegli occhi così vivi? Chi si sarebbe accorto delle sue lacrime?
 
Un altro bicchiere.
Un altro bicchiere.

 
Non capiva nemmeno più da dove venissero tutti quei bicchieri, sapeva solo che adesso erano esageratamente grandi e il liquido al loro interno si rifiutava di scendergli ancora in gola.
E non sapeva se ridere o piangere.
Era come se il piccolo Michael stesse combattendo contro l’alcol per ricordargli il motivo di quella sofferenza.
Mika invece rideva, cantava, forse si rendeva ridicolo ma a chi importava?
Erano tutti ubriachi ormai.
Già, tutti ubriachi eppure il suo cervello si rifiutava ancora di lasciarlo in pace.
Ogni volta che Fedez gli si avvicinava, il cuore accelerava di qualche battito, come se fosse stato ancora un quindicenne.
Ma l’amico non sembrava badare molto a lui, aveva voglia di festeggiare ed era giusto così.
Non dovevano più essere migliori amici, lo spettacolo era finito.
Il sipario era calato.
 
Mika trovò un posto tranquillo dove sedersi per qualche minuto.
Ripensò alla sera in cui chiese al rapper di uscire.
Una serata tra amici, gli aveva detto, sapevano bene entrambi che non era solo quello.
Fedez faceva finta di niente, Mika iniziò a pensare che forse gli piaceva avere le sue attenzioni.
Sperava non lo stesse semplicemente divertendo.
Quando poi gli propose di andare in un pub, nemmeno allora l’Italiano aveva rifiutato.
Erano entrambi ubriachi da fare schifo ma il piccolo Micheal era felice allora, aveva una speranza di riuscire a rubare quel ragazzo con troppi tatuaggi e troppa voglia di parlare di verità scomode sotto forma di musica.
Ora le cose erano diverse.
Era certo che la partita si fosse conclusa e lui aveva perso.
Scacco matto.
E la cosa lo faceva ridere, ridere fino a fargli male la pancia, ridere fino alle lacrime.
 
E’ molto più semplice mascherare le lacrime amare se stai piangendo dalle risate.
Ci vuole molta attenzione per capire, un’attenzione presente solo nelle persone sobrie.

 
Quando la festa si concluse, era ormai l’alba.
Si salutarono con un abbraccio fraterno, di pochi secondi.
Erano entrambi troppo stanchi e impazienti di crollare sul letto.
Mika prese il cellulare mentre attendeva il taxi e si guardò il viso, lo tastò con cura.
Aveva delle occhiaie tremende, sembrava molto più vecchio della sua età.
Lì fuori, con il freddo, aveva anche iniziato ad avere la nausea.
Mesi e mesi di uscite, di scambi di battute, di discorsi seri e di nottate passate a parlare di loro, di musica, di sentimenti… Quale era il risultato adeso, alla fine dei giochi?
Cosa era riuscito ad ottenere?
Niente.
 
Niente di niente.

 
Non gli aveva neppure accennato il fatto che si fosse preso una cotta degna dell’adolescente più sfigato del mondo per lui.
Per cui, alla fine, quello che aveva ottenuto era un disastro.
 
Non un bellissimo disastro.
 
Un disastro e basta.
 
Un disastroso epilogo senza speranza, amore, gloria e felicità.

 
Il taxi si fermò davanti a lui.
Ripose il cellulare in tasca e si voltò per qualche secondo verso il set di quel finale patetico.
“I can be your butterfly…” Canticchiò, con un lieve sorrisetto sulle labbra.
Perché sorrideva? Non lo sapeva neanche lui ma aveva una grandissima voglia di sorridere adesso.
Gli erano sempre piaciute le farfalle.
 
Sono bellissime, colorate, eleganti, fantasiose ma anche molto fragili.
Troppo fragili a volte.

 
Gli ci sarebbe voluto un giorno intero per riprendersi dalla sbronza.
 
Più tardi avrebbe prenotato il volo per Parigi, avrebbe chiamato suo fratello e magari avrebbe mangiato qualcosa.
 
Più tardi però.
 
Prese posto nel taxi e diede l’indirizzo.
La macchina partì.
Si ricordò di avere qualcosa in tasca.
Il pass di X-Factor.
Lo fissò per interminabili minuti e poi, abbassato il finestrino, lo gettò fuori.
 
No hope, no love, no glory
No happy ending.






















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Note dell'autrice:

Sì, mi piace l'angst.
No, non mi andava di fare cose sdolcinate.
Buon Natale :D

-Sam
   
 
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