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Autore: _earlygreytea__    14/12/2015    0 recensioni
Rose è realista. È appassionata di fisica. Fa diversi lavoretti nel pomeriggio per potersi finanziare l'università in cui sogna di andare da quando è piccola: Oxford. È magrolino, ha i capelli neri. Rose è una babbana. Il destino, il fato, o come lo chiamate voi però l'ha voluta a Hogwarts, a lottare per le persone che amerà. A piangere quelle che perderà. "Perché non tutte le vite sono lunghe ugualmente, non tutti arrivano ad avere i capelli bianchi, ma ogni istante vissuto con voi, con te... con un semplice grazie non riesco a colmare l'universo di gratitudine e amore che provo per voi, che provo per te. Posso giurarvi solennemente però di avervi Amato, di averti Amato, più di ogni altra cosa."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Nuovo personaggio, Regulus Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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~~Gatti ciccioni e mangiamorte
La pioggia picchiettava noiosamemte contro le asettiche finestre della piccola casetta di periferia degli Smith.
Stavo finendo i miei compiti di fisica, il triste orologio bianco segnava le dieci di sera.
I coniugi sarebbero dovuti tornare a casa tra un oretta circa dalla serata romantica che avevano programmato per il loro decimo anniversario… o era il nono. Poco mi importava, finché mi pagavano dieci sterline l’ora per badare ai figli a me andava tutto bene, persino i sorrisini isterici della signora Smith e il terribile arredamento dell’abitazione. Sopportavo anche Felix, l’insopportabile gatto ciccione che avevano regalato al più piccolo dei tre fratellini.
Chiusi il quadernino e alzai stancamente lo sguardo ancora una volta verso l’orologio. Il tempo non passava più e io mi stavo seriamente addormentando.
Era stata una giornata dannatamente devastante.
In un attimo mi trovai sul divano, in procinto di concedermi quella meritata dormita.
Chiusi gli occhi.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Click.
Mi alzai preoccupata e un po’ in ansia a guardare se il gatto Ciccone avesse rotto qualcosa.
Controllai in cucina. Nulla, tirai un sospiro di sollievo. Che idiota diavolo. Tornai verso il salotto.
Mi bloccai improvvisamente.
La porta si stata aprendo.
La chiave era uscita da sola dall’uscio e pian piano si spalancò completamente.
Ero immobilizzata dal terrore.
Due uomini incappucciati.
Avanzarono elegantemente. Tonfi secchi sul pavimento. Fumo Nero al posto del viso.
Il più grosso tra i due puntò una bacchetta di legno contro di me.
Era uno scherzo?
Feci per andare a prendere il telefono per avvertire la polizia di questi due squilibrati.
“CRUCIUS” urlò poi.
Alla vista del lampo rosso mi buttai dietro il divano, nel tentativo di schivarlo.
Panico puro. Il cuore scalpitava nel tentativo di scappare dal mio esile petto.
Che cazzo è successo?
Corsi su per le scale, verso la stanza dei fratellini.
Seconda stanza a destra. Chiusi a chiave la stanza. Il cuore batteva forte.
Dovevo nascondere i fratellini. Chiusi gli occhi e feci un paio di respiri per riprendere la calma.
Svegliai i bambini, tentando di mantenere un tono pacato della voce, consapevole però di essere sul punto di piangere: “John, Micheal, Sam adesso voglio che vi chiudiate nell’armadio perché… perché… è un gioco! Si un gioco, tipo nascondino, iniziate a mettervi lì dentro, poi vi spiego come continua, ok?”. I primi due sembravano estasiati all’idea di poter giocare, a nascondino, a quest’ora della sera.
Una volta nascosti presi la mazza da baseball di Michael, aprì la finestra, nel tentativo di far credere agli incappucciati che eravamo scappati dal tetto.
Un respiro, due respiri, tre respiri. Mi salivano la lacrime per l’ansia. Mi nascosti dietro alla porta.
Un respiro. Un passo. Due respiri. Due passi. Tre respiri. Tre passi. Smisi di respirare, le lacrime solcavano il mio viso. Nessun rumore.
Silenzio.
Click.
La porta si aprì. Entrò cauto l’uomo Nero che si affacciò alla finestra aperta.
Gli corsi addosso e prima che si potesse girare iniziai a percuoterlo con la mazza. Cadde a terra, doveva essere svenuto. Presi la bacchetta e nel panico la spezza in due.
Sentì rumori e grida al piano di sotto. Mi nascosti sotto un letto.
Chiusi gli occhi “È solo un incubo, è solo un fottutissimo incubo Rosie”.
Altri passi, più leggeri e veloci si avvicinarono alla cameretta.
“Dorea, sei stata tu?”
“No, Alastor sono salita solo ora. I bambini, pensi staranno bene?” Disse la donna con la voce quasi tremante.
Suonava come quella di mia madre, dolce e morbida, capace di infonderti coraggio anche nelle situazioni più critiche.
Pensai che fossero arrivati degli aiuti. Uscì da sotto il letto, e risposi singhiozzando alla donna che i piccoli erano nascosti nell’armadio. Tremavo, voltai lo sguardo verso l’uomo che avevo steso. Era ancora senza sensi.  Feci un sospiro di sollievo
Poi occhi maledetti verdi.
Urlai dello spavento.
Poi buio.

 

Angolo dell’autrice

Allora, per questa fanfiction mi sono ispirata a diverse storie sulla oli generation. Spero vi piaccia.. recensite ❤

   
 
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