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Autore: Elenie87    15/12/2015    9 recensioni
E' diventata la mia ossessione. La odio. La odio perchè non so quale sortilegio mai mi abbia fatto e non so se sia colpa della sua maledetta voce che continua a cantare "Deck the halls" o se sono i suoi occhi. Proprio non so spiegarmelo, ma mi ritrovo come un perfetto idiota, da svariati giorni, a fissare quella ragazza. Passa per questa via tutte le mattine alla stessa ora, e tutte le mattine indossa il suo cappotto rosso, con il suo cappuccio che le copre i lunghi capelli neri, e canta con quel benedetto sorriso sulle labbra. Cosa mai avrà da cantare, poi? E' così speciale il Natale?
Un semplice racconto d'amore senza pretese per augurare a tutti voi un Buon Natale!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Come vedrete questa è una piccola one shot che ho voluto scrivere. Nulla di pretenzioso. Spero vi piaccia e mi lascerete un commento per dirmi che ve ne è parso^^ Ne approfitto per augurare a tutti voi buone feste e Buon Natale! Un forte abbraccio! Manu.
Ps: la storia prende spunto da un video di una campagna pubblicitaria sulla comunicazione, potete vederlo qui https://comunicazionedigitale.wordpress.com/2011/04/21/il-potere-delle-parole-nella-comunicazione-video-virale/



 
A simple Christmas Story
 
 
24 dicembre 2014
 
Seduto al bordo della strada il freddo mi entra nelle ossa. La barba lunga e incolta mi copre il viso nascondendo i miei lineamenti. Osservo la piazza di Kyoto, gremita di gente alle otto del mattino, mentre il gelo intenso mi raffredda le ossa. E' stata una lunga notte per me, e come per me anche per tanti altri che vivono ai margini della società. Siamo coloro che vengono definiti barboni, senza tetto, rifiuti della metropoli. Alcuni di noi lo sono per scelta, altri perchè non hanno avuto altre possibilità.
Ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti, lo stomaco mi duole talmente tanto che non so quantificare quanto cibo ingurgiterei. 
I primi fiocchi di neve della giornata iniziano a cadere mentre fisso con sguardo vacuo il pezzo di cartone su cui ho scritto uno scarabocchiato "ho fame" sperando nella carità dei passanti. Il mio cappellino, appoggiato al contrario sul freddo cemento, però è quasi vuoto; avrà si e no due yen all'interno.
Sbuffo innervosito, quando mi trovo a fissare un paio di scarpe innanzi a me.
Non alzo lo sguardo, inizialmente, pensando sia qualche idiota che si mette a fissarmi imperterrito. Capita spesso a noi senza tetto di trovarsi al centro dell'attenzione.
Dopo qualche secondo quei piedi, avvolti in stivali neri, si muovono avvicinandosi ulteriormente a me.
E' allora che alzo gli occhi, e le mie iridi nere incrociano due pozze azzurre.
Una ragazza. E' buffa, mi ritrovo a pensare. E' tutta coperta, indossa un cappotto rosso con un cappuccio che le copre una lunga chioma nera e ondulata.
La fisso con curiosità, rendendomi conto che il suo interesse non era tanto per me quanto per il mio pezzo di cartone.
Rimane qualche istante immobile, poi inizia a frugare nella sua borsa. Dopo qualche secondo ne estrae una penna e si accovaccia davanti a me, afferrando il mio cartone e girandolo dal lato opposto.
Apro la bocca in cerca di qualcosa da ribattere. Ma che diamine fa quella donna?
Dopo aver scritto qualcosa sorride e si alza. L'unica cosa che mi viene da fare e lanciarle uno sguardo assassino che lei invece ricambia con un altro sorriso sulle labbra.
Il mio cuore inspiegabilmente manca un battito per quell'inaspettato raggio di sole che è nato sul suo viso. Nemmeno il tempo di realizzare di aver fatto uno sciocco paragone, che lei si allontana come nulla fosse, intonando una canzoncina natalizia sotto voce.
Che strana ragazza. Chissà chi diavolo era?
Passano pochi attimi dalla sua scomparsa che alcune persone mi si avvicinano. Sto per sbottare qualche imprecazione, quando mi rendo conto che la gente viene verso di me per regalarmi qualche yen.
Spalanco la bocca incredulo ed allora mi rendo conto di non aver dato adito a ciò che quella sconosciuta ha scritto sul mio pezzo di cartone.
Osservo quelle semplici parole e resto incredulo nel comprendere l'intento di quella donna.
Un messaggio scritto diversamente può cambiare la mente delle persone e far si che i loro occhi vedano diversamente il mondo.
Un ghigno si forma sulle mie labbra mentre un'altra persona si avvicina a me augurandomi "buon Natale" e lasciandomi un gradito regalo.
Fisso ancora il mio cartone e quella frase: "oggi è un giorno meraviglioso ed io non riesco a vederlo".
 
27 dicembre 2014
 
-Cazzo!-
La mia voce irrompe nel silenzio della domenica, mentre mi scrollo dalle spalle un centimetro di neve.
La mia barba è diventata bianca a causa dei piccoli fiocchi che cadono e mi sento davvero ibernare.
Rabbrividisco, un pò per il freddo, un pò perchè penso che l'ipotermia è una delle principali causa di morte per la mia gente.
Sospiro, ricordando che una volta la mia vita era ben diversa. Avevo una casa, una famiglia, un piatto caldo sempre in tavola. Poi la follia di mio padre, la sua smania per il gioco d'azzardo ed a poco a poco la mia vita che si sgretola come un foglio bagnato tra le dita.
Le urla di mia madre quando gli strozzini sono entrati reclamando la nostra casa come loro, mio padre con la bottiglia in mano che ignora il pianto di sua moglie e di suo figlio.
Tre giorni dopo il suicidio di quell'uomo che aveva buttato tre intere vite all'aria. Mia mamma che mi stringe e mi sussurra che ce la saremmo cavata, ma così non è stato. Un anno dopo la depressione se l'è portata via ed io avevo solo otto anni. Non ricordo nemmeno quante lacrime sono scese dai miei occhi mentre mi strappavano dal corpo senza vita della donna che era tutto il mio mondo per portarmi in tutt'altro mondo chiamato orfanotrofio. Ma quel posto non era la mia casa, mi stava stretto.
Così sono scappato, ritrovandomi ad essere accolto dai barboni in periferia della città. Sono cresciuto con loro, imparando cosa significa sopravvivere, seppur all'inizio commisi l'errore di fare il ladruncolo.
La fame era un istinto irresistibile per un bambino di otto anni. Iniziai a rubare nei supermercati e nei piccoli negozietti, venendo talvolta beccato in fragrante.
Poi un giorno mi imbattei in un ragazzino, di due anni più grande di me. Mi portava da mangiare, giocavamo insieme ed è ancora un caro amico, forse l'unico. Nonostante questo non ho mai accettato di venire accolto nella sua casa, anche se le proposte da parte sua e della sua famiglia sono state innumerevoli. Non so spiegarmi il perchè, ma se e quando cambierò vita sarà per un motivo ben specifico, ed ancora non l'ho trovato.
Già, qual è il mio scopo? Cosa può rendermi davvero felice? Cosa può darmi una spinta a cambiare la mia vita?
- Deck the halls with boughs of holly, fa la la la la, la la la la. tis the season to be jolly, fa la la la la, la la la la....-
Sono immerso nei miei pensieri quando una voce femminile mi fa ritornare alla realtà.
Alzo lo sguardo verso la vetrina della pasticceria che si trova a pochi metri da me e la vedo.
La ragazza della frase sul cartone, è lei... e sta intonando di nuovo una canzone natalizia con un sorriso meraviglioso e le guance arrossate dal freddo che la fanno sembrare una bambola di porcellana. Sta fissando i pasticcini a forma di palline di Natale ed alberi addobbati come fosse una bambina di fronte a mille regali e non posso che ritrovarmi a sorridere anch'io.
Sono uno sciocco, ma in questo momento quella ragazza mi sembra la creatura più strana, dolce e misteriosa che io abbia mai vista.
Quasi potesse leggere i miei pensieri, lei si volta verso di me ed i nostri occhi si incrociano.
Rimango ancora stupido da questo color cielo. Non dice una parola, semplicemente mi guarda, forse incuriosita di avermi scoperto a fissarla.
Mi pare di vederla arrossire per un istante, ma non posso esserne certo perchè distoglie il contatto visivo e continuando a canticchiare si allontana.
 
31 dicembre 2014
 
E' diventata la mia ossessione. La odio. La odio perchè non so quale sortilegio mai mi abbia fatto e non so se sia colpa della sua maledetta voce che continua a cantare "Deck the halls" o se sono i suoi occhi. Proprio non so spiegarmelo, ma mi ritrovo come un perfetto idiota, da svariati giorni, a fissare quella ragazza. Passa per questa via tutte le mattine alla stessa ora, e tutte le mattine indossa il suo cappotto rosso, con il suo cappuccio che le copre i lunghi capelli neri, e canta con quel benedetto sorriso sulle labbra. Cosa mai avrà da cantare, poi? E' così speciale il Natale? Bah, per me è solo un giorno come tanti. Forse perchè non ho una casa, una famiglia, una moglie e dei figli da cui tornare.
Una morsa al petto mi stranisce a quel pensiero. Già, forse questa festività sarebbe stata speciale anche per me, se solo avessi qualcuno accanto.
All'improvviso mi immagino varcare la porta di una casa e trovare ad accogliermi quella ragazza che canticchia con indosso un grembiule colorato, mentre cucina qualcosa di caldo, la casa tutta addobbata di decori Natalizi ed un atmosfera .... speciale.
Scuoto la testa con forza. Mi sono ammattito?!
-Ehi- mi sussurra con voce arrochita il vecchio Shinji.
-Che c'è?- gli chiedo, mentre mi passa una tazza di the bollente.
-E' bella, vero?- mi domanda.
E' sempre stato sveglio. Lui è uno dei senza tetto con cui sono cresciuto. Ormai ha toccato i sessantacinque anni e per lui ogni inverno è sempre più duro. Quei pochi soldi che racimola preferisce spenderli per brodi e the caldi, mentre io fatico a sostenere questa "dieta". Se ho degli spiccioli tendo ad usarli almeno per un panino.
-Sì, molto- rispondo, mentre lei è come sempre di fronte alla vetrina della pasticceria.
-E cosa aspetti a darti una mossa?-
Lo guardo alzando un sopraciglio.
-Esattamente che vuoi dire?-
Lui ride.
-Che ora potresti avere un obiettivo, uno scopo. Non vuoi provarci?-
Resto basito per un attimo. Lei dovrebbe essere il mio punto di svolta? Lei? Una sconosciuta che nemmeno sa che esisto?
Sorrido.
-Shinji, guarda che la vita non è un film- rispondo ironico.
-Tsk! Screanzato. Con chi credi di parlare? Non ho detto che sarà facile. Ma perchè non provarci? Santi Kami, hai solo ventisette anni. Quando deciderai di uscire da questo mondo del cavolo? Hai una vita davanti. Va al centro Hirai e cambiala-
Io lo guardo interrogativo.
-Il centro Hirai?-
Shinji annuisce.
-Dicono che aiutano i bisognosi a rimettersi in sesto. Pare sia gestito da una donna molto in gamba e da suo fratello-
-Capisco- mormoro.
-Ah, caro il mio Inuyasha. La vita è troppo breve per stare qui sul ciglio della strada ad osservare quella degli altri che scorre. Tu sei ancora in tempo-
Lo sono? E' davvero questo quello che voglio?
Guardo la ragazza allontanarsi ed il mio cuore accelera di nuovo.
"Oggi è un giorno meraviglioso ed io non riesco a vederlo"; così aveva scritto. Che fosse questo quello che pensava di me in quel momento? Lei mi osservava e capiva che io non vivevo la vita, ma mi facevo vivere senza trovare alcun significato alla mia esistenza?
E adesso?
Guardo i miei vestiti sporchi, la mia barba lunga e incolta, i miei capelli pieni di nodi.
Apro i palmi delle mani davanti a me ed osservo decine di graffi e lo sporco che le ricopre.
Un dolore sordo mi invade e stringo i pugni.
E adesso..... tocca a me.
 
24 dicembre 2015
 
I miei piedi calpestano il marciapiede di Kyoto dopo un anno di assenza.
Il cappotto invernale mi scalda abbastanza da non sentire il freddo entrarmi nelle ossa, mentre una calda sciarpa mi cinge il collo.
Il mio volto è libero dalla barba ed i miei occhi neri sono ora pieni di vitalità.
La mia vita è stata cambiata e devo tutto questo al centro Hirai. Quando sono arrivato in quella struttura ero scettico. Non credevo davvero che delle persone potessero aiutarmi a trovare una sistemazione, un lavoro e tantomeno che potessero accogliermi, darmi un pasto caldo e magari un letto.
Invece la proprietaria, Sango, mi ha fatto un interrogatorio di un' ora, chiedendomi se sapevo fare qualcosa, quali fossero le mie aspirazioni e cosa mi aspettavo da loro. Le mie risposte erano state che non avevo mai lavorato ma sicuramente ero bravo nello sport e avevo resistenza fisica, che la mia unica aspirazione era trovare un pò di felicità e che da loro non mi aspettavo un bel niente. Sango è scoppiata a ridere e mi ha dato una pacca sulla spalla dicendomi che aveva qualcosa che poteva fare al caso mio. In una scuola non lontano da li un maestro di ginnastica dei bambini delle elementari sarebbe presto andato in pensione nel giro di un anno e cercava qualche giovane da formare a cui lasciare il posto, previo l'interesse a studiare sodo per raggiungere l'obiettivo. All'inizio fui riluttante, ma Sango mi spiegò che la loro associazione aveva delle strutture che sostenevano la loro attività. Tali strutture erano scuole, ospedali o aziende che si proponevano di aiutare i bisognosi offrendo dei posti di lavoro e formazione professionale a loro spese.
Così mi ritrovai a vivere in un appartamento assieme ad altri quattro ragazzi e ad iniziare a lavorare e studiare.
Sango mi fornì diversi vestiti nuovi e tutto il necessario per trasferirmi a vivere in una nuova casa. Quando mi sbarbai quasi non mi riconobbi. Vidi il mio viso, per la prima volta dopo anni, riflesso nello specchio.
Sospiro. Da quei giorni è passato ormai un anno ed io sono tornato a Kyoto, in questa piazza....
Lei è stata la mia motivazione: una ragazza, una frase, una canzone.
Sarò mai così fortunato da incontrarla?
Mi fermo di fronte la vetrina che lei guardava con tanto stupire.
E' davvero incredibile, effettivamente. Piena zeppa di leccornie di ogni tipo e colore, mille luci adornano le mensole su cui sono poste torte e pasticcini natalizi.
Sorrido. Non avrei mai creduto di essere qui, in questo istante, come sono ora: un uomo.
-E' bella, vero?-
Una voce femminile mi fa sussultare. Immerso nei miei pensieri non mi sono accorto di avere qualcuno accanto, e quando mi volto per poco non mi escono gli occhi dalle orbite.
Lei. Avvolta ancora nel suo cappotto rosso mi osserva curiosa, con quelle pozze azzurre incredibili.
-Ah... sì- riesco a rispondere.
Sorride dolcemente ed il mio mondo sembra esplodere.
-Io la adoro! Mi mette un'allegria incredibile. Vedere tanti dolci così colorati, a prima mattina, da la carica per affrontare la giornata!- dice con un'energia così prorompente da lasciarmi spiazzato.
-Credo tu abbia ragione- mormoro, fissandola intensamente forse più del dovuto.
Lei rimane in silenzio per un istante, poi improvvisamente sgrana gli occhi e arrossisce portandosi una mano al petto.
Che stupido! Forse l'ho messa in imbarazzo. Che mi è saltato in mente di fissarla? Le sarò sembrato un maniaco!
Non si muove e mi guarda. I suoi occhi brillano e non capisco cosa diamine stia succedendo.
La vedo prendere un respiro e poi balbettare.
-I-io sono Kagome- dice, tornando a guardare la vetrina.
-Inuyasha- rispondo a mia volta.
Si chiama Kagome. E' un bel nome.
-Sei.. nuovo qui?- mi chiede titubante.
Io scuoto la testa.
-No.. diciamo che... sono mancato per un pò-
Arrossisce di nuovo. Ma che diamine! Possibile che la metto in soggezione? Che sia a disagio con me?
-Capisco- sussurra.
Oh, Kami. Lei è così bella, così.... importante per me. Cosa darei per trovare un modo per colpirla, un modo per poterla vedere di nuovo....
Le parole escono dalle mie labbra ancora prima che io possa frenarle.
-Sai, Kagome, oggi è un giorno meraviglioso ed io riesco a vederlo-
Lei si volta di scatto verso di me e sgrana gli occhi. Sono uno stupido, completamente un idiota.
Non muovo un muscolo, convinto di aver ormai rovinato tutto, ma ecco che lei mi stupisce ancora.
Sorride.
-Lo sò- mormora, portando una mano al mio viso e carezzandomi dolcemente una guancia -Ti sei tolto quella lunga barba- bisbiglia, mentre noto i suoi occhi farsi lucidi.
Poche parole, un gesto semplice e candido come la neve. Il mio cuore si ferma e sembra esplodere. E capisco. Lei si ricorda di me.
Afferro la sua mano stringendola delicatamente nella mia, mentre intreccio le mie dita alle sue e la trascino dentro la pasticceria.
Ora vedo, vedo davvero.
 Vedo la felicità di fronte a me. E sicuramente sarà un giorno meraviglioso.
 
Fine
 
  
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