MARINAIO
Il rimpianto entrò dalla porta principale senza chiedere il permesso, si sedette comodo su una sedia umida che puzzava di marcio, di vecchio e di bagnato e attese il mio ritorno.
Lo salutai con gratitudine alzando il braccio e agitando la mano: Il mio compagno di viaggio conosciuto da tanto tempo non mi avrebbe lasciato nemmeno questa volta.
Lo vidi alzarsi sulle gambe ossute e la sua faccia ghignava di soddisfazione.
“Potresti essere chissà dove” gli dissi “Nel mare del nord per esempio, per una gara di piccole imbarcazioni di legno,poco stabili, con il fondo marcio e logoro per l'usura. Potresti attaccarti ad uno qualsiasi di quei marinai che perderanno i loro figli nei primi giorni di estate, dopo avere navigato solo una volta. E lo rimpiangeranno per tutta la vita.”
“Questa è la tua storia” rispose.
Mi sedetti e pensai a tutte le barche che in questa stagione attraversano il porto, attraccano e ripartono quando il sole ormai è calato.
“Vedi, adesso auguro la morte a tutti quelli che possiedono grandi e belle imbarcazioni, perchè il mare è loro amico e non affondano mai quando lo vorrei.”
“Ma anche loro mi conoscono, io non esisto solo per te” mi rispose ancora.
Guardai la mia casa di legno, fissai i miei piedi nudi e tagliati dagli scogli, vidi le mie mani callose, annusai l'odore del mare.
“Quando rientro a casa d'estate so che la tua presenza rappresenta la mia punizione” dissi sfregandomi la barba folta e lunghissima come se non mi prendessi più cura del mio aspetto.
“Il mare mi ha punito per averlo privato dei tonni che pesco, il sole mi ha bruciato, vedi? E la sabbia si è infilata anche nel mio letto e non mi lascia dormire”.
Sospirai.
“Così accetto che tu sia qui e te ne sono grato”.
Mosse qualche passo, smise di sorridere e se ne andò dalla porta di servizio.
Mi alzai dalla seggiola sudicia, mi misi in tasca l'orgoglio, presi per mano la sorte, feci l'occhiolino all'estate e salutai il mio amico.
Il rimpianto mi lasciò quella sera stessa d'estate come era giunto tanti anni prima e come era giusto che fosse dopo che ebbi accettato la mia disgrazia.