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Autore: Joy2000    15/12/2015    1 recensioni
A volte il destino è proprio strano...decide di far incontrare una ragazzina di strada con un rapper che viene dalla strada. E se nascesse qualcosa tra questi due? Magari un'amicizia che va oltre le apparenze e i pregiudizi? Non vi resta che dare uno sguardo: non ve ne pentirete!
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Prima di leggere...
Voglio avvertire i lettori dell'utilizzo da me voluto di un linguaggio a volte volgare, usato per l'unico fine di rendere meglio il carattere della protagonista. Ciò che ho descritto è puramente frutto della mia immaginazione.


Mi sentivo male. Mi mancava l'aria, non riuscivo a respirare. Continuavo a vomitare ormai da due giorni, anche se non mangiavo niente. Mi sembrava di morire. Ero in quel centro di disintossicazione solo da 48h e 30 minuti e già volevo scappare. Non facevo che pensare a quel fottuto giudice che mi aveva mandato qui. Avrei preferito cento volte essere nel carcere minorile, o in riformatorio. Almeno lì avrei potuto assumere ciò che volevo. Ecstasy, coca, o magari fumarmi un po' di erba. E invece dovevo stare qui, da sola in balia del vomito e dei dolori allo stomaco. Provai a stendermi un po' sul letto, col cestino dal cattivo odore vicino a me. Sentivo il cuore che mi batteva forte, la pancia contratta, dolorante, e la gola che mi bruciava. Provai a calmarmi, respirando piano, ma sentivo i battiti che non diminuivano, ma che anzi acceleravano. Decisi così di prendere il mio cellulare e di sentire un po' di musica agli auricolari. La mia playlist, interamente costituita da tutti gli album di Eminem, era quanto avessi di più prezioso al mondo. Quelle canzoni mi avevano aiutato a superare molti momenti difficili della mia vita e lo continuavano a fare ogni volta che le ascoltavo. Perciò misi gli auricolari nelle mie orecchie e sparai a tutto volume la canzone 'My Darling' che mi ricordava tanto la parte cattiva di me che aveva fatto penare mia madre, ogni volta che le disubbidivo. Ma ora non accade più, non perchè io sia cambiata, ma perchè lei è morta. Sparata dritto al cuore da un suo ex a cui lei doveva dei soldi. Ricordo ancora quel giorno di dieci anni fa. Ero solo una bambina allora, avevo sei anni ed era il mio compleanno: due ottobre del duemilasei. Ricordo che era una giornata piuttosto fredda a Detroit, ma la mamma volle comunque accontentarmi andandomi a comprare la torta al cioccolato che io tanto adoravo. Al suo ritorno, bussò alla porta della nostra roulotte dicendomi "Ashley aprimi tesoro, ho una sorpresa per te". Stavo per andare ad aprire quando sentii la sgommata di una macchina. Poi un colpo. Solo uno. Un rumore sordo, durato una frazione di secondo. E fu in quella frazione di secondo che persi mia madre. Vagai tra una casa famiglia e l'altra, tra collegi e scuole in cui non socializzavo mai con nessuno. Quindi avevo deciso di scappare, ma mi hanno beccato mentre mi facevo di coca ed ora sono qui. Però fra due settimane diventerò maggiorenne. Non ho dimora fissa, anche se di solito dormo in un vecchio palazzo abbandonato dove non gira mai nessuno. Vagabondando per i vicoli ho fatto amicizia con James, un ragazzo di colore che conosco da un mese che vende della roba buonissima. È uno apposto, simpatico, ma non molto bello di viso. Ascoltando la canzone di Eminem tornò su per la mia gola il rigurgito. Misi la testa nel cestino e sputai tutto ciò che premeva di uscire. Avevo bisogno di un po' di roba. E pensare che dovevo stare in quel posto ancora per due settimane! No, era impossibile, avrei dovuto scappare da lì, in un modo o nell'altro. Mentre ripetevo a mente le parole di 'My Darling' che ormai sapevo a memoria, l'infermiera dai capelli color nero pece, entrò dalla porta. Mi portò un'altra pillola di sonnifero o calmanti, non so bene, in ogni caso era la stessa che mi avevano dato quella stessa mattina. Serviva a farmi dormire. Ma io non avevo bisogno di dormire! Avevo bisogno di stare sveglia e di sentirmi libera e non reclusa come in quel momento!
«Ciao Ashley, è l'ora della pillola!» disse porgendomi un bicchiere d'acqua e la minuscola caramellina gialla che non avevo nessuna intenzione di assumere!
«Non la prendo.» mi imposi
«Devi prenderla, è per il tuo bene. Non fare i capricci, hai 15 anni!» mi esortò
«Non è per il mio bene. Se voi aveste voluto il mio bene mi avreste dato un po' d'erba arrotolata in una cartina e non questa stupida pillolina!» sbottai
«Devo chiamare i dottori?! Se vuoi lo faccio subito!» mi ricattò vigliaccamente lei. A quel punto non ebbi scelta. Dovevo ingoiare la medicina...
«Aaah...va bene, dammi...» sospirai rassegnata strappandole la pillola e il bicchiere dalle mani. Posi la pillola nella bocca e poi bevvi un po' d'acqua.
«Visto non ci voleva tanto!» Quante gliene volevo dire in quel momento non lo potete immaginare. Odio i dottori. Odio gli infermieri. Odio tutte quelle persone che mi vogliono far fare quello che dicono loro! Ma che cavolo, chi dice che quello che affermano è giusto?! Non sono mica onniscenti!
Non appena l'infermiera andò via, sogghignai tra me e me...l'avevo fregata ben benino. La pillolina gialla era sotto la mia lingua. La sputai subito e la compressi tra il pollice e l'indice facendone una polverina che mi ricordava la cocaina. Ma era roba ben diversa che spolverai dritto dritto nel cestino pieno di vomito. Avevo vinto io! Nessuno era in grado di fregarmi!
Presa dalla noia e dall'incapacità di alzarmi dal letto decisi di accendere la tv, al canale della ABC, dove trasmettevano notizie quasi sempre interessanti.
"...E ora parliamo d'altro. A quanto pare il celebre rapper bianco Eminem si è esibito un'altra volta a Detroit, sua terra natale, in condizioni a dir poco sconcertanti. Era euforico e sembrava aver assunto sostanze stupefacenti. Non è la prima volta che lo fa e credo anche che il pubblico ne fosse abituato. Noi tutti ci chiediamo quindi: ci sarà un giorno in cui il nostro Slim Shady dirà di no alla droga?" Queste le parole della giornalista al tg, che accompagnavano le immagini del mio idolo con gli occhi fuori dalle orbite e un po' arrossati tipici di chi aveva preso qualcosa. Non ne fui dispiaciuta, in verità. Ormai era risaputo che era il rapper più drogato dell'America! E poi sinceramente non ci trovavo niente di male. Mi chiedo perchè sia sbagliato assumere droga...è buona, fa star bene, perchè non si dovrebbe? Ma che ognuno si faccia i fatti propri! Pochi minuti dopo ascoltato il tg, sentii un'altra volta l'urto del vomito. Questa volta fu seriamente doloroso. Sentivo lo stomaco e l'intestino uscirmi fuori dalla bocca! Rimasi con la testa piegata sul secchio per almeno sette, otto minuti con gli occhi chiusi, per non vedere lo schifo che avevo rimesso. Quando mi fui calmata presi coraggio e osservai ciò che avevo tirato fuori. Non era un bello spettacolo, anzi era qualcosa di preoccupante! Avevo rimesso sangue. Il vomito nel secchio era a chiazze rosse!
Basta! Ero stanca di star male per la decisione di un giudice!! Dovevo andarmene via. Così iniziai a pensare un piano per uscire. Visto il mio grave bisogno di almeno una canna, dovevo scappare subito. Quindi pianificai che non appena fosse giunta la notte, avrei trovato un modo per andarmene. L'unico problema era che alla porta di uscita c'erano delle guardie, che si alternavano ogni tre ore. Quindi dovevo scoprire l'ultimo cambio, aspettare tre ore e sgattaiolare fuori. Semplice no!?
 
Guardai l'orologio che segnava le undici di sera. Fra un'ora ci sarebbe stato il cambio della guardia. Così mi preparai lo zaino con dentro le mie cose: vestiti e qualche soldo perlopiù. Poi mi misi nel letto. Di lì a poco un'infermiera sarebbe venuta a controllare se stessi dormendo. Nascosi lo zaino sotto il letto e mi coprii in silenzio, in attesa che la porta della mia stanza si aprisse.
Non dovetti aspettare parecchio, in realtà, ma l'attesa fu snervante e massacrante. Più aspettavo più il desiderio di un po' d'erba cresceva nella mia mente. Non appena sentii la maniglia della stanza aprirsi, chiusi gli occhi e finsi di dormire. Stavo pregando che l'infermiera non si accorgesse di niente o per me sarebbe stata la fine! Trattenni il respiro per qualche secondo, cercando di pensare positivo e di immaginarmi di lì a qualche istante libera, con uno spinello in bocca. All'improvviso sentii la porta chiudersi. Contai fino a trenta e aprii piano piano gli occhi, scrutando la stanza e accertandomi che l'infermiera non mi avesse teso una trappola. La camera era vuota e io ancora una volta avevo fregato chi voleva fregarmi. Diedi un ultimo sguardo all'orologio. Di lì a dieci minuti avrei avuto il via libera. Così iniziai ad uscire dalla stanza. La chiusi senza il minimo rumore e dopo aver guardato a destra e a sinistra del corridoio, mi diressi verso l'ascensore. Premetti il tasto e di lì a poco sentii il driin che mi segnava l'arrivo. Ma l'ascensore era pieno e io ebbi la fortuna di sfruttare la frazione di secondo regalatami dal destino per nascondermi giù per le scale. Non si erano accorti di me per fortuna e tirai un sospiro di sollievo quando mi accorsi che i medici che occupavano l'ascensore erano diretti dal lato opposto al mio! Per sicurezza presi le scale. Scesi un gradino alla volta in silenzio e quando fui finalmente al piano terra mi nascosi dietro una colonna. Guardai l'orologio appeso di fronte al bancone della reception: solo sessanta secondi mi dividevano dalla libertà. Sbirciai, senza farmi scoprire, anche la guardia che sorvegliava l'uscita. Era un omone alto e muscoloso, con un taglio corto alla militare. Non ne avevo paura, ovviamente, ma già mi immaginavo che cosa mi avrebbe fatto se mi avesse scoperto...non cose belle! Tirai la testa dietro alla colonna e riguardai l'orologio. Solo dieci stupidissimi secondi. Feci nella mia mente il conto alla rovescia. Nove. Otto. Sette. Sei. Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno. Sentii lo squillo brevissimo di una campanella che segnava la fine del turno. Mi sporsi dalla colonna e vidi la porta di uscita senza nessuno che la controllasse. Non ci pensai due volte. Corsi immediatamente verso quella dannata uscita. Sembrava non arrviassi mai. Sembrava che corressi all'infinito senza mai giungere al traguardo. Poi invece, ad un tratto, sentii l'aria fresca penetrarmi nel naso e purificarmi i polmoni. Ero libera, finalmente!
 
La prima cosa che feci non appena uscii da quella prigione fu correre verso il mio amico di fiducia James. Non era molto lontano dal centro di disintossicazione, e fui da lui in una ventina di minuti al massimo. Era in uno dei numerosi quartieri popolari di Detroit, pieno di neri che facevano rap e bianchi che giravano armati. Presto fui dal mio amico. Non appena lo vidi gli saltai letteralmente addosso e lui ricambiò abbracciandomi forte.
«James!!»
«Ashley!! Non eri nel centro per i dipendenti?»
«Esatto, ero. Mi ero stancata di stare male. Non facevo che vomitare e vomitare. In soli due giorni avrò perso almeno cinque o sei chili! Perciò me ne sono andata» gli raccontai con aria spavalda
«Sei scappata da lì? Ma come diamine hai fatto?»
«Ho i miei trucchetti...  Cambiando argomento, ce l'hai un po' di erba? Ho bisogno di fumare qualcosa immediatamente! Se hai già una canna pronta mi faresti un gran piacere!»
«Sei fortunata. Ne ho appena fatta una. In verità era per me, ma te la dò con piacere! Ne hai più nisogno» mi disse facendomi l'occhiolino e porgendomi quel rotolino bianco con dentro marjuana «Oh, questa la offro io!»
«Grazie James, ti adoro!» lo ringraziai scoccandogli un bacio sulla guancia. Misi la canna nella mia bocca e senza perdere tempo la accesi. Tirai un po' di fumo tenendolo in bocca e gustandomelo ben benino, con lentezza e placidità. Era più buono di quanto mi ricordassi. Ero in estasi. Immediatamente sentii tutta l'adrenalina di prima calmarsi facendo posto ad un senso di rilassamento assoluto, completo. Poi feci uscire il fumo dalla mia bocca, con calma, godendomi il sapore dell'erba.
«Com'è?» mi chiese James, probabilmente osservando la mia faccia più che soddisfatta
«Perfetta...» risposi semplicemente! «Se vendi roba così, gli affari ti andranno più che bene!»
«Puoi dirlo forte! Ho parecchi clienti che hanno promesso di presentarmi altri futuri compratori...devo solo avere pazienza. Di solito vengono verso le due...»
«Ah, posso rimanere? Magari ti dò una mano!» gli proposi continuando a tirare fumo
«Non mi sembra il caso...ci sono uomini pericolosi...armati...potresti averne paura!»
«Non ne avrò paura!! Non ho paura di niente, io!» ringhiai, finendo la canna
«Okay okay leonessa. Puoi rimanere, aiutami ad impacchettare questa!» mi ordinò mettendomi davanti una busta con almeno mezzo chilo di polvere bianchissima. Così iniziammo a fare delle confezioni da dieci grammi l'una, in attesa di clienti. Dopo quella fumata stetti molto meglio! Ero rilassata, senza problemi. Senza inutili mal di stomaco o mal di testa o vomito. Ero calma, ottimista ed ero certa che le cose sarebbero andate di bene in meglio!
 
Le due arrivarono in un battito di ciglia. Ero curiosa e anche un po' nervosa di scoprire chi venisse a comprare droga da noi. Mentre aspettavamo i nostri possibili acquirenti decisi di provare un po' di quella coca purissima che avevamo impacchettato. Questa però la pagai, due grammi a 50$ la roba buona si paga come l'oro! Andai dietro ad un vicolo, presi una banconota, la arrotolai stretta, poi misi la coca sul cofano di una macchina nera lucidissima, avvicinai la banconota alla polverina e la narice del mio naso alla banconota e respirai il primo grammo. La coca mi arrivò dritta al cervello! Cavolo come era buona!! Mi sentivo leggera, mi sembrava di volare, di fluttuare nell'aria come uno spirito senza peso. Ero senza pensieri, e vedevo tutto intorno a me con un ottica diversa, più calma, più spensierata.
Poi avvicinai l'altra narice e sniffai la restante metà. L'effetto di prima si raddoppiò: ero leggera come il vento, che soffiava in autunno. Gelido, ma che spazzava via ogni cosa! Sentivo la testa sballata e non riuscivo a ragionare. Non mi era mai capitato sino ad allora...forse ne avevo presa troppa tutta insieme. Mi sedetti un attimino a terra, sentendomi all'improvviso le gambe molli e flaccide come la gelatina. Sorrisi tra me e me, pensando che in quel momento avrei potuto essere ancora in quel centro di disontissicazione di cavolo, a vomitare la mia anima e ad impazzire. Spazzai via quei pensieri dalla mia testa e trovai la forza di alzarmi e rimanere in piedi, anche se con un po' di instabilità. Provai a fare un passo in avanti, ma le gambe cedettero di nuovo e mi ritrovai con la faccia spiaccicata sul cofano della macchina nera di prima. Risi ancora. Era una situazione esilarante! Stavo per cercare di rialzarmi, concentrando tutta la forza nelle mie braccia, quando sentii una sensazione di sonno, di stanchezza, farsi strada nel mio cervello. Però non mi lasciai sopraffare da questa sensazione, mi feci forza e cercai di alzarmi dal cofano della macchina. Ma cavolo, sembravo incollata! Non riuscivo a stare in piedi! Poi ad un tratto sentii una voce maschile dal suono a me gradito..
«Hei. Alzati. Sei sulla mia auto.» C'era un solo semplice comando in quella frase. Alzati. Eppure mi sembrava difficile da realizzare. Non ce la facevo neanche a sollevare la testa per vedere l'altro interlocutore, figuriamoci come avrei fatto a stare in piedi!
«Ehm...sì...un...un attimo...» biascicai distorcendo le parole, sentendo anche i muscoli della bocca addormentati. Provai a ridare al mio cervello il comando di alzarmi dalla macchina. Contai nella mente fino a tre. Poi mi sarei sollevata. Uno. Due. Tre. Misi forza nelle braccia e fui in piedi. Cavolo! Girava tutto! Mi ero sollevata troppo in fretta! Che brutta sensazione! Chiusi gli occhi sentendomi poco bene. Ero debole e spossata e sentii le forze abbandonarmi. Ma cercai di ripetere al mio cervello 'non cedere, non cedere' Purtroppo però le forze mi mancarono e mi sentii svenire. Mi lasciai andare, consolata dal pensiero che anche se fossi caduta non avrei sentito niente perchè ero sotto l'effetto della coca. Mi aspettai un tonfo a terra, il rumore del mio corpo che sbatteva contro l'asfalto, ma invece sentii solo delle braccia calde, strette intorno al mio corpo e la stessa voce di prima " Oh, ma che cosa hai combinato?!" E poi il mio cervello mi fece chiudere definitivamente gli occhi e ascoltare la canzone Lose Yourself del mio idolo.
Mentre la canzone mi faceva da colonna sonora, avevo delle immagini sfocate nella mia mente, come ad esempio quella del tizio vestito con felpa, pantaloni alla militare e scarpe da ginnastica firmate nike, del quale però non riconoscevo il viso, sia perchè vedevo poco bene, sia perchè portava un berretto sormontato da un cappuccio che gli copriva il volto. Avevo altre immagini, tra cui quella di lui che canticchiava una canzone a me familiare, o di lui che imprecava contro un tizio in moto sbucato dal nulla che gli aveva tagliato la strada. Un'altra immagine fu quella delle sue braccia di nuovo strette al mio corpo. Mi prese in braccio e mi portò non so dove. Mi depose su un letto e in quel momento cercai di vedergli la faccia, ma i miei dannatissimi occhi vedevano appannato come se ci fosse stata la nebbia. E poi mi ricordo una frase "Sshhh. Ora dormi. Andrà tutto bene" detta con una dolcezza infinita e con una tranquillità che mi fece rasserenare. Così chiusi gli occhi, lasciandomi andare al sonno.

Rieccomi. Beh, che ne pensate del capitolo?? Fatemi sapere con un commento, mi raccomando. Mi scuso inoltre se sono presenti degli errori strutturali o gramaticali, che durante la correzione sono sfuggiti al mio occhio. :)
  
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