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Autore: Miss Reedus    15/12/2015    3 recensioni
L'oscurità ha inghiottito tutto, ma non i suoi occhi, quei due cristalli azzurri risplendono nella notte, fuori dal nostro nascondiglio gli zombie vagano per Times Square assetati di sangue non curanti di ciò che sono diventati, ciò che ormai quasi tutta l'umanità è diventata; un ammasso di carne putrefatta errante. Daryl si accende una sigaretta, solo lui potrebbe fumarsi una sigaretta durante un'apocalisse di zombie, inizia a guardarmi - Hai paura?- mi chiede ed io annuisco tremando per la paura e per il freddo - Non devi avere paura, tutta questa merda...- indica gli zombie che si trascinano da una parte all'altra -... è solo merda ecco- cerco i suoi occhi nel buio - Ho paura che tu te ne possa andare- la mia voce trema - ho paura che tu possa diventare come loro, ho paura di rimanere di nuovo da sola- lui sbuffa e sento l'odore del fumo impregnare l'aria - Ehi...- si avvicina -... Non ti lascerò da sola. Quegli stronzi là fuori non mi avranno così facilmente, rimarremo insieme- sento delle lacrime inondarmi gli occhi - Sì, insieme... Ma fino a quando?- spero che lui non riesca a vedere i miei occhi lucidi - Fino alla fine del mondo- mi risponde
Genere: Horror, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La copertina è stata realizzata interamente da me con PhotoshopCC. 
Crediti: sfondo (TheAJDeviant |Deviantart) corpo ragazza ( FairieGoodMother) corpo soldato (Freeport) viso uomo (Norman Reedus) viso donna         (Holland Roden). Vietata la copia anche solo parziale.

Ghost Town

Quando mi risvegliai James era accanto a me, ancora profondamente addormentato, mi alzai senza far rumore, ma si svegliò comunque - Buongiorno- farfugliò piano mentre si stropicciava gli occhi - Buongiorno- dissi calma, lui mi sorrise con un'aria assonnata, guardai i suoi capelli tutti arruffati e ci passai una mano sopra facendoli diventare ancora più spettinati - No dai...- disse, mi prese delicatamente la mano e me la poggiò sul cuscino e mi fece sdraiare di nuovo a letto - Ieri sera stavi piangendo- cercai di nascondere la mia espressione imbarazzata - Non devi piangere per quello stronzo- mise una mano sopra al mio fianco, tremai, ma i suoi occhi scuri mi tranquillizzarono - Non piangevo per lui... Figuriamoci, per quel cretino non ci sprecherei neanche una lacrima- iniziò ad accarezzarmi i capelli - E allora perché piangevi?- chiese calmo - Io...- i suoi occhi si fecero più profondi e io nascosi la faccia nel suo braccio - Che c'è?- si avvicinò ancora un po' di più - È che non mi piace raccontare di me...- lui sorrise - Tranquilla non sei obbligata- non risposi e rimasi nascosta sotto le sue braccia, mi prese il mento tra le dita e mi fece alzare il viso e ci ritrovammo faccia a faccia, ci guardammo a lungo senza dire nulla, solo battiti di ciglia finché lui non si avvicinò e poggiò le sue labbra sulle mie rompendo quell'equilibrio perfetto che si era c reato tra noi, sentii il suo calore e la sua dolcezza inondarmi il corpo, chiusi gli occhi estasiata da tutto quell'affetto e mi lasciai a peso morto sul letto, aveva un aroma mischiato al fumo, selvaggio, un aroma che non avrei mai associato a questo James - Vado a preparare la colazione- e lo osservai mentre si metteva una camicia e usciva dalla stanza, mi sotterrai sotto le coperte con un sorriso ebete stampato in faccia, felice e raggiante come una bambina piccola, sentii bussare alla porta e riemersi immediatamente e trovai Kat che mi fissava con un'aria innocente - Buongiorno!- feci scomparire immediatamente la mia aria da ragazzina e le lanciai uno sguardo severo - Buongiorno... Cosa vuoi?- venne verso di me - Perché non vai a chiedere scusa a Daryl?- alzai gli occhi al cielo - Kat se sei venuta qui per chiedermi questo è meglio che te ne vai- rimase lì a fissarmi e iniziò a fissarmi - Che c'è? Che vuoi adesso?- lei non rispose subito - Perché mi stai trattando male?- disse con un filo di voce, mi misi una mano tra i capelli sbuffando e la guardai. Stava lì a fissarmi con quei riccioli biondi che le incorniciavano perfettamente il viso innocente - Dai vieni qui- dissi battendo sopra al letto, ma lei non si mosse - Avanti dai... Vieni qua sopra- senza cambiare espressione si sedette sul letto - Scusami Kat- dissi togliendole una ciocca ribelle da davanti la faccia - è stato il modo in cui mi hai trattata che mi ha fatto arrabbiare- lei abbassò lo sguardo - Ma avevo ragione- - Sì, avevi ragione- dissi sospirando, mi guardò negli occhi - è che non capisco per quale motivo ti fidi così tanto di lui-
- È un ragazzo...-

-Uomo. Kat non puoi chiamarlo ragazzo!-

-È un uomo buono, è gentile-

-Non credo proprio-

-E tu che ne sai?-

-Lo so e basta-

-No, non lo sai. Tu c'eri quando mi ha aiutata? No. Quindi non puoi basare le tue convinzioni su una tua sensazione-

-Io non mi fido. Punto e basta. Tu sei liberissima di giocarci e starci insieme e cose simili, ma se prova a toccarti...-

-Non è quel genere di uomo-

-E tu che ne sai?-

-Lo so e basta- disse con aria di sfida.

-Non lo puoi sapere con certezza-

-Oggi mi ha portato un mazzo di fiori bianchi-

-Io lo ammazzo...-

-E mi ha detto di portarli a te- mi fermai a guardarla - Cosa?- Kat tornò indietro, si chinò a prendere qualcosa sul pavimento, tornò indietro e vidi un mazzo di fiori, lo guardai - Non mordono mica- disse porgendomeli, io li posai immediatamente sul comodino - Se è un modo per farsi perdonare, fa veramente pena- lei rise - Ha detto che se avessi detto questo io ti avrei dovuto dire che in realtà non è un modo per farsi perdonare e che in realtà saresti tu quella che si dovrebbe scusare- guardai i fiori - Non succederà mai- Kat prese un fiore e se lo mise in tasca - Ha detto che avresti detto anche questo- alzai gli occhi al cielo - E poi cos'ha detto?- chiesi con aria scocciata - Che non gliene frega nulla- detto questo scese dal letto - Dove vai?- chiesi con tono severo - A cercare Daryl, non lo trovo da nessuna parte- si voltò e andò di sotto, la sentii, mentre scendeva le scale, chiamare James, sospirai e tornai a guardare i fiori, mi guardai la canottiera e vidi delle macchie di sangue vecchio di giorni, macchie di cibo e delle mie lacrime, così scesi di sotto anche io: James emerse dalla cantina. - Come mai da queste parti?- mi guardai attorno - Ehm... Ho la canottiera sporca. C'è una lavatrice da queste parti?- sembrò confuso - Si... Nel bagno di sopra perché?- lo guardai con aria interrogativa -... Per lavare la canottiera no?- si rilassò - Ah certo! Vai pure- si voltò e tornò a preparare il pranzo - Hai visto dov'è andata mia sorella? Mi sono dimenticata di chiederle una cosa..- lui non si voltò neanche per rispondermi - No, non l'ho vista da nessuna parte- alzai le spalle e salii di sopra. Sono sempre stata una frana con gli elettrodomestici e solo dopo un buon quarto d'ora che lottavo contro la lavatrice finalmente riuscii a farla funzionare, c'erano degli altri panni sporchi in una bacinella lì vicino e decisi di lavare anche quelli, penso fossero tutti vestiti di James anche se c'erano alcuni vestiti da donna, pensai che fossero della sua compagna così non li lavai “Magari ci tiene” così li misi da parte, l'ultimo capo da mettere in lavatrice sembrava un enorme cappotto arancione con una serie di numeri neri stampati su un lato e sulla schiena, era orribile e anche sporco di sangue come la maggior parte degli altri vestiti, scrollai le spalle e lo buttai a lavare insieme agli altri, dopo aver impostato tutte le impostazioni di lavaggio guardai per un po' i vestiti che giravano vorticosamente attraverso l'oblo “Chissà se il sangue di zombie va via così facilmente...” presi una camicia che era appoggiata, me la infilai e sistemai gli orli all'interno dei pantaloni, guardai per una altro po' quel vortice multicolore, alla fine andai in camera da letto per rifare il letto. Stavo mettendo apposto le lenzuola quando due possenti braccia mi circondarono la vita: James. - Che fai?- mi chiese piano - Rifaccio il letto- lui iniziò a baciarmi delicatamente il collo e dei brividi caldi iniziarono a corrermi lungo il corpo, iniziammo a baciarci intensamente, strinsi i suoi capelli tra le dita, mi posò sul letto e ricominciò a baciarmi con più passione sul collo, ma cosa stavo facendo? Stavo baciando un ragazzo durante un'epidemia di zombie, c'era ben altro da fare che stare lì a baciarsi sul letto, i miei pensieri corsero immediatamente a Peter, ripensai ai suoi occhi blu e alle sue labbra carnose, scossi la testa e ritornai alla realtà, James mi stava ancora baciando e stava cercando di slacciarmi i jeans - No... James per favore...- lui sembrò non ascoltarmi - James- gli bloccai le dita - Ora non mi sembra il momento giusto- lui mi guardò impassibile, si avvicinò per baciarmi, ma mi scansai, lui mi guardo con uno sguardo vuoto e riprovò una seconda volta, ma lo rifiutai gentilmente, sentii come un masso colpirmi in piena faccia - Sei solo una puttana- disse con un sibilo e mi colpì di nuovo in faccia, un sapore aspro iniziò ad inondarmi la bocca, sangue. Cercai di divincolarmi, ma appena cercai di urlare lui mi coprì la faccia con un cuscino colpendomi ripetutamente sui fianchi, persi conoscenza e svenni.

Non ricordo quanto tempo rimasi svenuta, ma quando rinvenni mi facevano male i polsi, mi guardai intorno: mi trovavo in una stanza senza neanche una finestra, una lampada dondolava sopra la mia testa e io ero legata ad un pilastro delle fondamenta della casa, ero nella cantina. Cercai di divincolarmi, ma mi accorsi di avere le mani e le gambe legate e ogni movimento mi procurava un dolore incredibile ai fianchi e ai polsi, mi accorsi solo ora di avere addosso soltanto la biancheria intima e la camicia di James. James. Mi ricordai delle percosse nella stanza da letto, aprii la bocca per dire qualcosa, ma una fitta mi attraversò tutta la mascella e sentii il sapore aspro del sangue - Non mi muoverei troppo se fossi in te- disse James comparendo dalla penombra.

-Dov'è Kat?-

-Quella piccola bastarda si è nascosta da qualche parte- disse con tono crudele.

-James che cazzo sta succedendo?!-

-Sai... Tu sei uguale a tutte quelle luride stronze-

-...Di chi stai parlando? Liberami immediatamente!-

-Non l'hai ancora capito... Sai ho visto che hai fatto la lavatrice-

-James...-

-Non hai notato quel camice arancione?-

-S-s-si-

-Bene... Probabilmente non hai capito che è mio e che è una divisa che danno ai carcerati-

Mi si gelò il sangue nelle vene, e decisi di non muovere più un muscolo - Non mi chiedi neanche cos'ho fatto per andare in carcere? Strano, di solito lo fanno tutti- iniziò ad avvicinarsi - Lo vuoi sapere?- continuai a rimanere immobile - Sono stato messo dentro per aver sterminato una famiglia intera, dicevano che ero schizofrenico, ma non lo sono affatto, sono lucidissimo- si grattò la testa - quando c'è stata l'epidemia sono riuscito ad evadere e sono capitato per puro caso in questa cittadina, inutile dire che ho ucciso tutti- sul suo viso comparve un sorriso e capii: i vestiti che erano dentro la bacinella non erano suoi, ma delle persone che probabilmente abitavano in questa casa e che lui aveva brutalmente ucciso - Dov'è Daryl?- lui scoppiò in una sonora risata - Oh Daryl l'ho conciato come si deve, è fuori combattimento, non darà più fastidio - fece una piccola pausa - volevo divertirmi un po' anche con tua sorella, ma quella stronzetta si è nascosta non so dove- cercai di divincolarmi - Razza di psicopatico se solo l'hai sfiorata...- - Purtroppo non sono riuscito neanche a torcerle un capello, ma ora posso rimediare con te- si avvicinò e si accovacciò davanti a me, lo guardai con il terrore disegnato in volto - Avete tutti lo stesso sguardo...- iniziò ad accarezzarmi i capelli, sentii che iniziò a stringere la presa e mi sbatté la testa contro il pilastro a cui ero legata, urlai e una fitta lancinante mi attraversò tutto il corpo - Di solito mi implorano di lasciarli andare... Perché non lo stai facendo? Eh?!- la mia testa colpì di nuovo il pilastro - Perché non lo stai facendo? Perché non mi stai implorando?!- stavo per morire, me lo sentivo dentro, non riuscivo a fare nulla, ero paralizzata, incapace di fermarlo - Ora però arriva il bello...- iniziò a slacciarmi la camicia, io mi divincolai, ma invano, stavo per morire. Chiusi gli occhi per non vedere la sua faccia, quella faccia che mi baciò, quella faccia che mi ospitò a casa, quella faccia di cui mi fidai, sentii un rumore metallizzato e un tonfo sordo, rimasi con gli occhi chiusi, mi rifiutavo di vedere cosa fosse successo, sentii le corde che mi legavano i polsi e le caviglie allentarsi, aprii gli occhi e vidi una giacca di pelle nera e un volto familiare, mi girai e vidi James steso a terra con una pala sporca di sangue vicino, tirai un sospiro di sollievo e l'aroma aspro e selvaggio mischiato al sudore mi inondò le narici: Daryl. Mi prese in braccio, non feci caso al dolore che mi procurava ogni piccolo movimento, ero tra delle braccia “amiche” non potevo chiedere altro, corse di fuori, vidi di sfuggita una chioma bionda e lui che le diceva di correre, riconobbi gli abiti di Kat e sospirai di nuovo, non so come ma mi addormentai tra le sue braccia mentre fuggivamo via da quell'inferno e da quella città fantasma.

PICCOLO SPAZIO AUTRICE:

Ed ecco finalmente quello che mi frullava in testa da un mese praticamente. Mi sento finalmente libera di aver scritto questo capitolo. Ora per i nostri protagonisti inizia una nuovo avventura, un nuovo capitolo. Eh già è stata proprio una brutta esperienza, che dire? Spero che questo capitolo vi piaccia, sto già scrivendo il prossimo e spero di pubblicarlo il più presto possibile. Forse la scena della cantina è stata troppo corta e sbrigativa, magari la correggerò in seguito. Io me ne ritorno a scrivere nel mio angolino polveroso, spero vivamente che vi piaccia. Per ora da Miss Reedus è tutto, passo e chiudo, linea allo studio (?) <3 
MR

  
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