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Autore: Alice_Slytherin    16/12/2015    9 recensioni
Autore originale (inglese): Bex-Chan, presso il sito fanfiction.net
Draco non può andarsene dalla stanza. La stanza di lei. Ed è tutta colpa dell'Ordine. Confinato in uno spazio minuscolo con solo la Mezzosangue come compagnia. Qualcosa andrà storto. Magari la sua sanità mentale, magari no.
"Ecco" sbottò lei "Ora anche il tuo sangue è sporco!". DM/HG. Eventi successivi al "Principe Mezzosangue".
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He can't leave the room. Her room. And it's all the Order's fault. Confined to a small space with only the Mudblood for company, something's going to give. Maybe his sanity. Maybe not. "There," she spat. "Now your Blood's filthy too!" DM/HG. PostHBP.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Chapter 19: Grigio.


Hermione aprì gli occhi e rimase per un momento immobile, mentre gli ultimi momenti di un bel sogno svanivano dalla sua memoria.

Rimase a fissare il soffitto per un po’ e i primi pensieri del risveglio cominciarono a riformarsi. Si rese conto della presenza del Serpeverde al suo fianco quando quest’ultimo rilasciò un buffo rumore col naso, ancora profondamente immerso nel mondo dei sogni. Hermione si girò su un fianco, piano piano, cercando di spostare il braccio di Draco che, pigramente e senza vita, ancora la cingeva nel sonno.

Era rimasto. Era rimasto a letto con lei fino al mattino.

Sorrise, stupendosi della situazione e, voltando lo sguardo, si accorse che avevano dormito fino alle undici del mattino. Hermione non riusciva nemmeno a ricordare l’ultima volta in cui era riuscita ad affrontare una notte intera senza nemmeno prendere una pillola di sonnifero, e la presenza del ragazzo sull’altro lato del materasso, steso accanto a lei, le diede una sensazione di pace dimenticata.

Si riposizionò dolcemente tra le tiepide lenzuola ed ammirò i suoi lineamenti rilassati;erano così belli, quando era perso nei sogni e ignaro di ciò che stava accadendo nella realtà. Poteva sembrare egoistico e un po’ irrazionale, ma Hermione riuscì quasi a relegare il pensiero della guerra imminente in un angolo e a godersi questo dolce momento rinvigorente e surreale.

Draco si mosse, stringendola un po’ più forte, ed Hermione cercò di controllare il suo respiro. Non voleva che si svegliasse; non ancora. Non poteva sapere se l’avrebbe mai onorata della sua presenza un’altra volta e voleva potersi ricordare questo momento come...come fosse una cosa reale.

E felice...

Sapeva benissimo che tutto questo altro non era che temporaneo; la stagione natalizia aveva la brutta abitudine di deludere le persone, creando nel cuore di chiunque un pericolosissimo livello di ottimismo ma, per il momento, si sentiva rilassata e molto vicina all’essere...felice. E tutto questo perchè il suo presunto nemico dormiva al suo fianco. il suo sorriso si estese mentre ripensava alla notte che “Un Mangiamorte un po’ di merda, devo ammetterlo, talmente di merda che sono riuscito a far incazzare il Signore Oscuro in nemmeno un anno di recluta...ma lo sono comunque, Granger. E tu, tu sei un membro dell’Ordine.”

“Tu non sei mai stato davvero uno di loro,” ribatté Hermione “E lo sai benissimo-

“Tu combatti per la Luce,” continuò Draco, quasi sconfitto in partenza, dal tono stanco della sua voce. “E io sono parte dell’Oscurità che voi tutti combattete, è così e basta.”

Hermione cercò di toccargli il braccio con fare rassicurante, ma lui si scostò dal suo tocco. “Non è così semplice, Draco,” tentò lei.avevano passato sul lago.

Perdonami...

Non fu necessario specificare le ragioni che l’avevano spinto a chiederle perdono, ma Godric, quello si che era stato uno shock. Fantastico, certo, ma pur sempre uno shock. In tutta sincerità, Hermione poteva ora ammettere che quello fu il regalo più perfetto che avesse potuto immaginare da parte sua; una grande breccia che squarciò il suo immenso ego e la sua testardaggine in un momento di felicità.

Forse stava davvero cambiando in quei tre mesi passati insieme.

Diventava più chiaro adesso, da dove provenissero davvero tutte le bugie e i pregiudizi che gli erano stati compressi nel cervello, e finalmente si vedeva che Draco cominciava a pensare per sé stesso e a formulare i suoi giudizi. Tutto ciò che Hermione poteva fare, era fornirgli i fatti e sperare che-un giorno- Draco potesse vedere con occhi più consapevoli il mondo che li circondava. Purtroppo, si trattava di un processo estenuante, ed erano appena agli inizi, ma Silente aveva pensato seriamente che l’anima di Draco valesse la pena di essere salvata, perciò ora, oltre al capirne la ragione, Hermione aveva capito che si trovava d’accordo con lui.

E poi lui le piaceva, che Godric potesse perdonarla, ma le piaceva sul serio.

“Fissi sempre le persone mentre dormono, Granger?” la voce rauca di Draco scosse Hermione dai suoi pensieri, e le palpebre del giovane Serpeverde si aprirono con fatica, scrutando la stanza illuminata dal sole alla ricerca del volto della Granger.

“Odio quando mi spaventi in quel modo,” borbottò Hermione con un grugnito offeso.

“Oh, per favore,” ridacchiò Draco, appoggiando la testa sul suo braccio e protraendosi verso di lei. “Merda, fa un freddo schifoso qui dentro.”

“E’ davvero necessario sfoderare il tuo linguaggio forbito a quest’ora del mattino?” sorrise Hermione.

“Ed è davvero necessario usare questi paroloni a quest’ora del mattino, Granger?” ribattè lui, pronto. “Comunque so cosa significa forbito non c’è bisogno che scateni il dizionario che c’è in te, dovrai resistere almeno fino a mezzogiorno per quello.”

“Beh,” rispose lei, incoraggiata dal suo atteggiamento rilassato. “Pensavo che tu, tra tutti, potessi essere in grado di stare al passo con me.”

“Accidenti, non so come dovrei prendere questo complimento. Posso chiederti perchè siamo svegli così presto? Si tratta di qualche strana tradizione Babbana?”

“In realtà, sono quasi le undici.”

“Non essere ridicola,” Draco sbuffò ma quando vide l’orologio sul comodino, le sopracciglia gli si aggrottarono di colpo. Il suo sguardo si spostò sulla fotografia che governava la scena sul piccolo mobiletto; la foto che Potter le aveva regalato, in cui la Granger e quei due inutili esseri che si portava sempre in giro stavano sorridendo alla vista di qualcosa, dall’altro lato della macchina fotografica. Il perchè, Draco non lo poteva sapere… vide le loro braccia, che circondavano la Granger con fare protettivo, come se la stessa fotografia mettesse bene in chiaro che Hermione era loro e non sua...

Quella passeggera sensazione di calma e serenità che si era sviluppata tra i due svanì così come era arrivata, e dopo aver notato un minuscolo contatto visivo tra la Granger e quel lurido Weasley nella foto che si muoveva davanti ai suoi occhi, Draco sentì il suo istintivo senso di difesa farsi strada nel suo corpo.

“Dovrei alzarmi,” brontolò a bassa voce, sedendosi sul bordo del letto. “E’ tardi.”

“Non farlo, Draco,” Hermione bloccò le sue azioni con tono deciso “Non scivolare via così. Stavamo solo parlando-

“Allora cosa vorresti che facessi?” domandò Draco, stringendo i pugni. “Fingere che tutto questo sia normale?”

“Dovremmo definire la parola normale prima di entrare nell’argomento,” sussurrò Hermione. “Torna a letto-

“Sei sempre stata una sostenitrice dei fatti, Granger,” rispose Draco,voltandole le spalle. “Perciò, eccoti i fatti; noi siamo nemici-

“Draco-

“Per rendere chiara la cosa,” continuò lui “Io sarei anche un Mangiamorte.”

“No, non lo sei-

 

“Invece è semplice,” ribattè Draco, innervosito dalla piega che aveva preso la conversazione. “Puoi analizzare la questione quanto ti pare, Granger, ma questi sono i fatti. Molte cose o sono bianche, o sono nere.”

Hermione si avvicinò cauta a lui, avvolgendogli le braccia attorno al busto.
Draco serrò le palpebre, cercando di non cedere alla dolcezza di quel gesto e di rimanere concentrato sul discorso. “Sei troppo testarda, Granger.”

“Lo stesso si può dire di te.”

“Possiamo continuare a fingere che vada tutto bene, mentre siamo rinchiusi qui, ma non ci staremo per sempre-

“Ci penseremo quando sarà il momento, allora,” propose Hermione, cauta.

“Sarebbe più saggio finirla adesso,” le rispose inespressivo Draco, e lei si sentì stringere il petto in una morsa inaspettatamente dolorosa.

“Finirò per ferirti.”

“Se non ti importa dei miei sentimenti, perché dovresti preoccuparti per questo?”

“Non ho mai detto che non mi importa dei tuoi sentimenti.”

Hermione sentì una spinta d’ottimismo scaldarle il cuore. “Allora che cosa provi per me?” domandò, tremando dal nervosismo, muovendo assentemente le dita in movimenti circolari sul suo addome. Draco pensò in silenzio, a come avesse scatenato di nuovo l’arrivo di quella domanda così spaventosa, quanto semplice. Hermione, nello stesso momento, stava pensando alla varietà di risposte che lui le aveva dato nei mesi passati insieme...non sapeva sinceramente che cosa aspettarsi.

“Non lo so,” mormorò Draco infine. “è...impossibile da definire.”

“Mi odi ancora?”

Draco rilasciò un sospiro rassegnato e alzò un braccio per strofinarsi la fronte. “No,” rispose dopo una lunga pausa. “Sarebbe certamente più conveniente se ti dicessi di sì, ma non posso dirlo, Hermione, non più, lo sai.” Dopo qualche secondo, pieno di silenzio e di sospiri nervosi, Draco le fece la stessa domanda: “E tu?”

“Tu mi piaci, Draco,” ammise lei con tono dolce, e la sua confessione sembrava talmente innocente e onesta che fu quasi dolorosa da sentire, per Draco.

“Pensavo...pensavo che fosse ovvio—”

“Io ti ferirò,” ripetè Draco, più forte. “Va bene far finta che non sia strano mentre siamo qui dentro, ma non durerà—

“Allora, penso che sarebbe più sensato, se cercassimo di trarne il meglio che possiamo, finchè possiamo” rispose Hermione, con la sicurezza che il suo ragionamento le dava. “Draco, comincio ad essere stanca, di dover sempre convincerti che questa cosa tra noi potrebbe non essere una rovina totale.”

Draco strinse i denti in una morsa, contraendo ogni muscolo del suo corpo. “E allora perchè continui a provarci?”
Hermione sospirò e sperò che la sua risposta non venisse negata dalla sua voce riluttante e spaventata: “ Perchè avevo paura che questa guerra mi avesse fatto perdere la speranza, fin dal principio,” rabbrividì e si strinse le braccia attorno al corpo. “Ma tu...tu mi hai ricordato cosa vuol dire essere allegri, e felici.”

Merlino, la sua onestà stava seriamente distruggendo la corazza che Draco cercava ancora disperatamente di tenere alzata attorno a lui.

Allo stesso tempo però, si domandò se avesse sempre voluto che questa cosa finisse davvero? Sembrava puro e semplice istinto, quella volontà che aveva di fare domande e di non essere mai pienamente convinto di ciò che diceva la Granger, solo per salvare il suo testardissimo orgoglio, ma forse c’era qualcosa di più.

Lentamente, appoggiò la mano sulla sua, come una carezza.  La sua testa si abbandonò sulla spalla della Granger, arrendendosi al suo tocco sui suoi capelli.

“Non dire che non ti avevo avvertito,” disse, con l’ultimo briciolo di decisione che gli era rimasto in corpo. “Tutto questo finirà male.”

“Può darsi,” gli concesse lei “Ma per ora, non ci sono ponti—

“Da attraversare,” finì la frase Draco, sporgendo un po’ il volto per guardarla negli occhi. “Devi sempre tirare fuori questo genere di indovinelli?”

“Sono più delle analogie,” lo corresse lei, appoggiando la guancia sul suo capo. “Allora, abbiamo finito di litigare?”

“Noi non finiremo mai di litigare, Granger.”

 

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Hermione seguì i solchi sulla neve lasciati dal passaggio di qualcun'altro prima di lei, e sfiorò con il braccio il tronco di un albero per darsi un minimo di stabilità.
Si sentiva in colpa per il fatto che lei potesse passeggiare così liberamente, pensando al fatto che Draco era tutt’ora costretto alla prigionia di quel minuscolo dormitorio, ma aveva proprio bisogno di una boccata d’aria fresca quel giorno.

Come al solito, il suo compagno di stanza era scivolato fuori dalla camera da letto per una doccia, e poi era sparito nella sua stanza, senza più dare alcun segno di vita. Forse l’aveva fatto per stare un po’ da solo a rimuginare sulla loro relazione e su quanto gli sembrasse assurda, oppure era soltanto andato via per recuperare qualche ora di sonno perduto… Hermione non ne aveva idea, ma non si azzardava a fare nessun tipo di domande del genere, non quando conosceva così bene il genere di sguardo che le avrebbe lanciato se ci avesse provato.

Hermione si avvolse in un incantesimo scaldante, prima di dirigersi verso una grossa roccia a forma quasi quadrata, dove si sedette ad ammirare il panorama circostante. Aveva ormai smesso di nevicare, e ad Hermione già mancava il familiare e infantile pizzicore dei fiocchi di neve che cadevano dal cielo, ma le nuvole scure quel giorno presagivano una nuova nevicata, ed Hermione si limitò a sospirare con quella piccola speranza in mente.

“Signorina Granger,” una voce matura la distrasse dai suoi pensieri. “Immaginavo che fossi qui.”

“Salve, Professoressa,” la salutò Hermione. “Si sta bene, all’aria aperta, non è vero?”

“Sì infatti, anche se preferirei avere qualcosa da fare al momento, che mi possa tenere occupata… Comunque, sembravi molto distante Hermione; qualcosa ti preoccupa?”

“Oh, non è nulla di grave,” la giovane strega scrollò le spalle fingendo indifferenza.

“Preferiresti che ti lasciassi in compagnia dei tuoi pensieri?” chiese la McGranitt, stringendosi nel suo copri spalle di flanella all passaggio di un colpo di aria gelida. “O ti andrebbe bene un po’ di compagnia che — in veste di anziana insegnante — sono disposta ad offrire?”

Hermione sorrise e batté la mano sullo spazio vuoto di fianco a lei. “Prego, si sieda pure.”

“Solo un istante,” la Preside puntò la bacchetta contro il masso su cui sedeva Hermione, evocando un incantesimo per ammorbidirne la superficie. “La mia schiena non è più così adattabile come una volta. Allora, che cosa ti turba Hermione?”

"Mi stavo chiedendo cosa stiano facendo Harry e Ron al momento, e se sono riusciti ad avvicinarsi almeno un po’ all’obiettivo," confessò lei. “E speravo anche che potessero, non so, godersi un po’ il Natale, per quanto possa essere possibile.”

“Sono sicura che il signor Weasley avrà trovato il modo di rallegrare l’atmosfera, con una battuta o una risata...dopotutto, è una dote di famiglia.” la rassicurò la preside con una risatina, mentre con lo sguardo osservava un punto lontano, forse ricordando con affetto tutti gli anni di scuola passati a sgridare ogni fratello Weasley che avesse mai messo piede ad Hogwarts.

“Non dovresti preoccuparti per loro. Se fossero nei guai o se avessero bisogno di sostegno, avremo modo di contattarli; Patronus, gufi e via dicendo.”

“Lo so,” annuì Hermione distrattamente. “Vorrei solo essere con loro.”

“Spero che tu non ce l’abbia con me per non averti permesso di accompagnargli, e per averti costretta a questa vita solitaria nel castello,” la McGranitt sospirò. “L’unica ragione che ha convinto Remus a lasciar partire i ragazzi è stata l’ultima promessa fatta da Harry; ci aveva assicurato che sarebbero andati via solo per una settimana. Se avessimo saputo che sarebbero spariti per così tanti mesi, nessuno di noi l’avrebbe permesso.”

“Io ero sicura che non sarebbero tornati dopo una settimana,” Hermione mormorò. “Harry era troppo determinato a trovare gli Horcrux, è troppo importante per lui.”

“Oh, devo ammettere che stanno andando bene, molto più di quanto avessi sperato,” sospirò la Preside. “Devi avere fede in loro, Hermione. Forse ho molto più bisogno del tuo aiuto qui, loro ce la faranno, sono sicura.”

La giovane si voltò per scrutarla, con sguardo pensieroso.

“Professoressa, mi scusi, posso farle una domanda diretta?” “Dipende dalla domanda.”

“Ecco,” Hermione cominciò, in imbarazzo. “Ovviamente le piacciono i bambini, oppure non sarebbe un’insegnante, e siete anche molto brava a dispensare consigli, quindi...mi chiedevo come mai non ha mai avuto figli suoi?”

“Ma io li ho, ho avuto tanti, tanti figli nel corso della mia vita,” la Preside continuò, divertita dall’espressione confusa sul volto di Hermione. “Alcuni mi hanno lasciato un bel ricordo, altri non proprio, ma hanno tutti un posto nel mio cuore.”

Hermione sorrise, capendo le parole dell’anziana strega. “I suoi studenti.”

“Certamente,” la McGranitt annuì. “Ed ogni tanto, arriva qualche studente ancora più eccezionale, che mi rende orgogliosa come qualsiasi altra madre.” Hermione arrossì grata per il complimento implicito, sentendo dentro di sé un’ondata di rispetto per il suo mentore. “La ringrazio, per tutto quanto.”

“Non c’è di che, Hermione.” La Preside si alzò, spazzando via qualche fiocco di neve dal suo mantello. “Ora, se vuoi scusarmi, devo incontrare il Professor Filius e Lumacorno per pranzo...ma prima che vada, vorrei chiederti un’ultima cosa.”

“Certo, di che si tratta?”

“Questa sistemazione con il signor Malfoy,” cominciò con voce misurata, ed Hermione cercò di non arrossire all’istante. “Ho notato che le cose sono...mutate tra di voi, e mi chiedevo se dovessi...preoccuparmi?”

Hermione si domandò se le sue labbra fossero troppo arrossate, o se si fosse dimenticata di nascondere uno dei lividi sul collo la cui forma poteva rimandare in modo sospetto alla bocca di Draco. Sperava che il suo linguaggio del corpo non la tradisse; le spalle che si stringevano e il tremoliò istintivo che l’aveva assalita nell’istante in cui la Preside aveva posto la domanda.

“No,” mormorò incerta, cercando di apparire rilassata. “Va tutto bene.”

Mentre la McGranitt le offriva uno sguardo leggermente più lungo del solito, si voltò e la salutò per andarsene, ed Hermione rilasciò un sospiro carico di tensione, sciogliendo il suo corpo come se fosse stato chiuso in precedenza in un nodo di ferro.

Cominciò a camminare, raggiungendo il porticato, al riparo dalla neve.

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Draco strinse la tazza di caffè appena fatto tra le mani, inalando il vapore intenso che ne scaturiva. Non aveva un sapore buono come quello della Granger, ma era comunque un risultato migliore di quelli che aveva provato a fare tempo prima...e se proprio voleva essere completamente onesto con se stesso, si sentiva stranamente orgoglioso per il fatto di essere riuscito a farsi una tazza intera di caffè senza bruciare tutto il dormitorio.
Tralasciando il fatto che avesse dovuto utilizzare un metodo Babbano per riuscirci, non si sentiva nè degradato nè stupido, semplicemente soddisfatto e rilassato al pensiero di poter riuscire a nutrirsi anche senza l’aiuto di qualcuno.

E se ci era riuscito, a parte i disastrosi tentativi iniziali, allora forse i Babbani non erano completamente ‘alieni’ come pensava…

Alzò la testa di scatto quando Hermione aprì il portone, entrando nella stanza; ricoperta di neve e con il volto tutto arrossato, ma comunque affascinante. Era leggermente preoccupante quanto Draco la trovasse attraente ora, anche avvolta nel suo piumino gigantesco e completamente infreddolita. L’unico particolare che non lo convinceva era la traccia di broncio che riusciva a vedere sul suo volto anche da quella distanza.

“Che cos’hai?” le chiese, forse un po’ troppo bruscamente.

“Niente,” Hermione sospirò con poca decisione. “Sono solo un po’ assonnata.”

“Che bugiarda,” la accusò lui, i suoi occhi attenti sempre puntati su di lei mentre si spostava sul divano. “Sei trasparente come un vetro a volte, Granger. E questa è una di quelle volte.”

“Non è nulla, davvero,” Hermione ribattè. “Forse sono solo un po’ triste perchè è passato il Natale. Gennaio sembra sempre così...diverso.”

“Non è ancora Gennaio.” commentò Draco, alzandosi dallo sgabello per raggiungerla. “Natale è appena passato, ieri.”

“Lo so,” annuì Hermione. “Ma so che quest’anno sarà terribile e io...vorrei che le cose fossero diverse.”

“Diverse..” ripetè Draco, pensando a quella parola con sguardo attento. Si sporse per catturare tra le dita un riccio che penzolava sulla fronte di Hermione. “Intendi che vorresti poter essere con Potter e Weasley.”

Hermione si avvicinò, abbandonandosi a quel tocco gentile. “Mi mancano,” confessò triste, “Come probabilmente a te manca la tua famiglia. Ma io..” Hermione non finì la frase e Draco notò un leggerò rossore spuntare sul suo viso. “Non vorrei mai...cancellare quello che è successo qui, tra di noi. Anche se significasse poter ricongiungermi con loro.”

Una spaventosa, pericolosa scossa di qualcosa che somigliava all’affetto lo colpì nello stomaco, e Draco continuò a giocherellare con la ciocca di capelli che teneva tra le dita.

“Cosa pensi che farebbero, se sapessero di noi?” “Non ne ho idea,” mormorò Hermione, chiudendo gli occhi e abbandonandosi sempre di più alla vicinanza del ragazzo. “Penso che urlerebbero e non mi parlerebbero per un po’, ma poi spererei che il loro amore per me li facesse capire, prima o poi, quello che provo e le mie ragioni. Comunque, mentirei se dicessi che loro non ti disprezzano.”

“E il sentimento è reciproco.”

“Anche tu mi disprezzavi un tempo,” disse Hermione, voltandosi e prendendosi un momento per ammirare gli occhi argentati del ragazzo. “E i tuoi amici, cosa farebbero loro se sapessero di me?”

“Granger, sappiamo entrambi che non sono i miei amici il problema,” disse Draco, muovendo le dita attorno alle frange del suo maglione. “I miei genitori mi rinnegherebbero, e non vedrei nemmeno un briciolo della mia eredità. Sai benissimo tutto questo. Sicuramente ti ricordi cos’è successo ad Andromeda.”

“Si, certo,” rispose lei, sfiorandogli il mento con tocco delicato. “Ci sono cose più importanti del denaro e della reputazione.” Le labbra di Draco schioccarono, con scetticismo.

“Forse nel tuo mondo, Granger.”

 

 


 

 

Qualche sera dopo, Hermione realizzò di aver perso il senso del tempo. Draco era più calmo e meno turbato, dopo l’uscita al lago la sera della Vigilia, ed Hermione non riusciva ad evitare di trarne un vantaggio, almeno per quanto riguardava la sua propensione alla vicinanza corporea, cosa che in questi giorni Draco approvava senza particolare resistenza.

Era rimasto nel suo letto la mattina in un paio di occasioni, ma Hermione non riusciva a capire se si trattasse solo di comodità o se davvero Draco desiderasse stare con lei il più possibile, come lei desiderava stare con lui.

Quella sera, i due ragazzi erano abbracciati sul letto di lei, Hermione coricata sul suo torso, mentre Draco dietro di lei, stringeva tra le mani un libro, avvolgendola tra le braccia. Attorno a loro, un doppio strato di coperte di lana proteggeva i due dal freddo che si estendeva tra le ampie mura del castello, e un lieve fischio fuori dalla finestra spaventò Hermione, che si strinse di più al petto di Draco. Lui non sembrava scocciato, lasciandosi solo sfuggire una risatina. Hermione girò la pagina di scatto per dispetto e Draco le pizzicò il fianco, ritrovando la pagina giusta.

“Non avevi già finito di leggerla questa pagina?” chiese Hermione, fingendo un tono innocente.

“Granger,” borbottò Draco, schiarendosi la gola impastata dal sonno, “Riesci ad essere straordinariamente irritante quando ti ci metti, sai?” Hermione sorrise, soddisfatta. “E cosa te lo fa pensare?”

“Intendi dirmi che la scelta del libro da leggere non è stata affatto intenzionale da parte tua?”

“Forse ho scelto senza pensarci, come fossi nel mio subconcio,” continuò Hermione divertita.

“Cazzate,” la accusò, divertito suo malgrado. “Due nemici che si accoppiano in segreto? Questa trama è tutt’altro che sottile, Granger.”

“Si da il caso che questo libro sia un classico della letteratura Babbana,” gli disse lei, voltandosi e dandogli un veloce bacio all’angolo delle labbra. “Posso girare la pagina?”

“Prego,” annuì Draco, restituendole un bacio in un punto particolarmente sensibile dietro all’orecchio. “Anche se mi sento di dire che questo tipo, questo Romeo è un po’ un coglione.” “Come mai?” “Beh, all’inizio era ossessionato con quella Rosalina,” cominciò a spiegarsi Draco, con tono critico. “Poi sposa questa Giulietta dopo averla conosciuta solo due giorni prima. E’ un coglione totale.”

“Concordo, la dinamica del loro incontro è molto veloce,” Hermione rispose, pensandoci su. “Ma il concetto di Romanticismo era molto diverso all’epoca,”

“Intendi dire che era poco realistico,” disse Draco. “Detto questo, sono abbastanza curioso di arrivare alla parte dove si uccide.”

Hermione alzò il sopracciglio confusa. “Come fai a sapere che si ucciderà?”

“E’ quel pezzo, all’inizio,” spiegò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Dove dice ‘A pair of star-crossed lovers take their life', praticamente ti mostra tutta la trama in un secondo, Granger.”

“Ah, guastafeste.”

“Non incolpare me,” ribattè Draco, posando le labbra sul collo di Hermione. “Incolpa l’autore.”

Un violento colpo improvviso rimbombò nella stanza, seguito da un’esplosione di luce intensa fuori dalla finestra, facendo saltare entrambi i ragazzi sul posto. Hermione si mise una mano sul petto e Draco la strinse istintivamente, per proteggerla da qualsiasi cosa fosse.

Un’altro lampo di luce colorata scoppiò oltre il vetro delle finestre, ed Hermione notò le scintille rimanenti scendere verso il terreno.

“Fuochi d’artificio,” sospirò, sollevata. “Merlino, ho quasi perso dieci anni di vita!”

“L’ho notato,” la prese in giro Draco, rilasciando la morsa attorno ad Hermione. “Apri la finestra, vediamo cosa è riuscito a produrre il professor Flitwick quest’anno.”

Hermione lo fece, andandosi poi a sedere di fianco a Draco. Adorava i fuochi d’artificio magici, così diversi dal tipico spettacolo Babbano, e Flitwick non falliva mai nel dimostrare la sua fantastica creatività.

“Dev’essere la vigilia di Capodanno,” mormorò lei, comprendendo la situazione. Si voltò e notò dall’orologio che mancava esattamente un minuto alla Mezzanotte. “Baciami,” esclamò all’improvviso. Draco si voltò per guardarla, e i suoi occhi si strinsero sospetti davanti a quella reazione improvvisa. “Che cos—” “Baciami, ti spiegherò più tardi,” ripetè Hermione, stavolta con più urgenza nel tono. Afferrò dolcemente ma con decisione il volto di Draco tra le mani e lo spinse a se, unendo le loro labbra, e i loro destini, cercando di credere alla superstizione con tutta se stessa.  

Draco, inizialmente esitante, la strinse dopo poco verso di se, posizionandola sul suo grembo e accarezzandola dolcemente dietro la schiena, un gesto che fece rabbrividire Hermione, con un’intensità inaspettata. Gemettero entrambi rilasciando un sospiro agitato, quando le loro labbra si aprirono e lasciarono che il loro bacio si intensificasse, incollando i loro corpi gli uni agli altri.

Entrambi non l’avrebbero mai ammesso, ma avrebbero tranquillamente potuto rimanere così per ore.

Quando si separarono, Hermione eliminò l’improvviso senso di mancanza guardando l’orologio, scoprendo che il suo intento era riuscito. Era mezzanotte.

Si voltò a guardare Draco, notando gli scintillii colorati riflettersi nei suoi occhi chiari, in attesa di una spiegazione.

“Che cos’è stato?” chiese, confuso.

“E’ una tradizione Babbana,” spiegò Hermione, cercando di non farla sembrare una cosa sciocca agli occhi di Draco. “Significa...che voglio passare l’anno con te...significa che tu sei importante in questo momento...significa…” Hermione sospirò. “Non significa nient’altro. E’ solamente qualcosa che noi Babbani facciamo sempre quando possiamo il giorno di Capodanno.”

Vedeva benissimo che il Serpeverde di fronte a lei non era totalmente soddisfatto dalla sua spiegazione, come se percepisse che c’era qualcosa di più, ma non disse niente e nemmeno Draco.

“I Babbani sono davvero strani,” concluse, gesticolando verso di lei per indicarle di ritornare alla posizione in cui erano prima, con lei avvolta nel suo grembo. “Andiamo Granger, sono abbastanza curioso di sapere che cosa succederà a quei due sfortunati amanti del libro.”

Hermione a malapena riuscì a sopprimere un brivido di tristezza. “Sai già cosa succede...moriranno.”

 

 


 

 

Hermione lasciò scivolare le sue dita tra le pagine dell’enorme libro che stava consultando, cercando disperatamente tra le righe qualsiasi parola che potesse rimandarla agli Horcrux. Prese in mano altri due libri, per sicurezza, e uscì dalla stanza, tornando verso il dormitorio.

Quella mattina si era svegliata sola, e aveva deciso che fosse il momento migliore per fare una breve ricerca in libreria, lasciando a Draco tutto il tempo che gli serviva per riemergere dalla sua stanza.

Le vacanze invernali non erano ancora terminate, così i corridoi erano praticamente deserti, fatta eccezione per i respiri affannati di Hermione e lo scalpiccio dei suoi stivaletti.

Poi vide una figura avvicinarsi e, a mano a mano che i suoi contorni si facevano più definiti, riconobbe la professoressa McGranitt. Camminava talmente veloce verso di lei, che sembrava quasi una corsa, con il cappello elegante sulla testa che le ondulava ad ogni passo.

“Signorina Granger, eccola finalmente!” la Preside ansimò, pronunciando quelle parole a fatica. “Devo parlarle.”

Ansia e apprensione comparvero istantaneamente in quel minuscolo scambio, ed Hermione si sentì improvvisamente pesante, sotto il peso della cattiva notizia che stava per uscire dalla bocca dell’anziana strega.  

“Qualcosa non va?”

“Temo di sì, signorina Granger,” ammise la donna, con tono grave. “Andiamo nel mio ufficio, ti spiegherò tutto.” Hermione non ebbe il tempo di protestare, seguendo a ruota i passi decisi della McGranitt, ma non rinunciò ad insistere. “Di che si tratta, Professoressa?”

L’unica risposta che ricevette fu il totale silenzio, accompagnato dal suono dei loro passi frenetici. “Professoress—”

“Devo mostrartelo,” la chiamò, oltre le sue spalle. Il cuore di Hermione non si trovava più nel petto ormai, ma incastrato in gola, pulsante come una bomba pronta a scoppiare.

Entrarono nell’ufficio e la McGranitt indicò la sedia di fronte a lei con dita tremolanti. “Siediti.” “Preferisco stare in piedi. Che cosa è successo? Mi sta spaventando!”

La McGranitt le offrì un breve cenno di scuse prima di porgerle la prima pagina della Gazzetta del Profeta del giorno. Hermione la prese, cercando di calmarsi a sufficienza per poter riuscire a distinguere le macchie bianche e nere che vedeva impresse nella pagina di fronte a lei. Scorse brevemente i titoli e si focalizzò su una scritta pesante, al centro della pagina, quasi non riuscendo a capirne il contenuto, non subito almeno….le ci volle qualche secondo per riuscire a comprendere la gravità di quello che aveva appena letto.

Alzò lo sguardo verso la Preside, sentendo le lacrime affiorare prima di poterle fermare. “Tutti-...sono tutti morti?” “Sì,” rispose la professoressa.

“Mi dispiace molto Hermione, ma credo che sia arrivato il momento.”

 

A/N: Scusateeee! Ci ho messo una vita mi dispiace moltissimo! L’ho ripresa in mano oggi e ho finito all’istante questo capitolo, non volendo sprecare tempo in più, perciò scusate se vedete qualche errore di battitura :) Spero che non mi odiate! Io vi voglio tanto bene per tutti i bellissimi commenti che mi avete lasciato!

A presto stavolta!

Alice

   
 
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