Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: ValorosaViperaGentile    16/12/2015    4 recensioni
{Lysa/Petyr} | {accenni Petyr/Sansa} | {4x07} | {Modern!AU}
A The Eyrie Park, in una sera di gennaio, l'aria profuma di tortine al limone e di paura.
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[SECONDA CLASSIFICATA AL CONTEST "HAPPY BIRTHDAY TO YOU!" INDETTO DA GIACOPINZIA17 SUL FORUM DI EFP]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysa Tully, Petyr Baelish, Robin Arryn, Sansa Stark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Queen you shall be… until
 
 
 
 


 
 
San-sa.

Un nome semplice, che ti si ficca nel cervello con troppa facilità, ma che non ha nulla della musicalità di Lysa – nessuno ti chiama Melissa, non a casa.

La punta della lingua non batte sul palato, mentre lo si pronuncia, eppure quel nome suona comunque cantilena pericolosa, che va dritta verso i denti e ci sbatte contro.[1] 

In bocca, un cattivo sapore. Amaro e dolce insieme: un impasto sgradevole; bile e patina zuccherina che ti si è incollata lì dentro, dopo la tortina alla crema di limone di prima – tenti di pulire i denti, leccandoli a labbra sigillate.

Ti freni sempre, quando si tratta di cibo: hai ginocchia magre ma cosce piene[2]; non sei più tanto giovane e vuoi tenerti stretto tuo marito, un uomo meraviglioso che ami da sempre: devi saper rinunciare, perché in giro ci sono un sacco di ragazzine pronte a strappartelo via, con vitini di vespa e gambe snelle in mostra sotto le gonne corte.

Hai mangiato quelle stramaledette tortine solamente perché Peter[3] le ha comprate per tutti, ma ormai li odi, i dolcetti al limone. 

Lei, tua nipote, l'unica che ti è rimasta al mondo, invece li adora. 

Si è ingozzata di pasticcini e sorrisi da quando siete arrivati – piace a tutti, la povera e bella orfanella; tu, però, l'hai guardata con sospetto, come fai sempre più spesso negli ultimi tempi: non è da molto con voi, ma è già diventata presenza oscura e sogni quasi che sua madre ritorni in vita solo per riprendersela e vederle infine sparire entrambe dalla tua vista, per sempre.

Invece Sansa resta ben piantata a casa tua e col suo bel corpicino, giovane e sodo, può cacciarsi in bocca un pezzo dopo l'altro di dolce, senza preoccupazioni, come se la sua fosse una bellezza inattaccabile, sicura per i secoli a venire. Eterna, divina – così grande e terribile che brividi violenti ti graffiano la pelle.

Perciò spii i piccoli, vivaci occhi di tuo marito, che seguono quelle gambe lunghe, quando credi di sapere cosa pensa: che tu, moglie troppo follemente innamorata e madre troppo occupata, non ti accorgi di ogni suo più lieve anelito – ma si sbaglia. Proprio per salvare la famiglia devi guardarti le spalle da chi ti è più vicino e non puoi dar fiducia nemmeno al tuo stesso sangue; temi di allevare una serpe rossa in seno, ora.

Le conosci molto bene, queste storie: se prima ti sdegnavano, mollemente, adesso ti rendono ansiosa, disegnano orribili cerchi scuri intorno agli occhi; notte dopo notte, scavano la tua faccia.

È per amore che controlli il tuo bellissimo e fresco marito, così elegante, sempre, e così sensuale, nonostante gli anni – la notte, a letto, ti fa godere come una donnaccia di strada.

Un uomo così fa troppa gola, a tutte.

E l'avvenenza, lo sai, chiama avvenenza: ammetterlo è doloroso, è uno schiaffo da una mano più gelida del vento di gennaio che soffia a The Eyrie Park[4], ma Sansa è più graziosa di quanto Cat fosse da ragazza, coi folti capelli dei Tully, il viso pallido, il naso dritto, gli occhi azzurri – ti preoccupa tanto splendore, ti fa detestare tua nipote; vuoi odiarla e lo fai, per una bellezza di cui non ha né merito né colpa.

Sfili i guanti e tendi le mani in avanti, i palmi verso l'alto, in attesa di un fiocco bianco, ma più nulla cade dal cielo: ha smesso di nevicare, e mentre sollevi il viso pensi che tutto, prima o poi, deve finire. Anche quella storia che ti fa soffrire.

Torni sulla Terra quando, fra le nuvole, arrivano i gridolini di Robin, forte dietro l'aria da pulcino delicato – gioca con la cugina, sulla pista di pattinaggio: li guardi e li sorvegli, entrambi, perché temi che quella sciocca ragazzina possa far cadere il tuo adorato bambino, lei che ti fa sempre arrivare il cuore in gola, che fa vacillare la tua perfetta famiglia; così stringi gli occhi mentre fissi il tuo piccolo falco[5] e l'avvoltoio travestito da colombella, e la tua pelle si incrina nelle orribili rughe che tanto detesti, perché ti imbruttiscono; una volta tanto sei grata che tuo marito non sia accanto a te, portato via da una telefonata improvvisa: non vuoi che si accorga di aver sposato una vecchia appassita, non più attraente, raggrinzita come un albero senza foglie.

Scavi i palmi con le unghie e dai le spalle alla giovinezza, di scatto, voltandoti come solo un'eroina tragica di altri tempi saprebbe fare. Nervosa, levi una mano verso le guardie e sibili loro di restare dove sono, lontane da te – che restino a controllare che nessuno tocchi il tuo piccolo, eppure pensi che dovresti ordinar loro di sparare a Sansa, ucciderla come si uccide un animale pericoloso, perché solo a quel modo vi proteggerebbero davvero.

Perché in guerra, che sia combattuta fra uomini o fra donne, oppure solo per gioco, attorno a un tavolo, muovendo contro l'avversario stupide pedine bianche e nere, il vero segreto per vincere è uno solo: saper anticipare.

Colpire prima che allunghi i suoi artigli su Peter.

Così, prepari piani di battaglia e cammini veloce – avanti e indietro, avanti e indietro: sei ferita e inquieta, una bestia in gabbia; ti dibatti come un pesce fuori dall'acqua, vorresti volare, ma sei un uccello in gabbia.

Cerchi un rifugio solitario e ansimi, provata dalla paura, piegandoti un poco. Contro il blu che si tinge di nero, vedi la ruota, che illumina la sera e i cuori: un nido perfetto per pensare, osservare.

Da lassù, trespolo del mondo, è più facile. E quando arrivi lì sopra, senti di nuovo di essere signora di tutto. Ogni cosa è blu e bianca, l'aria più lieve, il cielo a un solo braccio di distanza e le stelle sono piccoli frutti brillanti da poter raccogliere.

Riempi i polmoni di pulito, ma è una vittoria lunga il tempo di un respiro per te che non sei nata per librarti in alto e che torni troppo presto giù, sballottata dal vento. 

Hai bisogno di calore, vecchio stelo radicato nel ghiaccio, hai bisogno di sole e amore. Cerca perciò il tuo fuoco, la tua carne – riconosci Robin, sul bordo della pista, vicino alla donna che si occupa delle sue necessità: sorridi appena sollevata, madre premurosa; ma sei pure e soprattutto donna e la paura s'infila sotto i vestiti, penetra la tua pelle, profonda e dura e affilata.

La ruota gira, e tu precipiti piano verso il basso, sospesa nel vuoto e già meno regina.

Prima di cadere dal tuo freddo trono d'aria, cerchi la tua nemica – cerchi lunghi capelli ondulati, stivetti scuri e calze spesse su belle gambe magre, un cappottino blu e un abitino viola: una sgualdrina in erba sotto la maschera di uccelletto delicato.

Sarai regina, senti che dire – dentro la tua testa – a una voce sconosciuta, fino a quando non ne verrà un'altra, più giovane e bella di te, a distruggerti, a portarti via ciò che avrai di più caro[6].

Guardi in basso, spalanchi meglio gli occhi, e ti accorgi che è vero: è il tuo istinto che parla, il tuo specchio magico[7].

Troppo vicini, sono troppo vicini, labbra su labbra, ma non riesci più a vedere nulla: sei troppo in basso e cieca per le lacrime.
Prima di tornare coi piedi per terra prendi la decisione più importante di tutta la tua vita: farai volare quella schifosa puttana dal vostro attico e la guarderai cadere giù; tuo unico rammarico, non poter afferrare il suo ultimo attimo, non vedere come la sua testolina si aprirà in due, spaccata in mille pezzi sul marciapiede, come un melone.

Ma lo immaginerai, giorno dopo giorno, fino a quando la tua mente sarà capace di pensare.

E di Sansa non resterà che un vago profumo di tortine al limone, in casa.

 



Note:

[1] Richiamo alle primissime nonché bellissime righe di Lolita di Vladimir Vladimirovič Nabokov. Per quanto riguarda i nomi, invece, ho mantenuto Sansa, per il richiamo all'apertura del romanzo, e l'ho intenso quale nomignolo o soprannome, proprio come fece lui con Lolita: la ninfetta protagonista del libro, infatti, in realtà si chiamava Dolores; circa Lysa, invece, ho trovato, in rete, qualche pagina che lo definisce diminuitivo di Melissa.

[2] Nella serie televisiva, Lysa è una donna molto magra, o così pare dato che non abbiamo avuto modo di vederne il corpo nudo; nei libri, però, è piuttosto in carne.  Qui ho cercato, per certi versi, di coniugare un po' le due versioni di Lysa Tully.

[3] Ho commutato Petyr in Peter.

[4] Trattandosi di un AU, ho optato per chiamare così il parco – con tanto di pista di ghiaccio e ruota panoramica – dove è ambientata questa fic.

[5] Nello stemma degli Arryn figura un falco in volo.

[6] In verità queste sono parole di Maggy la Rana, rivolte a una giovanissima Cersei, ma, se intese meno letteralmente, credo si adattino bene anche a a Lysa.

[7] Iun certo vago senso, possono esser trovato dei paragoni fra Lysa e Sansa e la Regina e Biancaneve.
 
   
 
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