Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Alise13    17/12/2015    0 recensioni
Ho deciso di rendere questa OS una piccola raccolta per descrivere degli episodi riguardanti questi personaggi. Queste OS non avranno per forza un ordine cronologico, saranno sprazzi di vita.
" Il rosso aveva appena finito di giocare un due contro due a basket al parco vicino a casa.
«Grande partita!» Esclamò Dajan, l’amico d’infanzia del rosso, facendo rimbalzare la palla arancione a terra.
Avevano tutti il fiatone, ma erano soddisfatti lo si poteva vedere dagli occhi che ridevano.
Eveleen osservava la scena dalle gradinate soprastanti il campo. Teneva in mano un libro con il dito incastrato tra le pagine a tenere un segno che, non era cambiato durante tutta la durata della partita."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dajan, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Erano quasi due ore che si allenava; sentiva i muscoli tendersi, contrarsi ad ogni flessione, ogni movimento che il suo cervello dettava al suo corpo. Il sudore scivolava leggero sul petto muscoloso facendo brillare la pelle sotto le luci artificiali della sala pesi. Kentin aveva fatto una promessa a se stesso: "mai più sarebbe stato debole" e così era stato. Si era allenato giorno e notte con la speranza di diventare più forte, una persona di cui aver rispetto e non una vittima da schernire. Si guardò allo specchio fiero del riflesso che gli apparve, si asciugò con un piccolo asciugamano bianco la fronte imperlata di sudore. Mentre si avviava alle docce la sua mente venne catturata da un ragazzo poco più giovane di lui. Aveva capelli arancioni arruffati e il viso paonazzo per lo sforzo.  I movimenti erano impacciati e a tratti errati. Sicuramente quel lavoro non avrebbe fruttato i risultati sperati. Il corpo umano esige un allenamento adeguato, progressivo, è un investimento a lungo termine, ma quel ragazzo voleva tutto e subito. Fu una frazione di secondo e si ritrovò schiacciato tra la panca e il bilancere. Kentin corse e gli fu subito dietro liberandolo da quella trappola. Lo guardò mentre seduto tossiva cercando di riorendere aria, le mani strette alla gola dove l'acciaio aveva premuto senza pietà tutto il suo peso.
"Tutto bene?"
Nessuna risposta.
"Ehi dico a te" cercò di mettergli una mano sulla spalla, ma il ragazzo si scansò fulminandolo con lo sguardo più truce che aveva nel suo repertorio.
"Nessuno ti ha chiesto un aiuto"
Sapeva come si sentiva, si era sentito anche lui così, impotente, schiacciato dalla vita. Era come se ogni cosa gli ricordasse che non era nessuno, che era e sarebbe rimasto una vittima.
"Ci credo non avresti potuto nemmeno volendo... Non voglio un ringraziamento, solo sapere come stai"
Gli occhi nocciola si addolcirono, l'adrenalina calò e sembrò assumere nuovamente un'aria umana.
"Mi dispiace...Sto bene, grazie."
"Menomale. Io sono Kentin" tese la mano sorridendo. Vedeva molto di sè in quel ragazzo minuto.
"Paul" rispose ricambiando il gesto.
"Paul, sicuro che questo sia l'allenamento giusto per te?"
"Deve esserlo" sospirò.
Kentin ci pensò su.
"E se ti aiutassi?"
Paul lo guardò con aria diffidente.
"E perché vorresti aiutarmi?"
"Diciamo che mi ricordi qualcuno che conoscevo tanto tempo fa"

Kentin si avviò alle docce felice che Paul avesse accettato il suo aiuto. Durante il fine settimana si sarebbero chiusi in palestra per lavorare sulle basi dell'allenamento. Mentre l'acqua calda rilassava il suo corpo teso dall'allenamento, i pensieri affollarono la sua mente.

Da lì a qualche giorno sarebbe tornato nel suo vecchio liceo il Dolce Amoris, l'inferno rosa su questa terra, il suo inferno personale, in cui i diavoli danzavano senza pietà sulla carcassa del suo ego ormai in mille pezzi.

Era andato lì per seguire la sua amica Evee che a sua volta si era trasferita per il suo grande amore Castiel. Kentin sapeva di quei sentimenti, li aveva riconosciuti subito, anche quando Evee cercava di negarli a se stessa; lui lo aveva accettato, aveva accantonato il suo amore d'infanzia e l'aveva seguita per proteggerla da quel mondo nuovo, ma quello che in realtà necessitava di protezione non era lei, era lui. Una diavola bionda lo aveva preso di mira, rubandogli la merenda, i suoi biscotti casalinghi, e il suo orgoglio, prendendolo in giro, annientando il suo essere e il suo sorriso, lo aveva reso un pupazzo tra le sue mani, il giocattolo brutto da torturare, ma era arrivato il momento di dire basta alle angherie della bionda.

Era una persona totalmente diversa, aveva tolto gli spessi occhiali che nascondevano il verde smeraldo dei suoi occhi, il suo fisico, grazie alla pubertà, era slanciato, aveva acquisito svariati centimetri, per non parlare del suo abbigliamento che aveva subito una rivoluzione, ora vestiva con canottiere che mettevano in risalto il suo fisico, e pantaloni da uomo e non più da bambino. I capelli erano un ammasso di fili castani spettinati e non più quel taglio di capelli a ciotola che sua mamma lo costringeva a fare. In tutto ciò il suo punto di riferimento fu il generale Kadar, suo padre, che lavorava nell'esercito e che dopo l'ultimo sfogo del figliolo lo aveva fatto trasferire nel suo campo di addestramento per istruirlo ad essere un uomo. Il sogno di ogni padre, vedere il proprio figlio diventare adulto, ecco come il generale vedeva Kentin, l'aveva sempre visto con occhi orgogliosi anche quando era piccolo e indifeso, ma quando lo vide impegnarsi per l'obiettivo, lottare e non mollare nonostante fosse dura, bè aveva detto al suo secondo in comando: «quello è mio figlio» lo aveva detto dal profondo del cuore, forse una delle poche volte che si era lasciato andare ai sentimentalismi perché lui, per tutti, era il generale di ferro, l'uomo senza emozioni, ma per Kentin era suo padre, e lui non poteva che esserne profondamente orgoglioso.

Uscì dalla doccia sorprendentemente tranquillo, la fiamma della rivalsa ardeva nei suoi occhi. Aveva dimostrato in quei mesi a se stesso di essere forte e non fisicamente, ma dentro, aveva tanto da dimostrare e non vedeva l'ora di iniziare quella nuova sfida che non lo spaventava più. Avrebbe dimostrato ad Ambra e alle sue amiche che lui non era il loro giocattolo.

L'unica cosa che lo spaventava un po' era Evee l'aveva lasciata senza darle spiegazioni, con due righe scritte nero su bianco che non aveva avuto nemmeno il coraggio di consegnarle personalmente, aveva lasciato il compito a sua mamma. Aveva rifiutato le sue chiamate, i suoi messaggi, le sue e-mail, tutto, perché aveva bisogno di staccare da quella vita, liberare la mente, ma l'amica avrebbe capito il suo punto di vista o si sarebbe soffermata, giustamente, solo sull'abbandono ingiustificato? Sapeva solo che si sarebbe dovuto far perdonare, lei era l'unica che gli era rimasta sempre vicina, l'unica che aveva preso le sue parti diventando a sua volta un bersaglio facile per le tre arpie, ma lei sopravviveva mentre lui soccombeva. Sapeva che Evee era forte e che al suo fianco aveva chi la proteggeva, Castiel, e nell'ombra anche Nathaniel, ma lui, lui era solo e doveva diventare forte per difendersi e chissà, forse, un giorno, avrebbe difeso qualcuno d'importante e indifeso, come un tempo era stato lui.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Alise13