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Autore: KikiWhiteFly    18/12/2015    0 recensioni
[ Amy & Rory tribute ] "Amy prese il suo volto tra le mani, non aveva davvero bisogno che si inginocchiasse per dichiararle il suo amore, perché non avrebbe udito nulla che non fosse in grado di leggere nei suoi occhi ogni singolo giorno: Rory Williams, l’amore di una vita intera, abbastanza sciocco da credere a una ragazzina con sin troppa immaginazione e abbastanza innamorato da aspettarla sulla stessa linea di traguardo per anni".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Rory Williams
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se avessero chiesto a Rory Williams in quale momento si fosse innamorato di Amy Pond, non avrebbe saputo davvero rispondere. E non per un eccesso di modestia o di timidità, ma perché non ricordava un tempo in cui non l’aveva amata: persino quando non conosceva il significato della parola amore Rory ne era già innamorato, paradossalmente.
Non avrebbe saputo fissare un inizio, ma di una cosa era certo: ogni attimo in cui gli occhi di Amy incrociavano i suoi, ogni momento in cui gli sussurrava ‘ ti amo ’, ogni istante in cui stavano insieme era come una nuova prima volta – e, come ogni prima volta che si rispettasse, Rory ne era al tempo stesso stupito e deliziato.
Rory Williams, l’Ultimo Centurione, l’uomo che aveva aspettato duemila anni: gli erano state attribuite tante nomee, ma non avrebbe più udito quegli appellativi, né si sarebbe inoltrato in altre avventure, né avrebbe contribuito a disinfestare l’ennesimo attacco alieno.
Credeva che tal pensiero gli avrebbe risollevato l’animo, invece provava una strana sensazione di nostalgia: viaggiando con il Dottore, dopotutto, le meraviglie si mescolavano ai momenti di quotidianità ed era difficile affermare con certezza quale realtà prendesse il sopravvento. 

« Siamo pensierosi oggi, signor Pond? ».
Rory Williams volgeva lo sguardo oltre la finestra, osservando il manto di neve che copriva New York in quei mesi dell’anno; Amy gli porse una tazza di tè, per non perdere le buone abitudini britanniche, poggiando la testa sulla sua spalla.
« È di nuovo quel periodo dell’anno. Credi che dovremmo continuare quella tradizione? ».
« Credo di sì. Altrimenti non si chiamerebbe tradizione », obiettò Amy, sorridendo malinconicamente.
Rory sforzò un sorriso: « E io credo che da qualche parte in questo folle, vasto e insensato universo, lui lo sappia e celebri, a suo modo, con noi ».
« Rory Williams, tu rimani l’uomo più bello che abbia mai conosciuto », disse Amy, baciandolo inaspettatamente.
« Lo credo bene. Altrimenti non mi avresti sposato nuovamente », riflette tra sé e sé Rory, compiaciuto.
« Una coppia di conviventi britannici nella New York del 1938? Uno scandalo da prima pagina, signor Pond », Amy calcò sulle ultime parole, con l’usuale sarcasmo che la contraddistingueva.  « Ma lo avrei rifatto in qualsiasi tempo e luogo, Rory. Tu e io, insieme. Ricordi? ».
« Tu e io, insieme. Sempre ».




                                 You and me. Always.

                                                { Amy & Rory Tribute }.



Londra, 1991.


Era un’ordinaria quanto uggiosa giornata londinese, chiunque avrebbe trovato tale circostanza monotona e avvilente, ma non Amy Pond. La prospettiva di poter sentire l’abbattersi della pioggia sulla finestra, mentre era intenta nel suo hobby preferito quanto ripetitivo, la esaltava come ben poche cose al mondo – e persino i suoi terapisti avevano smesso di chiedersene il motivo.
Amy Pond lo aveva scarabocchiato svariate volte, i particolari iniziavano a scomparire nel tempo, per cui doveva raccogliere quante più tracce possibili: talvolta le veniva in mente un dettaglio nuovo e – ovunque fosse – afferrava carta e penna nel tentativo di replicarlo, così da non lasciarselo sfuggire.
Il Dottore era diventato simile ad un sogno: facile da perdere, ma non se ne annotava ogni qual volta le particolari minuziosità – il mento più allungato, i capelli più arruffati, il vestito più sgualcito.

Così, quando sua zia le aveva presentato il nuovo vicino che abitava a pochi quartieri di distanza, Amy aveva alzato lo sguardo per semplice educazione e poi era tornata a scarabocchiare il suo abbozzatissimo disegno.
« L’Uomo Stropicciato? », Rory prese un disegno tra le mani, leggendolo ad alta voce.
« Ogni volta lo ricordo di più. E anche la cabina blu, era lampeggiante, volava e – », Amy abbandonò le sue fantasie per un sol attimo. « Non so perché te lo sto dicendo, non mi crede nessuno ». 
« Nessuno? », ripeté a sua volta.
« Già, proprio nessuno. Essere in minoranza è una seccatura ».
Allora Rory prese coraggio, sfidando la sua patologica timidezza: « Ti crederò io. Saremo in minoranza, ma almeno saremo in due ».
Amy staccò il pennarello blu dal foglio, portando l’attenzione all’unica persona che per un attimo gli era parsa più pazza dell’Uomo Stropicciato. Inarcò le sopracciglia per un sol attimo, dopodiché esibì il suo sorriso più sincero: « Amelia Pond. Credo proprio che diventeremo amici  ».
« Rory. Rory Williams ».



Londra, 1999.


Erano state davvero poche le volte in cui Amy non era riuscita a guardare negli occhi Rory, ma dopo aver scoperto la verità circa i suoi sentimenti, non riusciva a pensare di poter affrontare una normale conversazione con lui.
Né, a conti fatti, poteva incrociare il suo sguardo senza arrossire o con la voglia di scappar via il più lontano possibile per l’imbarazzo – quelle sensazioni erano nuove, inesplorate, la rendevano più goffa di quanto pensasse e la distraevano.

« Davvero hai bisogno di un consiglio, Amy? È talmente chiaro che, se la situazione fosse agli opposti, mi rideresti in faccia. Anzi, sai cosa? Lo farò per te ».
Quelle erano state le parole della sua amica di infanzia, Mels, se aveva bisogno di un consiglio diretto poteva rivolgersi solo a lei – non l’avrebbe mai delusa, poco ma sicuro.

Amy Pond uscì di casa, con la mente rivolta altrove, ma con i piedi in direzione del centro ricreativo: solitamente era Rory a farle compagnia, ma non era sicura che fosse così propenso ad unirsi a lei dopo quanto era accaduto.
E di nuovo tutto si riconduceva a Rory, inevitabilmente: come se in tutta la sua vita, senza rendersene davvero conto, ogni momento era stato vivo perché lo aveva vissuto con lui. Proprio come le aveva detto Rory quando erano bambini, tra un disegno e l’altro: erano in minoranza, ma almeno erano in due.
Dio, era stata così stupida e ingenua.
Tutto quel tempo, tutte quelle conversazioni e quei momenti vissuti insieme…  Rory l’aveva aspettata così tanto, mentre lei gli aveva parlato di quanto fosse importante attendere l’eroe immaginario della sua infanzia. Veniva da chiedersi se davvero lo meritasse, a quel punto, se fosse degna di meritare l’amore che Rory provava nei suoi confronti – ma non era il momento giusto per porsi tali domande, specie se il suo volto tentava di rifuggirgli in lontananza.
Amy lo inseguì, infiltrandosi nella pista da ballo per crearsi un varco, pestando piedi e scansando coppie senza accorgersene, con un sol obiettivo in mente: trovare Rory e confessargli ciò che aveva sempre saputo, nonostante la sua mente avesse frapposto un muro tra i suoi sentimenti e le sue azioni. 

« Rory! Fermati, ti prego ».
Amy si avvicinò, tanto quanto bastava per trovarsi a qualche spanna dal suo volto.
« Non stavo venendo qui, davvero. Poi ho pensato di fare un salto, ma – ehi, mi hai visto in mezzo a tante persone, non so come tu abbia fatto, ma… ».
«Rory ».
« No, davvero. Non ho bisogno di sentire altro. Ehi, sta iniziando la macarena perché non ti – ».
Amy agì d’istinto, senza pensare, avvicinò il volto di Rory al suo e lo baciò per la prima, intensa volta; non importava né quante persone intorno a loro continuassero a ballare a ritmo di musica, né quante tentassero di separarli sulla pedana – il tempo non era più una misura affidabile e nemmeno lo spazio, in quel momento.
« Tu, a volte, parli decisamente troppo», affermò Amy, stringendo il volto di Rory tra le mani.
Rory fissò per un sol momento il vuoto, il cuore che tamburellava nel petto e l’incredulità negli occhi; poi, senza davvero pensarci, disse l’unica cosa che avrebbe avuto senso: « Io ti amo ».
« Non parli troppo ».
Amy arricciò il naso, le luci violastre della sala non potevano darlo a vedere – per sua fortuna, altrimenti Rory glielo avrebbe rinfacciato per tutta la vita –, ma stava arrossendo. Per tutta la vita, pensò tra sé e sé Amy Pond, ritrovandosi a fantasticare come mai prima d’allora – le sembrava un tempo relativamente congruo, dopotutto.
« Anche io, stupida faccia », sussurrò Amy, nascondendo il suo volto nella spalla di Rory.



Scozia, 2007.


« Mi hai appena portata nella città più litigiosa per eccellenza », disse Amy, facendo una piroetta in mezzo alla strada. « Sai che ora avrò il diritto di lamentarmi senza possibilità di replica? ».
Rory quel giorno era piuttosto nervoso, un po’ spaventato invero, ma più che altro irrequieto: era riuscito a stupire Amy regalandole un viaggio nella sua città d’origine, ma il prossimo passo sarebbe stato quello decisivo e avrebbe deciso le sorti della loro relazione.
« Ehi, non prenderla così sul serio. Sono una Scozzese nella media, so comportarmi da adulta! ».
Amy prese la rincorsa, al fine di gettarsi volutamente tra le sue braccia e stampargli un bacio, non avrebbe mai immaginato una tale sorpresa – specie perché Rory era pessimo quando doveva mantenere un segreto, non a caso riusciva sempre a indovinare i suoi regali di compleanno in anticipo.  
Rory Williams era un libro aperto, negli anni aveva imparato a sfogliarne le pagine e aveva già ravvisato quell’atteggiamento: era lo sguardo da ‘devo dirti qualcosa, ma non so proprio come fare’, tipico di un imminente evento o di un cambiamento nella loro vita.
Proprio nel momento stesso in cui calamitò la sua attenzione sulle ultime possibilità, Amy venne catturata da un’idea tanto improvvisa quanto ovvia: « Oddio! Oddio. Mi stai per fare la proposta, non ci posso credere – ».
Alzò il tono di un’ottava, molto più di quanto si aspettasse, poi girovagò in tondo nello stesso punto; Rory si prese il volto tra le mani, con l’intenzione di negare, ma non potendolo davvero fare per ovvi motivi.
« Amy, non doveva essere esattamente… sai, avrei dovuto farti una gran sorpresa e inginocchiarmi e preparare questo gran discorso e – ».
« Ci amiamo da tutta la vita, Rory Williams, mi sembra un discorso abbastanza sufficiente ».
Amy prese il suo volto tra le mani, non aveva davvero bisogno che si inginocchiasse per dichiararle il suo amore, perché non avrebbe udito nulla che non fosse in grado di leggere nei suoi occhi ogni singolo giorno: Rory Williams, l’amore di una vita intera, abbastanza sciocco da credere a una ragazzina con sin troppa immaginazione e abbastanza innamorato da aspettarla sulla stessa linea di traguardo per anni.
« Beh, sì, ma – », Rory boccheggiò per qualche secondo, poi prese il coraggio tra le mani e tirò fuori la  scatoletta rossa.
« Sì. Solamente sì. E ora baciami, stupida faccia »


Fu in quel preciso momento, nell’attimo in cui si gettò tra le braccia di Rory e infilò l’anello di fidanzamento, come se le fosse stato destinato da sempre, che Amy Pond capì davvero quanto profondo potesse essere il suo amore. E quanto dovesse ringraziare Rory ogni giorno, in ogni momento della giornata, poiché non avrebbe mai conosciuto l’intensità e la potenza dell’amore se non si fossero scelti a vicenda.
E fu proprio quel giorno che Amy Pond capì che avrebbe voluto dividere il resto della sua vita con Rory, in qualsiasi momento il resto della vita iniziasse.



New York, 1938
.


Amy si guardò spaesata attorno a sé, cercando di razionalizzare l’accaduto: si trovava nuovamente nella New York del 1938, proprio come aveva sperato, era solamente più buia di quanto ricordasse.
Cercò Rory con lo sguardo, la visuale era ancora un po’ offuscata, ma la sua tenacia aveva la meglio.
« Amy! Amy! », esclamò una voce in lontananza, correndole incontro. « Oh mio Dio, Amy, tu mi hai seguito ».
Rory la strinse così forte che la sentì quasi sussultare, eppure Amy non riusciva a lamentarsi mentre affondava il volto nella sua spalla. E per qualche minuto non riuscirono davvero a pronunciar parola, rimasero stretti in quell’abbraccio come se potesse durare per sempre.
Solo dopo una manciata di tempo che parve ad ambedue immisurabile Amy riuscì ad allentare la presa, rimanendo comunque incatenata tra le braccia di suo marito: « E comunque la cosa non dovrebbe stupirti, signor Pond. Insieme o affatto ».
Rory sorrise per entrambi, rivedendo negli occhi di Amy una carrellata di momenti che li avevano condotti fino a quel giorno e, pur in tutta l’assurdità di quella situazione, si era considerato un uomo fortunato.
Sua moglie lo aveva amato abbastanza da seguirlo spontaneamente in un altro tempo pur di non perderlo, sfidando tutte le probabilità esistenti nell’universo, prendendo davvero in parola la promessa di invecchiare insieme.
« Ti amo, Rory Williams. Ho sempre amato solo te, l’ho sempre detto solo a te. Ti amo », ripeté Amy, gettandogli nuovamente le braccia al collo.
« Essere nella minoranza ha i suoi lati positivi, allora », poté sentire l’eco della risata di Amy e gli parve la cosa più bella del mondo. « Anche io ti amo, Amy Pond ».



New York, 25 Dicembre 1946.


Era un Natale decisamente diverso in casa Williams, non tanto perché finalmente si avviavano alle soglie degli anni ’50 – Amy non vedeva l’ora di poter puntare il dito di fronte a ogni invenzione con sguardo compiaciuto –, quanto perché si udiva un nuovo coro di voci in casa e, per la precisione, nel salotto.
Ci erano voluti anni, innumerevoli scartoffie e molta pazienza, ma alla fine erano riusciti a realizzare uno dei grandi sogni della loro vita: poter essere genitori, nuovamente, di un bambino che era arrivato come un miracolo nella loro vita – Anthony Brian Williams. 
« Amy, sta gattonando, corri! Oh, se esistessero i cellulari potrei fare un video in questo momento. Come mi manca la tecnologia ».
Amy corse trafelata in direzione del salotto, osservare suo figlio fare i primi passi era qualcosa che la emozionava e al tempo stesso intristiva, poiché erano le uniche persone che avrebbero potuto condividere quei preziosi momenti.
« Ehi, ricorda, almeno siamo noi due ».
Amy non aveva avuto bisogno di dire nulla, Rory le aveva letto nel pensiero con un solo sguardo.
« Io e te, insieme. Sempre », sorrise, ricordandogli tempi che entrambi rivangavano con dolcezza e malinconia. « Quindi, Anthony, per oggi hai vissuto abbastanza avventure », lo prese in braccio, poi lo poggiò sul seggiolone.

« Vedi quel posto laggiù? Ci sarà sempre, anche se non sarà mai occupato. Perché un uomo pazzo con una cabina blu è stato talmente importante nelle nostre vite da meritarsi un posto che non potrà occupare, ma che i tuoi genitori gli terranno sempre. E spero che anche tu, un giorno, sarai abbastanza fortunato da poter aspettare una cabina blu ».
Amy baciò teneramente la fronte di suo figlio, si voltò in direzione di Rory per cercare un gesto affermativo e infine sorrise a entrambi, lasciando che la felicità la invadesse tanto all’interno quanto all’esterno.
Quindi osservò per un attimo l’albero di Natale che si ergeva al centro del salotto, rubò un fiocchetto e lo mise tra il bicchiere e il piatto del Dottore. Si fermò a notare la minuziosità di tale gesto, pensò che il Dottore avrebbe gradito e ne sarebbe stato anche compiaciuto, poteva immaginare la sua espressione ad anni luce di lontananza.

« I cravattini sono forti. Buon Natale, Uomo Stropicciato ».


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E rieccomi in questo fandom dopo qualche tempo.
Nella storia vi sono qua e là alcune citazioni prese da diversi episodi, come il fatto che Amy chiami Rory “stupid face” o anche il fatto che nell’episodio “La ragazza che ha aspettato” Amy (e la futura Amy) pensava al ricordo più importante della sua vita ed era la macarena, ossia il suo primo bacio con Rory.
Insomma, ho solo lavorato su alcuni particolari per costruire la storia.
Anthony Brian Williams è il figlio di Amy e Rory, questo particolare l’ho preso dalla scena mai girata con Brian Williams, ma in tutto e per tutto canon ( se non l’avete visto, cercatelo su YT, io singhiozzo ancora solo pensandoci ). 
In ultimo, nella parte finale mi sono presa una piccola licenza poetica. O meglio, ho realizzato uno degli headcanon della mia vita. Mi sono rifatta allo speciale di Natale della settima stagione, quando il Dottore va da Amy e Rory il giorno di Natale lei gli dice che tengono sempre un posto per lui, anche se non sanno se verrà. Ho immaginato che abbiano proseguito questa tradizione anche a New York, lasciando un posto vuoto per l’importanza che ha avuto nelle loro vite ( e lo so, mi costruisco l’angst da sola ).
Scrivere su Amy e Rory subito dopo post-addio era una cosa che mi incuriosiva da troppo tempo, per cui ho voluto dedicare loro un piccolo spezzone ( anche se, in verità, quando avrò più tempo vorrei proprio dedicarvi una storia a parte ).
Tra le altre cose, ho anche pensato che si siano dovuti risposare ( perché sulla carta, di fatto, nel 1938 non esistevano) e anche perché per dover adottare immagino che abbiano dovuto rifarlo.
Per le date, poi, mi sono indicativamente calcolata gli anni basandomi sul fatto che in un episodio della settima stagione Rory dice di avere 31 anni, mi son messa con la calcolatrice a calcolare varie cose. Lasciamo perdere, meglio così, perché io e le minuziosità nelle fan fiction siamo OTP. XD
Okay, queste note stanno diventando un’altra fan fiction, quindi spero che sia tutto chiaro e… probabilmente ritornerò in questo fandom, appena avrò ispirazione e tempo!

Grazie per aver letto,
Kì. 

   
 
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