Se avessero chiesto a Rory Williams in quale momento
si fosse innamorato di Amy Pond, non avrebbe saputo davvero rispondere. E non
per un eccesso di modestia o di timidità, ma perché non ricordava un tempo in
cui non l’aveva amata: persino quando non conosceva il significato della parola
amore Rory ne era già innamorato, paradossalmente.
Non avrebbe saputo fissare un inizio, ma di una cosa era certo: ogni attimo in
cui gli occhi di Amy incrociavano i suoi, ogni momento in cui gli sussurrava ‘ ti
amo ’, ogni istante in cui stavano insieme era come una nuova prima volta – e,
come ogni prima volta che si rispettasse, Rory ne era al tempo stesso stupito e
deliziato.
Rory Williams, l’Ultimo Centurione, l’uomo che aveva aspettato duemila anni:
gli erano state attribuite tante nomee, ma non avrebbe più udito quegli
appellativi, né si sarebbe inoltrato in altre avventure, né avrebbe contribuito
a disinfestare l’ennesimo attacco alieno.
Credeva che tal pensiero gli avrebbe risollevato l’animo, invece provava una
strana sensazione di nostalgia: viaggiando con il Dottore, dopotutto, le
meraviglie si mescolavano ai momenti di quotidianità ed era difficile affermare
con certezza quale realtà prendesse il sopravvento.
« Siamo pensierosi oggi, signor Pond? ».
Rory Williams volgeva lo sguardo oltre la finestra, osservando il manto di neve
che copriva New York in quei mesi dell’anno; Amy gli porse una tazza di tè, per
non perdere le buone abitudini britanniche, poggiando la testa sulla sua
spalla.
« È di nuovo quel periodo dell’anno. Credi che dovremmo continuare quella
tradizione? ».
« Credo di sì. Altrimenti non si chiamerebbe tradizione », obiettò Amy,
sorridendo malinconicamente.
Rory sforzò un sorriso: « E io credo che da qualche parte in questo folle,
vasto e insensato universo, lui lo sappia e celebri, a suo modo, con noi ».
« Rory Williams, tu rimani l’uomo più bello che abbia mai conosciuto
», disse Amy, baciandolo inaspettatamente.
« Lo credo bene. Altrimenti non mi avresti sposato nuovamente », riflette tra
sé e sé Rory, compiaciuto.
« Una coppia di conviventi britannici nella New York del 1938? Uno scandalo da
prima pagina, signor Pond », Amy calcò sulle ultime parole, con l’usuale
sarcasmo che la contraddistingueva. « Ma lo avrei rifatto in qualsiasi tempo e
luogo, Rory. Tu e io, insieme. Ricordi? ».
« Tu e io, insieme. Sempre ».
You and me. Always.
{ Amy & Rory Tribute }.
Londra,
1991.
Era un’ordinaria quanto uggiosa giornata londinese, chiunque avrebbe trovato
tale circostanza monotona e avvilente, ma non Amy Pond. La prospettiva di poter
sentire l’abbattersi della pioggia sulla finestra, mentre era intenta nel suo
hobby preferito quanto ripetitivo, la esaltava come ben poche cose al mondo – e
persino i suoi terapisti avevano smesso di chiedersene il motivo.
Amy Pond lo aveva scarabocchiato svariate volte, i particolari iniziavano a
scomparire nel tempo, per cui doveva raccogliere quante più tracce possibili:
talvolta le veniva in mente un dettaglio nuovo e – ovunque fosse – afferrava
carta e penna nel tentativo di replicarlo, così da non lasciarselo sfuggire.
Il Dottore era diventato simile ad un sogno: facile da perdere, ma non se ne
annotava ogni qual volta le particolari minuziosità – il mento più
allungato, i capelli più arruffati, il vestito più sgualcito.
Così, quando sua zia le aveva presentato il nuovo vicino che abitava a pochi
quartieri di distanza, Amy aveva alzato lo sguardo per semplice educazione e
poi era tornata a scarabocchiare il suo abbozzatissimo disegno.
« L’Uomo Stropicciato? », Rory prese un disegno tra le mani, leggendolo ad alta
voce.
« Ogni volta lo ricordo di più. E anche la cabina blu, era lampeggiante, volava
e – », Amy abbandonò le sue fantasie per un sol attimo. « Non so perché te lo
sto dicendo, non mi crede nessuno ».
« Nessuno? », ripeté a sua volta.
« Già, proprio nessuno. Essere in minoranza è una seccatura ».
Allora Rory prese coraggio, sfidando la sua patologica timidezza: « Ti crederò
io. Saremo in minoranza, ma almeno saremo in due ».
Amy staccò il pennarello blu dal foglio, portando l’attenzione all’unica
persona che per un attimo gli era parsa più pazza dell’Uomo Stropicciato.
Inarcò le sopracciglia per un sol attimo, dopodiché esibì il suo sorriso più
sincero: « Amelia Pond. Credo proprio che diventeremo amici ».
« Rory. Rory Williams ».
Londra, 1999.
Erano state davvero poche le volte in cui Amy non era riuscita a guardare
negli occhi Rory, ma dopo aver scoperto la verità circa i suoi sentimenti, non riusciva
a pensare di poter affrontare una normale conversazione con lui.
Né, a conti fatti, poteva incrociare il suo sguardo senza arrossire o con la
voglia di scappar via il più lontano possibile per l’imbarazzo – quelle
sensazioni erano nuove, inesplorate, la rendevano più goffa di quanto pensasse
e la distraevano.
« Davvero hai bisogno di un consiglio, Amy? È talmente chiaro che, se la
situazione fosse agli opposti, mi rideresti in faccia. Anzi, sai cosa? Lo farò
per te ».
Quelle erano state le parole della sua amica di infanzia, Mels, se aveva
bisogno di un consiglio diretto poteva rivolgersi solo a lei – non l’avrebbe
mai delusa, poco ma sicuro.
Amy Pond uscì di casa, con la mente rivolta altrove, ma con i piedi in
direzione del centro ricreativo: solitamente era Rory a farle compagnia, ma non
era sicura che fosse così propenso ad unirsi a lei dopo quanto era accaduto.
E di nuovo tutto si riconduceva a Rory, inevitabilmente: come se in tutta la
sua vita, senza rendersene davvero conto, ogni momento era stato vivo perché lo
aveva vissuto con lui. Proprio come le aveva detto Rory quando erano bambini,
tra un disegno e l’altro: erano in minoranza, ma almeno erano in due.
Dio, era stata così stupida e ingenua.
Tutto quel tempo, tutte quelle conversazioni e quei momenti vissuti
insieme… Rory l’aveva aspettata così tanto, mentre lei gli aveva parlato di
quanto fosse importante attendere l’eroe immaginario della sua infanzia. Veniva
da chiedersi se davvero lo meritasse, a quel punto, se fosse degna di meritare
l’amore che Rory provava nei suoi confronti – ma non era il momento giusto per
porsi tali domande, specie se il suo volto tentava di rifuggirgli in
lontananza.
Amy lo inseguì, infiltrandosi nella pista da ballo per crearsi un varco,
pestando piedi e scansando coppie senza accorgersene, con un sol obiettivo in
mente: trovare Rory e confessargli ciò che aveva sempre saputo, nonostante la
sua mente avesse frapposto un muro tra i suoi sentimenti e le sue azioni.
« Rory! Fermati, ti prego ».
Amy si avvicinò, tanto quanto bastava per trovarsi a qualche spanna dal suo
volto.
« Non stavo venendo qui, davvero. Poi ho pensato di fare un salto, ma – ehi,
mi hai visto in mezzo a tante persone, non so come tu abbia fatto, ma… ».
«Rory ».
« No, davvero. Non ho bisogno di sentire altro. Ehi, sta iniziando la macarena
perché non ti – ».
Amy agì d’istinto, senza pensare, avvicinò il volto di Rory al suo e lo baciò
per la prima, intensa volta; non importava né quante persone intorno a loro continuassero
a ballare a ritmo di musica, né quante tentassero di separarli sulla pedana –
il tempo non era più una misura affidabile e nemmeno lo spazio, in quel
momento.
« Tu, a volte, parli decisamente troppo», affermò Amy, stringendo il volto di
Rory tra le mani.
Rory fissò per un sol momento il vuoto, il cuore che tamburellava nel petto e
l’incredulità negli occhi; poi, senza davvero pensarci, disse l’unica cosa che
avrebbe avuto senso: « Io ti amo ».
« Non parli troppo ».
Amy arricciò il naso, le luci violastre della sala non potevano darlo a vedere
– per sua fortuna, altrimenti Rory glielo avrebbe rinfacciato per tutta la vita
–, ma stava arrossendo. Per tutta la vita, pensò tra sé e sé Amy Pond, ritrovandosi
a fantasticare come mai prima d’allora – le sembrava un tempo relativamente
congruo, dopotutto.
« Anche io, stupida faccia », sussurrò Amy, nascondendo il suo volto nella
spalla di Rory.
Scozia, 2007.
« Mi hai appena portata nella città più litigiosa per eccellenza », disse
Amy, facendo una piroetta in mezzo alla strada. « Sai che ora avrò il diritto
di lamentarmi senza possibilità di replica? ».
Rory quel giorno era piuttosto nervoso, un po’ spaventato invero, ma più che
altro irrequieto: era riuscito a stupire Amy regalandole un viaggio nella sua
città d’origine, ma il prossimo passo sarebbe stato quello decisivo e avrebbe
deciso le sorti della loro relazione.
« Ehi, non prenderla così sul serio. Sono una Scozzese nella media, so comportarmi
da adulta! ».
Amy prese la rincorsa, al fine di gettarsi volutamente tra le sue braccia e
stampargli un bacio, non avrebbe mai immaginato una tale sorpresa – specie
perché Rory era pessimo quando doveva mantenere un segreto, non a caso riusciva
sempre a indovinare i suoi regali di compleanno in anticipo.
Rory Williams era un libro aperto, negli anni aveva imparato a sfogliarne le
pagine e aveva già ravvisato quell’atteggiamento: era lo sguardo da ‘devo dirti
qualcosa, ma non so proprio come fare’, tipico di un imminente evento o di un
cambiamento nella loro vita.
Proprio nel momento stesso in cui calamitò la sua attenzione sulle ultime
possibilità, Amy venne catturata da un’idea tanto improvvisa quanto ovvia: «
Oddio! Oddio. Mi stai per fare la proposta, non ci posso credere – ».
Alzò il tono di un’ottava, molto più di quanto si aspettasse, poi girovagò in
tondo nello stesso punto; Rory si prese il volto tra le mani, con l’intenzione
di negare, ma non potendolo davvero fare per ovvi motivi.
« Amy, non doveva essere esattamente… sai, avrei dovuto farti una gran sorpresa
e inginocchiarmi e preparare questo gran discorso e – ».
« Ci amiamo da tutta la vita, Rory Williams, mi sembra un discorso abbastanza
sufficiente ».
Amy prese il suo volto tra le mani, non aveva davvero bisogno che si
inginocchiasse per dichiararle il suo amore, perché non avrebbe udito nulla che
non fosse in grado di leggere nei suoi occhi ogni singolo giorno: Rory
Williams, l’amore di una vita intera, abbastanza sciocco da credere a una
ragazzina con sin troppa immaginazione e abbastanza innamorato da aspettarla
sulla stessa linea di traguardo per anni.
« Beh, sì, ma – », Rory boccheggiò per qualche secondo, poi prese il coraggio
tra le mani e tirò fuori la scatoletta rossa.
« Sì. Solamente sì. E ora baciami, stupida faccia »
Fu in quel preciso momento, nell’attimo in cui si gettò tra le braccia di Rory
e infilò l’anello di fidanzamento, come se le fosse stato destinato da sempre,
che Amy Pond capì davvero quanto profondo potesse essere il suo amore. E quanto
dovesse ringraziare Rory ogni giorno, in ogni momento della giornata, poiché non
avrebbe mai conosciuto l’intensità e la potenza dell’amore se non si fossero
scelti a vicenda.
E fu proprio quel giorno che Amy Pond capì che avrebbe voluto dividere il resto
della sua vita con Rory, in qualsiasi momento il resto della vita iniziasse.
New York, 1938.
Amy si guardò spaesata attorno a sé, cercando di razionalizzare l’accaduto: si
trovava nuovamente nella New York del 1938, proprio come aveva sperato, era
solamente più buia di quanto ricordasse.
Cercò Rory con lo sguardo, la visuale era ancora un po’ offuscata, ma la sua
tenacia aveva la meglio.
« Amy! Amy! », esclamò una voce in lontananza, correndole incontro. « Oh
mio Dio, Amy, tu mi hai seguito ».
Rory la strinse così forte che la sentì quasi sussultare, eppure Amy non
riusciva a lamentarsi mentre affondava il volto nella sua spalla. E per qualche
minuto non riuscirono davvero a pronunciar parola, rimasero stretti in
quell’abbraccio come se potesse durare per sempre.
Solo dopo una manciata di tempo che parve ad ambedue immisurabile Amy riuscì ad
allentare la presa, rimanendo comunque incatenata tra le braccia di suo marito:
« E comunque la cosa non dovrebbe stupirti, signor Pond. Insieme o affatto ».
Rory sorrise per entrambi, rivedendo negli occhi di Amy una carrellata di
momenti che li avevano condotti fino a quel giorno e, pur in tutta l’assurdità
di quella situazione, si era considerato un uomo fortunato.
Sua moglie lo aveva amato abbastanza da seguirlo spontaneamente in un altro
tempo pur di non perderlo, sfidando tutte le probabilità esistenti
nell’universo, prendendo davvero in parola la promessa di invecchiare insieme.
« Ti amo, Rory Williams. Ho sempre amato solo te, l’ho sempre detto solo a te.
Ti amo », ripeté Amy, gettandogli nuovamente le braccia al collo.
« Essere nella minoranza ha i suoi lati positivi, allora », poté sentire l’eco
della risata di Amy e gli parve la cosa più bella del mondo. « Anche io ti amo,
Amy Pond ».
New York, 25 Dicembre 1946.
Era un Natale decisamente diverso in casa Williams, non tanto perché finalmente
si avviavano alle soglie degli anni ’50 – Amy non vedeva l’ora di poter puntare
il dito di fronte a ogni invenzione con sguardo compiaciuto –, quanto perché si
udiva un nuovo coro di voci in casa e, per la precisione, nel salotto.
Ci erano voluti anni, innumerevoli scartoffie e molta pazienza, ma alla fine
erano riusciti a realizzare uno dei grandi sogni della loro vita: poter essere
genitori, nuovamente, di un bambino che era arrivato come un miracolo nella
loro vita – Anthony Brian Williams.
« Amy, sta gattonando, corri! Oh, se esistessero i cellulari potrei fare un
video in questo momento. Come mi manca la tecnologia ».
Amy corse trafelata in direzione del salotto, osservare suo figlio fare i primi
passi era qualcosa che la emozionava e al tempo stesso intristiva, poiché erano
le uniche persone che avrebbero potuto condividere quei preziosi momenti.
« Ehi, ricorda, almeno siamo noi due ».
Amy non aveva avuto bisogno di dire nulla, Rory le aveva letto nel pensiero con
un solo sguardo.
« Io e te, insieme. Sempre », sorrise, ricordandogli tempi che entrambi
rivangavano con dolcezza e malinconia. « Quindi, Anthony, per oggi hai vissuto
abbastanza avventure », lo prese in braccio, poi lo poggiò sul seggiolone.
« Vedi quel posto laggiù? Ci sarà sempre, anche se non sarà mai occupato.
Perché un uomo pazzo con una cabina blu è stato talmente importante nelle
nostre vite da meritarsi un posto che non potrà occupare, ma che i tuoi
genitori gli terranno sempre. E spero che anche tu, un giorno, sarai abbastanza
fortunato da poter aspettare una cabina blu ».
Amy baciò teneramente la fronte di suo figlio, si voltò in direzione di Rory
per cercare un gesto affermativo e infine sorrise a entrambi, lasciando che la
felicità la invadesse tanto all’interno quanto all’esterno.
Quindi osservò per un attimo l’albero di Natale che si ergeva al centro del
salotto, rubò un fiocchetto e lo mise tra il bicchiere e il piatto del Dottore.
Si fermò a notare la minuziosità di tale gesto, pensò che il Dottore avrebbe
gradito e ne sarebbe stato anche compiaciuto, poteva immaginare la sua
espressione ad anni luce di lontananza.
« I cravattini sono forti. Buon Natale, Uomo Stropicciato ».
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E rieccomi in questo fandom dopo qualche tempo.
Nella storia vi sono qua e là alcune citazioni prese da diversi episodi, come
il fatto che Amy chiami Rory “stupid face” o anche il fatto che nell’episodio
“La ragazza che ha aspettato” Amy (e la futura Amy) pensava al ricordo più
importante della sua vita ed era la macarena, ossia il suo primo bacio con Rory.
Insomma, ho solo lavorato su alcuni particolari per costruire la storia.
Anthony Brian Williams è il figlio di Amy e Rory, questo particolare l’ho preso
dalla scena mai girata con Brian Williams, ma in tutto e per tutto canon ( se
non l’avete visto, cercatelo su YT, io singhiozzo ancora solo pensandoci ).
In ultimo, nella parte finale mi sono presa una piccola licenza poetica. O
meglio, ho realizzato uno degli headcanon della mia vita. Mi sono rifatta allo
speciale di Natale della settima stagione, quando il Dottore va da Amy e Rory
il giorno di Natale lei gli dice che tengono sempre un posto per lui, anche se
non sanno se verrà. Ho immaginato che abbiano proseguito questa tradizione anche
a New York, lasciando un posto vuoto per l’importanza che ha avuto nelle loro
vite ( e lo so, mi costruisco l’angst da sola ).
Scrivere su Amy e Rory subito dopo post-addio era una cosa che mi incuriosiva
da troppo tempo, per cui ho voluto dedicare loro un piccolo spezzone ( anche
se, in verità, quando avrò più tempo vorrei proprio dedicarvi una storia a
parte ).
Tra le altre cose, ho anche pensato che si siano dovuti risposare ( perché
sulla carta, di fatto, nel 1938 non esistevano) e anche perché per dover
adottare immagino che abbiano dovuto rifarlo.
Per le date, poi, mi sono indicativamente calcolata gli anni basandomi sul
fatto che in un episodio della settima stagione Rory dice di avere 31 anni, mi
son messa con la calcolatrice a calcolare varie cose. Lasciamo perdere, meglio
così, perché io e le minuziosità nelle fan fiction siamo OTP. XD
Okay, queste note stanno diventando un’altra fan fiction, quindi spero che sia
tutto chiaro e… probabilmente ritornerò in questo fandom, appena avrò
ispirazione e tempo!
Grazie per aver letto,
Kì.