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Autore: Ire_2002    19/12/2015    5 recensioni
[STORIA AD OC]
[ISCRIZIONI CHIUSE]
Fino ad adesso i semidei al campo mezzosangue sono sempre stati figli degli dei veri e propri, dei discendenti dei titani.
Ma se arrivassero dei nuovi semidei al campo, appartenenti ad una generazione ben più antica?
E se fosse il loro turno di salvare il mondo?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jack's pov
Guardavo con aria annoiata il pesce che avevo nel piatto.
Non sapevo perché, ma quel giorno sembrava che sapesse di cartone. Neanche Marina, da parte sua, era molto concentrata sul suo cibo. Fissava il tavolo dei figli di Tartaro, dove Violet e Nick mangiavano in silenzio, lanciandosi occhiatacce tra un morso e l'altro.
Con tutta probabilità avevano litigato per qualche motivo, del resto tutti, al campo, sapevano del carattere testardo della ragazza.
I miei occhi si posavano sul tavolo di Gea. Haru, seduta da sola, osservava una delle nuove arrivate con aria assorta. La ragazza seduta al tavolo di Ermes si era mostrata molto timida, quando ci eravamo presentati aveva sussurrato talmente piano il suo nome che nemmeno l'avevo sentita. Comunque sembrava aver fatto amicizia con l'altra nuova arrivata, Jade, e con nessun altro.
Le due parlavano allegramente, interrompendosi ogni tanto per ridere di una qualche battuta. Sembrava che avessero legato in un solo giorno, erano rimaste tutto il tempo insieme. Ma il mio sguardo era puntato solo sulla ragazza castana, che, così timida e riservata tranne che con Jade, mi incuriosiva molto. I suoi occhi verdi erano di un colore acceso, che mi piaceva molto. Ad un certo punto Miss occhi belli si alzò, andando insieme ai ragazzi del tavolo di Ermes a gettare nel fuoco un'offerta per gli dei. Era l'ultima della fila. La osservai incenerire la sua insalata, che non poteva nemmeno essere chiamata così visto che non c'era nulla che non fosse carne, tranne qualche foglia di lattuga. La seguente vampata di fuoco fece capire che il dio o la dea aveva apprezzato il dono, me né io né Haru ci soffermammo su quello. I capelli lunghi e leggermente boccolosi della ragazza che scendevano sulla sua schiena elegante d'un tratto sembrarono diventare di fuoco, illuminati dalla luce delle fiamme. Per un attimo non mi sembrò più la ragazza timida di poco prima, ma qualcosa di più potente e pericoloso. Pericoloso ma bellissimo.
La vidi tornare come prima e dirigersi verso il tavolo di Ermes.
Mi voltai verso Haru, anche lei mi fissava.
C'era qualcosa che non andava nella nuova arrivata, glielo leggevo negli occhi.

Daniel's pov
Sentii bussare ripetutamente dal piano di sotto.
Mi raggomitolai tra le coperte scure del mio letto, cercando di fare finta di niente. Chi bussava a quest'ora di notte?
Dovevano essere almeno le due! Nascosi il volto sotto il cuscino, mugugnando qualcosa. Il bussare continuò, impedendomi di prendere sonno. Mi voltai sulla schiena, guardando il soffitto scuro della mia casa, costellato di stelle. Mi alzai, stropicciandomi gli occhi.
- Se quello che sta bussando ha intenzione di farmi uno scherzo stupido vedrò di farlo sparire dalla faccia della terra- dissi, mentre mi alzavo e infilavo un paio di ciabatte. Aprii la porta della mia stanza e scesi le scale, trovandomi nell'ingresso che faceva anche da salotto. La stanza era al buio, ma io vedevo perfettamente. Il bussare continuava, ed io spalancai la porta. Davanti a me, illuminata dalla flebile luce della luna, c'era Mar, a braccia incrociate, che mi fissava. Aveva legato i capelli in una coda che poggiava sulla spalla emi guardò in un modo che non prometteva nulla di buono
- Daniel, è arrivato il momento di fare qualcosa!- disse, puntandomi il dito al petto.
- Di cosa cavolo stai parlando?- chiesi io, alzando un sopracciglio.
- Di Violet!
- Ovvio- dissi, sbadigliando - Guarda che noi non abbiamo nulla a che fare con lei, non dovrebbe importarti di quello che combina, e poi sono le due!
- Come? È una figlia degli antichi, Daniel, andrà in missione con noi! Dovremmo convivere con quella ragazza, quindi non dovrebbe essere solo Nick a preoccuparsi di lei!
- Non sono fatti nostri. Buonanotte!
Feci per chiudere la porta ma lei mi afferrò per il polso e mi costrinse ad uscire dalla casa
- Invece lo sono! Domani parleremo con Nick, gli diremo che lo abbiamo visto litigare con Violet, e gli chiederemo delle spiegazioni! E lo aiuteremo a capire cosa non va in sua sorella!
- E tu per dirmi questo mi hai dovuto svegliare in piena notte quando potevi dirmelo domani?- sbottai
- Non riuscivo a dormire con questo pensiero in testa!- disse lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo- Allora,  ci stai?
- Se dico di sì me ne potrò tornare in casa? Fa freddo! - dissi, coprendomi le braccia nude con le mani. Indossavo solo una maglietta a maniche corte e dei pantaloni corti, e quella notte faceva parecchio freddo
- Va bene. In effetti meglio andare, o finisce che ci scoprono!
Mi scompigliò i capelli neri in un gesto affettuoso, lo faceva sempre, e corse via.
Restai qualche secondo a guardare la sua figura che si allontanava correndo, elegante e snella come quella di un gatto.
Poi un soffio di vento mi fece rabbrividire, ricordandomi che rischiavo di prendermi una polmonite.
Mi voltai e tornai in casa, correndo verso il letto e buttandomici sopra a peso morto. Aspettavo che il sonno arrivasse, ma ormai mi ero completamente svegliato.
Restai sdraiato a fissare il soffitto, pensando.
E inevitabilmente iniziai a pensare al mio passato.
Guardare le stelle non mi ricordava solo mia madre.
Quasi sempre mi veniva da pensare al sorriso amichevole di mio padre, ai suoi capelli biondi, e alle serate che passavano a guardare le stelle. Mi aveva insegnato a riconoscere le costellazioni e ad aiutarlo nel suo lavoro.
Sul viso mi apparve un sorriso malinconico.
A volte avrei voluto averlo di nuovo con me.
Chissà dov'era finita la sua anima, chissà cosa avrebbe pensato di me in quel momento.
Mi coprii il viso con un braccio, mentre finalmente iniziavo a prendere sonno
 
Evelyn's pov
Respirai profondamente, godendomi il lieve tepore delle coperte.
Da quanto tempo non dormivo in un vero letto?
In un caldo, comodo e normalissimo letto?
Almeno sette mesi.
Sorrisi, rilassandomi completamente sotto le coperte. Di solito a scaldarmi c'era solo Schia, ci dormivo attaccata.
Dormivo sdraiata sulle foglie, o dentro ad un albero cavo, ma con me c'era quasi sempre Schia.
Effettivamente un po' mi mancava, avrei tanto voluto averlo con me, e abbracciarlo, volevo farmi consolare da lui.
Presi un altro profondo respiro e buttai a terra le coperte.
Attorno a me gli altri dormivano beatamente. Sentivo il rumore dei loro respiri calmi, qualcuno russava anche. Erano quasi tutti figli di Ermes, tranne me, Jade, Simon, che aveva deciso di restare nella casa di Ermes senza dare spiegazioni e altri ragazzini, tutti al di sotto dei tredici anni. Ci era stato spiegato che io e Jade avremmo dovuto essere già state riconosciute, ma se ciò non era avvenuto significava che sarebbe successo a breve.
Ma non mi interessava, non doveva interessarmi, io non ero fatta per stare in quel luogo.
Indossai velocemente dei jeans e la maglietta del campo.
Di certo non potevo andarmene in pigiama e non sapevo dove fosse il vestito che avevo indossato prima.
Guardai le coperte quasi con malinconia e scrollai la testa.
Non dovevo essere dispiaciuta di lasciare quel minimo di normalità che la mia vita aveva assunto, nonostante il campo non fosse esattamente normale.
Volevo legarmi la coda in una treccia, ma non potevo certo fare un buco nel terreno per prendere i fili dorati che normalmente usavo per evitare che le ciocche si slegassero. Inoltre se qualcuno mi avesse visto avrebbe potuto capire che non ero figlia della dea dell'insalata.
Mi guardai attorno, per poi notare Jade. Al buio notavo appena la sua sagoma e non potevo vedere la sua espressione, ma riuscivo a osservare il suo petto che si alzava e si abbassava lentamente.
Era passato solo un giorno da quando ci eravamo conosciute ma in  qualche modo sentivo che era già un'amica.
La mia prima amica dai tempi dell'orfanotrofio.
Ma era diversa, sembrava una sorella, nonostante la conoscessi appena.
Ma non ci dovevo pensare, non mi dovevo più fidare di nessuno. Avrei solo fatto del male a me stessa, avrei finito per essere tradita ancora.
Uscii dalla casa, cercando di fare meno rumore possibile.
Guardai un attimo dentro, per controllare che nessuno avesse sentito. Poi chiusi la porta, correndo fuori.
Sentivo il vento fresco sulla faccia, ma mi accorsi di qualcosa.
Piangevo.
Perché? Sentivo in me una tristezza infinita, ma non ne capivo il motivo, avrei dovuto essere felice, stavo tornando alla mia solita vita.
Al campo non sarei stata felice, sapevo che gli altri mi avrebbero tradita.
Eppure mi sembrava di appartenere a quel luogo, il campo mezzosangue faceva parte di me così come la terra.
Nonostante questo continuai a muovermi.
Era per il mio bene.
Tutti all'inizio sembravano buoni e innocenti, non lasciavano vedere cosa erano sotto.
Smisi di pensare a queste cose non appena arrivai alla foresta.
L'unica sensazione che mi trasmetteva era la libertà. Sentii una forza invadermi e mi fermai, alzando lo sguardo verso le chiome degli alberi. Era una foresta pura, lo sentivo, era il mio regno.
Mi sentivo potente.
Ma al contempo non mi accorsi di alcuni fruscii che provenivano da dietro di me.

 

 


ANGOLO AUTRICE: Chiedo umilmente perdono! * si prepara alla scarica di pomodori*
Lo so, sono in ritardo, in tremendo ritardo! Ma in questi giorni sono stata molto impegnata, tra verifiche, compiti e cose varie! Spero di poter aggiornare più frequentemente da ora in poi.
E ora vi lascio con una domanda per i vostri personaggi: Cos'è che odiano in una persona? Cosa potrebbe spingerli a  diventare nemici di qualcuno?
Gli autori di Marina Swift e Jack Thalassa dovrebbero anche rispondere alla domanda della volta scorsa.
E niente... Ciriciao gente!
P.S: Mi avete perdonata, vero?

  
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