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Autore: Mirae    20/12/2015    2 recensioni
Seguito di "Ardemonio". Ron Weasley ha raggiunto Hermione e Draco a Salem, negli Stati Uniti, poco prima del loro matrimonio, ma la Triade è ancora sulle loro tracce.
Dal primo capitolo:
«Quindi mi stai dicendo che quest’uomo sparisce, così, di punto in bianco?» La voce di Zhang adesso assomigliava al sibilo di un serpente.
«È quello che afferma Sun Chu», cercò di giustificarsi Chen Wei.
«Non mi importa niente delle allucinazioni di Sun chu!» Esclamò finalmente Zhang, battendo con foga il bastone istoriato sul pavimento di marmo bianco.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Disclaimer: i personaggi principali della saga di a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti, mentre quelli appartenenti alla serie “Criminal Minds” appartengono a Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro, ma è stata scritta unicamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e chi ha voglia di leggerla.





              «Ciao, Ron». Non le vennero fuori altre parole: che cosa ci faceva lì Ronald Weasley? E come l’aveva trovata? Nella sua corrispondenza con Harry, la ragazza si era premurata di ripetere parecchie volte che cosa le era successo appena arrivata a New York e la relativa decisione degli agenti federali. Possibile che l’amico l’avesse tradita? D’accordo che Harry e Ron non erano solo migliori amici, ma anche cognati, ma possibile che il sentimento che legasse i due uomini fosse più forte di quello che legava Harry a lei? Oppure, Ron aveva trovato le lettere di Harry e le aveva lette di nascosto? O, ancora, era possibile che fosse stata Ginevra a passare quelle lettere al fratello? Tanti scenari le si prospettarono nella mente nel giro di pochi secondi, uno più inverosimile dell’altro, e tuttavia tutti ,olto plausibili, finché…
«Donnola…». Draco l’aveva raggiunta, senza che nessuno dei due (o forse solo lei?) lo avesse sentito.
«Furetto, che diavolo ci fai qui?» Ron strinse le mani a pugni, mentre sputava quella domanda, con gli occhi ridotti a due fessure.
«Io qui ci vivo, assieme a mia moglie, Grace Herlington», gli rispose Draco, baciando una tempia di Hermione, per sottolineare quanto Hermione Granger in America non esistesse e che lui non poteva farci nulla. Poi proseguì, a tutto beneficio della donna, ancora ferma sulla soglia, le mani appoggiate sulla porta: «La domanda giusta invece è: “Che cosa ci fai TU qui?” Forse le amanti sul continente non ti bastano più e sei venuto a cercare qualche nuova puttanella?»
Hermione era certa che se non si fosse trovata in mezzo, molto probabilmente Ron avrebbe tirata un pugno in faccia a Draco, E lei l’avrebbe pure applaudito. Come si permetteva quel bell’imbusto insultare un suo amico?
«Malcom!» Si girò verso di lui, con l’intento di mostrargli quanto fosse indignata per il suo comportamento. Invece, Draco si limitò ad alzare le spalle, senza accennare a un moto di scuse, o ad andarsene. Cosa alquanto gradita.
«Noon ho detto niente che non corrisponda al vero. Basta leggere qualsiasi rivista», si limitò a risponderle lui.
«E da quando un uomo del calibro di Draco Malfoy si abbassa a leggere libelli di infimo ordine?» Gli fece il verso, senza rendersi conto di avere usato il vero nome.
«Questo non toglie che non riportino la verità. E il fatto che il tuo amico non sta rispondendo sta solo convalidando quanto ho appena detto».
Hermione sbuffò, poi, rivolgendosi a Ron: «Ron, scusalo, ma sono stati giorni un po’ pesanti per tutti. Comunque, davvero, come mai sei qui? E come mi hai trovato?»
Aveva ragione. Draco Malfoy aveva ragione, ma se per Lavanda le sue scappatelle non erano un problema, Hermione faceva di tutto un dramma, per cui non poteva certo dirle: «Ho saputo che ti nascondevi qui e siccome ho bisogno di carne fresca, dopo tante minestre riscaldate, ho pensato di raggiungerti». No, una frase del genere sarebbe stata un biglietto di sola andata a fare compagnia a Silente. Doveva trovare una risposta plausibile, e subito perché dall’espressione che stava assumendo Hermione era chiaro che cominciava a credere a Malfoy.
«Io… Avrei bisogno di parlarti, ma da soli», buttò lì, sperando di poterla dirigere verso la spiaggia poco distante.
«Mi dispiace, Ron, ma non è possibile», cercò di spiegargli.
«Per colpa di Furetto? Da quando tu obbedisci ai Mangiamorte?» L’aggredì, alzando la voce e cercando di prenderle le mani, per avvicinarla.
Istintivamente, Hermione fece un passo indietro, andando a urtare il petto di Draco, che le strinse la vita, in una morsa protettiva.
«Mi dispiace deluderti Donnola, ma non sono più un Mangiamorte da quattordici anni, anche se a dire la verità non lo sono mai stato veramente», si difese Draco. Perché poi avesse voluto puntualizzare – a un Weasley! – non avrebbe saputo dirlo.
«Sì, certo, e io sono Fanny», ironizzò Ron.
«Mi auguro proprio di no», gli rispose Draco, con un mezzo ghigno, «o non solo dovremo subirti per cinquecento anni, ma pure dovremo assistere a una tua rinascita. Bleah».
«Basta così!» Intervenne Hermione. «Ron, mi conosci da anni, e sai perfettamente che se faccio una cosa, non è per imposizione, ma perché è giusto farla. Se non posso venire con te, da sola, è perché sono sotto protezione e non ho il permesso di muovermi senza scorta», cercò di spiegargli.
«E ti aspetti che io creda a questa tavoletta? Avanti, Hermione, sei troppo intelligente per crederci pure tu. È evidente che è solo una trappola di Malfoy per tenerti legata a lui», le rispose Ron.
Doveva fare qualcosa. Qualsiasi cosa, ma come al solito, Hermione fu più veloce di lui: «Sentiamo Ron, in che modo tutto questo sarebbe un piano di Malfoy? Siamo in America, non in Gran Bretagna. E anche lì, il potere dei Malfoy è diminuito parecchio dopo la Guerra».
«Per Godric, Hermione! Davvero sei così ingenua? Il Malfoy qui presente, che fa tanto lo schizzinoso nel nostro Mondo Magico, in realtà ha le mani in pasta anche tra i Babbani, da una parte e dall’altra dell’Oceano», le rivelò, con il petto in fuori e la testa piegata di lato.
«Lo so perfettamente», lo smontò, invece, Hermione. Tre semplici parole che quasi fecero ballare Draco.
«Però questo non ti impedisce di vivere felice da reclusa», recriminò il rosso.
«Non dipende da Malcom», rincarò sul nome fittizio, «ma da una decisione dell’FBI. A New York, io e Malcom siamo scampati per pura fortuna a una sparatoria tra bande rivali, a Chinatown, per cui adesso dobbiamo vivere sotto protezione», gli spiegò.
«Quindi eri con lui quando è successa questa sparatoria, come l’hai chiamata tu?» Chiese ancora Ron.
«Esattamente», confermò lei.
«E questo non ti fa pensare a niente?» Buttò lì, sibillino. «Riflettici, e se vorrai darmi la risposta, ti aspetto questa sera alle nove sulla spiaggia, lì in fondo. Non è lontana da qui, e la tua scorta potrà tenerti d’occhio, se la cosa ti fa stare più tranquilla».
Doveva andarci piano con lei, questo era chiaro, ma uno di qui Gorgo-cosa tanto cari a Luna l’aveva piantato nel cervellino della mora e adesso non gli restava che pazientare ancora un po’ per cogliere i frutti.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Toglietelo dalla testa!»
«Non sei il mio padrone!»
«Tra pochi giorni sarò tuo marito».
«Appunto: tra pochi giorni. E non credere che quelle firme ti daranno potere di vita e di morte nei miei confronti».
«Oh, io non lo credo affatto. Lo so».
«Sogna».
«Non sto affatto sognando».
«Non so se mi fate più paura quando urlate o quando vi minacciate sottovoce», Morgan interruppe il litigio tra i due Inglesi.
«Non ci stiamo minacciando sottovoce», puntualizzò Draco, mentre Hermione gli aveva voltato la schiena, le braccia incrociate.
«Insomma, ha appena detto a Grace che tra pochi giorni sarà il padrone esclusivo della sua vita… come lo chiama questo, se non: minaccia?» Intervenne Emily.
Per fortuna, pensò Morgan, non c’era Reid, altrimenti nessuno li avrebbe risparmiati da una filippica sulla sottigliezza dei termini.
«Non è una minaccia: le cose nel nostro mondo funzionano così: è il marito che comanda. Punto».
«Infatti tu hai studiato a Durmstrang e tua madre non ha stretto nessun patto con Piton quando Voldemort ti ha marchiato come un vitello, non ha affatto cercato di impedire a tuo padre di farti pressione quella volta che i Ghermidori avevano portato me, Harry e Ron al Manor e, soprattutto, non ha mai mentito a Voldemort sulla morte di Harry. No, decisamente, tua madre non ha mai preso iniziative», lo pungolò Hermione, l’attenzione sempre rivolta alla strada.
«A parte che quando ha stretto il Patto Infrangibile con Severus, mio padre era in prigione, lei era una Black, una Purosangue, una pari di mio padre». Draco si morse la lingua, ma ormai il danno era fatto.
Se fosse stata un drago, nel voltarsi verso di lui, Hermione gli avrebbe lanciato una fiammata di quelle che non lasciavano nemmeno un mucchietto di cenere, ma, per sua fortuna, Hermione era solo una strega, potente, certo, ma pur sempre un essere umano, proprio come lui.
«Quindi la situazione è questa: io dovrei accettare di sposare uno spocchioso, insulso cavallo senza la possibilità di vantare alcun diritto?» La voce era fredda, nessuna fiamma a disintegrarlo.
«Ti ho già detto di non chiamarmi cavallo». Il freddo sputato da Hermione non era abbastanza per congelarlo perché lui era una serpe, un animale a sangue freddo e quel tono glielo rammentò.
«Sei tu che non fai altro che ricordarlo. E comunque, io incontrerò Ron, tanto adesso, quanto in futuro. E non sarai certo tu a impedirmi di frequentare chi voglio, in primis gli amici e la mia famiglia», tagliò corto, cercando di uscire da quella stanza, ma Draco la bloccò per un polso.
«Questo è tutto da vedere».
 
§ § § § § § § § § §
 
«Chen Wei, che novità mi porti?» Il padrone di casa, sprofondato nel divano bianco, non perse tempo come le altre volte in inutili convenevoli.
«Zhang xiansheng». Il giovane cinese si profuse in un profondo inchino, prima di cominciare il suo resoconto: «Sun Chu mi ha informato che la donna esce spesso di sera per incontrarsi con un altro uomo».
«Donne occidentali!» Borbottò l’uomo, piegando in giù gli angoli della bocca.
«Purtroppo, non esce mai da sola, ma c’è sempre un Federale, con lei, pur tenendosi leggermente in disparte».
«Si sa qualcosa di quest’uomo?»
«Sun Chu l’ha seguito», Chen Wei deglutì a vuoto.
«Perché non prosegui, Chen Wei?» Gli chiese, infatti, il capobanda.
«All’altezza di Jefferson Avenue lo perde di vista», tenne il capo abbassato, aspettandosi lo scoppio d’ira.
«Che cosa significa che lo perde di vista? I miei uomini si sono forse rammolliti?» La voce era stranamente bassa. Chen Wei si stupì. Il vecchio Zahang non era tipo da rimanere impassibile di fronte a una notizia del genere.
«Lui dice che l’uomo dai capelli rossi entra in un vicolo, ma quando Sun Chu arriva, lui non c’è più. Sun Chu, però, afferma che quel vicolo è senza uscita, e non ci sono porte laterali di nessun locale». Mentre faceva rapporto, quel dettaglio pareva anche a lui una scusa inventata di sana pianta per coprire la propria incapacità, ma come poteva un uomo con l’esperienza di Sun Chu arrivare a escogitare una simile favola?
«Quindi mi stai dicendo che quest’uomo sparisce, così, di punto in bianco?» La voce di Zhang adesso assomigliava al sibilo di un serpente.
«È quello che afferma Sun Chu», cercò di giustificarsi Chen Wei.
«Non mi importa niente delle allucinazioni di Sun chu!» Esclamò finalmente Zhang, battendo con foga il bastone istoriato sul pavimento di marmo bianco. 
   
 
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