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Autore: Halina    22/12/2015    3 recensioni
Nymphadora Tonks viene convocata al Ministero della Magia in piena notte, dove le viene rivelato che suo cugino, Sirius Black, è evaso da Azkaban. Anche se il suo addestramento da Auror non è ancora completato, viene inserita nel gruppo di ricerca guidato da Kingsley Shacklebolt con un compito specifico, indagare su Remus Lupin. Così, due anni prima di trovarsi insieme nell'Ordine della Fenice, le strade di Dora e Remus si incrociano.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 18 – Gennaio 1995

 
Per due settimane, Londra era rimasta chiusa in un’insolita morsa di freddo, il cielo perennemente grigio e carico di pioggia. Non che Tonks avesse di che lamentarsi; passava le giornate alla scrivania del Dipartimento, sommersa nella burocrazia del caso Hagrid, e le serate sul divano davanti al camino, ugualmente sommersa dalla burocrazia del caso Hagrid.

Il fatto che uno stupido articolo sul Profeta avesse generato quell’ondata di polemica e avesse riaperto la questione dell’inserimento dei giganti all’interno della società magica poteva spiegarsi solo accettando che, per quanto tutti avrebbero preferito andare a cena con una manticora piuttosto che ammetterlo, la gente iniziava ad avere paura.

Come se tutto questo non fosse già abbastanza, Dora era stata affiancata, tra tutti gli impiegati dell’Ufficio Creature Magiche, proprio da Amos Diggory, che non faceva altro che parlare tutto il giorno di quanto fosse meraviglioso che il suo meraviglioso figlio fosse il meraviglioso campione di Hogwarts nel TreMaghi. 

Compilare un dossier in grado di scagionare Hagrid non era stato semplicissimo, ma Dora si era fatta inviare da Hogwarts un plico di lettere di genitori dei ragazzi che si opponevano coloritamente al licenziamento. Insieme alla buona parola del Preside e al fatto che, in decenni, Hagrid non avesse mai avuto comportamenti violenti, sarebbe bastato. Per ora almeno.

La mattina della conferenza stampa che avrebbe annunciato il verdetto, Dora si presentò in ufficio un’ora prima del solito, con indosso la sua sobria veste per le occasioni ufficiali e con i capelli scuri chiusi in uno chignon, il riflesso violaceo quasi invisibile.

Stava rileggendo nervosamente la sua relazione quando Kingsley fece capolino al suo cubicolo con un sorriso incoraggiante: “Pronta, Auror Tonks?”

Lei gli rifilò un’occhiata sconsolata: “Penso che vomiterò. Lo sai che sono negata in queste cose.”

“Se devi vomitare, ti prego, non su di me! Ho un appuntamento per pranzo – sogghignò il mago per poi batterle una mano sulla spalla – Coraggio, non può essere peggio dell’ultima volta, no?”

Dora soffocò un mugolio: alla sua ultima conferenza stampa era inciampata, facendo cadere tutte le pergamene, e sulle pergamene era caduta la tazza di bevanda al ginseng che aveva portato con sé nella speranza che le desse un’aria più confidente.

“Basta che ti ricordi le due regole base, Tonks” riprese Shacklebolt.

“Falla breve e non usare paroloni” disse la ragazza, imitando la voce burbera di Alastor Moody.

“Esatto: corto e semplice – annuì Kingsley - Ora vai, o non ti alzerai mai da quella sedia.”

Dora accettò il consiglio e si avviò fuori alla velocità di una lumaca cornuta con l’artrosi, imboccando il corridoio e l’ascensore per sbucarne poco dopo al piano otto, nel grande Atrio.

Passò accanto alla Fontana dei Magici Fratelli e si fermò per un istante ad osservare l’insieme dorato: un mago e una strega con l’aria nobile e le bacchette sfoderate e, ai loro piedi, un centauro, un goblin e elfo domestico che li osservavano con aria di adorante sudditanza. Fratelli, come no…

Passava davanti a quella fontana ogni mattina da anni e mai aveva pensato a quanto quella scultura, nel cuore della comunità magica, fosse la testimonianza lampante del suo razzismo e della sua ipocrisia. Remus le aveva davvero aperto gli occhi. Razzismo ed ipocrisia era stato ciò che aveva creato il terreno fertile che aveva permesso a qualcuno come Voldemort di prendere il potere. Quante vite innocenti avrebbero dovuto ancora essere sacrificate prima che la comunità magica imparasse dai propri errori?

Riprese a camminare rassegnata, schivando i colleghi che sfrecciavano verso i cancelli, i camini o gli ascensori, e raggiunse l’ingresso laterale della sala stampa. Diede un’occhiata all’orologio e prese un gran respiro; tenne gli occhi ben fissi su dove stava mettendo i piedi fino a quando non ebbe raggiunto la sua postazione e la pergamena con il suo comunicato fu al sicuro sul leggio.

Solo allora alzò lo sguardo sui presenti; c’erano l’archivista del Ministero, con la sua solita aria desolata, un paio di colleghi di altri Dipartimenti, qualche giornalista di testate minori e un inviato del Profeta con fotografo al seguito. Almeno, si consolò mentalmente Dora, non era Rita Skeeter, che era probabilmente ancora accampata ad Hogsmeade in attesa di qualche pettegolezzo succoso.

Proprio mentre la ragazza si stava umettando le labbra, pronta ad iniziare, la grande porta sul fondo si aprì e fece capolino una strega anziana, con una mantella di tartan sopra una veste verde scuro. Prese posto rigidamente in una delle poltroncine dell’ultima fila e incrociò le mani in grembo. Era solo logico che la scuola fosse presente, visto che era uno dei suoi dipendenti l’oggetto dell’annuncio, ma Dora non si era affatto aspettata di vedersi comparire la Professoressa McGonagall così all’improvviso … come se parlare in pubblico non fosse già abbastanza difficile!

Si schiarì la voce e iniziò: “Buongiorno, sono l’Auror Tonks, della sezione Detenuti e Ricercati e incaricata al fascicolo JTK7754207 Rubeus Hagrid in merito alla sua natura di mezzo-gigante e la compatibilità di questa con il suo incarico di guardiacaccia e professore presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.”

Breve e semplice, breve e semplice si ripeté un paio di volte, cercando di ignorare gli occasionali puff della macchina fotografica. Scorse rapidamente il rapporto, quindi prese un gran respiro e concluse: “Pertanto, Rubeus Hagrid è considerato soggetto non pericoloso e non a rischio. Non ci sono motivi che ci portano a credere che debba essere allontanato dal suo ufficio, può essere reintegrato nel suo posto con effetto immediato. È tutto, rimango disponibile per ulteriori chiarimenti, grazie dell’attenzione.”

Ci furono un paio di domande, un ultimo flash della macchina fotografica, e la gente iniziò ad andarsene alla spicciolata. Solo la professoressa McGonagall rimase in piedi vicino alla porta, sorridendo soddisfatta, e Dora le andò incontro, fermandosi solo a scambiare un paio di commenti e strette di mano con i colleghi.  

La donna le posò le mani sottili sulle spalle, guardandola con approvazione: “Oh, Nymphadora, è un piacere rivederti! Ottimo lavoro! Ho sempre detto a Pomona che non aveva capito nulla di te: avrai anche avuto qualche problema di disciplina, ma hai un gran cuore, e il Ministero ha bisogno di più gente come te.”

Tonks strusciò i piedi a terra, imbarazzata: “Grazie – mormorò – cerco solo di fare del mio meglio…”

La professoressa annuì, lasciandola andare e aggiustandosi il cappello sul capo: “Ma certo – disse – leale e gran lavoratrice, una vera Hufflepuff! Mi sembra di ricordare un altro della tua casa che abbia intrapreso la carriera da Auror …”

“Sì, Kingsley Sha…” si interruppe di colpo, sgranando appena gli occhi. Di certo la direzione che la conversazione stava prendendo non poteva essere una coincidenza.

“Shacklebolt – si riprese subito – Kingsley Shacklebolt, è un buon amico oltre che un collega.”

“Giusto, Shacklebolt, ottimo studente… - quindi cambiò improvvisamente argomento - Ti porto i ringraziamenti del Preside, che mi ha detto di chiederti se hai passato un buon Natale.”

A quel punto, Tonks percepì distintamente le guance diventare paonazze, mentre la McGonagall la guardava impassibile, con la stessa espressione che avrebbe avuto se l’avesse appena informata di aver preso Troll in Trasfigurazione. Solo dopo qualche istante di turbinio frenetico il cervello della ragazza recepì cosa la domanda aveva voluto dire: “Oh, Natale! Ah! Sì – rispose, concentrandosi per mettere insieme qualcosa più di una serie di monosillabi – Vacanze … produttive, grazie.”

La donna sorrise e inclinò appena il capo: “Molto bene, sono sicura che sarà felice di saperlo. Arrivederci, Nymphadora.”

Qualche minuto dopo, Tonks imboccò il corridoio verso l’ufficio cercando di mettere ordine nelle informazioni appena raccolte. Era evidente che, qualsiasi cosa fosse quello che il Preside stava mettendo in piedi, la McGonagall ne era parte. Chi altri? Mad-Eye, probabilmente.

Aveva ricevuto una lettera esilarante per Natale, in cui il suo vecchio mentore le aveva raccontato di non aver avuto più problemi di disciplina dopo aver trasfigurato suo cugino Draco in un furetto il primo giorno di lezione, ma nemmeno una riga al di fuori di auguri e aneddoti. Non che ci fosse da aspettarsi qualcosa di diverso da Mr. Vigilanza Costante.

Dunque Dumbledore, la McGonagall, Moody, Sirius, Remus e lei. E, se aveva colto correttamente l’accenno discreto della professoressa, Kingsley era sulla buona strada per unirsi presto a loro. 

Varcata la soglia dell’Ufficio realizzò che tutti i cubicoli erano deserti, ma dalla porta socchiusa della Sala Riunioni trapelavano voci attutite. Scivolò dentro, individuando senza sforzo Shacklebolt e affiancandosi a lui: “Convocazione straordinaria” sussurrò il mago, indicandole con un cenno del capo Scrimgeour che, seduto al grande tavolo al centro della stanza, stava parlando concitatamente.

“… si tratterà quindi di una task force interdipartimentale. Vogliono un Obliviatore e due Auror da affiancare al rappresentante dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici e all’inviato dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Il mio suggerimento è che vada qualcuno di Cooperazione e Coordinamento e qualcuno di Protezione e Tutela, ma non sono requisiti vincolanti. Non posso dirvi quanto starete via, l’Albania è …”

Tonks smise di ascoltare e si aggrappò alla manica di Kingsley, fissandolo con una muta domanda. Lui annuì impercettibilmente: “Ordini dall’alto, mandano una squadra a cercare Bertha Jorkins.”

Lei chinò il capo senza commentare, senza dare retta all’istinto che l’avrebbe spinta a gridare “E’ troppo tardi!” Quando, poco dopo, trovati i due candidati, gli auror tornarono al lavoro, lei si appollaiò sulla scrivania di Kingsley, raccontandogli brevemente della sua conferenza stampa e dell’incontro con la McGonagall.

“Ho già fatto domanda per andare a scuola per la Seconda Prova – mormorò il mago, rivolgendole uno sguardo d’intesa – Tu, invece? Hai qualche altro compito ora?”

Tonks scosse il capo, sistemandosi il ciuffo dei capelli, nuovamente corti e brillanti: “No, devo finire di smaltire un po’ di burocrazia ma, visto che ho lavorato nelle vacanze di Natale, il capo mi ha dato una settimana libera con reperibilità solo al bisogno.”

“E immagino tu non abbia intenzione di sprecarla con cose triviali tipo riposare.”

“In effetti no – sogghignò lei – Anzi, se vuoi scusarmi …”

Scrimgeour si stava dirigendo in quel momento verso l’uscita e Tonks si affrettò ad intercettarlo prima che potesse andarsene: “Capo, ha un secondo?”

Lui sospirò: “Solo se è davvero un secondo, Tonks, ho una riunione con il Ministro.”

Dora estrasse una pergamena dalla tasca e gliela tese con un sorriso smagliante: “Ho solo bisogno una firma per la Biblioteca, pensavo di usare la mia settimana libera per fare un po’ di ricerca.”

“Dovresti usare la tua settimana libera per rimetterti in forma” ribatté l’Auror, ma firmò rapidamente per poi restituire il permesso alla ragazza.

Quando tornò verso Kingsley, il mago la guardò storto: “Spero vivamente che tu non abbia fregato il vecchio leone facendogli firmare qualcosa di straforo.”

“No, – lo tranquillizzò lei – è davvero un permesso per la Biblioteca, ma sai bene che Scrimgeour non firma niente senza averlo letto e riletto almeno sei volte, e se volevo evitare domande scomode la mia unica speranza era prenderlo in un momento in cui era in ritardo, stava pensando ad altro, ed era arrabbiato nero con qualcuno di diverso da me, per una volta.”

“E per quale Reparto, esattamente, hai bisogno di un permesso che ti avrebbe causato domande scomode?”

“Il 36, ovviamente.”
 
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Dora si materializzò in fondo ad un vicolo nella zona dei moli della sponda sud, alzò il bavero del cappotto e respirò a fondo nella sciarpa, cercando di tenere a bada il freddo pungente. Si avviò a passo svelto seguendo il corso pigro del Tamigi, diretta ad un complesso di vecchi magazzini fluviali dall’aria decadente.

Qualche architetto babbano aveva, nel tempo, avuto la brillante idea di riconvertire quell’area abbandonata in un centro commerciale, un parco divertimenti, un impianto museale o chissà qualche altra cosa ma, per una qualche ignota ragione, i progetti erano sempre stati abbandonati.

L’ignota ragione era, ovviamente, che i vecchi magazzini celavano la più grande biblioteca di testi magici esistente in Europa, accuratamente protetta da una serie di incantesimi. Tutti potevano accedere alla biblioteca e consultarne i volumi, ma c’erano alcuni settori che contenevano testi pericolosi, o informazioni riservate, a cui si poteva accedere solo con permessi speciali.

Il Reparto 36 ospitava l’unico archivio esistente su Voldemort; le cronache degli anni della Guerra Magica, gli elenchi delle persone coinvolte da entrambe le parti, le ricerche svolte sugli incantesimi e sulle maledizioni utilizzate e le trascrizioni dei processi. Era un reparto pericoloso, oscuro e generalmente evitato, e la strega al desk della reception rabbrividì inconsciamente quando Tonks le mostrò il foglio di accesso firmato da Scrimgeour.

L’intera area era sempre deserta, quindi Dora poté colonizzare un grande tavolo vicino alla vetrata che si affacciava sul fiume e stendere davanti a sé una grande pergamena. Quindi, armata di penna e inchiostro, iniziò a stilare un brainstorming.

Aveva deciso di concentrarsi sui mangiamorte, sui sostenitori del signore oscuro, che erano con tutta probabilità coloro che erano dietro a tutti i sinistri accadimenti degli ultimi mesi. Chi erano? Quanti erano? Come si riconoscevano? Che atteggiamenti ricorrenti seguivano? Quanti erano ad Azkaban e quanti erano stati individuati ma rimessi in libertà?

Fu nel pomeriggio del terzo giorno di ricerche, quando ormai pile di libri giacevano sul pavimento, mucchi di carta sul tavolo e la pergamena del brainstorming, appesa al muro, non aveva più un angolo bianco, che Tonks si fermò, le mani sui fianchi, fissando le due parole che erano rimaste cerchiate ed evidenziate nel suo delirio: Marchio Nero.

Quello era la chiave di tutto. L’inquietante simbolo del signore oscuro non solo veniva proiettato nel cielo come macabra rivendicazione di atroci crimini, ma era anche tatuato magicamente e indelebilmente sull’avambraccio dei mangiamorte quando giuravano la loro fedeltà alla causa. Solo qualcuno con il marchio sul braccio poteva farlo comparire nel cielo.

Il Marchio Nero era comparso alla finale della Coppa del Mondo, evocato dalla bacchetta di Harry Potter, e un pettegolezzo aveva rapidamente fatto il giro del Ministero: si diceva che l’elfa domestica di Barty Crouch fosse stata trovata con la bacchetta incriminata.

Tonks si sedette pesantemente a terra, la testa in grembo. Era già difficile credere che la creatura avesse evocato il Marchio Nero, ma la recente scoperta di Tonks rendeva il fatto del tutto impossibile. E allora chi? Qualche ex, o non molto ex, mangiamorte avrebbe potuto rubare la bacchetta del ragazzo per poi incolpare l’elfa di Crouch? Perché proprio l’elfa di Crouch?

Dora provò emozioni contrastanti nel ricordare distintamente chi era stato seduto per tutta la durata della partita dietro ad Harry in tribuna. Suo zio: Lucius Malfoy.

Accantonò il pensiero con un brivido, le sue domande avrebbero dovuto aspettare. Era invitata a cena a casa Weasley quella sera, e doveva ancora fare un bagno e passare da sua madre a prendere la torta che aveva commissionato.
 
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Dora non poté fare a meno di sorridere quando si materializzò del giardino di The Burrow, guardando con malinconico affetto la casa salire sbilenca verso il cielo scuro, una luce calda e rassicurante che filtrava dalle finestre del pianterreno. Si avvicinò alla porta e subito la figura allampanata di Bill fece capolino sulla soglia, sventolando una mano nella sua direzione per poi andarle incontro: “Tonks! Bene arrivata!”

“Ciao, Bill – sorrise lei – ho portato il dolce.”

“Non avresti dovuto, ma grazie. E grazie per essere venuta – il ragazzo le prese la torta dalle mani e si rabbuiò un istante, aggiungendo a bassa voce – ci sarà anche Perce a cena, per la prima volta da quando si è trasferito a Londra, e la mamma è un po’ in difficoltà. Ho pensato che avere un ospite avrebbe alleggerito un po’ l’atmosfera.”

Prima che Tonks potesse rispondere Molly Weasley comparve sulla porta, le mani sui fianchi: “Bill! Che maniere sono? Falla entrare, su, su! Vieni qui e fatti guardare Tonks, come stai?”

La ragazza si lasciò abbracciare, confortata come sempre dall’istinto materno della donna: “Tutto bene, Molly. Grazie.”

“Avanti, entra, da quando Charlie è partito non ti abbiamo più vista abbastanza, non sai quanto sono stata felice di sapere da Bill che vi state frequentando!”

Tonks lanciò un’occhiata allarmata al ragazzo che si strinse nelle spalle, alzando gli occhi al soffitto come a dire: “Non è colpa mia, gliel’ho detto che siamo solo amici.”

La grande cucina era in pieno fermento, pentole borbottavano sui fornelli, il loro contenuto che veniva girato da cucchiai con volontà propria, coltelli tagliuzzavano cose e Celestina Warbeck cantava in sottofondo. Bill venne spedito fuori a prendere della legna e Molly indicò a Dora una pila di piatti e bicchieri: “Ti dispiace, cara?”

“Affatto!” sorrise Dora, afferrando con cura la pila e muovendo passi misurati verso il grande tavolo.

In quel momento la campanella appesa sopra la porta tintinnò e la voce di Mr. Weasley lanciò un gioviale: “Buonasera, Weasleys!”

“Buonasera, Arthur” rispose Tonks con entusiasmo. Un po’ troppo entusiasmo in effetti, perché piroettò su se stessa dimenticandosi completamente di avere tra le braccia i piatti, che volarono in un grazioso arco, uno dopo l’altro, a schiantarsi sul pavimento.

“Oh, Merlino! Mi dispiace così tanto!” esclamò mortificata, ma Arthur scosse la testa divertito, posandole una mano su una spalla.

“Non c’è problema, ci penso io! Perché non ti siedi lì e intanto mi racconti di come sta andando al lavoro? Hai fatto un ottimo lavoro con Hagrid a proposito …”

“Insomma, pa’ – intervenne Bill, comparendo con un carico di legna sottobraccio – direi che possiamo lasciare perdere il lavoro, almeno per una sera.”

“Bill ha ragione! – concordò Molly mentre gli ultimi bicchieri fluttuavano dolcemente al loro posto – Dimmi piuttosto come stanno i tuoi genitori, Tonks. Non vedo Andromeda da anni!”

I tre presero posto a tavola, chiacchierando serenamente mentre Molly finiva di supervisionare la cena, infine, alle sette in punto, la campanella squillò di nuovo e questa volta fu Percy a comparire, impeccabile con un mantello bordeaux scuro sulle spalle e un completo gessato.

Calò improvvisamente un silenzio teso, quindi furono scambiati i saluti e il ragazzo prese posto rigidamente accanto a suo fratello, di fronte a Tonks. Per qualche minuto Perce raccontò dell’appartamento che divideva con un giovane collega, e di come si stava trovando a Londra, quindi la conversazione tornò a scemare.

Tonks si schiarì la voce, cercando un argomento che potesse essere neutro: “Devi avere un sacco di informazioni interessanti lassù alla Coordinazione Magica Internazionale – commentò – Puoi darci un’anticipazione della Seconda e Terza prova del Torneo?”

Percy posò la forchetta e si pulì la bocca con il tovagliolo prima di rispondere freddamente: “Certo che no. A differenza del resto della famiglia, io sono professionale.”

Tonks colse distintamente Arthur distogliere lo sguardo, gli occhi di Molly velarsi di lacrime e le nocche di Bill stringere la presa sulle posate fino a diventare bianche. Non si meritavano una cosa del genere, non i Weasley, che erano le persone più buone e accoglienti che avesse mai conosciuto.

Si sforzò di mantenere un’aria divertita e rise piano, attirandosi lo sguardo perplesso del resto dei commensali: “Avanti, Perce, lo conosci Charlie! – rispose, fingendo di non aver colto il riferimento – Lo sai che se ci sono draghi coinvolti non riesce proprio a tenere la bocca chiusa, è più forte di lui!”

Bill incrociò i suoi occhi attraverso il tavolo, riconoscente, mentre Percy continuava: “Il signor Crouch è malato e si è preso una vacanza, questo significa che la responsabilità del buon funzionamento del Torneo è sulla mie spalle, e non intendo comprometterla in nessun modo.”

Tonks sospirò teatralmente: “Hai ragione, Perce, d’altronde sei sempre stato quello con il senso della disciplina … non possiamo avere tutti gli stessi talenti, no?”

“Immagino – acconsentì Percy, per poi aggiungere – e forse qualcuno dovrebbe ricordarlo a Ludo Bagman. Sarà anche stato un buon giocatore di Quidditch ma è vergognoso che una persona del genere sia finita a dirigere un Ufficio Ministeriale. Uno con il suo passato poi …”

Tonks lo guardò senza capire: “Con il suo passato? Cosa intendi dire?”

“Bagman ha passato informazioni ai sostenitori di Tu-Sai-Chi quando …”

“Percy! – lo interruppe Arthur – Queste sono informazioni riservate, di certo non l’argomento adatto ad una cena tra amici. Inoltre, ti ricordo che Ludo è stato completamente scagionato: Augustus Rookwood era un amico di famiglia e Ludo non aveva modo di sapere che fosse un mangiamorte.”

Tonks era vagamente consapevole di essere rimasta a bocca aperta e occhi sgranati, il cervello che compiva gli ormai consueti collegamenti, aggiungendo l’informazione al suo file mentale. Immaginare Ludo Bagman a evocare il Marchio Nero era ancora più assurdo di incolpare l’elfa domestica. Eppure Bagman era stato in tribuna con Harry la sera della Finale, ed era ad Hogwarts quando il nome del ragazzo era comparso nel Calice e, con Crouch misteriosamente malato, era rimasto l’unico ad avere in mano le sorti del Tremaghi…

La ragazza provò un istante di panico e si affrettò a portarsi alle labbra un bicchiere: non c’era davvero nessuno di cui ci si potesse fidare?

Quando, infine, anche il dolce fu scomparso dai piatti, e gli uomini si furono accomodati sul divano davanti al camino, Tonks si affiancò a Molly, che stava supervisionando il lavaggio delle stoviglie.

“Grazie – le mormorò la donna con un sorriso un po’ triste – per quello che hai fatto a cena. A volte ho l’impressione che Percy, che lui…”

“Non ci pensare, – la interruppe Dora posandole una mano su una spalla – passerà.”

“Tonks …”

“Sì, Molly.”

“Voglio che tu sappia che sei la benvenuta in questa famiglia, sempre. Saresti … molto … benvenuta” aggiunse poi, e gli occhi le caddero, forse inconsciamente, sulla figura di Bill che stava ravvivando le fiamme, seduto sui talloni con l’attizzatoio in mano, il profilo elegante e ribelle illuminato nella penombra.

Dora sospirò, chiedendosi perché il mondo dovesse essere così balordo. Se solo si fosse innamorata di Bill Weasley, metà dei suoi problemi si sarebbero pacificamente risolti. Invece, mentre la ragazza si stringeva nel mantello, avviandosi sotto le stelle dopo aver dato la buonanotte ai Weasley, non poté fare a meno di dedicare il suo ultimo pensiero della giornata, come sempre, a Remus. 

 
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Winky, Malfoy, Bagman … la trama si infittisce! Come sempre mi sono divertita un sacco a ricostruire le investigazioni di Tonks, andando di pari passo con il libro. Non ricordavo assolutamente che nessuno sapesse dell’esistenza del Marchio Nero sulle braccia dei Mangiamorte né delle accuse a Bagman se non gli addetti ai lavori (Sirius non lo sa, Calice di Fuoco Capitolo 27) e quindi ho deciso di ripartire da lì. Spero vi sia piaciuta la comparsa della Biblioteca pubblica e la sua collocazione perché è una cosa di cui vado mediamente fiera ;) Infine, amo i Weasley e li infilo nella trama ogni volta che posso, e volevo lanciare un aggancio al fatto che Molly spera di poter accoppiare Bill con Dora!
  
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