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Autore: Dark_Flame    22/12/2015    1 recensioni
Jessica prova una profonda gelosia per la bellezza di Asia e per l'attenzione che suscita in Alessandro. Ne è talmente gelosa da decidere di rovinarla, con l'aiuto delle sue due migliori amiche.
Dopo quel giorno, però, qualcosa comincia ad andare storto. Qualcuno la perseguita.
Jessica cade in uno stato di profonda angoscia e paranoia.
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Ho cominciato a pubblicare questa storia qualche tempo fa, ma per motivi personali non ho più potuto continuarla... Ora ho deciso di rimuovere ciò che avevo pubblicato e ricominciarla daccapo. Spero sia di vostro gradimento!
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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primo capitolo

Atto I: Asia


Asia era inginocchiata a terra, entrambe le braccia costrette dietro la schiena, gli occhi del colore dell'oceano fissavano terrorizzati la figura alta e slanciata della ragazza di fronte a sé. A tenerle le braccia era Roberta, la più robusta del gruppetto. Questa se la rideva, e lanciava continue occhiate alle due compagne, e, quelle poche volte in cui Asia cercava di divincolarsi dalla sua presa, le mollava un manrovescio sulla nuca per farle cambiare idea.

Flavia era lì accanto, contraeva i pugni di continuo, evitava il più possibile di concentrarsi sulle altre. Il suo sguardo restava incollato a terra, si sforzava di sollevarlo solo se interpellata. Trasaliva a ogni singhiozzo di Asia, come se potesse percepire il suo dolore sulla propria pelle, e chiudeva gli occhi per qualche secondo.

Jessica finse di non aver notato lo stato pietoso in cui era ridotta. Fin dall'inizio, Flavia aveva affermato di non voler contribuire, che stavano esagerando e che lei non voleva avere più niente a che fare con quella storia. Perciò, anche se alla fine Jessica era riuscita a convincerla, si aspettava comunque quel comportamento da codarda. Ma non le importava, era già abbastanza che avesse deciso di partecipare.

Toccò la punta del coltello che si rigirava fra le mani con l'indice. Era fredda e affilata. La perfetta arma per tagliare della carne fresca, era proprio per questo che aveva ordinato a Roberta di rubarlo a suo padre. Era una fortuna avere nel suo gruppo la figlia di un macellaio, altrimenti avrebbero dovuto utilizzare un normale coltello da cucina, ma gli effetti non sarebbero stati gli stessi.

Asia tremava, il volto nascosto da una cascata di capelli biondi appiccicati alle guance dalle lacrime. Scuoteva la testa, mugugnava parole che Jessica né le altre riuscivano a comprendere. Dalla sua pelle eburnea colavano delle grandi gocce di sudore.

Perfino in quello stato pietoso, con la paura che la consumava, era bellissima.

Jessica impugnò con più decisione l'elsa del coltello, i denti stretti. Era vero, quella maledetta puttanella era più bella di lei, molto più di quanto lei sarebbe mai potuta essere, ma non sarebbe stato così ancora a lungo. Lei e le sue compagne stavano per aggiustare tutto, avrebbero donato ad Asia l'aspetto che più le si addiceva. Lì, in quel boschetto buio, dove nessuno le avrebbe mai scoperte.

Si innalzò un venticello freddo, quasi congelante. Jessica chiuse le palpebre e si lasciò accarezzare. Inspirare a fondo, lasciare che quel gelo le entrasse nei polmoni servì a calmarla, almeno in parte. Quando si concentrò di nuovo su Asia, aveva messo a tacere, almeno in parte, l'odio che provava nei suoi confronti, ma le mani le tremavano. Chiuse con più forza le dita attorno al manico del coltello, per assicurarsi che non le sfuggisse.

Abbozzò un sorriso affettato, mentre si avvicinava, i tacchi non emettevano che un suono ovattato sulle foglie secche.

Il vento divenne più violento, scosse con forza i rami spogli e nudi degli alberi che le circondavano. In particolare, uno di questi, dalla forma affusolata, si spezzò e cadde a pochi passi da Roberta, la quale lanciò un'imprecazione al cielo. Per fortuna non la colpì, ma il soffio del vento continuò a spostarlo nella sua direzione. Se fosse stata una tipa particolarmente superstiziosa, Jessica avrebbe pensato che quello fosse un avvertimento.

Invece pensò solo che stesse arrivando l'inverno, e nel loro paesino il vento era sempre stata una bestia sfrenata. Non c'era niente di strano, nessun segno, nessuna autorità superiore che stesse cercando di fermarle.

“Ti prego...” mormorò Asia. Le lacrime che le scendevano lungo le guance erano sempre più numerose, e sempre più grandi. “Ti prego... farò tutto quello che vuoi... ma ti prego, lasciami andare...”

Roberta sghignazzò più forte di prima. Le sferrò uno schiaffo sulla nuca per zittirla, ma dalla luce che brillava nel suo sguardo Jessica capì quanto le piacessero i pianti della loro vittima. Non l'aveva mai creduta una ragazza sadica. Si disse che fosse una fortuna, se fosse stata come Flavia avrebbe rischiato di dover fare tutto da sola.

Ci fu un verso stridulo di qualche creatura nelle profondità del bosco. Jessica lanciò una veloce occhiata fra gli arbusti, in un punto dove il buio inghiottiva ogni cosa. Fu solo per un secondo, eppure le parve di scorgere una figura umana, appoggiata contro un busto d'albero con una mano, che la fissava. L'istante successivo era già scomparsa, perciò la ragazza dedusse fosse solo il frutto della propria immaginazione.

Si inginocchiò di fronte alla sua vittima. Le portò un dito sotto il mento e la costrinse a sollevare la testa per guardarla dritto negli occhi. Si sorprese di sentire quanto fosse calda, nonostante il tempo così freddo. Fu meno stupita, invece, dalla morbidezza della sua pelle.

“Vedi, ti lascerei volentieri andare, ma non posso. Il problema non è quello che fai, ma quello che sei.”

Gli occhi di Asia si spostarono di scatto per fissare un punto alle spalle di Jessica. Quest'ultima si girò ma, anche seguendo la direzione del suo sguardo, non vide altro che alberi immersi nella penombra. Una parte di lei si chiese se Asia non avesse avvistato quella stessa figura di poco prima.

Tornò a concentrarsi subito sulla propria vittima. Non doveva distrarsi, non doveva permettersi di nutrire dubbi su ciò che stava per fare.

“Ma perché? Non ti ho mai fatto niente...”, si lamentò Asia. Aveva smesso di fissare il bosco.

“Sta' zitta, puttanella! Non hai il diritto di parlare!”, abbaiò Roberta. Fu abbastanza per convincerla a chiudere il becco.

Peccato che non si potesse dire lo stesso per Flavia. “Dai, ragazze, stiamo esagerando. Lasciamola stare, non serve andare oltre...”

Jessica le lanciò un'occhiata glaciale che la zittì. Non ebbe bisogno di dirle niente, la vide fare un passo indietro e abbassare gli occhi al terreno umido. Non avrebbe messo in discussione la sua decisione un'altra volta, ne era certa, e solo per questo decise di non punirla.

Asia ormai non riusciva più ad articolare alcuna parola, le morivano in gola, sommersi dalle sue stesse lacrime.

Jessica fece una smorfia. Non era mai stata una sadica, al contrario di Roberta, non provava un particolare piacere nel vedere una persona scossa dalla paura. Anche a scuola, non aveva mai preso in giro tutti quegli sfigati perché le piacesse vederli soffrire. Il potere che ne derivava era ciò che la spingeva ad agire in quel modo. Quell'atteggiamento le donava un potere immenso. E gli insulti che lanciava agli altri mascheravano l'insicurezza che regnava dentro di lei.

Fece un lungo sospiro, prima di levare il coltello. Accarezzò la pelle candida di Asia con la lama, ne sentì la delicatezza. Aveva il potere di smorzare la sua bellezza mozzafiato, doveva solo trovare la forza di affondare quella lama nella carne.

Le mani non avevano smesso un solo attimo di tremare. Tuttavia, mantenne uno sguardo freddo e sicuro, per impedire che le altre si accorgessero della paura che provava in realtà.

“Non... ti prego... non uccidermi...”

Jessica non le rispose nemmeno. Le carezzò una guancia con il dorso della mano libera. Era perfetta, quasi come quella di una dea, non si stupiva che Alessandro l'avesse desiderata. Qualunque essere umano sarebbe rimasto affascinato da quello splendore.

Presto però sarebbe stato solo un ricordo.

La lama affilata del coltello tagliò di netto quella pelle morbida. Asia urlò, e uno schizzo di sangue imbrattò il sopracciglio di Jessica, ma la ragazza non vacillò né chiuse gli occhi. Tagliò ancora, questa volta andò più a fondo. E poi lo fece ancora, e ancora, e ancora.

Roberta rideva di gusto. Aveva affondato le dita nei capelli di Asia e li aveva racchiusi in una morsa di ferro, per tenerla ferma.

Flavia invece piangeva. I suoi lamenti si mischiavano con quelli di Asia, quasi come se ci fosse anche lei, sotto la lama del coltello.

Jessica trovò la forza di smettere solo quando l'intero volto della sua vittima fu inzuppato di sangue. Soltanto quando la perfezione della sua pelle fu coperta dal cremisi riuscì ad allontanare il coltello. Osservò i tagli profondi che aveva scavato: le percorrevano l'intero viso senza un senso preciso. Un giorno si sarebbero richiusi, pensò, ma le cicatrici sarebbero rimaste per sempre.

Si alzò in piedi, tirando un profondo sospiro. Guardò i propri vestiti, e scoprì che il sangue di quella stronza le aveva insudiciato il cappotto. Avrebbe dovuto trovare il modo di farlo sparire prima che sua madre lo vedesse, o avrebbe trovato delle serie difficoltà nell'inventare una spiegazione plausibile.

Fece un cenno a Roberta, e quella lasciò andare la vittima, anche se a malincuore.

Asia si coprì il viso con le mani, raggomitolandosi sul terreno. Urlava con quanto fiato aveva in gola, ma nessuno l'avrebbe mai sentita.

Jessica passò il coltello a Roberta. Sebbene il peggio fosse passato, l'operazione non era ancora giunta al termine. Restò qualche secondo ancora in silenzio, soppesando bene le parole da utilizzare. Se non fosse stata abbastanza convincente, sarebbe potuta finire nei guai.

“Ora ascoltami bene, figlia di puttana,” sibilò. Asia non alzò nemmeno lo sguardo su di lei. “Se oserai raccontare a qualcuno quello che è successo qui, metterò in circolazioni le foto di te che ti scopi l'insegnante di ginnastica.”

Questa volta, la ragazza sfregiata alzò gli occhi. Erano tutto ciò che il sangue non aveva coperto. Erano tutto ciò che le restava della sua bellezza, così profondi, così limpidi. “Co... come... come fai a sapere...?”

“Flavia ti ha seguita mentre andavi a casa sua. Vi ha fatto delle foto dalla finestra. Siete pure così stupidi da non chiudere le tende. Disgustoso.”

Flavia non s'intromise. Aveva smesso di piangere, ma non riusciva a trovare il coraggio di parlare.

“Data la sua bruttezza, non riesco davvero a capire perché te lo scopi,” continuò Jessica. Il suo tono era tagliente tanto quanto la lama con cui l'aveva sfregiata. Nessuno avrebbe mai immaginato il dolore allo stomaco che la stava consumando, il battito velocissimo del suo cuore, che sembrava voler risalire fino alla gola e uscirle dalla bocca. “O è particolarmente bravo, oppure ti paga. Dimmi, quale delle due?”

Asia scosse la testa, ma non disse niente.

Jessica emise un lungo sospiro. La minaccia era stata sufficiente, quella ragazza non avrebbe mai aperto bocca. Quello che avrebbe raccontato per giustificare il suo stato non erano affari suoi.

“Andiamocene,” disse alle altre.

Roberta annuì con un sorriso. Quando Jessica si incamminò verso il paese, la seguì senza indugiare. Lo stesso non si poteva dire di Flavia, invece, che si chinò accanto ad Asia. Le mormorò qualcosa, due sole parole, prima di seguire le altre.

Nonostante la distanza, Jessica riuscì a captare quelle parole, e strinse i pugni per la rabbia.

Mi dispiace.








Note Dell'Autrice:
Salve a tutti!
Come ho già scritto in descrizione, ho iniziato a pubblicare questa stessa storia qualche tempo fa.
Per motivi che non starò qui a dire non ho più avuto il tempo di continuare la mia "impresa" e ho dovuto lasciar stare.
Oggi mi sono messa a correggerla, dopo tanto tempo, e mi sono detta: "perché no? Proviamo a ripubblicarla!"
L'intera storia è composta in tutto da sei atti, quindi non è niente di eccessivamente lungo e, come già ho detto, è terminata e in fase di correzione.
Bene, detto questo, spero abbiato gradito quest'inizio!
   
 
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