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Autore: PaleMagnolia    07/03/2009    2 recensioni
Avete mai pensato che Dirk, Summer, Al e compagnia bella fossero (anche se in buona fede! XD) decisamente, inequivocabilmente e senza possibilità alcuna di redenzione, una gran massa di allegre Mary Sue (sì, anche gli uomini)?
Io, con tutto il bene che voglio a Clive e ai suoi personaggi, l'ho sempre sospettato, in fondo in fondo (sapete, giusto quando parla, ehm, dei capelli più rossi del fuoco, degli occhi più verdi del mare, delle chiappe alte come montagne e sode come marmo, delle notti di passione selvaggia - unghie che si conficcano, sudore che scorre a fiumi, ormoni che girano in ciabatte per la stanza - del coraggio sovrumano e dei muscoli guizzanti); e, con la presunzione e le manie di grandezza che mi contraddistinguono, ho autonomamente deciso che qualcuno dovrà fargli abbassare le penne. E quel 'qualcuno' sarà proprio...
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: tutti -o quasi - i personaggi di questa storia sono ispirati molto, ma molto, ma *molto* alla lontana, a quelli di Clive Cussler. Se ci fosse la possibilità di scrivere fra gli avvertimenti un "OOC" grande quanto tutta la pagina, credo che ci starebbe a pennello.
Questi personaggi non li ho inventati io, nè sono di mia proprietà - grazie a Dio.
Sono ben felice di lasciarli a Cussler.
Se la sbrighi lui.

Prologo


Parigi, millessettecentonovantaquattro. Il bellissimo baronetto Jean-Claude è stato destinato in moglie alla perfida contessa Cassandra per motiv... Uh, no, scusatemi.
Mi sono lasciata prendere dalla demenzialità e dall'OOC di questa storia.

Vi avverto: ho l'influenza e sono reduce da un mese di corso intensivo per operatore fiscale; ormai, potrei recitarvi l'elenco degli oneri detraibili per il 19% a memoria - all'indietro - ma, sfortunatamente, per tutto quel che non riguarda la compilazione del quadro E del 730 il mio povero subconscio è definitivamente arrivato a fine cottura, e manda intorno un delicato odorino di soufflè.
Questa sarà con tutta probabilità la mia storia più brutta, ma il bello di EFP è proprio questo: chiunque puo' scaricarci qualsiasi tipo di cazzata estemporanea gli venga in mente, tipo discarica abusiva; quindi, peggio per voi, utenti.
Questa pseudo-storiella che mi torna in mente, a periodi alterni, da un mucchio di tempo, è la rivincita dei miei personaggi preferiti nei libri di Cussler.
Spiacente, Dirk. Hai avuto la tua occasione.


Summer voleva lavorare soltanto coi migliori; per questo aveva pregato suo padre di assegnarla a lui, il più brillante fra gli

Summer voleva lavorare soltanto coi migliori; per questo aveva pregato suo padre di assegnarla a lui, il più brillante fra gli uomini del NUMA... Beh, il più brillante, a parte lei, naturalmente. Questo era scontato.

La giovane donna era certa che, entro breve, l’uomo si sarebbe accorto della sua intelligenza fuori dal comune; lei avrebbe solo dovuto stare attenta che il poveretto non soccombesse al suo incredibile fascino - le sarebbe dispiaciuto che soffrisse atroci pene d'amore per causa sua. Era così serio e compìto, avrebbe potuto sconvolgerlo con la sua carica di sensualità.

Per questo aveva scelto un look sobrio ed elegante: sarebbe stato imbarazzante se il pover'uomo fosse stato soggiogato fin dall'inizio dalla sua bellezza fuori dal comune. Aveva perciò indossato, con grande tatto e sensibilità (quante ragazze belle come lei sarebbero state così premurose?), un tailleur grigio perla che le fasciava il corpo mozzafiato, e aveva acconciato i fiammanti capelli rossi in un elegante chignon sulla nuca.

 

Ancheggiando sui tacchi, si diresse, fra gli sguardi ammirati dei presenti, verso il luminoso ufficio, ma si fermò sulla porta. Sentiva due voci, una maschile e l’altra femminile, provenire dall’interno.

 

“...togliertelo dalla testa, Dals, io non ho proprio nessuna intenzione di aiutarti a --”

“Oh, ma dài, da che pulpito!”

“Ehi!”, fece la voce maschile, offesa. “Mi stai dando del disonesto?”

 

A Summer sembrò di sentire dell’ironia nella domanda, ma doveva essersi sbagliata.

 

“Beh, chi è che, con la scusa di essere assistente del professore, sgraffignava il testo dei compiti in classe al college e poi lo vendeva alle matricole, hmm?”

“Non io!”

“Cosa, cosa? Guarda che c’ero anch’io quella sera, quando tu--”

“Ho detto che li rubavo. Era Jim Saunders che li vendeva.”

“Oh?”

 “Poi facevamo a metà.”

La voce femminile assunse un tono fra il divertito e l’esasperato.

“Oh. E ti sembra meglio?”

Lui è stato sbattuto fuori. Io ho preso una borsa di studio. Fa’ un po’ tu.”

Sbuffo. “E dire che, guardandoti, sembri quasi una persona seria.”

“Quasi”

“Credimi, Rudi, certe volte mi chiedo come diavolo hai fatto a diventare vicedirettore di questo posto.”

“Beh, non sono andato a letto col principale, se è questo che stai per dire.”

La donna ridacchiò. “Spero proprio di no.” Poi sembrò ripensarci. “Non che l’ammiraglio non sia un bell’uomo, però non vi ci vedo tanto, a --”

“Dals, per favore. Ho già abbastanza problemi a dormire, e le tue delicate immagini di omopornografia non mi aiutano affatto.”

“No?”

No.”

 

Summer sbarrò gli occhi. Ecco qualcosa che avrebbe preferito non sentire.

Nella sua mente, cominciò a farsi strada l’immagine dell’ammiraglio Sandecker che... La respinse con violenza.

 

“Stavo solo dicendo che...”

Sul serio! Cristo, Dals è il mio capo!”

“No, che non è il tuo capo. Dirk lo è.”

“Questo non significa che tu possa inserire me e l’ammiraglio nelle tue fantasie slash. Davvero, qualche volta mi piacerebbe avere una segretaria normale, che non guarda Queer As Folk tutti i dannati weekend.”

 

Summer Pitt era parecchio confusa.

Quando aveva richiesto di lavorare nell’ufficio di Rudi Gunn e affiancare la sua assistente, Darla Sheppard, si era immaginata un’atmosfera decisamente più – beh, ecco, seria.

 

Si lisciò la gonna sulle gambe ben fatte, poi si schiarì la voce e bussò.

Le voci si interruppero.

Gunn aprì la porta e le rivolse un sorriso interrogativo.

“Sì?”

Summer gli rivolse il suo sorriso più accattivante. “Salve, Rudi”, disse, con voce bassa e roca.

Gunn sollevò impercettibilmente un sopracciglio.

Pausa. Gunn la guardava, il sorriso leggermente forzato, come se fosse troppo educato per chiederle cosa diavolo volesse, ma fosse anche ansioso di tornare a quel che stava facendo prima.

Summer si schiarì la gola, in imbarazzo.

Gunn continuò a fissarla con aria di aspettativa. Che c’è?, diceva la sua espressione, cortese ma un tantino seccata.

Qualcosa non andava. Nelle sue intenzioni, Gunn avrebbe dovuto sciogliersi come un cioccolatino dimenticato sul cruscotto il quindici d’agosto, scostarle la sedia e dire “oh, sono così felice che tu abbia scelto di lavorare con noi”.

Beh. Qualcosa del genere.

“Sono, uhm, venuta a, sì, ecco... Hmm, mio padre te l’ha detto, no?”, disse.

Non saprei”, disse gentilmente. Un po’ troppo gentilmente, pensò Summer: col genere di tono che hanno i genitori con i bambini particolarmente tardi. “Cosa dovrebbe avermi detto?”, continuò amabilmente.

Summer rimase interdetta. Non si era mai trovata nella situazione di dover spiegare che cosa voleva.

Di solito, le bastava volerlo.

“Ehm...”

Gunn si appoggiò contro lo stipite della porta.

“Io, uh, cioè. Adesso lavoro qui”, disse Summer, precipitosamente.

Gunn sorrise, sempre con quell’espressione padre-saggio-bambino-tonto. Aprì la bocca per dire qualcosa, poi parve ripensarci. La fissò.

“... Affascinante”, disse infine.

Summer cominciò a provare una strana sensazione, una sensazione che non aveva mai provato... era... era come se, ecco, naturalmente era impossibile, ma si sentiva proprio come se stesse facendo la figura della sciocca.

“Voglio dire”, si riprese “che ho chiesto a mio padre di assegnarmi a questo ufficio per poter lavorare al tuo fianco.” Summer prese a fare le fusa. Si spinse una ciocca dei meravigliosi capelli rossi dietro l’orecchio, con fare provocante. “Perchè sappiamo tutti che tu sei il migliore”, ronfò.

Gunn fece un rapido cenno affermativo con la testa, poi la invitò ad entrare con un gesto della mano. “Oh, sì, Dirk mi ha accennato a questo.” Disse in tono svagato, come se lo ricordasse in quel momento.

Poverino, dev’essere parecchio stressato, pensò Summer. Gli farà bene avere qualcuno come me intorno.

“Entra, ho qualcosa per te”

Era fatta!, pensò Summer, trionfante. Tutti gli uomini facevano quel che voleva lei. Tutti. E Rudi Gunn non faceva eccezione.

Scivolò nella stanza dietro di lui.

Gunn prese dalla scrivania un voluminoso pacco di fogli.

Summer gongolava. Si vide seduta, con le gambe elegantemente accavallate, alla scrivania di un grande ufficio lussuoso - magari quello dell’ammiraglio - a studiare importantissimi progetti con un paio di vezzosi occhiali da lettura sul nasino delicato – giusto per darsi un tocco intellettuale.

Sorrise radiosamente a Gunn... che le gettò il mazzo di carte.

“Ecco”, disse, allegro. “Le voglio in triplice copia, fronte-retro, entro mezz’ora. La fotocopiatrice è in fondo al corridoio.”

Il sorriso di Summer crollò come un castello di carte durante l’uragano Katrina.

"Ah, Summer", la richiamò Gunn, mentre si voltava. "Mi faresti un favore?" Summer si volse, speranzosa.

"Spillale a due a due, quando hai finito. Te ne sarei davvero grato."

 

*Darla è il nome della segretaria dell'Ammiraglio, che poi, misteriosamente, passa (evidentemente per usucapione) a Rudi Gunn. Il cognome me lo sono inventato lì per lì perchè non viene mai citato. Cussler, mi stai diventando pigro: manco i cognomi dei personaggi secondari?, suvvia!
  
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