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Autore: Greta Farnese    22/12/2015    0 recensioni
Borgiacest | Post 3x10
Era da tempo che immaginavo cosa sarebbe accaduto se Lucrezia, dopo l'assassinio di Alfonso d'Aragona, si fosse ritrovata ad aspettare un figlio da Cesare. Dopotutto, storicamente, prima delle sue terze nozze, ebbe un secondo bambino, Rodrigo d'Aragona. Qui ho voluto ritrarre il momento del parto, e della nascita, ovviamente alla presenza di Cesare.
Non posso garantirvi nulla, devo ancora decidere se mi piace o meno. Ma una vostra opinione è sempre gradita, positiva o negativa che sia.
E come diceva un famoso scrittore, "se vi ho annoiati, sappiate che non si è fatto apposta".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cesare Borgia, Lucrezia Borgia
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Le doglie inziarono intorno a mezzanotte. Già dalla sera precedente mi sentivo la pancia piuttosto pesante, tuttavia non vi avevo prestato attenzione e avevo cercato di coricarmi come se nulla fosse. Ero riuscita ad assopirmi, ma gli ormai tristemente noti dolori del parto si presentarono dopo appena due ore di sonno.
- Caterinella! Caterinella! - annaspai, chiamando a gran voce la mia schiava di colore. La stanza era buia, già non riuscivo a vedere nulla di per me, chiaramente il colore della pelle della schiava non aiutava ad individuarla. Riprovai a chiamarla, ma il silenzio che ricevetti in risposta mi convinse che doveva essere uscita dalla stanza.
A fatica, scesi dal letto e, mentre le acque mi colavano lungo le gambe scendendo verso il pavimento, mossi ancor più faticosamente qualche passo verso la porta. Sapevo che Cesare era lì fuori, appostato nel caso avessi bisogno di qualcosa. Me l'aveva promesso.
Spalancai la porta. Mio fratello si era assopito, e dormicchiava con la testa appoggiata allo stipite. Mi fece una tenerezza immane e mi detestai per doverlo svegliare, ma stavo per partorire e qualcosa dovevo pur fare. 
Lo scossi e lui si svegliò subito. Ultimamente aveva il sonno più leggero del solito, il che era tutto dire.
- Lucrezia! Che succede? - si riscosse immediatamente.
- Le doglie... - cominciai, ma terminai il periodo con un urlo di dolore che mi costrinse a piegarmi in due. In un attimo Cesare era lì in piedi a sostenermi. Mi riaccompagnò a letto.
- Io vado a chiamare quella schiava - annunciò, cercando di restare lucido. Non si era mai preumarato di conoscere il nome di Caterinella.
- No! Non mi lasciare! - urlai aggrappandomi alla manica della sua camicia.
- Lucrezia, non posso certo farti partorire io - asserì preoccupato. La sua flemma stava svanendo, lo percepivo.
Quanto a me, sudavo freddo. Era peggio della volta precedente. Le contrazioni erano forti e ravvicinate, a ogni nuova ondata di dolore mi si indolenzivano i muscoli e mi doleva la schiena. - Tanto morirò questa notte - piansi dal dolore. Sapevo che era quello il mio destino, perché la creatura che stavo per partorire era un abominio, il figlio di due fratelli. Il frutto dell'amore che c'era tra Cesare e me, forte, bellissimo, eppure proibito.
- Non te ne andrai via da me - mi rassicurò Cesare. - Vado a chiamare la schiava ora.
- Non mi lasciare! Ti preg... Aaaah! 
La fitta mi travolse in pieno e instintivamente iniziai a spingere. Sapevo come dovevo fare, per via del primo parto. Mi puntellai sui gomiti e spinsi, spinsi con tutte le mie forze, perché sapevo per esprienza personale che quanto prima sarebbe venuto al mondo, prima sarebbero cessati i miei dolori. Nel bene e nel male.
- Non posso mica estrarlo io - si spaventò a quel punto Cesare.
- Puoi andare a chiamare Caterinella adesso - mugugnai immersa nel sudore.
- A questo punto non ti lascio - si inalberò lui, e iniziò a tamponarmi la fronte con delle pezzuole fresche, a fare aria nella stanza e ad incitarmi.
- Affronteremo anche questa cosa insieme - sentii che mi sussurrava all'orecchio. - Non mi lascerai. E nemmeno mio figlio mi lascerà. Abbi fede.
Fu quella parola che mi diede la forza di dare la spinta decisiva. Cesare era lì ad accogliere il nostro bambino. Mi lasciai cadere sul guanciale, stremata. Avevo partorito da sola, col solo ausilio di Cesare. Eravamo davvero imbattibili, noi due? Potevamo davvero essere capaci di far tutto? Eravamo davvero così speciali?
- E' un maschio! - mi informò mio fratello, e la voce esprimeva la gioia che non potevo vedere riflessa sul suo volto. - Il mio erede... - sentii che mormorava. - Mio figlio.
- Dammelo - balbettai, esausta. - Voglio tenerlo qui con me.
Il bambino era bellissimo, e in ottima salute. Lo strinsi a me e strofinai il mio naso contro il suo. - Ciao, piccolo - mormorai. 
- Lucrezia... - sentìì che mormorava Cesare. - Mi hai fatto un regalo bellissimo, e non saprò mai come ringraziarti. Vedo la vita dinanzi a me, vedo mio figlio, la mia unica e sola ragione di vita, ora... 
Non avevo mai visto mio fratello commuoversi. Fu questione di secondi, prima che arginasse le lacrime e mi baciasse, mentre stringevo il nostro bambino fra le braccia.
   
 
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