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Autore: Geani    23/12/2015    7 recensioni
Il picco non era mai stato cosi’ silenzioso da anni, cosi’ tanti che le rughe avevano gia’ da tempo solcato il viso delle protagoniste. Cio’ che successe richiede non poca fede nelle leggende e altrettanta nella magia antica, quell’arte che in pochi viaggiatori ancora ricordano. Che sia stata dimenticata, persa o unita all’alchimia poco importa; le antiche credenze e i vecchi guaritori sono da tempo in deperimento continuo. Le strade oramai sono affollate da persone senza fede, fantasmi di loro stessi guidati dall’istinto di sopravvivenza che cancella quel poco svago che la mente stessa offre come scappatoia all’animo umano sempre piu’ vessato dai soprusi dell vita.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The mermaid grace, the forever call
 

“The mermaid grace, the forever call”
Nightwish – Turn loose the mermaids
 
 

Il picco non era mai stato cosi’ silenzioso da anni, cosi’ tanti che le rughe avevano gia’ da tempo solcato il viso delle protagoniste. Cio’ che successe richiede non poca fede nelle leggende e altrettanta nella magia antica, quell’arte che in pochi viaggiatori ancora ricordano. Che sia stata dimenticata, persa o unita all’alchimia poco importa; le antiche credenze e i vecchi guaritori sono da tempo in deperimento continuo. Le strade oramai sono affollate da persone senza fede, fantasmi di loro stessi guidati dall’istinto di sopravvivenza che cancella quel poco svago che la mente stessa offre come scappatoia all’animo umano sempre piu’ vessato dai soprusi dell vita.
 
Victoria era solita passare le ore sull’orlo del precipizio, immaginando una vita dove non doveva dipendere da un padre, un fratello o un marito. Una vita senza doveri e senza corsetti, dove i capelli sciolti sulle spalle non fossero un segno di leggerezza. Desiderava ardentemente un posto in cui le costrizioni dell’epoca in cui viveva non la soffocassero piu’ come il colletto troppo stretto di un vestito progettato per ricordarle di mangiare e respirare di meno.
Piu’ le ore passavano e diventavano giorni e mesi. Anni in cui la giovane passava almeno due ore nelle tarde serate a guardare il cielo stellato che si stagliava lungo le onde ispide del mare. Certe notti le tornavano in mente le immagini di quello strano artista che aveva conosciuto. Non era una serva e nemmeno figlia di proletario, ma la famiglia alto borghese che l’aveva cresciuta si aspettava troppa rigidita’ da una persona che non la poteva dare. Persino il suo nome avrebbe simboleggiato la vittoria di una famiglia che ancora faticava ad inserirsi in una societa’ reclusa in recinti d’ignoranza.
Lei si era imposta di vincere gli altri, in quale modo? Poteva presenziare a tutte le cene ed eventi prominenti che il suo nome e l’etichetta le imponevano ma non avrebbe mai lasciato che la propria anima si spegnesse lentamente, soffocata dal mondo esterno. Era ormai solita scappare dalla realta’, prendere un cavallo e allontanarsi ore dalla citta’ e dalle buone maniere. Anche quell’artista tormentato era stato solamente un capriccio. Nel suo ufficio aveva intravisto opere cosi’ tumultuose e passionali che non aveva potuto fare a meno di innamorarsene perdutamente, dando tutta se stessa a quell’anima persino piu’ tormentata della sua. Una delle sue ultime tele rappresentava il cielo. Corrugando la fronte poteva ancora rimembrare il nome di Vincent ma non il suo cognome inghiottito dagli abissi della mente; quella sua opera, quella sua Notte Stellata l’avevano profondamente toccata.
 
Chrystal ammirava quel mondo che le era precluso, l’aria aperta e le persone nuove da conoscere dietro ad ogni angolo. La sua vita era sempre stata monotona, l’unica nota diversa rappresentata da una nuova nascita ogni secolo. Non avrebbe potuto dire da quanto tempo usava la sua eterna vita per studiare quelle creature cosi’ diverse e cosi’ simili a lei; sognando che un giorno lei stessa avrebbe camminato fra quell’erba verde che non aveva mai potuto toccare. L’acqua le piaceva ma, dopo un millennio a osservare le meraviglie nate al di fuori di essa, lo struggente desiderio di andarsene rintoccava ogni minuto. Era nata come tutte le altre: all’inizio del secolo la Conchiglia Madre si era aperta per regalare una nuova Figlia Del Mare all’oceano. Poteva ancora ricordare la paura e l’intorpidimento alla sua nascita. Nonostante possedesse qualcosa che in molti terrestri avrebbero voluto lei ambiva ad una vita che avesse uno scopo.
 
Una sera, in preda alla noia piu’ totale, la giovane sirena decise di meritare una distrazione. Nuoto’ agevolmente sotto il picco che, sperava, l’avrebbe nascosta da sguardi indiscreti. Accompagnata dalle onde, lascio’ che la mente fantasticasse. Sospiro’ rumorosamente e si isso’ sullo scoglio piu’ isolato, osservando le pinne deformate dai giochi dell’acqua e il colore cangiante fra il verde e il blu notte che le era stato donato alla sua nascita. Passo’ l’indice lentamente su quella parte di lei che la rendeva tanto diversa dal mondo a cui agognava di appartenere.
Victoria, immersa nella sua regolamentare fantasia liberatoria, si accorse con molta difficolta’ della mancata solitudine. Si sporse di poco e sussulto’ mettendo a fuoco una figura femminile semi-nuda. Senza scomporsi troppo decise di indagare su quella strana figura. Si’ alzo’, reggendosi all’albero suo compagno fedele, e scese lentamente il sentiero ripido che in pochi avventurieri osavano sfidare per raggiungere la piccola spiaggetta sassosa nascosta sotto una guglia.
Una volta arrivata, lasciate le gonne e sottogonne tornare al loro posto con la forza di gravita’, le sue iridi, chiare come il prato primaverile, si puntarono sulla parte inferiore della donna: non era una sottogonna scura e aderente a causa dell’acqua, erano squame di pesce che brillavano alla luce dei raggi lunari. Cerco’ di nascondere lo sgomento iniziale ma un urlo incredulo si fece comunque largo fra le sue labbra, desiderando di essere sentito.
La figura si volto’ impassibile, pronta per una tale evenienza, guardandola pochi secondi e riprendendo la riflessione sullo scopo di una vita libera. Per sua fortuna, l’altra non desiderava lasciare le cose come stavano cosi’ richiamo’ la sua attenzione.
-Chi siete?
-Voi mi chiamate sirena.- Rispose lentamente, puntando gli occhi bianchi come neve sulla ragazza.
-Oh, io non ne ho mai vista una. Vogliate scusare la mia impertinenza.
Chrystal sorrise compiaciuta’ e si tuffo’, raggiungendo la ragazza dai boccoli castani e sedendosi sui sassi appena lambiti dall’acqua.
-Volete pormi delle domande, lo percepisco.- Incoraggio’.
-Non potrei fare altrimenti data la situazione. Avete un nome?
-Chrystal. Lo devo alla mia carnagione pallida e delicata.
-Immagino anche ai vostri occhi e capelli, se permettete. Io sono Victoria.
-E dimmi, hai vinto molto nella tua vita?
Due risate si unirono spontaneamente, rendendo ancora piu’ surreale la situazione.
-Perche’ siete qui?- Domando’ la sirena dai capelli bianchi e spendenti come l’avorio.
-Perche’ la mia vita e’ stata progettata in maniera cosi’ perfetta da non darmi mai il tempo di respirare per mio conto.
-Oh, c’e’ ben peggio di avere uno scopo.
-Lei dice?
-Non averne.
Victoria sussulto’ alla franchezza con cui le aveva risposto. Come poteva desiderare uno scopo quando cio’ che possedeva era la piu’ sconfinata liberta’? Molti quesiti le si raccolsero nella mente, tanto da farle avvertire una leggera pulsazione. Poi, di colpo, l’illuminazione.
-Solo una folle come me potrebbe mai proporlo, ma possiamo aiutarci a vicenda.
-Raccontami, allora, di questa tua inaspettata idea.
-Non ci piacciono le nostre vite, ma, da cio’ che ho capito, invidiamo quella dell’altra. Non possiamo noi usare questa difficolta’ a nostro vantaggio e trarne equi benefici?
-Ti ascolto.- La invoglio’ a continuare, la sirena.
-Scambiamoci, trasfiguriamoci. Io prendero’ il tuo posto e la tua liberta’ nel cuore dei mari e ti regalero’ il mio scopo nella vita.
Per quanto potesse risultare assurdo, Chrystal annui’, alzando il viso contro la luna piena. Prese la mano della compagna e la accompagno’ in acqua, fermandosi solo quando il liquido arrivo’ alle clavicole di entrambe, in quel momento si sporse e la bacio’, sentendo come tutto cio’ che era stata veniva trasferito ad un’altra persona. Si lascio’ cullare dalle onde del mare un’ultima volta prima di prendere coscienza del nuovo corpo che possedeva. Si allontano’ e sorrise.
-Un bacio per la trasfigurazione che tutto toglie e tutto da’. Io ho la tua vita e tu hai la mia.
 
Li’, sotto il picco, una sirena dalla chioma scura era nata mentre una giovane aveva trovato uno scopo. Magia antica, secondo la quale esiste la legge dello scambio equo. Perche’ la trasfigurazione e’ questo: dare una nuova forma a qualcuno, o qualcosa, che prima non sentiva proprio il corpo e l’anima ricevuti.

 

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Questa e' la mia storia per il V Bando di Raynor's Hall. Il mio tema era "Trasfigurazione" e, sebbene sia abbastanza convinta di aver esagerato uscendo fuori tema, non mi sento di cambiare la storia.
Ho da poco aperto un gruppo su facebook, ho intenzione di postare piccoli spoiler e dare vita a discussioni sulle mie storie, se vi interessa vi aspetto :3 Si chiama "Over the hills and far away with blue hair".
Come sempre prego di scusarmi la mancanza di accenti nella tastiera :) 


 
   
 
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