Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    23/12/2015    12 recensioni
L'atmosfera natalizia mi ha ispirato questa breve one shot! Buona lettura e Buon Natale a tutti! ^_^
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La neve cadeva lieve e come un manto delicato copriva ogni cosa. Era rara a Tokyo, di certo non frequente, eppure magica e attesa da tutti. Rendeva il paesaggio misterioso, ovattato, modificava le forme così un cespuglio diventava un coniglio, un lampione un razzo pronto a partire per la Luna, un albero un cono gelato alla panna.

Maya osservava i fiocchi scendere pigramente e adagiarsi sul fiore gelato sul balcone della finestra. Il calore interno aveva appannato i vetri e quell’atmosfera la riempiva di malinconia. Sapeva bene a cosa era dovuta.

La porta si aprì e chiuse all’istante, ma lei continuò a guardare fuori, i gomiti appoggiati al bordo della finestra e il mento nelle mani a coppa.

- Sono tornata! - gridò Rei piena di entusiasmo, interrompendo il flusso malinconico dei suoi pensieri.

La “Dea Scarlatta” aveva cambiato completamente la sua vita, non solo come attrice, ma anche da un punto di vista economico. Proprio come le aveva detto lui. Il mese di rappresentazione previsto dall’Associazione Nazionale per lo Spettacolo si era trasformato diventando due, quattro poi fino alla fine di agosto. Il 31 di quel mese bollente c’era stata l’ultima interpretazione e lei si era sentita completamente svuotata. La sua Akoya aveva conquistato i palcoscenici di tutto il Giappone, confermando come la scelta della signora Tsukikage si fosse rivelata giusta.

Aveva potuto impersonare lo spirito dell’albero di susino grazie al suo personale e lacerante dolore interno. Due giorni dopo lo spettacolo dimostrativo, dove era stata scelta per essere la nuova Dea Scarlatta, Masumi Hayami si era sposato con Shori Takamiya. Se aveva pensato che l’angoscia provata durante lo spettacolo fosse stata ineguagliabile, le era bastato attendere quel giorno per comprendere la falsità di quell’affermazione. Quando le avevano confermato che si erano sposati, qualcosa dentro di lei aveva ceduto. Non aveva compreso di essere così legata a quell’uomo misterioso e generoso, dalla doppia faccia, eppure quel dolore le aveva permesso di recitare al meglio la sua Akoya.

- Ciao Rei - la salutò con poco entusiasmo.

- C’è altra posta! - aggiunse con la stessa esuberanza, ignorando la malinconia dell’amica. Ormai manteneva quell’atteggiamento dal giorno in cui il suo ammiratore si era sposato. Aveva già dei sospetti su Masumi Hayami e quando Maya le aveva raccontato ogni cosa la notte seguente al matrimonio, tutti i tasselli erano andati al loro posto.

- Mettila sul tavolo - borbottò Maya fissando la neve. In basso, le auto procedevano piano in una cacofonia di clacson. Erano state costrette a cambiare appartamento dopo il successo del primo mese di spettacoli. L’Associazione Nazionale aveva creato un ufficio stampa apposito per riuscire a far fronte a tutte le interviste e incontri che si erano susseguiti in modo così pressante da sconvolgere anche loro. Lei e Sakurakoji erano stati tartassati per tutti e otto i mesi, senza tregua e in quegli ultimi quattro le cose non erano migliorate.

- Guarda cosa abbiamo qui? - Rei sollevò una busta e gliela sventolò sotto il naso.

Maya spostò appena lo sguardo rendendosi conto che era della banca. L’Associazione Nazionale le aveva fornito un manager che l’aveva aiutata con tutte le parti burocratiche. Erano cose che non le interessavano, ma Rei continuava a ripeterle che essere pagati per lavorare era sacrosanto. La sentì aprire la busta con uno strappo secco e sussultare.

Si girò e la vide fissare il foglio con occhi spalancati.

- Maya… - mormorò senza staccare gli occhi dal resoconto.

Ma lei non sembrò particolarmente interessata, d’altronde non si era mai preoccupata di quell’aspetto, ignorandolo completamente. Eppure quando avevano traslocato aveva insistito per pagare lei tutte le spese e non aveva voluto sentir ragioni di lasciarla a Yokohama.

La osservò in silenzio entrare nella sua stanza e chiudere il fusuma. Sospirò e appoggiò il foglio sul tavolo che mostrava il saldo del suo conto. Anche lei non se la cavava male, ma Maya era su un altro livello. Sorrise dolcemente per la buona sorte dell’amica, si spogliò del cappotto e asciugò le piccole gocce a terra di neve sciolta.

Quando Maya rientrò nel salotto, era vestita di tutto punto, pronta ad uscire.

- Dove vai? - le chiese, subito sospettosa. Di solito non usciva senza di lei o qualche collaboratore dell’Associazione Nazionale per evitare che la gente l’assaltasse. Era diventata incredibilmente popolare e quella sua aria sempre assente, malinconica e affranta, non faceva che aumentare quell’aura di mistero che sembrava circondarla. All’inizio, dopo i primi giorni di spettacolo, i giornalisti ovviamente avevano immediatamente suggerito una relazione fra lei e Sakurakoji, vista l’intensità della loro rappresentazione, ma lei sapeva bene che quelle supposizioni erano lontane mille miglia dalla verità. Maya amava il suo ammiratore e quell’amore non corrisposto aveva dato vita alla sua Akoya.

- Vado a fare due passi - rispose con la voce ovattata dalla sciarpa pesante.

- Tieni, prendi un ombrello - annuì Rei consapevole che non avrebbe potuto fermarla in alcun modo - E passa da sotto, uscendo dal retro, così se c’è qualche giornalista davanti non ti vedrà - aggiunse sperando che seguisse il suo consiglio.

La giovane attrice annuì, infilò l’ombrellino in borsa e uscì dall’appartamento elegante e sobrio vicino al parco di Ueno. Seguì il consiglio dell’amica e scese con l’ascensore fino ai box, imboccò il corridoio gelido che portava al retro dell’edificio e s’immerse nell’aria frizzante, infilandosi le mani in tasca nonostante i guanti.

Alberi, negozi, pali della luce, tutto era addobbato e la musica natalizia riecheggiava in ogni dove. Sapeva che in altre parti del mondo il Natale aveva una connotazione religiosa, ma in Giappone era una ricorrenza commerciale, dove si usava fare regali ad amici e parenti, ma soprattutto ai fidanzati. Una vibrazione intensa le scosse il cuore al pensiero di ciò che aveva sentito nella valle dei susini, abbracciando la sua anima gemella. Anche se all’inizio aveva temuto di aver commesso un errore e che lui non lo fosse affatto, in seguito se ne era convinta sempre di più, solo che per loro, come per Akoya e Isshin, l’unione non ci sarebbe mai stata.

Si fermò davanti al negozio in cui aveva visto il regalo per Rei. Scacciò quei pensieri cupi dalla mente, entrò e acquistò cappello, sciarpa e guanti in tema natalizio. Appena l’aveva visto aveva pensato a Rei, ripromettendosi di tornare a comparlo.

Uscì infilandosi i manici del sacchetto sul polso e continuò a passeggiare. Intravide alcune fronde bianche del parco di Ueno e ci si diresse senza una meta specifica. Lasciò che la musica che la circondava le riempisse la mente e prendesse il posto di quei ricordi dolorosi ancora aperti.

Quando era stata scelta alla rappresentazione dimostrativa, aveva ricevuto il suo ultimo mazzo di rose. Poi si era sposato. Il solo pensiero le tolse il respiro e si ritrovò a cacciare fuori il fiato in dense nubi di vapore. Impedì alle lacrime di scendere e corse verso l’ingresso del parco, sotto i suoi ciliegi coperti di bianco, i viali ammantati dove i passi affondavano nella neve fresca e friabile mescolandosi al suo cuore che batteva frenetico.

Frenò la sua corsa folle appoggiandosi al corrimano di legno che cingeva lo stagno Shinobazu, il pacchettino che ondeggiava avanti e indietro. Lasciò cadere la testa fra le braccia tese, aveva il fiato corto che usciva in volute prepotenti filtrando dalla sciarpa bianca. Non aveva più la Dea Scarlatta in cui riversare quel dolore bruciante, non aveva più Isshin a cui dichiarare il suo amore, non aveva più uno scopo e tutta quella sofferenza le artigliava il cuore senza sosta, ricordandole con crudeltà cosa avesse perduto, quello che non avrebbe mai avuto.

Ogni notte malediceva la sua inadeguatezza, il suo timore verso quella società totalizzante che decideva delle vite altrui, come comportarsi, che persone frequentare, chi amare. Se solo avesse avuto più coraggio! Se magari avesse attraversato il ruscello nella valle dei susini, se gli avesse dato qualche indizio dei suoi sentimenti, se avesse avuto il coraggio di andare a Izu. Niente più gravava sul suo cuore come l’esito di quell’incontro che, alla fine, non c’era mai stato. Ed era stata tutta colpa sua, della sua eterna insicurezza, del mettersi in dubbio ad ogni passo. Quando aveva visto la signorina Shiori attraversare il vialetto di quella stessa villa, non aveva avuto il coraggio di entrare ed affrontarli entrambi. Non aveva più parlato con il signor Hayami, da allora, non sapeva perché anche lei fosse lì. Quando il signor Hijiri le aveva confermato quell’incontro tanto agognato, il suo cuore era esploso, per poi richiudersi immediatamente dopo.

Le lacrime, calde e gelate allo stesso tempo, scesero dagli occhi serrati cadendo sulla neve e creando piccoli buchi perfetti. Avrei dovuto parlargli! Sarei dovuta entrare! Se l’avessi fatto… se io avessi trovato il coraggio… forse… forse avrei capito anche i suoi sentimenti! Perché le rose, signor Hayami? Perché mi ha tormentato per anni?! Glieli ho dati quei maledetti diritti! Ho pensato egoisticamente di avvicinarmi a lei, di potermi legare strettamente almeno al produttore, invece perfino alla firma del contratto ha mandato un suo sostituto!

Si accasciò sule ginocchia, le mani sempre serrate intorno alla balaustra di legno. La neve bagnò immediatamente le calze spesse che indossava, il gelo conquistò le sue ossa facendola rabbrividire mentre i singhiozzi le squassavano il petto.

- Signorina? Perché piange? - la vocetta stridula e preoccupata la raggiunse facendola sussultare.

Maya si voltò e incontrò gli occhi scuri e luminosi di un bambino, completamente avvolto in un giubbotto pesante, sciarpa, cappello e guanti rossi. Ciuffi ribelli di capelli neri uscivano in modo disordinato dal berretto calato approssimativamente sulla testa.

Si asciugò le lacrime e, suo malgrado, represse un sorriso.

- Sono un po’ triste - gli confessò - Ma ora passa - aggiunse alzandosi in piedi e scuotendosi la neve dalle gambe.

Il bambino la fissò inclinando leggermente la testa, poi allungò una mano.

- Ne vuoi un po’? - le chiese scrutandola a lungo.

Maya osservò il bastone ricurvo bianco e rosso, immaginando immediatamente il sapore dolce di fragola e panna.

- Sì - acconsentì, reprimendo l’impulso di piangere di nuovo. Il bambino spezzò il lecca lecca e le porse la metà arcuata. Maya lo prese e ne assaporò il gusto natalizio chiudendo gli occhi e lasciandosi andare a quella delizia.

- È bella quando sorride - le disse il ragazzino all’improvviso, poi scappò, lasciandola con un’espressione stupefatta sul viso e il bastoncino a mezz’aria.

- Grazie… - sussurrò, assaporando di nuovo lo squisito lecca lecca.

Quella semplice distrazione aveva sollevato parte della sua angoscia, sebbene quel fantasma terrificante fosse sempre in agguato ogni volta che sentiva una voce simile alla sua, il lembo di un impermeabile, una ciocca di capelli biondi, un baluginio di occhi azzurri.

Abbassò sconsolata le braccia, vide la panchina su un lato del vialetto e si sedette con un sospiro. Adesso sarà felice con sua moglie, ha avuto i diritti della Dea Scarlatta, la Daito ha guadagnato da quell’investimento, si sarà già dimenticato di quell’attricetta talentuosa… La sera dell’ultimo spettacolo ad agosto ho trovato una rosa scarlatta nel camerino… chissà se l’avrà portata lui o il signor Hijiri… e perché, poi? Se invece gli avessi detto dei miei sentimenti, almeno il suo rifiuto mi avrebbe fatto andare avanti, mi sarei data della stupida per giorni, ma avrei proseguito nella mia vita! Invece così… mi sento derubata…

Rigirò il bastoncino fra le dita senza accorgersi neanche della persona che si era seduta all’altro capo della panchina. Il bianco e il rosso ruotavano in modo quasi ipnotico, la neve attutiva tutti i rumori, c’era un odore particolare nell’aria, di frittelle, zucchero filato e vaniglia e in sottofondo si sentivano dei canti natalizi.

Se fosse stata in un altro momento della sua vita avrebbe trovato quel parco magnifico anche sotto la neve, proprio come lo era durante l’hanami.

- Ragazzina, si sente bene? - la voce le giunse distante, come in un sogno, attenuata dalla neve che cadeva o forse dai suoi lugubri pensieri che non sembravano dare spazio ad altro. Si voltò lentamente e si accorse che accanto a lei c’era seduto qualcuno. Le scarpe erano eleganti e picchiettate di neve, inadatte ad uscire con un tempo come quello, si intravedevano dei pantaloni scuri, il bordo di un pesante cappotto grigio, le mani guantate di pelle imbottita raccolte fra le ginocchia, una sciarpa bianca, semplice e liscia, senza fronzoli.

Tutti quei particolari insieme, uniti al tono della voce che aveva fatto la domanda, fecero inspiegabilmente accelerare il battito del suo cuore. No… non può essere…

Si costrinse a sollevare ancora lo sguardo, il mento, la linea decisa delle labbra che per tanti anni l’avevano schernita, il naso diritto, quei cupi occhi azzurri che tante volte l’avevano messa in soggezione con un solo sguardo. Sussultò, sconvolta e confusa, indecisa se quello che stesse guardando fosse uno spirito evocato dai suoi desideri più profondi, oppure se si trattasse della realtà.

 

Masumi raggiungeva quel parco ogni giorno, spinto dalla necessità impellente di avvicinarsi a lei il più possibile. Da quel lato dello stagno, alzando la testa, poteva vedere la finestra del suo appartamento. Alcune volte l’aveva vista dietro il vetro ed era rimasto a fissarla, immobile, indifferente alle condizioni climatiche.

Il matrimonio a cui l’aveva costretto suo padre aveva portato più problemi che vantaggi, come si era aspettato, né gli aveva portato felicità. Quando Maya aveva deciso di cedere i diritti alla Daito Art, aveva pensato che fosse uno stratagemma per farlo cadere in qualche trappola, invece lei si era presentata all’appuntamento con un avvocato e lui aveva vigliaccamente mandato un suo collaboratore.

Shiori era troppo sospettosa e non aveva alcuna intenzione di coinvolgere la nuova Dea Scarlatta in scandali e pettegolezzi, così si era limitato alle sue funzioni di Presidente, delegando ad altri organizzazione e conferenze che richiedevano comunque la sua supervisione. Quando lo spettacolo si era concluso dopo infinite repliche, le aveva lasciato una rosa nel camerino.

E Izu. Quando aveva aperto la porta della sua casa e aveva visto Shiori, il suo cuore si era fermato. Maya non era venuta e Hijiri gli aveva riferito che, arrivata sul viale della villa, aveva visto la signorina Takamiya sulla porta ed era fuggita via. Non era mai riuscito a trovare il coraggio di affrontarla né aveva compreso cosa fosse realmente accaduto quella sera e perché Shiori fosse andata a Izu proprio in quel momento.

Maya non aveva mai fatto niente per incontrarlo e lui si era tenuto ben lontano dai posti che frequentava, dalle conferenze, dalle feste a cui veniva invitata e che organizzava la Daito. Aveva lasciato tutto nelle mani di Mizuki assicurandosi che non accadesse nulla di imprevisto.

Aveva temuto che l’amore sfolgorante e sofferto di Akoya e Isshin si sarebbe duplicato nella realtà, invece, con suo sollievo, Sakurakoji e Maya non stavano insieme né era mai scaturito alcun pettegolezzo, tranne nelle fasi iniziali dello spettacolo.

Vederla su quella panchina lo aveva costretto ad una dolorosa immobilità. Era seduta in silenzio, gli stivaletti sfregavano la neve fresca in un moto ondeggiante, rigirava fra le dita guantate un lecca lecca rosso e bianco, fissandolo con espressione malinconica. La sua volontà aveva ceduto immediatamente dopo così tanti mesi a guardarla solo da lontano bruciare d’amore su quel palcoscenico per qualcuno che non era lui.

Forse il suo cuore ardeva per il suo Isshin oppure per l’ammiratore delle rose scarlatte. Si era ripetuto più volte che aveva smesso di mandarle rose perché temeva che Shiori commettesse qualche sciocchezza e le stroncasse la carriera, ma alla fine era stato costretto ad ammettere che l’unico motivo per cui non gliele aveva più mandate era la sua cocente gelosia per il suo alter ego. Non voleva che la sua Akoya prendesse vita ispirandosi a quell’amore immaginario! Lui l’aveva creato anni prima e lui stesso l’aveva distrutto.

Si era voltata lentamente, aveva sollevato lo sguardo, come se non avesse abbastanza forza da guardare subito negli occhi chi le aveva posto una domanda e quando le sue pupille si erano dilatate per lo stupore, lucenti come stelle, aveva sentito il suo cuore accelerato battere follemente. Il nasino, arrossato come le guance, sbucava appena dalla sciarpa variopinta e la neve si era depositata sul cappello trasformandosi in gocce brillanti.

Maya allungò una mano e lui la osservò trattenendo il respiro. Distese un indice, lo appoggiò al suo avambraccio e picchiò un paio di volte. Masumi trattenne a stento un sussulto e una risata, perché la sua espressione era troppo dolce per la meraviglia.

- Si-Signor Hayami? - sussurrò la domanda fissandolo con gli occhi spalancati, cercando di rallentare i battiti in petto.

Masumi alzò un sopracciglio, sapendo che si sarebbe irritata e rimase in silenzio. Quella paura folle di perderla se le avesse dimostrato un minimo di affetto lo costringeva a trincerarsi dietro quell’atteggiamento da cinico imprenditore.

- Sì, è proprio lei - borbottò Maya arrossendo e spostando lo sguardo sul bastoncino. Tenerlo fermo le impediva di far tremare le dita. Santo cielo… e ora che faccio?

- Vedo che sta bene - constatò lui - Mi ero preoccupato vedendola al gelo e immobile - sperava che ricorrere al vecchio sistema l’avrebbe scossa ed era l’unico modo che conoscesse per attirare la sua attenzione. Lo spazio che li separava, seppur esiguo, misurava anni luce.

- Non deve preoccuparsi. Non devo recitare la Dea Scarlatta, anche se mi ammalerò non perderà dei guadagni - lo pungolò continuando a fissare il lecca lecca. Possibile che dopo mesi che non ci vediamo io riesca solo ad offenderlo quando invece…

Sospirò e si appoggiò allo schienale della panchina.

- Credevo che si stesse godendo il meritato riposo dopo le fatiche della Dea Scarlatta - proseguì lui come se lei non avesse detto niente - Invece la trovo qui a tremare al freddo -

- Mi piace la neve - spiegò lei semplicemente fissando lo stagno gelato. Non c’era astio nella sua voce né rabbia.

Masumi serrò le mani l’una con l’altra. Si erano rincontrati dopo così tanto tempo e non voleva litigare con lei né farla scappare di nuovo.

- Le va di fare due passi con me? - domandò pregando perché acconsentisse. Aveva una riunione, ma non sarebbe tornato in ufficio e Mizuki avrebbe messo una toppa, come sempre.

Maya si girò e lo fissò nuovamente, con quello sguardo cristallino che dimostrava quanto fosse scettica circa il suo atteggiamento.

- Prometto di non fare scorrettezze! - la rassicurò lui, rimanendo di sasso quando lei sembrò rattristarsi. Ragazzina, che ti succede?

- Va bene, signor Hayami - rispose gentilmente. Si alzò scuotendosi un po’ di neve, rabbrividì e si chiuse meglio il cappotto, imitata da Masumi di cui sentiva la presenza alle sue spalle. Non riesco neanche a parlare… ogni volta che mi guarda, sento le gambe tremare, tutti i ricordi mi affollano la testa e non so più cosa pensare!

Si incamminarono lungo il vialetto che costeggiava lo stagno. La neve continuava a cadere, lenta e melodiosa.

- Si era mai accorto che anche la neve ha un suono? - gli chiese guardando avanti, imbarazzata e stranamente felice.

- Scricchiola e picchietta - ammise lui - Avevo l’abitudine di ascoltarla durante la mia permanenza nella casa di montagna in inverno -

Maya sollevò lo sguardo verso il suo profilo, rimanendo incantata a guardarlo. I capelli erano brillanti di neve, non portava un cappello e soffocò una risata immaginando il composto Masumi Hayami con un berretto da neve.

- Perché ridacchia? - le domandò seccamente abbassando lo sguardo e trovando i suoi occhi pieni di ilarità.

Maya sussultò e si portò una mano alla sciarpa, arrossendo completamente.

Ragazzina, sei sempre la solita… trasparente come l’acqua…

- Oh, mi-mi scusi, solo che… si prenderà un raffreddore se si bagna i capelli - gli disse cercando di sviare il discorso dai suoi pensieri. Masumi la fissò un istante, si passò le mani fra i capelli e i guanti mostrarono le striature d’acqua.

Lei seguì il movimento sentendo il cuore battere ancor più forte di quanto già non facesse. Si rese conto che non aveva dimenticato niente di lui: espressioni, gesti, movimenti, perfino il suo profumo. Arrossì di nuovo e incassò la testa dentro la sciarpa sperando che l’indumento celasse il suo imbarazzo.

- Si preoccupa per me, ragazzina? - chiese alzando un sopracciglio perplesso.

- Certo, signor Hayami! - ribatté lei alzando una mano con un indice teso - Lei è il Presidente della Daito Art Production, è il mio datore di lavoro, quindi mi preoccupo per lei! - spiegò fermandosi e mettendosi sull’attenti.

Masumi la osservò e corrugò la fronte, ma Maya mantenne quell’espressione sincera: che lo pensasse davvero?

- Non è credibile, ragazzina - la liquidò lui con un gesto della mano - Vuole dello zucchero filato? -

La vide cambiare espressione di punto in bianco, da irritata a sognante. Non attese una sua risposta, appariva troppo fragile e carina coperta di lana e neve, così si incamminò verso l’ambulante impedendosi di fare una sciocchezza.

Lei gli andò dietro come un cagnolino felice, lasciandosi attirare dal profumo di vaniglia e fragola dello zucchero che permeava l’aria. Si accorse che non c’era solo quel banco, ma tante altre bancarelle piene di luci colorate, con la musica natalizia che surclassava ogni suono.

- Oh… - mormorò stupita Maya guardandosi intorno - È un piccolo luna park! - gridò entusiasta. Corse avanti e si appiccicò al vetro rimirando lo zucchero che girava freneticamente nella sua alcova di metallo. Qualche istante dopo si accorse che le stava porgendo un bastoncino carico di una nuvola soffice e rosa. Il suo volto si illuminò e Masumi non poté fare a meno di sorridere.

- Vedo che le piace - notò con una nota di compiacimento.

- Sì! - annuì Maya staccandone un pezzo e ficcandoselo in bocca con poca grazia. Lui ridacchiò e lei arrossì.

- Sc-Scusi… - balbettò prendendone delicatamente un altro pezzetto.

- È davvero incredibile vedere che differenza ci sia fra lei e la sua Dea Scarlatta! - affermò scoppiando a ridere per la prima volta da moltissimi mesi. Sembra che non sia passato neanche un giorno… quando sono con te posso essere me stesso… mi ero dimenticato quanto fosse bella questa sensazione…

Maya lo guardò stupita, affascinata da quell’uomo misterioso e duplice, attirata a lui come una calamita dal ferro.

- Lei è… Lei è venuto a vedermi? - gli domandò titubante. Sapeva che lo aveva fatto di sicuro alla rappresentazione di prova, ma voleva sentirlo da lui.

Masumi riprese a camminare e lei gli si affiancò.

- Sì - rispose succintamente.

- Le è piaciuta la rappresentazione di prova? - lo interrogò ancora, senza sapere esattamente cosa volesse chiedergli davvero, forse voleva solo sentirlo parlare.

- Sì - rispose di nuovo Masumi, tenendo ostinatamente lo sguardo avanti. Quella ragazzina aveva dieci anni meno di lui, eppure ogni volta lo faceva sentire un emerito spiantato!

Maya finì lo zucchero filato e infilò il bastoncino nel sacchetto con il regalo di Rei.

- Sono venuto anche allo spettacolo - aggiunse come se ci avesse riflettuto.

- Davvero? - domandò lei sinceramente stupita. Era sicura che fosse andato in viaggio di nozze con la sua sposa. Quel ricordo, di quei giorni tormentati, le schiacciò il cuore in una morsa dolorosa.

Masumi si fermò, osservandola immobile, fissava un punto oltre lui, perso chissà dove. Aveva un filamento di zucchero sulla guancia e l’istinto fu più veloce della ragione. Allungò una mano sporgendosi in avanti e glielo tolse.

Maya arrossì schiarendo lo sguardo e tornando nel mondo reale. Santo cielo… perché l’ha fatto? Mi scoppia il cuore…

- Sì, davvero, ragazzina - mormorò con voce grave resa cupa dall’emozione - Li ho visti tutti -

Lei sbatté le palpebre, dandosi qualche secondo per immagazzinare il suo gesto gentile e metabolizzare ciò che aveva detto.

- T-Tutti? - ripeté scioccata, la bocca semiaperta. Ma che cosa vuol dire?

- Ho visto la sua Dea Scarlatta ogni volta che ha calcato un palcoscenico - ammise andando contro i suoi ragionamenti e le sue convinzioni con cui si era ripromesso di non farne mai parola con lei.

- Non è possibile… - mormorò lei e Masumi tornò diritto e corrugò la fronte. Quelle sue espressioni genuine lo disarmavano ogni volta, facendolo sentire vulnerabile e lui si trincerava dietro l’abitudine.

- Perché lo trova strano? Ha idea di quanto io abbia investito su quello spettacolo? - replicò duramente infrangendo la sua espressione di sincero stupore. Sono un vero stupido…

Maya tornò seria e annuì. La neve si era fatta più fitta, alcune bancarelle avevano un tetto di legno e mostravano la propria merce, ma altre ricordavano piccole casette, il bancone che sporgeva da finestre aperte.

- Sì, ho capito, signor Hayami - ammise tornando a camminare.

È venuto a guardarmi ogni volta? In otto mesi sono stata Akoya quattro volte la settimana… ed è venuto ogni volta?

Si infilò le mani in tasca e rabbrividì, senza sapere se ne fosse causa il freddo o i suoi sentimenti. Masumi notò il gesto, si guardò intorno e vide una delle porticine aperte di una bancarella vuota. La prese gentilmente per un gomito e la spinse in quella direzione. Maya oppose una resistenza minima, si lasciò trascinare, il cuore in subbuglio e confuso come sempre.

- Ora va meglio - disse la sua voce profonda, riscuotendola dalle sue elucubrazioni.

Maya si guardò intorno e si rese conto di dove l’avesse fatta entrare. La casetta era stata occupata fino a poco tempo prima, perché c’erano resti di fiocchi e carte regalo sparse, due sedie spostate e aleggiava ancora il calore della stufa elettrica che era stata accesa.

Dopo aver osservato il piccolo spazio il suo sguardo cadde su di lui che la stava fissando.

- Ha ancora freddo? - chiese con tono preoccupato.

- N-No, grazie - balbettò emozionata scrollandosi la neve di dosso. Si tolse guanti, sciarpa,  cappello e li appoggiò su una sedia insieme alla borsa e al sacchetto. Era vicino a lei, troppo vicino, sentiva lo scricchiolio lieve della pelle dei guanti. Ruotò dandogli le spalle e si avvicinò alla finestrella aprendo il soprabito.

Anche Masumi si tolse i guanti e si sbottonò il cappotto rendendosi conto di non avere affatto freddo, anzi, era il contrario. E ora cosa farai, Masumi?

- Sembra di guardarli attraverso uno specchio… - sussurrò Maya appoggiando le mani al vetro freddo e osservando le persone che si muovevano nel mercatino natalizio. La neve scendeva ancora più densa e la luce del giorno stava svanendo. Il signor Hayami si avvicinò e lei lo sentì con tutta la sua essenza. Era accanto a lei, immobile, il respiro calmo e costante. Nonostante il mio cuore batta per l’emozione, sono stranamente felice ora che lui è qui con me… È come se ci fossimo visti solo ieri, invece è trascorso quasi un anno da quando abbiamo parlato così...

- È come se li stessimo spiando - ammise Masumi abbassandosi per osservare meglio. Era così vicina, che se si fosse voltato le sue labbra avrebbero toccato la sua guancia. A dispetto della sua età, sentì l’imbarazzo tingergli il volto e si rimise diritto.

- Chissà quanti segreti celeranno queste vite… - mormorò ancora Maya, completamente assorta dal via vai che occupava lo spazio esterno. Non avrebbe potuto sapere perché avesse detto esattamente quelle parole, ma sia lei che il signor Hayami avevano dei segreti e le era parsa adatta.

- Segreti? - chiese lui avvertendo all’improvviso lo spazio esiguo che li circondava.

- Sì - annuì lei appannando il vetro con il fiato - Camminano, comprano, sorridono, sembrano felici, magari invece sono tristi, malinconici e nascondono ogni cosa dietro una facciata -

- Lei è felice, adesso? - le domandò lui, cosciente di correre un rischio, ma aveva assoluta necessità di saperlo.

Maya sentì il cuore uscirle dal petto, temeva che lui sentisse quel tamburo, che comprendesse qual era il suo segreto più intimo. L’unico modo per uscire da quel vicolo cieco era dire la verità.

- Sì - sussurrò, si inclinò un po’ e si appoggiò alla sua spalla, come aveva fatto sull’Astoria più di un anno prima. Chiuse gli occhi lentamente, come se quel contatto le avesse tolto ogni volontà. Sto per morire, lo so… adesso il mio cuore esploderà…

Masumi rimase scioccato da quel gesto spontaneo e anche per lui il ricordo di ciò che era avvenuto sulla nave tornò prepotente. Aprì il cappotto e lo avvolse intorno a lei, appoggiandole una mano sulla spalla con un gesto fluido che Maya assecondò. Che sto facendo…? Ma non posso rinunciare, non questa volta, non ora… ora potrei… io posso…

- La sua Dea Scarlatta è stata eccellente - le sussurrò, avvicinando la bocca al suo orecchio. Maya sussultò, ma invece di allontanarsi, passò un braccio sul suo fianco, togliendo il respiro ad entrambi. Com’è caldo...

- Lo pensa davvero? - lo interrogò Maya continuando a guardare fuori, gli occhi spalancati e il cuore che batteva follemente. C’era qualcosa di diverso nella sua voce, nel suo modo di tenerla vicina. Ogni traccia di cinismo e arroganza era scomparsa, il divario che aveva sempre toccato con mano sembrava annullato.

- Sì, lo penso davvero. Nessuna attrice è al suo livello in questo momento, nessuna - ripeté stringendo appena la mano sulla spalla per dare enfasi al suo pensiero. Avvicinò il volto ai suoi capelli inspirandone il profumo lentamente. Alcune gocce di neve gelata gli bagnarono il naso, facendolo rabbrividire.

- Oh… - sospirò Maya arrossendo fino alla radice dei capelli. Gli è piaciuta la mia Dea Scarlatta! Davvero! Non riesco a crederci! Al signor Hayami sono piaciuta!

- Io… Grazie, signor Hayami - sussurrò - E grazie per le sue rose - gli confessò spontaneamente. Sentì il suo cuore fermarsi. Troppo tardi si accorse delle conseguenze di quella dichiarazione, scaturita dal suo desiderio più recondito. Avvertì il corpo caldo accanto a lei irrigidirsi e sapeva che la magia si sarebbe infranta, ora lui l’avrebbe allontanata. Invece, con sua meraviglia, non lo fece.

Masumi trattenne il fiato per alcuni istanti, la sua mente analitica che contrastava coi suoi sentimenti, cercando il motivo per cui lei dovesse essere a conoscenza di quel segreto. Lo sapeva… sapeva ogni cosa…

La spostò dolcemente davanti a sé e l’abbracciò, abbandonando ogni riserva con la speranza che si accendeva unitamente al battito frenetico del suo cuore. Era minuta, proprio come quando l’aveva abbracciato a Nagano tanti anni prima.

Maya si lasciò guidare, incapace di credere a quel gesto così intimo. Sentiva le sue braccia intorno, il suo corpo caldo dietro che l’avvolgeva completamente, chiudendola in un bozzolo di tepore. Si rannicchiò all’interno, la mente azzerata, ogni fibra del suo essere concentrata su di lui.

Guardavano entrambi fuori, senza vedere niente, gli occhi persi nella contemplazione di quell’attimo. Masumi la sentiva stranamente rilassata tra le sue braccia, non sembrava dispiacerle quel contatto, allungò le mani e avvolse le sue, sottili e calde. Maya chiuse ancora gli occhi, ebbra di quell’emozione intensa che la riempiva. Signor Hayami, non è solo un sogno, questo, vero? La prego, mi dica qualcosa! Mi dica che è lei il mio ammiratore e io...

- Quelle rose rappresentano i miei sentimenti per te - le confessò in un basso sussurro, avvicinando la testa alla sua e stringendole le mani, comprendendo infine quella stessa frase che lei gli disse dandogli un ramo fiorito di susino. Già a quel tempo lei...

Maya sentì la terra cederle sotto i piedi.  I suoi sentimenti? Il suo primo mazzo di rose l’ho ricevuto con Beth… non è possibile… non è possibile…

Sfilò con rammarico le mani da quell’involucro di pelle calda e ruotò lentamente su se stessa, appoggiando i palmi sul petto ampio. Ha parlato al presente! Oh, mio ammiratore! Mio primo e unico vero fan!

Masumi assecondò il movimento trattenendola con un braccio, perdendosi nei suoi occhi dilatati per la meraviglia. Dall’esterno giunsero in sottofondo le note di un celebre canto di Natale ad aumentare quell’atmosfera intima e dolce. Sollevò la mano libera e le accarezzò appena una guancia. Il contatto gli procurò una scossa inebriante, cancellando ogni altra cosa intorno a loro.

Maya accostò la mano alla sua, che tante volte l’aveva aiutata a rialzarsi e gli sorrise dolcemente abbandonandosi finalmente a ciò che il cuore le gridava fin da quell’incontro di anime nella valle dei susini. Spinse la sua mano sul lato del collo dove il battito pulsava impazzito.

Masumi attese col fiato sospeso, un’emozione intensa e mai provata lo faceva fremere in ogni fibra del suo essere. La sua pelle era calda, liscia e delicata, il suo tocco soffice come quello di una farfalla.

- Lo sente, signor Hayami? - sussurrò con voce dolce e gli occhi umidi - Questo è il mio cuore e racchiude i miei sentimenti per lei. Ho vinto ogni sfida per lei, per dimostrarle che potevo diventare un’attrice capace, perché si accorgesse di me e smettesse di considerarmi una bambina. Quando sono Akoya, sul palcoscenico, il mio Isshin è lei, signor Hayami - confessò dandogli libero accesso alla sua parte più vulnerabile. I suoi occhi azzurri erano cupi e carichi di un’emozione che non riconosceva, ma diretti come li aveva sempre visti e questo la rassicurò. Signor Hayami… adesso può fare di me ciò che vuole… non ho più nessun altro segreto…

Masumi si rese conto di non aver respirato e si affrettò a inspirare un po’ d’aria. Sono il suo Isshin…

La consapevolezza di quelle reciproche dichiarazioni cancellò il passato. Sentì il battito nel suo collo, lasciò scivolare la mano fra i suoi capelli e l’attirò a sé.

- Maya… - mormorò appena il suo nome, chinò il volto e la baciò.

L’energia scaturita da quell’unione di labbra li avvolse, i loro cuori si accordarono sulle note del canto di Natale che suonava all’esterno, battendo come un’unica campana. Maya distese le braccia sulla sua schiena travolta da quel sentimento intenso e dirompente che finalmente vedeva il suo completamento nella metà della sua anima.

Masumi si abbandonò senza più alcuna riserva, consapevole che la ragazza che aveva sempre amato e protetto ricambiava i suoi sentimenti facendo avverare i suoi desideri più profondi e nascosti. La strinse con forza, intensificando quel bacio a cui lei rispose con lo stesso ardore. Età, aspetto, rango, tutte quelle cose che li avevano divisi erano scomparse nel nulla di fronte all’emozione sconfinata che condividevano in quell’istante.

- Cosa sono nome e passato rispetto al poter vivere con me, ora che mi hai incontrata? - mormorò Maya sulle sue labbra facendo appello all’amore puro della Dea Scarlatta - Diventa solo mio, della tua Akoya! Tu sei l’altra parte di me, io sono l’altra parte di te! -

La sua voce non aveva il timbro da teatro, non era stata Akoya a pronunciare quella battuta, era stata Maya. Masumi appoggiò di nuovo le labbra alle sue, solo per un attimo, per riprendere quel contatto interrotto.

- Lo sto già facendo, Maya, sistemerò ogni cosa, te lo prometto, tu… tu aspettami - disse ripetendole la stessa frase che lei gli aveva detto una volta scesi dall’Astoria e che lui non era riuscito a mantenere.

Maya annuì fissandolo intensamente, i suoi occhi emanavano pura felicità, trasparenti come sempre e Masumi seppe che avrebbe aspettato. Sentì le sue braccia sottili stringerlo sulla schiena mentre il suo volto si avvicinava. La baciò ancora, lasciando posto solo a loro due, senza altre interferenze, l’emozione che si allargava e trasformava, diventando fuoco liquido. L’aspetterò, signor Hayami! Qualsiasi cosa lei stia facendo, io l’aspetterò!

Masumi si lasciò scivolare a terra, inginocchiandosi davanti a lei come un supplicante. Teneva gli occhi nei suoi, non avrebbe più avuto timore nel guardarla. Maya sprofondò in quegli abissi blu, gli cinse il volto con dita tremanti, scivolando fra i suoi capelli serici e morbidi con ancora in bocca il suo sapore mascolino. Abbassò il viso e baciò le sue labbra calde. Lui reagì stringendola a sé, affondando nella sua bocca disponibile e afferrando il cappotto sulla sua schiena appena piegata.

Maya venne travolta da quel desiderio dirompente, così chiaro in lui da sconvolgerla quando si rese conto che era stata lei a innescarlo. Si aggrappò alla sua chioma bionda, lasciandosi guidare dall’istinto, staccò le labbra e le appoggiò sui capelli che tante volte aveva cercato nella folla senza neanche accorgersene. Sorrise di quel suo atteggiamento passato e sentì la sua bocca premere sul collo, con un bacio possessivo e intenso. Reclinò la testa all’indietro, lasciandogli libero accesso e Masumi scivolò con le braccia sotto il suo cappotto, distendendo le mani sulla piccola schiena coperta dal maglione bianco. La sentiva tirargli i capelli e stranamente quel gesto convulso lo eccitò ancora di più, trasformando le piccole scariche di dolore in piacere.

Solo per un fugace istante, Maya si rese conto di dove li stavano portando quei baci infiammati, cancellato immediatamente dopo dalle sue mani che scivolarono sotto il maglione. Ardevano a contatto con la sua pelle, eppure non aveva alcun timore, anzi, le sembrava il giusto completamento dei loro sentimenti. Lasciò cadere il cappotto sul pavimento polveroso, aderì a lui, spingendolo in quella direzione se già la tensione dei loro corpi non fosse un messaggio chiaro.

Masumi aveva temuto che la sua parte logica gli avrebbe impedito di lasciarsi andare, invece scoprì che il cuore era molto più potente. La schiena era liscia come seta, attraversata da piccoli brividi, ed era in attesa, lo sentiva, fremente come un ramo nel vento o una canna lungo il fiume. Strisciò i polpastrelli lungo i fianchi e risalì bramoso, cingendole i seni perfetti e nudi.

Lei vibrò, come la perfetta corda di un violino, s’inarcò ed emise un sospiro profondo che lo fece sorridere, conquistandolo completamente. Maya afferrò la sua nuca e lo avvicinò a sé, stringendo con forza. Lo baciò con urgenza serrando gli occhi e lasciando che quelle mani facessero la loro magia. Niente di ciò che le era accaduto nella vita era paragonabile alla sensazione di sentirsi amati. Niente...

Non c’erano più barriere né limiti al loro amore in quella vigilia di Natale ed entrambi si abbandonarono al loro desiderio crescente, protetti agli occhi del mondo in attesa della loro unione definitiva.

Fuori il canto si intensificò, la voce chiara di Frank Sinatra attraversò i fiocchi di neve e li avvolse come una coperta calda.

 

I’m dreaming of a white Christmas

Just like the ones I used to know

Where the treetops glisten and children listen

To hear sleigh bells in the snow

 

I’m dreaming of a white Christmas

With every Christmas card I write

May your days be merry and bright

And may all your Christmases be white

 

I’m dreaming of a white Christmas

With every Christmas card I write

May your days be merry and bright

And may all your Christmases be white

 

FINE.

 

Nota dell’autrice: Buon Natale e buon anno a tutti, in special modo a chi mi segue! Se non avete mai ascoltato Frank Sinatra, fatelo! Ecco qui la sua “White Christmas”:

https://youtu.be/U3YltnBjqZU?list=PL64A1CDE98172BF00    

 

   
 
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