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Autore: Straightandfast    23/12/2015    1 recensioni
E okay, Beatriz è libera, forte e tutto il resto, ma quando Harry Styles la guarda con quegli occhi curiosi e l'espressione da bambino in attesa di chissà quali sorprese, un po' si sente tremare.
E va bene, va davvero bene anche se forse non se ne accorge nemmeno.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elastic Heart.
 

Harry è a dir poco stravolto quando, dopo due ore di concerto, finalmente fa ritorno nella sua stanza di albergo. Il pubblico di Cardiff è stato incredibilmente caloroso e generoso nei loro confronti ma dio solo sa quanto abbia desiderato quel momento; il letto non gli è mai sembrato così comodo ed è così stanco che gli verrebbe voglia di mettersi a dormire così, vestito e con gli stivaletti di pelle ancora ai piedi. Decide di togliersi perlomeno le scarpe e poi si butta nel letto, sprofondando tra le lenzuola bianche e costose e sospirando di sollievo; come fa sempre – almeno da qualche giorno – prima di andare a dormire, controlla il cellulare per assicurarsi che Beatriz non gli abbia scritto alcun messaggio.
Sono tornati da Barcellona due settimane prima e lui è dovuto partire immediatamente per le altre date del tour, ma da allora si sono sempre sentiti almeno una volta al giorno; quello che è successo in Spagna è servito ad entrambi per conoscere e comprendere meglio l’altro. Harry ha dovuto fare i conti con una Beatriz che non pensava nemmeno che esistesse; l’ha accompagnata a casa di Andres, a far visita alla madre e a scusarsi per non esserle stata vicino come avrebbe dovuto. Sono entrati insieme nella vecchia camera del ragazzo – neanche a dirlo, i genitori non sono ancora riusciti a togliere la sua vecchia roba – e lui l’ha consolata quando lei è scoppiata a piangere di fronte alle foto che adornavano le pareti; lei ha voluto prendere una maglietta di Andres e il pacchetto di sigarette mezzo pieno che hanno trovato sulla sua scrivania, sostenendo che quello lo avevano comprato insieme. Per il resto della “vacanza” lei gli ha mostrato le parti più belle della sua città, con un entusiasmo e un amore tali che Harry ha deciso che quella nuova versione di Beatriz gli piace ancora di più di quella conosciuta a Londra.
Non si sono baciati né c’è stato niente tra di loro, ma a lui è bastato.
E’ bastato vederla sorridere come una bambina quando hanno fatto il bagno di notte, è bastato vederla piangere sul letto del suo migliore amico, è bastato vederla fumare una sigaretta del pacchetto di Andres, è bastato portarla a bere di nuovo al Maka Maka, portarla a ballare in una discoteca in centro e tenerle la mano nei vicoli di Barcellona. E’ bastato sapere che forse lei si fida, che forse ha capito che Harry non sa ancora cosa vuole fare con lei, ma sicuramente non ha alcuna intenzione di spezzarle il cuore.

Con sua grande sorpresa, però, sullo schermo un po’ rigato del suo Iphone, non compare nessun messaggio di Beatriz – quelli che ama di più sono quelli della buonanotte, quasi sempre scritta in spagnolo, in cui lei riassume ciò che l’ha divertita di più della giornata appena passata – ma almeno tre chiamate di Noah e due da parte di Brooke.
Harry sente il cuore che gli batte a mille, mentre digita il numero di Noah e si alza velocemente dal letto, sveglio come non è mai stato; la bionda impiega qualche secondo a rispondere alla chiamata e, quando lo fa, la sua voce tremolante e chiaramente preoccupata non lo rassicurano per niente.
«Noah, che succede?» Harry si rende conto di avere una tonalità di voce decisamente più alta del normale, e di aver aggredito la ragazza senza nemmeno chiederle “come stai?” , cosa decisamente inusuale per uno come lui, ma ha il cuore che batte all’impazzata e una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
«Harry, scusami se ti disturbo, lo so che sei in tour ma..» Harry si stupisce nel sentire la voce di Noah rotta da un piccolo singhiozzo, lei che gli è sempre apparsa come una ragazza forte e in grado di gestire qualsiasi cosa. «Beatriz sta avendo un altro attacco di panico, e noi non riusciamo a calmarla.»
Harry si passa nervosamente una mano tra i capelli lunghi, mentre si riabbotona la camicia e sistema i pantaloni; con un’occhiata ritrova gli stivaletti che poco prima aveva lanciato in un angolo della stanza e si dirige a grandi passi verso di essi.
«Brooke è lì? Come mai non riesce a calmarla, è una crisi più forte del solito?» Harry parla velocemente mentre si infila le scarpe e cerca di scacciare dalla sua mente l’immagine di Beatriz scossa dai tremori e pallida come un cadavere; se ripensa alla sera in cui l’ha vista in quelle condizioni l’ansia non fa altro che aumentare e, davvero, in quel momento non ne ha bisogno.
«No non è più forte del solito, sembra più o meno uguale.» Harry sospira di sollievo, mentre, con il telefono incastrato tra la guancia e la spalla, scrive un biglietto che ha intenzione di lasciare davanti alla porta della camera di uno dei ragazzi. «Brooke non riesce a calmarla perché non è di lui che ha bisogno. Chiede di te, Harry, in continuazione.» Harry si blocca sul posto, colpito dall’affermazione di Noah; ci impiega due secondi a riprendersi, rendendosi conto che in quel frangente non può permettersi di farsi sopraffare dalle emozioni e interrogarsi sui significati che potrebbero stare dietro le richieste di Beatriz. « Abbiamo provato a dirle che tu stai bene, che non c’è niente di cui lei si debba preoccupare, ma non c’è verso. Continua a chiedere “Harry sta bene?”, indipendentemente da quello che diciamo noi. Non sappiamo cosa fare, Harry, mi dispiace disturbarti, sarai stanchissimo ma.. Bea..» La voce di Noah si spezza di nuovo, e in quel secondo di silenzio Harry sente distintamente la voce di Beatriz, quasi ridotta ad un sussurro, che con timore e preoccupazione, mormora il suo nome.
«Sto arrivando Noah, mi ci vorrà un po’, ma sto arrivando.»

L’aereo su cui viaggia è un low-cost, e Harry è costretto a chiedere alle sue fans un po’ di privacy, per non rischiare di perdere altro tempo all’arrivo in aeroporto; quasi gli piange il cuore ad infrangere le speranze e i sogni di tutte quelle ragazzine accorse nel cuore della notte solo per lui, ma nella mente ha l’immagine di Beatriz in preda alle convulsioni, e proprio non riesce a scacciarla via. Il taxi su cui sale per raggiungere la casa dei tre ragazzi gli sembra il più lento della storia, e durante il tragitto è così nervoso che non riesce a smettere di tamburellare contro il finestrino e quasi si catapulta fuori dalla vettura quando finalmente arrivano nella strada in cui vive Bea.
Suona il citofono e prende un bel respiro, autoimponendosi di dimostrarsi forte e sicuro di sé, senza lasciarsi prendere dal panico; ad aprirgli la porta è Brooke, il volto pallido e preoccupato che si illumina di un sorriso pieno di sollievo non appena vede Harry Styles sulla porta di casa. Lo fa entrare senza tante cerimonie e lo stringe in un abbraccio pieno di gratitudine che, se possibile, fa preoccupare ancora di più Harry; cerca di sbirciare oltre la spalla di Brooke per scorgere Beatriz, ma il corridoio è vuoto e dalle altre stanze non sembrano provenire altri rumori.

«Scusa Harry, sappiamo che eri fuori Londra per un concerto ma.. Non sapevo cosa fare, davvero.» Brooke si passa una mano tra i capelli scuri, gli occhi chiari che si muovono sul viso del ragazzo che gli sta di fronte, cercando di capirne le emozioni. «Ha avuto la prima crisi un paio di ore fa. Poi si è calmata, ma dopo dieci minuti ha ricominciato e continuava a chiedere di te, penso che sia convinta che ti sia successo qualcosa di grave, non ho idea del perché. Continua a fare così, si sente meglio, si scusa per averci disturbato e poi, quando noi pensiamo che finalmente sia tutto passato, riprendono le convulsioni.» Mentre parla si accende una sigaretta, la voce che gli trema un po’ e l’evidente sollievo di poter parlare con qualcuno e di poter quindi riversare la sua tensione su di lui.
«Dov’è adesso?» Harry continua a cercare di sbirciare oltre le spalle imponenti di Brooke, ma il corridoio è poco illuminato e le porte delle camere sono tutte chiuse, così la sua visuale della casa è decisamente limitata.
«In camera sua, Noah stava cercando di metterla a letto.»
Harry segue la direzione del dito di Brooke, che indica la seconda porta a destra, e vi si dirige senza battere ciglio e senza aspettare oltre; nonostante la fretta che ha di accertarsi che Beatriz stia bene, cerca di aprire la porta con delicatezza, timoroso di spaventarla ulteriormente.

La stanza è illuminata solo da una piccola abat-jour sistemata su un comodino traballante, perciò gli occhi di Harry impiegano qualche secondo in più del dovuto a identificare le figure che riempono la camera; Noah è seduta sul letto, i lunghi capelli biondi che le ricadono sulle spalle e le coprono il viso e le braccia che circondano quello che sembra un fagottino tremante, mentre sussurra qualcosa a voce così bassa che Harry non riesce nemmeno a distinguere le parole l’una dall’altra.
Lui fa qualche passo in più verso di loro, i piedi che si muovono lentamente, nel tentativo di fare meno rumore possibile, e finalmente riesce a distinguere meglio Beatriz; è totalmente avvolta dal corpo della sua migliore amica, il viso appoggiato sul suo petto e gli occhi che sembrano fissi su un punto indefinito oltre la testa di Harry. Trova decisamente inquietante quello sguardo, soprattutto su Beatriz, la sua Beatriz, quella di cui non puoi di certo dimenticare gli occhi, sempre così attenti, maliziosi, vivi.
Noah si accorge finalmente della sua presenza e, con un gesto impercettibile della mano, gli fa segno di avvicinarsi, continuando sempre a voce bassissima a mormorare qualcosa all’orecchio della sua migliore amica; da così vicino, Harry distingue una ninna nanna che gli cantava sempre sua madre per farlo addormentare e, se solo non fosse così preoccupato e spaventato, gli verrebbe da sorridere per la tenerezza del momento.Stavo cercando di metterle il pigiama, ma poi ha avuto un’altra crisi..» Noah parla ancora piano, rivolgendogli un sorrisetto di scuse ed indicando con lo sguardo il corpo di Beatriz, semi nudo; a coprirla – e a far sobbalzare Harry – c’è solo un misero completino azzurro e va bene, lui l’ha già vista nuda in situazioni ben più compromettenti, ma chi diavolo si ricordava che fosse davvero così bella?
Harry sta per replicare qualcosa, dopo aver distolto velocemente lo sguardo dal corpo di Beatriz, quando la ragazza riprende a tremare in maniera evidente tra le braccia di Noah; lo sguardo rimane fisso, dandole un’espressione vacua che fa preoccupare sempre di più Harry e, pochi secondi dopo, inizia a farneticare qualcosa che lui identifica come un «E Harry? Come sta Harry? » e gli fa stringere il cuore.

Velocemente si siede sul letto, facendo sprofondare ulteriormente il materasso e avvolgendo Beatriz tra le sue braccia; Noah, piano piano, si allontana, sciogliendo l’abbraccio e lasciandoli da soli. Prima di uscire dalla porta si gira nuovamente a guardarli e, nonostante tutto, sorride di fronte all’immagine che si riflette nei suoi occhi; Harry stringe forte Beatriz, mentre le accarezza piano i capelli e le lascia dei baci sulla fronte. Le mormora nell’orecchio una cantilena, un «sono qui, sono qui e sto bene>> che, anche se molto lentamente, sembra tranquillizzarla. Anche i singhiozzi, sembrano diminuire sempre di più, man mano che lui prosegue con la sua cantilena, fino a quando si riducono a semplici sospiri, stanchi ed esausti.
Quando anche i tremori cessano completamente, i due rimangono abbracciati ancora per un bel po', lui continua a sussurarle parole dolci e tranquillizzanti nelle orecchie mentre lei rimane in silenzio; Harry cerca di apparire tranquillo, di non mostrare l'agitazione che ha addosso da quando ha visto le chiamate di Brooke e Noah sul cellulare, ma lo tradisce il sospiro di sollievo con cui ha accolto la fine delle convulsioni e la fronte leggermente imperlata di sudore. La prima a staccarsi, ovviamente, è Beatriz, che si allontana un po' dal corpo caldo del ragazzo e, rendendosi conto di indossare solo un paio di mutande ed un reggiseno, tira leggermente il lenzuolo verso di sé, per cercarsi di coprire almeno un minimo; si allunga verso il comodino e afferra una sigaretta e l'accendino, lasciandosi poi ricadere contro la testiera del letto. Harry continua a fissarla con gli occhi verdi puntati con attenzione sul suo viso, le dita delle mani ancora tese e il cappotto ancora addosso; lei accende la sigaretta e accoglie con grande sollievo il fumo che le entra in gola. Non c'è niente in grado di calmarla, dopo una crisi, come quelle sigarette, niente; è il suo modo di riprendere i contatti con il mondo, di sentirsi bruciare, di sentirsi viva. Quella sera, però, c'è un altro elemento, nella stanza, in grado di farla sentire bruciare, in grado di farla sentire viva, e non ha nulla a che fare con il fumo; è lo sguardo verde di Harry sul suo viso, sulle sue guance, sui suoi occhi e sui lembi di pelle che il lenzuolo lascia scoperti, che riesce a farla sentire viva come non mai, a farla sentire presente, perfino.. qualcuno.

«Non ci posso credere. Non posso credere di essere diventata una di quelle ragazze che non riescono a risolvere i propri problemi senza dover chiamare il ragazzo di turno, dovunque sia.» Sospira con frustrazione, incredibilmente infastidita dalle crisi avute, dalle richieste fatte e , ancor di più, da sé stessa. «Non posso credere di averti fatto venire stanotte, tu eri.. cazzo, tu eri in Scozia! Sono patetica. Disgustosamente patetica, cazzo.» Mentre parla agita la mano con cui regge la sigaretta, generando cerchi di fumo che riempono la stanza, per poi dissolversi pochi secondi dopo.
Harry sorride piano – facendola innervosire ancora di più – perché ha gli occhi rossi per il pianto, i capelli che sembrano un nido di uccelli, la bocca spaccata al centro e un'aria da pazza che non donerebbe nessuno; ed è bellissima, straordinariamente bellissima.
«Sei l'unica persona, oltre mia madre e mia sorella, per cui lo avrei mai fatto, se ti può interessare.» Questa sua affermazione, come aveva previsto, la fa brontolare in disapprovazione ma, quella sera, non gli interessa proprio niente delle regole che lei ha deciso di imporre al loro rapporto. «E sei tutt'altro che patetica, se posso dire. Sei molto bella, invece.»
Beatriz cerca di trattenere un sorriso intenerito, nascondendolo dietro ad uno sbuffo di fumo e a un «Harry, lo sai che--» subito interrotto dalla voce di Harry.
«Sì, certo lo so, non posso farti complimenti allusivi, né guardarti in un certo modo, né baciarti o altro, perché poi finiremo per stare insieme e io ti spezzerò il cuore, lo so.» Elenca tutte le regole da lei stabilite con un sorriso divertito, perché – sul serio! - come fa a pensare che lui potrebbe davvero spezzarle il cuore?; per come la vede lui, la cosa più probabile sarebbe che fosse lui, a rimanerci fregato. «Se solo mi ascoltassi, e mi lasciassi spiegare come la penso io, capiresti che potremmo essere una coppia fantastica, insieme.» Conclude.
Beatriz rimane in silenzio, limitandosi a lanciargli un'occhiata penetrante mentre lui, in piedi in mezzo alla stanza, si sfila il cappotto di dosso e lo poggia ordinatamente sulla sedia della scrivania; si leva anche le scarpe e le calze e poi, procedendo a gattoni sul letto a una piazza e mezza della ragazza, si posiziona al suo fianco, sotto le coperte.
«Oh, probabilmente lo saremmo, per un certo periodo. - Beatriz spegne la sigaretta in un bicchiere e poi si gira completamente verso di lui, il corpo appoggiato al fianco destro ed una mano sotto il viso. «Poi però tu mi lasceresti, ed io sarei incredibilmente triste, piangerei per il resto dei miei giorni e diventerei così grassa da non riuscire a passare per la porta di casa.»
«Non credo che questo corpo potrà mai diventare grasso, credimi.» Harry non riesce a trattenere una risata, mentre solleva leggermente il lenzuolo e lancia un'occhiata al corpo di Beatriz. «E poi, non riesco a capire perché sei così fissata con l'idea che sarei io, a lasciarti. Perché non tu» Torna a concentrarsi sulla conversazione principale perché sì, il corpo di Bea è splendido, ma per la prima volta da quando ne hanno parlato per la prima volta stanno seriamente discutendo della possibilità di stare insieme, ne stanno parlando, e non vuole di certo farsi sfuggire una tale possibilità.
«Perché io sono una di quelle persone che se incomincia una cosa, non la molla per il primo problema che incontra. Non sono una che molla, in nessun campo.» Replica immediatamente Beatriz, come se la risposta fosse ovvia, nella sua mente. «Se mi mettessi con te non penso che ti lascerei andare tanto facilmente, non l'ho mai fatto con nessuno, prima.»
Harry sorride, tra sé e sé, perché l'idea di tenere Beatriz con sé per un bel po' di tempo non lo disturba affatto, anzi; avvicina un po' il viso a quello della ragazza perché dai, per quanto tempo può ancora resistere a quella distanza?
«Nemmeno io ti lascerei andare via facilmente, Beatriz. Smettila di pensare che sarebbe così.» La redarguisce con un tono di voce così dolce, che Beatriz si sente tornare bambina, di fronte ai piccoli rimproveri di sua madre; nonostante l'evidente tenerezza da lui usata, cerca di non lasciarsi sfuggire la situazione di mano, e di rimanere lucida.
«Oh, ma stai zitto! Tu sei Harry Styles e io sono solo una che spera di diventare una modella, un giorno. Non cercare di convincermi che non sarebbe esattamente come tutti si immaginano, non sono così stupida.» C'è un filo di rabbia, nella sua voce, e non sa nemmeno a cosa sia dovuto, ma non è niente in confronto al nervosismo che compare sul viso di Harry, nel sentirla pronunciare quelle parole.
Lui si allontana nuovamente da lei e si posiziona a pancia in su, lo sguardo fisso sul soffitto sopra di loro e le mani che giocherellano nervosamente con gli anelli che porta alle dita, sempre gli stessi.
«Oh, ma vaffanculo, Bea, sul serio. Vaffanculo.» Borbotta tra sé e sé, il viso imbronciato e la fronte aggrottata. «Non hai idea di quanto tu mi faccia incazzare, mi farai impazzire, cazzo. Sono qui, sto cercando di convincerti in tutti i modi che voglio te, che vorrò solo te, che non ti lascerò con il cuore spezzato, e tu continui a rifilarmi le solite stronzate che mi hai già ripetuto centinaia di volte e a cui io ho già trovato risposta! Continui a parlarmi di quella scommessa, quando sappiamo entrambi che non c'entra un cazzo con noi, è solo un modo di pararti il culo, di avere una scusa perché la verità è che tu hai paura. Hai paura e mi dispiace, ma io non posso fare altro per convincerti che ti voglio davvero; ti ho inseguita per tutta Londra, ti ho portato a Barcellona, sono venuto da te quando avevi bisogno, non scopo con nessuna ragazza da mesi, non guardo nessuna ragazza da mesi, ma questo non basta! Non basta mai con te!» Beatriz lo guarda con gli occhi sbarrati, perché quella versione di Harry Styles non ha niente a che fare con quello con cui ha avuto a che fare fino a quel momento; non pensava che una rabbia così cieca potesse impadronirsi di lui e dei suoi lineamenti, portandolo ad arricciare il naso con fastidio e a chiudere le mani a pugno con una forza tale da avere le mani bianche per la tensione. «Mi fai così incazzare, cazzo.. Sei probabilmente l'unica ragazza che mi è mai interessata davvero, perlomeno in quel senso, e non te ne frega un cazzo! Pensavo che prima o poi sarei stato in grado di convincerti, di farti vedere come vedo io le cose, ma sono stato un coglione a pensare una cosa del genere perché.. non ti convincerò, non ti convincerò mai, perché non ti interessa.»
La voce di Harry si spegne con un ringhio carico di nervosismo, e le sue parole rabbiose sono seguite solo da un silenzio pesante che cade tra di loro; Harry, gli occhi ancora fissi sul soffitto bianco sopra di lui, teme di essersi spinto un po' troppo in là. In effetti, gridare a quel modo contro una persona – contro Beatriz! - che ha appena avuto una serie infinita di attacchi di panico, non è probabilmente la cosa migliore da fare, e lui, seppur incredibilmente convinto di ciò che ha appena detto, non può fare a meno di preoccuparsi per lei.
Ma proprio quando sta per girarsi verso di lei per assicurarsi di non aver appena innescato un altro attacco di panico, un musino lentigginoso spunta nel suo campo visivo, due occhi verdi che come fari lo osservano con attenzione, una luce piena di sorpresa che li illumina ancora di più del solito. Beatriz ha il viso appoggiato sulla sua spalla, i gomiti appoggiati sul materasso in modo da rimanere leggermente sollevata e le labbra distese in un sorriso.
«Non pensavo fossi capace di incazzarti, incazzarti sul serio.» Ha un'espressione incredibilmente divertita stampata sul bel viso, mentre con le mani giocherella con il colletto della camicia a pois di Harry.
Lui le lancia un'occhiata incredula perché, davvero, non aveva proprio modo migliore per rispondere a tutto quello che gli ha detto? Prenderlo per il culo le sembra la via più giusta per rispondere al fiume in piena che sono state le sue parole?
Vorrebbe mandarla a fanculo, vorrebbe dirle le cose peggiori del mondo, chiamarla con i peggiori appellativi che conosce, ma proprio quando sta per incominciare, quando sta per riversarle nuovamente la sua rabbia addosso, nota qualcosa; negli occhi di Beatriz, in quegli splendidi occhi verdi, oltre al divertimento, c'è molto altro. Oltre al divertimento, oltre alla luce derisoria con cui lo prende in giro, c'è dell'altro; c'è una tenerezza, una dolcezza, che Harry non le hai mai visto e che, ne è sicuro, non c'era qualche minuto prima, prima che lui incominciasse a dirle tutto quello che pensa.
«Sono un ragazzo dalle mille risorse.» Risponde, un piccolo sorriso che fa capolino sul suo viso, perché, nonostante tutto, Beatriz lo sta guardando con gli occhi pieni di dolceza e gli sta accarezzando il collo con le sue mani fredde.
«Già.» Conferma lei, con un'espressione serena, mentre appoggia il viso sul petto di Harry e chiude gli occhi, senza smettere di accarezzarlo. «E per la cronaca, non ce ne era bisogno. Mi hai convinta da un pezzo.» Mormora poi, in un sussurro così sottile che Harry a malapena riesce a sentirla; la sente, però, e deve sbattere almeno una decina di volte gli occhi, per convincersi di non stare sognando, lei ha davvero pronunciato quelle parole.
Le solleva il viso con due dita, facendola tornare alla sua altezza, naso contro naso, occhi contro occhi, labbra contro labbra; la guarda con gli occhi che luccicano più del solito, e a lei viene da ridere, perché mai fino a quel momento le è sembrato così bambino. Si bagna la bocca con la punta della lingua, mentre squadra Beatriz con attenzione, se la guarda e se la gode tutta, perché è uno splendore a cui non pensava avrebbe più avuto accesso, non in quel modo almeno.
E poi «ti sto per baciare» le dice, facendola sorridere.
La bacia.


 


Ciao dolcezze!!!
Sono come al solito davvero di fretta, la palestra mi aspetta :/, ma ci tenevo a pubblicare questo capitolo prima di Natale, perché siete state taaaanto carine con le vostre recensioni e volevo farvi un regalino :) :)
Non ho molto da aggiungere su questo capitolo, mi sembra che dica già tutto di suo, perciò spero davvero che vi sia piaciuto e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensiate.
Un bacione grandissimo, e BUON NATALE!!!
I love youu
Chiara
  
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