La magia di Bonnie Bennett è come un rossetto rosso:
non è ciò che la rende bella, ma ciò che impedisce di resisterle.
 

She's an American Beauty, I'm an American Psycho

Kai stava fissando Bonnie, in piedi a pochi metri da lui, un sorriso soddisfatto sulle labbra grandi mentre la fiamma della candela che aveva acceso veniva scossa dagli spostamenti d'aria causati dai condizionatori del supermercato. Spalancò gli occhi, abbassando lentamente le mani che ancora stringevano l'ombrellone con cui aveva ferito Damon. Poteva sentirla nelle viscere, la sua magia che lo scuoteva come fosse stata la propria.
Proprio come la prima volta che aveva percepito la sua presenza in quell'inferno.
La canna della pistola puntata alla tempia, seduto scompostamente nella poltrona rossa davanti alla TV, i bossoli dei proiettili che gli avevano attraversato il cranio tutt'intorno a sé, Kai tentava di togliersi la vita per l'ennesima volta quel giorno – quel maledetto 10 Maggio.
Quando aveva sentito quel vuoto nello stomaco, le dita che formicolavano mentre stringeva la pistola e accarezzava il grilletto, aveva quasi pensato che fosse la paura, che stesse cominciando a temere di nuovo la morte. Poi un brivido gli aveva percorso la schiena e l'aveva sentita di nuovo, una chiara scarica di magia.
“Okay” le disse, la voce tremante e rauca a causa dell'eccitazione del momento.
Adesso era molto più forte, quella sensazione. Il vuoto nello stomaco era una voragine, il formicolio alle dita si era esteso attraverso tutta la lunghezza delle braccia e poteva sentirlo fin nelle gambe, nell'inguine, persino sulla punta del pene che reagiva a quell'ondata di potente magia Bennett.
Poteva sentire il cavallo dei pantaloni diventare sempre più stretto. Proprio come la volta in cui l'aveva vista uscire di casa con quelle sue labbra dipinte di rosso, quasi due mesi dopo il suo arrivo.
Camminava lungo la strada con quelle sue gambe abbronzate sempre in mostra, sotto una gonna nera che le arrivava a stento a metà coscia, la maglietta bianca indossata rigorosamente con il reggiseno nero, gli stivali che le coprivano la caviglia sottile. Aveva dovuto costringersi a distogliere lo sguardo, prima che si perdesse a fantasticare e si ritrovasse qualche minuto dopo con la fronte sudata e le mani appiccicaticce che cercavano qualche fazzoletto, con cui ripulire tutta la voglia che aveva di intrappolarla in una delle case vuote della strada principale di Mystic Falls e succhiarle via tutto – dalla magia al suo essere così indecentemente magnifica e inconsapevole.
Aveva sentito quell'idiota di Damon ridere del suo tentativo di rallegrare la giornata indossando del rossetto, e l'aveva maledetto ogni singolo giorno a seguire per averla mortificata al punto da non farle mai più tingere le labbra di quella tonalità che l'aveva piacevolmente mandato fuori di testa.
“Ti arrendi così facilmente?” domandò, riportandolo alla sua disfatta, un sorriso impertinente e gli occhi fiammeggianti. “Sono imbarazzata per te.”
Ebbe solo il tempo di sentire i pantaloni stringersi un po' di più, prima che tutto si facesse buio e tornasse a sognare quelle labbra rosse che lo imploravano di smettere di succhiarle via la sua preziosa magia.

I think I fell in love again
Maybe I just took too much cough medicine
And I'm the best worst thing that hasn't happened to you yet
The best worst thing


 

AN:
Chara mi ha promptato a tradimento questa cosa.
L'incipit iniziale è suo, poetico come poche altre cose al mondo, e mi ha fatta fuori in un attimo. Spero di avergli reso giustizia con questa piccola flash, a cui ho aggiunto un pezzettino di American Beauty/American Psycho dei Fall Out Boy, perché ci stava troppo bene per non farlo e perché ha prestato il titolo.
Cha', spero ti sia piaciuta, anche se a me fa un poco poco schifo. ❤️

Red