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Autore: JustAHeartBeat    24/12/2015    5 recensioni
Erano belli quei tempi, pieni fino all’orlo di speranze, ancora troppi disegni da fare e qualche pietruzza in tasca. Si era fidanzata con Scorpius da poco più di un anno, a quel tempo, poteva quasi toccare il cielo con un dito. Pensava di aver percorso così tanta strada, le pareva di possedere il mondo tra le mani. Lei, la scrittura e l’amore in giro per il mondo. Il resto sarebbe venuto da sé. Ed ora cos’era diventato il Natale? Nulla più che altro stress e spreco di denaro indispensabile. Nulla più che l’ennesima festicciola da perdigiorno.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Buonasera a tuuuttii!
Eccomi qui, come promesso, con la storiella che partecipa alla Christmas Challenge ideata da HayHey! Ehm.. che dire? Nulla, come da regolamento i protagonisti della One-Shot sono Rose e Scorpius ed il tema principale è il Natale, so.. non so, spero vi piaccia! Una grazie enorme alla mia Occhialutina che mi ha dato quest'idea (mi sono divertita troppo a scrivere questa cosuccia *-*), e.. bah, qui sotto riporto il regolamento :).
  • La storia deve essere una One Shot/ Flash Fic/ Drubble.
  • Il tema deve essere il Natale ( se possibile, fate una song fic con una canzone di Natale, tipo la mia).
  • Solo una entrata ad account.
  • Bisognerà mandare un MP ad Arya_95 (la nostra spietata giudice) con titolo della fic e canzone se ne avete una, ovviamente l’oggetto deve essere “Christmas Challenge”.
  • I personaggi principali devono essere Rose e Scorpius.
Stop, penso di aver detto tutto :) (*Inizia ad avere paura*), un grazie anche ad Arya95, nonostante non la conosca molto bene, perchè ha reso anche lei possibile questa Challenge!
Bacionissimi(?)
JustAHeartBeat


 

 


 Cos'è il Natale, Rose?

 “Mannaggia le mutande a pois di Merlino! Scorp, spegni quella dannatissima lagna!” fu l’urlo belluino  che riecheggiò tra le piccole mura dell’appartamento londinese, sovrastando di qualche ottava la leggera melodia natalizia che colorava l’aria, quasi ne fosse una caratteristica.
Rose aveva smesso di scatto di digitare qualcosa su quello che aveva tutta l’aria di essere un marchingegno babbano molto strano, ed ora, con le mani tra i capelli fulvi, ammonticchiati disordinatamente sul capo con un elastico sbrindellato di un senape acceso, stava sbuffando pesantemente.
Nonostante l’impegno della ragazza nel rendere un velo minaccioso nella gentile richiesta, la musica continuò imperterrita a suonare allegramente, quasi fastidiosamente spensierata. Rose ebbe la netta impressione che il suo compagno stesse tentando di porre fine alla propria vita, quindi, altruista come al solito, scese bruscamente dalla sedia, senza scordare di assestare un calcio a quest’ultima, lasciando il suo studio alla volta del salotto.
“Non mi hai sentita o cosa?” sbottò indignata, le braccia tese lungo il corpo longilineo, quasi tremanti dalla rabbia, come d’altronde il resto dell’esile corpicino avvolto in un posato tailleur bordeaux. 
Scorpius, avvolto dal suo miglior pigiama pesante, ai piedi un paio di pantofole bianche raffiguranti ciò che sarebbero potuti sembrare un paio di furetti , bacchetta in mano, apparentemente impegnato a far levitare palline colorate fino sulla cima di un enorme abete, si girò a guardarla, un sopracciglio inarcato nella tipica espressione di chi proprio non vede l’ora di partecipare ad una zuffa. “O cosa”, rispose solamente, per poi, con assoluta nonchalance tornare al suo lavoro, appendendo con un semplice movimento del polso, un elfo zompettante su uno dei rami più alti.
Rose trasse un profondo respiro, portando la mano destra al capo, stancamente, quasi le pesasse. “Scorpius, per favore, ho un sacco di lavoro incompiuto, mi distrae questa roba, non ho tempo per giochini infantili. Non abbiamo più quindici anni, sai che ho grandi responsabilità e…” aveva iniziato a borbottare atona, come se stesse spiegando qualcosa di estremamente difficile ad un bambino molto piccolo, interrotta subito dal ragazzo, che  a quanto pare, aveva seguito il filo logico con smorfie decisamente poco adatte ad un ventottenne.
Bla, bla, bla.. mi sembra di aver sentito già questa cosa.. ma potrei sbagliarmi..” buttò giù pensoso, volgendo nuovamente lo sguardo sulla ragazza. “…no, dovrei aver ragione. Penso di averlo sentito qualcosa come..”. Ancora una volta si fermò, stuzzicandosi il collo alto come intento a fare calcoli matematici. “..ottomila volte da quando ci siamo trasferiti”, concluse quindi, secco, i lineamenti del viso, quasi costantemente rilassati o tirati in un bel sorriso, si corrucciarono.
La rossa sbuffò. “Ma ti senti? È tutto un gioco per te? No, Merlino! Io sto lavorando e tu stai appendendo delle stupidissime cianfrusaglie colorate s’un albero! Ma hai anche lontanamente idea di cosa sia una priorità?”. Aveva portato ormai entrambe le mani ai fianchi e, senza accorgersene, si era avvicinata maggiormente al compagno. Era furiosa. Ma che gli saltava in testa? Sapeva perfettamente che quella era la sua ultima opportunità per un contratto con la casa editrice! Sapeva quanto la revisione del libro fosse importante ed ancora di più sapeva quanto fosse difficile portarla a termine dopo ciascun turno al Ministero!
Scorpius socchiuse entrambi gli occhi, portò la bacchetta lungo il  fianchi, facendo così cadere una pallina gialla a terra, non potendo impedire che si frantumasse in mille pezzi. Poi, con estrema calma, girò sul posto, incatenando il proprio sguardo con quello di Rose. “La carriera, certo, lo so quant’è importante per te. Credimi, fin troppo bene”. Ripose nella tasca del pigiama la bacchetta e la superò, entrando nella piccola cucina di mogano. “So che ti sta facendo impazzire, so che per stare con te mi serve darti una fascia oraria di tempo, come se ti dovessi costringere a stare con me;  so che sono diventato un impegno sull’agenda, che la nostra famiglia, i sogni che avevamo, stanno andando a puttane uno dopo l’altro; che fra poco dovrò venirti a trovare a lavoro per poterti vedere; che non facciamo l’amore da un anno e mi manchi Rose, mi manchi davvero.  È la vigilia di Natale, dovremmo andare a pattinare sul ghiaccio insieme, oppure passeggiare a Diagon Alley, tra le vetrine decorate ed i bambini che scorrazzano ed urlano come pazzi. Ecco, quali sono le mie priorità! Sei tu la mia priorità, dannazione! Quanto ti ci vorrà a capirlo?”. Nel pronunciare ciascuna parola, il ragazzo aveva progressivamente alzato la voce, ritrovandosi ben presto ad urlare a pieni polmoni come mai aveva fatto in vita sua, da persona calma e posata qual’era. Era poggiato al piano cottura, le dava le spalle, ma probabilmente era maglio così, poiché Rose sapeva che non ce l’avrebbero fatta, durante una discussione come quella, a mantenere il contatto visivo.
Questa deglutì silenziosamente le parole, gli occhi sbarrati dallo stupore. Merlino solo sapeva quante volte in vita sua aveva litigato furiosamente con Scorpius Hyperion Malfoy, e mai, mai, lo aveva visto avere una reazione simile. Lo seguì nella stanza, pur rimanendo sulla soglia, poggiata allo stipite con un braccio. L’incertezza che però l’aveva travolta poc’anzi, svanì con un soffio d’orgoglio bollente, pochi attimi dopo, quando, mossa da un’incredibile foga, ribatté: “Mi stai accusando di non amarti? Mi stai dando dell’egoista Scorpius? Io sto sgobbando da un anno per il mio futuro, il nostro futuro, i nostri sogni, e tu osi darmi dell’egoista??”.  Gli si stava lentamente avvicinando, l’indice teso ed indicatore, gli occhi dardeggianti di collera.
Il compagno strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche. “Tu stai sgobbando, tu fatichi.. ed io? Hai mai pensato di non essere l’unica a farlo? Ho un lavoro anche io Rose e sono arrivato a casa appena tre ore fa, mio padre è gravemente malato al San mungo, eppure sono qui, ad appendere ad uno stupidissimo albero di Natale qualche stupidissima palletta sbrilluccicosa! Perché pensi che lo abbia fatto, eh? Perché tutto ad un tratto mi appassiona il design di casa? No, Rose, perché il Natale è sempre stata la tua festa, te lo ricordi Rose? Tutti qui giorni sempre vestita di rosso, sempre disastrosamente energica, sempre piena di sorrisi. Perché ‘il Natale è il fresco della neve e il soffice di una nuvola, perché è il brivido ogni mattina, ma anche il caldo di una sciarpa, la melodia di una fiammella scoppiettante, il tepore di un abbraccio, la passione di un bacio’. Questo, lo ricordi?”. Respirava a stento tanto era l’impeto con il quale stava parlando. Come se tutta la sua vita dipendesse da quella discussione, come se stesse lottando per riprendersi l’ossigeno, dando il tutto per tutto.
Calò il silenzio tra i due. La musichetta gioiosa stava ancora suonando, eppure improvvisamente, sembrava che si stesse burlando di loro. Rose semplicemente non riusciva a ribattere. Ricordava perfettamente quella frase: l’aveva pronunciata lei stessa una vita prima, nel centro di Trafalgar Square, jeans, maglione sciarpa,un paio di pattini ai piedi e tanta voglia di volare nella propria felicità, in quel periodo magico dell’anno. Erano belli quei tempi, pieni fino all’orlo di speranze, ancora troppi disegni da fare e qualche pietruzza in tasca. Si era fidanzata con Scorpius da poco più di un anno, a quel tempo, poteva quasi toccare il cielo con un dito. Pensava di aver percorso così tanta strada, le pareva di possedere il mondo tra le mani. Lei, la scrittura e l’amore in giro per il mondo. Il resto sarebbe venuto da sé. Ed ora cos’era diventato il Natale? Nulla più che altro stress e spreco di denaro indispensabile. Nulla più che l’ennesima festicciola da perdigiorno. Rose quasi non poté credere al proprio pensiero.
“Siamo più grandi Scorpius, è giunta l’ora di prenderci le nostre responsabilità, non è più il tempo di bazzicare per le piazze, comprare lucine verdi e rosse e bere cioccolate calde dopo aver fatto un pupazzo di neve!”, esclamò dunque, tuttavia non più così decisa. Qualcosa continuava a sfuggirle, in ogni ragionamento, in ogni frase. Forse era quella maturità triste, forse erano quei ricordi così lampanti.. dove erano arrivati? Come ci erano arrivati?
Di nuovo, l’unico rumore  a risuonare nell’appartamento fu la canzoncina. Scorpius sospirò, entrambe le mani affondate tra i capelli color del grano. Rose aveva un brutto presentimento, un orribile presentimento. “La ragazza che ho amato con tutta l’anima e che continuo ad amare sarebbe stata la prima ad inzupparsi nella neve, a portare a casa interi carrelli di aggeggi natalizi. Ma.. Rose, giunti a questo punto sappiamo entrambi che non c’è più. Sono cresciuto nel rimpianto, mio padre ha vissuto per redimersi, mia madre nella vergogna, nessuno dei due ha mai pensato che sarebbe stato tutto più semplice se si fossero amati. Io volevo solo l’amore nella vita, e l’avevo trovato. Ma non sono disposto a passare la vita con chi non è disposto  a passarla con me..”. Fu come se il pavimento avesse ceduto. Si sentì cadere, sradicare da tutto ciò al quale era sempre stata ancorata. Cos’era il Natale? Non lo ricordava più.
C-cosa.. cosa stai dicendo?” balbettò, tutto ad un tratto terribilmente consapevole. Non poteva essere, non poteva succedere davvero. E quei piani? Quei Natali vicino al camino sullo stesso divano a guardare i loro nipotini giocare? Natale.. ancora.. Possibile che non riuscisse a ricordare?
“Ti amo, Rose, ti amo come non amerò mai nessun’altra, ma non possiamo andare avanti così. Come stai? Non lo so più, non parliamo mai, stai sempre rinchiusa in quello studio, durante la cena leggi ed a pranzo sei in ufficio. Come sto? Non lo sai, non me lo chiedi da due anni buoni. Siamo sconosciuti che vivono nella stessa casa. Siamo coinquilini. Ed io non posso passare anche questo Natale da solo, facendo finta di non esserlo. Mi spiace. Magari ci rincontreremo un giorno, ed entrambi saremo maturi abbastanza da portare avanti questa relazione” . Scorpius aveva la voce rotta, ormai, tremava impercettibilmente, e gli occhi, grigi come il cielo al di fuori dell’enorme vetrata, erano lievemente velati di lacrime. Attraversò la stanza lentamente, probabilmente immortalando ogni istante. Si avvicinò alla ragazza, che, ancora sulla soglia della porta, se ne stava immobile, pietrificata, incredula, fino a che la distanza tra loro fu nulla, quindi, l’abbracciò forte, respirando a pieni polmoni quel profumo caratteristico di tutto ciò che amava. Poi uscì, prima dalla stanza, poi dalla casa, ed ancora dalla vita di Rose Ninphadora Weasley. “Magari”, ripeté flebilmente la ragazza.
La rossa percepì l’uscita di Scorpius nettamente, non solo dallo sbattere dell’uscio, quanto più dal profumo, che sembrò scomparire di botto, malandrino, quanto più dal fatto che nel momento in cui il ragazzo aveva varcato la porta, aveva avuto l’onore di poter conoscere il rumore di un cuore che si spezza. Ed era terribilmente brutto quel rumore. Il cristallo di ghiaccio che si frantuma sul suolo, la lama di un pattino che solca la pista senza scrupoli, il Natale che sarebbe arrivato.
“Cos’è il Natale, Rose?” bisbigliò a se stessa, a cavallo tra quel giorno ed il seguente, la voce roca, il viso pallido, il corpo avvolto dai sussulti, e, finalmente, le lacrime a solcarle il viso. E per una volta in vita sua, Rose Ninphadora Weasley, non seppe rispondere ad una domanda. Per una volta, tornare ad essere quell’infantile quindicenne innamorata era tutto ciò in cui sperava.
   
 
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