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Autore: Lady Neko Kadar    24/12/2015    0 recensioni
Quando una persona cambia, cambia anche il suo modo di vivere le cose che lo circondano. Tre diversi periodi della vita di Gokudera e tre diversi modi di vivere e sentire una delle feste più belle e "magiche": il Natale.
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Ogni tanto torno a scrivere... Questa in realtà è dell'anno scorso ma non ho mai avuto il coraggio di pubblicarla, anche ora sono insicura, ma ho deciso di provarci e buttarmi... Lo schema della storia è una novità per me, quindi chiedo scusa se non è venuto bene. Accetto qualsiasi consiglio. ^^ Buon Natale a tutti!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: G, Hayato Gokudera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Hayato Gokudera il Natale non esisteva da molti anni.

Quando era piccolo, l’intera famiglia Gokudera si riuniva la sera del 24 dicembre per il cenone della Vigilia e insieme andavano in chiesa a mezzanotte. Nonostante la famiglia dei Gokudera non godesse di una buona reputazione, il capofamiglia ci teneva a mantenere salde le tradizioni, non interessandosi minimamente delle malelingue. Quando era bambino, Hayato amava l’atmosfera natalizia e tutte le famiglie affiliate ai Gokudera facevano dei doni grandi e costosi ai due figli del boss.

L’unico Natale passato in famiglia che Hayato ricordava a distanza di anni è quello dei suoi due anni. Anche se era molto piccolo, quel Natale gli è sempre rimasto impresso perché era stato particolare e crescendo aveva capito che quello fu il Natale più importante della sua infanzia. Era il pomeriggio del 25 quando una donna dalla pelle candida si presentò alla villa dei Gokudera; non era la prima volta che ci andava, ma era la prima festività importante in cui Hayato la incontrava. Il più piccolo Gokudera non conosceva il nome di quella ragazza, la chiamava “Signorina”, ma nonostante sapesse poco di lei, si sentiva affezionato alla donna, poiché aveva un sorriso e uno sguardo rassicurante. Ogni volta che si incontravano, suonavano il pianoforte e anche quel giorno fu così.
<< Piccolo Hayato, so che ricevi sempre dei regali molto belli, purtroppo io non ho potuto comprarti nulla, ma ho pensato di donarti questo. >> La donna diede uno spartito al bambino, era una sua stessa composizione, scritta appositamente per lui. Hayato la prese e la mise sul pianoforte per provare a suonarla, sbagliando però tutte le note, poiché era troppo piccolo per saperle leggere bene. La donna lo prese in braccio e lo fece sedere sulle sue gambe, suonando per lui. Hayato rimase incantato da quella melodia e si ripromise di impararla il prima possibile.
 
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Ogni anno Gokudera Hayato passava il Natale nei vicoli delle diverse città dove si accampava. A 8 anni era fuggito dalla villa di famiglia e non aveva più né una casa, né una persona con cui festeggiare. Odiava il Natale. Vedere gli addobbi natalizi e le famiglie felici che circolavano per strada gli faceva male. Spesso avrebbe voluto mettere della dinamite su qualche albero addobbato. Odiava quell’atmosfera perché gli riportava alla mente brutti ricordi e una profonda tristezza. Ogni anno se ne stava all’aperto, appoggiato a un muro a fumare: lo sguardo perso nel vuoto e la memoria a quel Natale passato inconsapevolmente con la vera madre. Nonostante il disprezzo per il Natale, il ragazzo aveva un’abitudine: verso le sette di sera di ogni 25 dicembre Hayato cercava un piano bar o un qualsiasi luogo dove fosse possibile suonare un pianoforte, tirava fuori un vecchio spartito e suonava. Ogni anno, in quel momento, sentiva accanto a sé una giovane donna dalla pelle candida e dal sorriso rassicurante. Quello era l’unico momento in cui sentiva lo spirito del Natale e in cui si sentiva sollevato.
 
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Nel suo quindicesimo anno di vita cambiarono molte cose per Hayato. Aveva incontrato delle persone a cui teneva, ma continuava a vivere da solo in un appartamentino ed era riuscito a procurarsi una tastiera per suonare nei momenti di noia o malinconia.
Era il giorno di Natale e decise di starsene chiuso in casa, senza uscire per niente. Passava tutti i giorni a casa del Decimo, ma sapeva che quello era una giornata da passare con i propri familiari e decise di non disturbarlo. Scelse di passare quel giorno da solo, come se ne fosse uno qualunque, ma verso le cinque di pomeriggio qualcuno bussò alla porta. Hayato andò ad aprire, sbuffando; spalancò gli occhi quando si ritrovò Tsuna e Yamamoto sull’uscio della porta.
<< Buon Natale Gokudera! >> esclamarono i due in coro. Gokudera mugolò un “cosa?”, per poi scrollarsi di dosso la sorpresa e ricambiare gli auguri. Yamamoto prese la parola.
<< Mio padre mi ha detto di invitare al ristorante i miei amici per festeggiare il Natale tutti insieme. >>
<< Mia madre e gli altri sono già lì, c’è anche Bianchi ma le ho chiesto di coprirsi il volto. Siamo venuti a prenderti. >> aggiunse Tsuna, sorridendo.
Gokudera fu dapprima meravigliato, poi sul suo volto si stampò un’espressione di immensa felicità. Yamamoto e Tsuna potevano giurare di aver visto il viso del ragazzo illuminarsi.
Gokudera accettò l’invito e stava per uscire, ma si fermò sulla porta e rientrò di corsa, prese un grande borsone di stoffa e vi mise dentro la tastiera.

L’atmosfera al Take-Sushi del padre di Takeshi era gioiosa; era sempre così quando tutti gli amici di Tsuna si riunivano per celebrare qualcosa. Gokudera si ritrovò spesso a litigare con Lambo e Ryohei e a insultare Yamamoto che cercava di tenerlo buono, ma nonostante la solita aria scontrosa e imbronciata, dentro si sentiva bene come non lo era da troppi anni.
Mentre teneva tra le mani Lambo a causa dell’ennesimo battibecco, Hayato alzò lo sguardo verso l’orologio e vide che mancavano pochi minuti alle sette. Con poca grazia gettò a terra il Bovino e tirò fuori la sua tastiera, la posò su un tavolo libero un po’ distante dal gruppo, prese lo spartito della madre e cominciò a suonare. Tutti smisero di parlare, giocare o mangiare e si girarono verso Gokudera. Tsuna e Bianchi si avvicinarono a lui. La ragazza conosceva quella melodia: quando viveva in Italia col fratello, spesso lo aveva spiato suonare e fin da allora aveva capito che quella era la preferita del fratellino per l’impegno e la passione che impiegava per studiarla.
Mentre suonava, Hayato sentì delle sensazioni nuove, non più la tristezza dovuta alla mancanza della madre o la rabbia per la vita misera e solitaria che aveva condotto per molto tempo, ma la gioia di condividere quella canzone tanto importante per lui con il Decimo e con tutti altri. Quello fu il primo Natale dopo molti anni in cui non si sentiva solo. Il primo vero Natale in cui si sentì felice.
   
 
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