Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: BowtiesAreCool    25/12/2015    2 recensioni
"Stai calmo." Clint sorrise all'indirizzo di Phil, sistemandogli la cravatta e lisciando le pieghe sulle spalle. Phil aveva le guance ancora arrossate dal sesso e la pelle calda, le pupille dilatate. Tuttavia i suoi polsi tremavano, incapaci di nascondere una buona dose di nervosismo. "I miei ti adorano." Gli ricordò il ragazzo "Pensala solo come ad una... Normale cena natalizia in famiglia."
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note Autrici:

E la vincitrice è.... -Shut Your Mouth And B-Curious With Me- 
Quindi eccoci qui con lo speciale natalizio! La prima parte si svolge dopo la storia principale, mentre le due parti finali dopo quello che fu l'Epilogo!
Vi auguriamo un sereno e felice Natale!

Gosa&Nemeryal





 
All I Want For Christmas Is Happiness!



 

"Stai calmo." Clint sorrise all'indirizzo di Phil, sistemandogli la cravatta e lisciando le pieghe sulle spalle. Phil aveva le guance ancora arrossate dal sesso e la pelle calda, le pupille dilatate. Tuttavia i suoi polsi tremavano, incapaci di nascondere una buona dose di nervosismo. "I miei ti adorano." Gli ricordò il ragazzo "Pensala solo come ad una... Normale cena natalizia in famiglia."
"Certo." L'altro sorrise nervoso. "Solo che sto per dirgli che voglio portarti a chilometri di distanza per almeno tre anni... Non è il massimo, non credi?"
"Se la metti così-- Dai, un po' di parlantina ed è fatta."
"Beh... Suppongo quella non mi manchi..."
"Ecco." Clint gli pinzò giocosamente il naso, poi gli baciò le labbra. "Hai i fiori per mia madre, i libri per le due mie malefiche sorelline e il vinile per mio padre?"
"Ovvio che si!" Phil strinse la busta contenente i regali tra le dita. "Sono pronto." Disse, come se si stesse preparando ad una battaglia. "Possiamo andare."
"Dio, se ti metti così sull'attenti mi viene voglia di sbatterti di nuovo sul letto."
Phil ridacchiò, visibilmente più rilassato. "Potresti farlo davvero."
"Non mi tentare." Le dita di Clint scivolarono a giocherellare con i bottoni della camicia bianca di Phil. "Ma dopo, questa sera, non ti farò alzare dal letto."
L’altro si sporse a baciargli le labbra. "Ci conto."
Ad aprire loro la porta fu Scarlett. La bambina, con la sua figuretta smilza, i capelli castani come spaghetti e le lentiggini sul naso appuntito, fissò Phil con gli occhietti neri socchiusi -Era la più difficile da convincere. L'espressione dura, però, le si sciolse quando Clint la prese in braccio, affondando le dita nelle pieghe bitorzolute delle felpa da maschio in cui era infagottata
"Ciao Scarlett, buon Natale." Ormai Phil si era abituato al comportamento della bambina -Credeva vedesse in lui una minaccia al suo rapporto con Clint e di certo non aveva tutti i torti. Come avrebbe reagito sapendo che il ragazzo sarebbe andato con lui a Yale, pochi mesi dopo? Il diciottenne sentì per un attimo le sue certezze vacillare: forse avrebbe dovuto lasciare che finisse la scuola lì e poi farsi raggiungere una volta finiti gli esami. Sospirò tra se e se: com'erano complicate le relazioni.
"Phil, caro. Buon Natale." Con Scarlett ancora al collo, Clint sorrise alla madre adottiva: era comparsa sulla soglia dell'atrio con indosso un dolce ed elegante abito rosso e i capelli le scendevano sulle spalle e dietro la schiena in morbidi riccioli bruni. Si avvicinò a Coulson e gli appoggiò le dita aggraziate sulle spalle; gli sorrise, con tenerezza, baciandogli le guance, quindi abbracciandolo. "Come stai?" Gli domandò Wanda.
"Molto bene, grazie." Il ragazzo ricambiò la stretta. "E lei, signora? Spero non le dispiaccia l'intrusione."
Wanda gli accarezzò una guancia. "Non dirlo nemmeno per scherzo. Accomodati in salotto, mio marito sta mettendo il vino in tavola." Paul, il marito di Wanda, era un uomo posato, dai modi calmi e lo sguardo gentile, profondo. Era il Pastore di una piccola comunità e veniva chiamato "Visione" per quel suo parlare a volte un po' mistico, a volte un po' filosofico. Non era una fede costrittiva, la sua, non aveva mai obbligato né Wanda né i loro figli a seguirlo, e aveva dato a Clint il massimo supporto quando era state sparse al vento le foto che lo ritraevano con Sam Wilson. Aveva fatto omelie e riunioni, per sensibilizzare le persone e insegnare loro l'arte di amare. Abbigliato con un uno stravagante panciotto verde su una camicia rossa, Paul alzò quietamente la testa e sorrise a Phil. "Buon Natale." Lo salutò, con quella sua voce lenta e calmante.
"Buon Natale anche a lei." Phil gli porse la mano con un enorme sorriso. Avevano caratteri molto simili e Phil si era ritrovato più volte a parlare con l'uomo anche dei suoi problemi con suo padre in cerca di consiglio. Poggiò la busta con i regali su una poltrona e diede subito un piccolo mazzo di rose a Scarlett, insieme ad una busta riccamente decorata con biscotti e cioccolato.
Scarlett sbatté le palpebre, sorpresa, guardando i fiori come se non ne capisse bene il significato. Poi fece un singulto sorpreso e schizzò in camera. Clint rise e fece il gesto di vittoria, rivolto a Phil. Dalla cucina apparve Natasha, con in mano alcuni piatti pieni di stuzzichini. Inarcò il sopracciglio, quindi rivolse a Coulson un lieve cenno di saluto.
L'altro le rispose con un piccolo sorriso, porgendo, poi a lei e Wanda gli stessi fiori e la stessa confezione di dolci, lasciando il resto dei regali al dopo cena.
"Oh, Phil, caro, quanto sei gentile." Wanda mise subito i fiori in un vaso color argento. Clint fece accomodare Coulson a tavola, quindi si sedette accanto a lui. "Zio Pietro non viene?" Natasha scosse la testa. "L'anno scorso si è preso la Vigilia come giorno di ferie, oggi non può."
Coulson sistemò il tovagliolo sulle ginocchia e risollevò gli occhi sulla ragazza. "E Bucky?"
"Purtroppo non gli hanno dato la licenza. Tornerà solo domani.”
Annuì. "Si trova bene?"
"Sì." Natasha sorrise -Sorrideva solo quando parlava di lui. "Ma gli manca Starbucks."
Rise. "Magari puoi spedirgli qualche loro prodotto."
La ragazza annuì, poi la sua attenzione fu tutta per Scarlett che trotterellò verso di loro e si mise sulla punta dei piedi, sventolando un foglio in direzione di Coulson.
Phil si girò a guardare il foglio, incuriosito. "Che cos'è?"
Scarlett sventolò di nuovo il foglio. Era un disegno. Lei, a giudicare dalla felpa nera e i capelli a spaghetto, che teneva la mano di Coulson (che si riconosceva per il completo e il mazzo di fiori) a sua volta mano nella mano con Clint, in una sfolgorante giacca viola.
Il ragazzo sorrise dolcemente e prese il foglio. "Grazie Scarlett, è bellissimo."
La bambina fece un risolino, sgambettò per dare un bacio a Clint, quindi si issò sulla seggiola. "Chi vuole." Disse Paul. "Può prendere le mani mie o di chi gli è vicino, per un ringraziamento."
Phil si girò verso Clint e gli porse la mano. "Abbiamo tanto di cui ringraziare." Gli sussurrò all'orecchio, lasciandogli un lieve bacio sulla guancia.
"Grazie." Fece Paul, mentre Clint stringeva più forte la mano di Phil. "Per l'Amore e la Famiglia. Grazie, perché i nostri figli amano e sono amati e noi siamo la loro famiglia e loro la nostra. Grazie, perché possiamo chiamare Phil nostro figlio e lo amiamo ed egli ci dà amore. Grazie per Bucky, figlio nostro, cui diamo amore anche se è lontano. Grazie perché anche loro sono la nostra Famiglia e sono Famiglia per coloro che amiamo."
Quando Phil lasciò la mano del compagno, era lievemente commosso e aveva perso molto del coraggio per parlare della sua idea di andare a vivere con Clint. Prese un leggero respiro e tornò a sorridere e parlottare con i padroni di casa.
Prima che arrivassero i dolci. Wanda si alzò e fece cenno a Phil di seguirlo in cucina.
Il ragazzo la seguì subito, non prima di lasciare un bacio sul viso del compagno. "Ha bisogno di una mano?" Chiese gentilmente.
Wanda gli sorrise, per poi aprire un'anta della credenza e porgere a Phil una piccola scatola trasparente. C'erano dentro una saliera ed il contenitore per il pepe. Erano a forma di pezzi per puzzle e potevano incastrarsi.
Phil guardò la confezione e poi la donna. "Mi perdoni, ma non capisco. E' un regalo per me?"
"Per te e Clint."
"Oh, è molto bello, grazie." Le sorrise, anche se, effettivamente non capiva perché regalargli una saliera. "A proposito di Clint... Vorrei parlare con lei e suo marito di una cosa." Si fece coraggio, stringendo il pacchetto tra le dita.
Wanda gli fece un sorriso ed indicò il pacchetto. "Sono per la vostra casa. Il sale per il legame e il pepe... Beh, un buon augurio per la sera."
Gli occhi di Phil si spalancarono per la sorpresa. "La... Nostra casa?"
"Li regalarono anche a me a Paul, quando andammo a vivere insieme "
"Oh." E il rossore che gli aveva imporporato le guance, sparì in un colpo. "Come fa a saperlo?"
"Dubito che i depliant su Yale e dintorni in camera di Clint nascondano il desiderio di studiare legge. A parte questo, una madre certe cose le capisce. Ha la stessa espressione di quando progettavo di trasferirmi a casa di Paul ."
"E a lei sta bene che venga a vivere con me?" Chiese, la voce un sussurro appena. "Intendo... Così lontano da voi?"
"Certo, mi dispiace, ma... Tu gli hai ridato vita."
Corrucciò appena lo sguardo. "Aveva vita anche prima."
"Ma era una vita arrabbiata. Non mi ha mai chiamato "Mamma". Non ci hai mai considerato una vera Famiglia. Tu hai scaldato il suo cuore e lo hai riempito di amore."
"Credo mi stia dando meriti che non ho, ma sono felice di sapere che la mia presenza lo rassereni. Spero solo di non rovinare tutto."
Wanda gli si avvicinò e gli mise le mani sulle spalle, poi sulle guance. "Ami mio figlio?"
"Più di ogni altra cosa al mondo. Per questo ho paura di rovinare tutto. Già in passato ho rischiato di perderlo..." Pensò ad Audrey e ai mesi in cui aveva costretto Clint alla clandestinità. "La convivenza mi spaventa e non voglio che lui si penta di essere venuto con me, lontano dalla sua famiglia e dagli amici."
"Io so come ti guarda. E se lo ami con tutto te stesso, la paura è solo una parola."
"Lei dice?" Alzò gli occhi nei suoi. "A volte ho paura di non essere abbastanza per lui."
Wanda gli diede uno schiaffetto. "Non esiste cosa più bella di essere chiamata Mamma dal proprio figlio adottivo. E lo devo a te."
Phil sorrise. "Grazie." Si grattò distrattamente la punta del naso. "Suo marito è d'accordo?"
"Paul ritiene che non esista persona migliore di te."
"Siete troppo buoni." Disse, arrossendo appena. "Grazie."
Wanda lo abbracciò. "Prenditi cura di lui."
"Farò del mio meglio." Le promise, abbracciandola a sua volta.
"Scusate?" Natasha si sporse sulla soglia. "Scarlett si mangia il tovagliolo, se non portiamo il dolce."
Il ragazzo ridacchiò ed afferrò i piatti con i dolci, tornando in sala e sistemandoli sul tavolo. Tornò a sedersi accanto a Clint e cercò subito la sua mano, poggiando la saliera tra di loro.
A differenza di Phil, Clint ne capì immediatamente il significato: drizzò la testa e spalancò la bocca.
"Se non togli la polvere in camera, sono costretta a farlo io." Spiegò Wanda, tagliando la torta.
L'altro ridacchiò. "Non sai mantenere molto bene i segreti."
Paul arcuò la bocca in un sorriso. "Avete la mia benedizione."
"Grazie. E ovviamente potete venire a trovarci quando volete."
Scarlett guardò alternativamente lui e Clint, quindi tirò la manica di Natasha, in attesa di spiegazioni.
Phil spostò l'attenzione alla bambina. "Clint e io andiamo a vivere insieme. Verrà con me a Yale." Le spiegò gentilmente.
Scarlett aggrottò la fronte. Poi fece un gesto con le mani e lo ripeté più volte. "È un po' distante." Le rispose Clint. "Ma non così tanto. Se chiedi a papà in poco mi puoi abbracciare."
"Saranno... Quattro, cinque ore di macchina." Disse l’altro, pensieroso.
La bambina impallidì, poi scosse la testa. "Se prendi l'aereo sono molto meno." La rassicurò Clint.
"Yale non ha l'aeroporto..." Bisbigliò Phil verso il ragazzo. "Non mi risulta, almeno."
"Lo so anche io, ma è spaventata."
"Potrai venire quando vorrai, Scarlett." La rassicurò allora Phil con un sorriso. "Puoi fermarti anche da noi per qualche giorno."
"Dice la verità." Clint le sorrise e Scarlett annuì, seppur lentamente e non molto convinta.
"Ma dobbiamo aprire i regali!" Saltò su Phil, per distrarla.
Scarlatte sbatté di nuovo le palpebre, poi si girò verso Clint e gli chiese qualcosa nel linguaggio dei segni. "Chiede se le hai davvero portato altri regali.”
"Ma certo!" Annuì con forza. "Sono sotto l'albero."
Scarlett scattò via dalla sedia prima ancora che Paul o Wanda potesse fermarla -O comunque dirle di aspettare tutti. "Ti darò la sua tazza viola." Natasha si girò verso Phil, facendo passare Clint perché la precedesse alla sala con l'albero.
"Tazza?"
"La tazza da colazione viola di Clint."
Phil continuò a guardarla confuso. "Abbiamo già delle tazze, nella nuova casa."
"Ma quella è la sua tazza. A quanto ne so, se la porta dietro da quando era bambino. Prima del circo, intendo."
"Oh, okay, allora." Guardò Clint che aiutava Scarlett ad aprire i suoi regali. "Credi che starà bene?"
Natasha sorrise ed appoggiò la testa contro lo stipite della porta. "Ne sono certa."
"Come mai?"
"Perché è con te."
"E credi davvero che io possa renderlo felice?"
"Sì. O non sarebbe come è ora."
Phil guardò la ragazza, poi di nuovo Clint. "Nonostante quello che gli ho fatto passare, dici?"
Lei roteò gli occhi al cielo. "A meno che non gli stai facendo la stessa cosa adesso..."
"No, assolutamente." Negò con forza. "Non potrei mai. So che sono stato un coglione e non voglio più fargli del male. In realtà neanche all'ora volevo, ma sono stato molto egoista."
"Allora non importa. Ora è diverso, conta solo questo."
Annuì. "Si, hai ragione."
"E adesso smettila di dire idiozie "
Ridacchiò. "Perché non vai ad aprire i tuoi regali?" Chiese ammiccante. "Credo ce ne siano un paio."
"...Non mi comprerai con così poco. Però potrei risultare più positiva se ci fosse qualcosa di Jung."
Phil inclinò il viso sulla spalla. "Perché non vai a vedere?"
L'altra gli scoccò un'occhiata, quindi andò a sedersi accanto a Scarlett. Armeggiò con il proprio pacchetto e cinque minuti dopo era già messa a gambe incrociate sul pavimento, il naso immerso nel volume di psicologia.
Phil rimase a guardarli appoggiato allo stipite. C'era più aria di famiglia lì che a casa sua e, se non fosse stato per sua madre, forse il Natale non lo avrebbero festeggiato, quell'anno come nei precedenti. Sperava solo di essere all'altezza della situazione e di Clint, sempre.
 
***
 
"Dio mi ha dato la facoltà di tirare con l'arco, non di pattinare!" Clint era letteralmente arpionato alla staccionata che circondava il perimetro del Rockfeller Center. Le gambe avevano una stramba inclinazione, a causa dei pattini che scivolavano sul ghiaccio e del suo mancato senso dell'equilibrio. "Coraggio, Prodigioso Barton~" Lo canzonò Tony, passandogli elegantemente accanto, come se non avesse fatto altro per tutta la vita se non pattinare.
Phil lo raggiunse in un attimo, eseguendo una perfetta giravolta. "Vieni con me." Rise, "Non è difficile."
"No! Questi sono strumenti del demonio!"
"Addirittura?" Anche Steve si avvicinò e prese una mano di Stark perché, con un movimento ben calcolato e fluido, finisse stretto al suo petto.
"Avanti! Non ti fidi di me?" Phil mosse la mano. "Vieni!"
"Dannati newyorkesi con le vostre dannate piste di pattinaggio e i vostri dannati pattini." Ringhiò Clint, quasi lanciandosi per prendere le mani di Coulson.
Phil lo strinse al petto. "Bravissimo. E ora raddrizza le gambe e scaccia la paura."
"Non ho paura---" Questo comunque non gli impedì di appiccicarsi al suo petto, i pattini che andavano un po' dove volevano loro.
"Se non è paura, allora cos'è?" Chiese con una risata.
"Allergia ai pattini! Guarda anche Rogers è---Caduto." Sì, ma su un ginocchio e aveva le mani di Tony tra le proprie -Un perplesso e confuso Tony, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
Phil si girò a guardarli. "Pensavo volesse farlo dopo." Bisbigliò, stringendo Clint a se. "Stringiti a me, ti tengo." Disse poi, con un radioso sorriso.
"Dopo? Dopo cosa---?"
Steve baciò il dorso delle mani di Stark e vi posò sopra la fronte, sollevando poi la fronte. "Dicono che a quattordici anni non si possa sapere cosa sia l'amore." Disse, senza distogliere gli occhi da quelli del compagno. "Forse eravamo cresciuti troppo in fretta entrambi. Forse. Non lo so. L'unica cosa che so e di cui sono certo è che ti amo da allora, ogni giorno di più, mai meno. Mai. Mi hai regalato una vita meravigliosa e ora io voglio chiederti se mi permetterai di regalarla te. Una vita insieme. Come ho sentito la prima volta che hai posato le labbra sulle mie." Prese un respiro e lasciò le mani di Tony solo per prendere dalla tasca interna della giacca una scatolina di velluto blu scuro. "Anthony Edward Stark." Fece scattare la chiusa, rivelando un semplice anello a fascia d'argento. "Vuoi sposarmi?"
Phil strinse più forte l'altro e quasi si commosse a guardare gli amici. Era così felice che avrebbe voluto saltare da loro e abbracciarli. Steve si meritava il meglio e anche se nutriva ancora dei dubbi su Tony -In verità il suo atteggiamento ancora non gli piaceva- sapeva che era l'anima gemella del suo migliore amico. "Chiudi la bocca, Clint, o ci entreranno le mosche." Bisbigliò con una risata.
"Oddio lo ha fatto davvero. Oddio, perché Stark non risponde? Perché...?!"
"Coraggio." Fece Steve, attorno a cui si era radunata una piccola folla. "Coraggio, dì di sì."
"Cristo, Rogers." Riuscì ad esalare l’altro. "Mi hai copiato il regalo di Natale." Quindi sorrise, un sorriso luminoso che lo fece sembrare un'altra persona "Sì. Sì, Steve, dieci, cento, mille volte sì.”
Phil si mordicchiò le labbra. "Sono felice per loro." Disse poi, con un sussurro.
Clint stornò gli occhi da Tony che baciava Steve in maniera non molto casta. "Che succede?"
Scosse la testa. "Nulla, Perché?"
"Hai cambiato faccia, all'improvviso." Il ragazzo piegò la testa. "Puoi dirmi tutto."
"Niente, davvero, sono felice per loro. Notavo solo come le cose stessero cambiando. Io e te che andiamo a vivere insieme, loro che si sposano... Tutto qui."
"Stiamo crescendo e costruendo la nostra vita."
"Si." Sorrise e gli baciò le labbra. "Andiamo a congratularci?"
"...Non possiamo farlo sui piedi, invece che sui pattini?"
Scosse la testa. "Non ti faccio cadere, tranquillo." Indicò la pista. "Un piede avanti all'altro."
"Va bene." Clint prese un respiro. "Si può fare."
"Avanti!" Stringendogli i fianchi lo portò, un passo alla volta, fino ai due ragazzi. "Congratulazioni!" Phil ammiccò verso Steve. "Sapevo che non poteva dirti di no!"
"Nessuno può resistere agli occhioni da cucciolo del Capitano." Convenne Clint, abbracciato a Coulson.
"Concordo." Disse con una risata.
Steve fece loro un sorriso e Tony socchiuse gli occhi in direzione di Coulson. "Tu lo sapevi?"
"Certo che si! L'ho aiutato a scegliere l'anello!"
"Me l'avete fatta." Tony mise il braccio attorno alle spalle di Steve, per poi dargli un bacio sulla fronte.
Coulson continuò a tenere i fianchi dell'altro ben saldi. "Andiamo a festeggiare?"
"Direi che è il caso. Pago io!" Esclamò Stark e Steve annuì, si sporse a baciargli le labbra, indicando l'uscita. "Oh,bene.” Clint sospirò. "Grazie a Dio usciamo da qui."
"Ti ci porterò di nuovo e ti insegnerò a pattinare, promesso." Rise l'altro.
"Fai prima ad insegnare ad un lama come si guida."
"La tua mancanza di fiducia in me mi sconcerta." Disse, leggermente offeso.
"Infatti è di me che non mi fido." Clint si fece accompagnare fino alla staccionata e quando fu finalmente libero dai pattini si girò verso Phil. Lo abbracciò e lo baciò a lungo, accarezzandogli il viso.
"Sono comunque offeso." Riuscì a biascicare tra un bacio e un altro. “So che non ti ho dato motivo di fidarti di me, in passato, ma almeno sul pattinaggio..."
"Mi fido di te." Disse allora l'altro, guardandolo negli occhi. "Mi fido e non vedo l"ora di andar a vivere con te.”
"Allora fatti insegnare a pattinare."
"Promesso." Clint gli porse il mignolo teso.
Il ragazzo sorrise appena. "Non importa." Si allungò a baciargli la bocca. "Andiamo, ci stanno aspettando." Sorrise di nuovo e si avviò lungo la pista. Da quando Steve gli aveva rivelato le sue intenzioni continuava a chiedersi se avrebbe dovuto chiederlo anche lui a Clint. Certo, avevano diciotto anni e tutta una vita davanti, però forse Clint lo voleva. Anche se in realtà avevano sempre parlato di convivenza ma mai di matrimonio. Forse Clint non si riteneva il tipo o forse pensava anche lui che fosse troppo presto. Sospirò teatralmente: doveva smettere di pensare sempre cose così complicate!
 


*****

 
 
"Sono a casa!" Phil poggiò stancamente la valigetta accanto all'attacca panni e si sfilò il cappotto. Era già quasi Natale e lui neanche se n'era accorto. Il lavoro alla galleria di Steve era molto più impegnativo di quel che pensasse e continuare a fare l'avvocato lo stava mandando ai matti. Avrebbe dovuto decidere il da farsi, prima o poi.
E doveva finire il racconto per la Marvel!
Imprecò, maledicendosi appena per aver dimenticato la scadenza. Doveva davvero decidersi. E assumere un assistente. Assolutamente.
"Ehi." Clint spuntò con la testa fuori dalla soglia della cucina. Il sottile velo di sudore, insieme al profumo che si accompagnava allo scoppiettio dei fornelli era l'indizio di una cena coi fiocchi. Una cena piuttosto importante: l'altro si era sistemato e tagliato i capelli e indossava un bel completo elegante sotto il grembiule viola.
Phil lo guardò subito guardingo: Clint era solito dimenticare le ricorrenze e lui pensò che no, il venti dicembre non era ne un compleanno ne un anniversario. "Come mai così elegante?" Chiese, avvicinandosi e scostandogli il grembiule.
"Ho una bella notizia." Rispose l'altro. "Vai a sederti, porto gli antipasti a tavola."
"Di che si tratta?" Si accomodò al tavolo e sorrise.
Clint mise davanti a lui piatti con stuzzichini vari, olive, tartine, salmone marinato, girelle di pastasfoglia, tortini di verdure. Quindi gli passò una lettera -Una di quelle ufficiali, con ceralacca e tutto il resto. "Ho servito il mio Paese per sette anni." Disse. "E con oggi, il mio dovere finisce. Sono stato congedato: dopo la cerimonia che si terrà tra un mese e in cui sarò riempito di medaglie dalla testa ai piedi, sarò un civile a tutti gli effetti."
"Cosa?” L’altro afferrò la lettera. "Hai chiesto il congedo?"
"Sì." Clint sorrise e gli passò una mano sul viso. "O meglio, loro mi hanno detto se lo volevo. Ne avevo il diritto, con tutto quello che ho fatto. E io ho risposto di sì."
Alzò gli occhi su di lui, sorpreso. "Perché non me lo hai detto?"
"Perché volevo farti una sospesa. E...” Disse l'altro, mettendo un ginocchio a terra. "Fare anche a te una domanda. Che, lo ammetto, spero abbia una risposta positiva."
L'uomo lo fissò ancor più sorpreso. "Mangiamo prima, no? Insomma, hai preparato tutta questa roba, dobbiamo darti merito!" Esclamò nervosamente, aprendo poi la lettera e leggendone il contenuto.
Clint sbatté le palpebre. Poi abbassò la testa e si prese un paio di secondi per racimolare un sorriso. "Come vuoi."
"Qui non dice se ti garantiscono un lavoro dopo il congedo." Disse, facendo finta di ignorare la sua espressione dispiaciuta -O ferita. "Cosa farai dopo?"
"Non lo so. Volevo insegnare tiro con l'arco."
Sollevò un sopracciglio. "Insegnare tiro con l'arco? E da quando?"
"Beh, con l'arco ci so ancora fare."
"Lo so, non intendevo questo." Phil mise da parte la lettera e sospirò appena. "Non mi hai mai detto di voler lasciare il lavoro per un altro. Ne mi hai mai parlato di cosa fare nel caso fosse successo."
Clint piegò la testa, mettendo la forchetta accanto al piatto -Non aveva toccato nulla. "Il congedo, nel corpo dove ho servito." Clint non ne diceva mai il nome. "Avviene di solito intorno ai cinque anni. Sette è un evento eccezionale. Ma non potevo dirtelo, lo sai. Ti ho detto spesso che mi sarebbe piaciuto poter tornare ad arco e frecce, ma di più non potevo."
"Perché non potevi almeno dirmi che c'era la possibilità di un congedo? E perché sei durato due anni più del necessario?" Spostò il piatto indietro e si morse le labbra. "So che non puoi parlarne, ma almeno questo potevi dirmelo."
"Perché ero bravo. E servivo lì dentro più di chiunque altro. Ho fatto il mio dovere, ma ora basta. Voglio stare con te. Non conta altro."
"Questo non risponde alla mia domanda principale: perché non me l'hai detto?"
"Che c'era la possibilità di un congedo?"
"Esatto e che avevi chiesto di averlo."
"L'ho chiesto due anni fa e me lo hanno negato. Funziona così, ti tengono per un tot e poi scatta il congedo. Pensavo lo sapessi." Clint si strofinò il volto con una mano. "Avevo bisogno di stare con te. Di non pensare ogni giorno: "Cazzo, questa è la mia ultima alba, la mia ultima notte e non la sto trascorrendo con l'uomo che amo.” Avevo bisogno di stare con te più di tre giorni. Aiutarti nelle piccole cose, dal cambiare il lavandino a cucinare per il tuo compleanno. Mi mancava avere una vita. Due anni fa me l'hanno negato. Me lo hanno proposto ora e non ho pensato due volte a dire di sì.”
Phil assottigliò appena gli occhi. "Non lo sapevo perché non mi hai mai detto nulla del tuo lavoro. Non sapevo neanche avessi tentato il congedo due anni fa!" Si alzò, scuotendo la testa. "Mi è passata la fame." Lasciò la stanza e si rinchiuse in camera, liberandosi della giacca e della cravatta con un gesto rabbioso. Quante cose gli aveva tenuto nascosto in quegli anni? Sapeva che non poteva parlare del suo lavoro, ma almeno dirgli che voleva lasciare...
Barton chiuse la mano a pugno. Si coprì la bocca, serrando gli occhi. Hai rovinato tutto, Clint. Complimenti.
Phil rimase seduto sul letto a fissare il vuoto per una decina di minuti prima di tornare dall'altro. "Cos'altro non mi hai detto in questi anni?" Lo fissò, poggiato allo stipite della porta, le braccia strette al petto. "Voglio sapere tutto quello che non mi hai detto."
"Ti ho nascosto tutti i lavori che ho fatto. Tutti le operazioni che ho portato a termine, tutti i terroristi che ho fermato." Gli occhi chiari di Clint scivolarono a cercare la sua figura. L'uomo teneva ancora la mano sinistra chiusa a pugno accanto alla bocca. La destra era appoggiata sul ginocchio, le gambe appena divaricate. "Ti ho nascosto che la mattina prima di partire mi svegliavo un'ora prima. Per guardarti dormire. Per imprimere il tuo volto nella mia memoria. Ti ho nascosto che sono rimasto due giorni nel covo di alcuni terroristi; il terzo sarebbe stato il tuo compleanno. Ho resistito perché volevo cucinarti la torta al cioccolato e vederti soffiare sopra le candeline. Ti ho nascosto, tre anni fa, che la missione era considerata suicida al novantotto percento e che non ci sarebbe stata alcuna estrazione. Quella mattina, prima che partissi, convinto che stessi dormendo, sei scoppiato a piangere. Sei corso in bagno a vomitare. Ti ho nascosto che ho sentito tutte le preghiere che dicevi per me e che quando tornavo eri sempre più magro di quando ti avevo lasciato." Clint si alzò e si avvicinò a Coulson. Estrasse una foto da dentro la giacca del completo. Era spiegazzata, vecchia di dieci anni: erano loro, infinitamente più giovani, davanti alla casa dove erano andati a vivere insieme. "La bacio prima di ogni missione e la tengo sempre sopra il cuore. Ho rischiato tante volte di non farcela Phil. Ho pensato tante volte, con una pallottola nel petto o nella gamba, che stavo per andarmene. Tu sei il motivo per cui sono sempre tornato."
Phil lo guardò e gli buttò le braccia al collo. "Avresti dovuto dirmi tutto. Sempre!" Lo strinse con violenza, quasi avesse paura di vederlo di nuovo andar via. "Non mi sono mai intromesso nella tua vita, ti ho lasciato fare tutto quello che volevi. Ti aspettavo in piedi, ogni santa notte con la paura di una telefonata che mi annunciasse che non saresti tornato! Meritavo almeno che tu mi dicessi questo!"
"Mi dispiace." Clint lo abbracciò, con forza -Non aveva altro appigli.o "Volevo essere senza paura. Forte. Perché non ti preoccupassi più del dovuto."
"Ero sempre, perennemente, preoccupato!" Lo allontanò con forza. "Non volevo accettassi quel lavoro, lo sai. Ma mi sono morso la lingua e ti ho lasciato fare, perché mi fido di te. Sono dieci anni che viviamo insieme, ma in sette fottuti anni non abbiamo passato insieme neanche due mesi! Avevo il diritto di sapere del congedo e di tutto il resto!"
"È per questo che ho lasciato!"
"Senza dirmi niente!" Strofinò il viso con forza. "Sono felice tu l'abbia fatto, ma avresti almeno potuto dirmelo."
"Dimmi cosa posso fare perché mi perdoni. Ero in buona fede, ti prego."
Phil si morse le labbra, prima di sollevare gli occhi nei suoi. "Sei stato con altri?" Chiese, poi.
"Cos--- No!"
"Non dico per forza a letto, ma in generale."
"No! Cristo santo, no!"
Phil si appoggiò al muro dietro di lui, sentendosi improvvisamente stanco. "Sono stato sette anni a chiedermi perché quel giorno hai deciso di accettare un lavoro simile." Estrasse dalla tasca una piccola scatolina di velluto nero. "Volevo chiedertelo proprio quel giorno, poi mi hai detto che avresti cominciato a lavorare e io mi sono detto che, se dovevi morire, volevo lo facessi come mio marito. Me lo dicevo ogni volta che tornavi ma non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo. Mi dicevo che era inutile, se poi ventiquattrore dopo saresti partito di nuovo e saresti tornato dopo settimane o mesi. Sono stato sette anni a dirmi: "Se ritorna glielo chiedo, questa è la volta buona." Eppure non ho mai avuto il coraggio di pensare a cosa ne sarebbe stato di me, se tu fossi morto. Non che un anello cambi qualcosa, ma... Rimanere vedovo anziché solo... Credevo fosse peggio." Gli porse la scatola. "Non te lo chiederò, non voglio cominciare con una litigata, non--" Scosse la testa. "Non so neanche perché te lo sto dicendo ma..." Mosse la mano con la scatolina. "Tienilo, non riesco a vederlo ancora in quel cassetto."
Clint non la prese, bensì ne estrasse una uguale dalla tasca dei pantaloni. "Io volevo iniziare la mia nuova vita con te, finalmente."
L'uomo guardò la scatolina. "Non ora." Scosse la testa e gli mise la scatolina in mano, ritornando poi in camera e abbandonandosi sul letto.
Clint lasciò le due scatoline sul tavolo. Aprì la porta a vetri, poi, che dal salotto si apriva sul terrazzo. Si sedette con la schiena contro la finestra, a guardare l'orizzonte.
Passate le dieci, Phil si alzò e andò a cercarlo. Non aveva sentito la porta d'entrata, quindi doveva essere ancora in casa. "È la prima litigata che facciamo da sette anni, sai?" Rimase in piedi, poggiato allo stipite. "Non avevamo neanche più il tempo di discutere..."
L'altro reclinò la testa all'indietro. "Tutte le coppie litigano."
"Lo so, ma sono sette anni che non lo facciamo."
"Voglio fare pace, per i prossimi sette anni e oltre.” Clint prese un respiro. "Mi ami?"
"Se non ti amassi credi che avrei resistito così a lungo?"
Clint fece un sorriso mesto. "E ne è valsa la pena?"
Scivolò accanto a lui. "Perché hai accettato questo lavoro? Avresti potuto fare qualsiasi altra cosa."
"Mi piaceva." Clint si girò verso di lui. "Essere nell'esercito. Il corpo in cui sono entrato era... Molto diverso."
"...Già, diverso..." Abbandonò il viso all'indietro con un sospiro. "Quindi troverai un nuovo lavoro? E poi?"
"Lavorerò e vivrò con te."
Girò appena il viso verso di lui. "Sarà così facile?"
"No." Clint gli fece un sorriso. "Ma ho te. E tu hai me. Possiamo affrontare tutto, anche se sarà difficile."
Phil socchiuse appena gli occhi, non del tutto convinto. "Dobbiamo imparare di nuovo a vivere insieme e... Mi sembra di non conoscerti più, Clint e questo mi terrorizza a morte."
Il compagno spalancò le palpebre. Provò a dire qualcosa, ma la voce gli uscì a sbuffi come se qualcosa gli avesse appena tirato un pugno alla bocca dello stomaco. "Co---Cosa?"
"Pensaci. Gli ultimi sette anni della tua vita li hai vissuti quasi da solo e io non so nulla di quello che hai fatto. Sei cambiato, ho visto i tuoi cambiamenti ma non so cosa li ha determinati. Sei diventato un uomo e io non so come."
"Ma sono io---" Per Clint fu come sentirsi mancare il terreno sotto ai piedi. Si sentì di nuovo ragazzo, come al liceo, si sentì di nuovo come il giorno delle foto. "Phil, ti prego--- Sono sempre io! Ti prego!"
"Lo so che sei tu, ma sei cambiato. Lo sono anche io."
L'altro gli prese le mani, se le portò alle labbra, le baciò più e più volte, più e più, più e più e più... "Ho bisogno di te." Bisbigliò. "Ho bisogno di te."
"Non ti sto lasciando, Clint. Sarebbe stupido dopo tutto quello che abbiamo passato, no? Dico solo che dobbiamo conoscerci di nuovo e riabituarci a vivere insieme."
Clint annui, senza lasciare le sue mani.
Gli strinse le dita. "Che c'è?"
"Ti amo." Gli disse l'altro. "Non riesco a pensare ad una vita senza di te."
Phil lo guardò a lungo: non avrebbe mai capito molti dei suoi comportamenti ne delle sue azioni eppure sembrava che gli sfuggisse qualcosa. Qualcosa che Clint non diceva ma che era lì e pesava più di un macigno. "Andiamo a dormire." Disse solo, lasciandogli le mani e alzandosi dal pavimento. "Comincia a fare freddo."
Clint si passò le mani sugli occhi. Sembrava stanco, e vecchio. "Mi erogià immaginato il tuo sì."
Si girò a guardarlo. "Non ti ho detto di no."
"Ma nemmeno di sì. E mi sono sentito mancare il respiro. Come se ti avessi perso."
"Ti sentiresti meglio se ti dicessi che ti sposerò?"
"Dimmelo quando ne sarai sicuro.” Clint si alzò e gli si mise accanto. Gli baciò le labbra, con calma, con lentezza. "Domattina ti preparo la colazione."
L’altro gli strinse i fianchi e corrucciò le sopracciglia. "Non ho mai detto di non essere sicuro o che non voglio."
"...Quindi ho capito tutto il contrario di tutto?"
"Ho detto solo che non volevo me lo chiedessi dopo aver litigato. Tutto qui."
"Ah."
Sbuffò e andò in cucina, recuperando le scatoline. "Vuoi sposarmi, Clint?" Gli chiese poi, aprendo la sua e mostrando una fascetta nera, semplice.
"Lo voglio, Phil." Clint recuperò la propria e si inginocchiò davanti a lui. "Vuoi sposarmi, Phil?"
Annuì. "Si, lo voglio. E perdonami se non è come l'avevi immaginato." Sorrise. "E se ho tardato tanto a chiedertelo."
"Certo che è come l'ho immaginato: ci sei tu e mi stai dicendo di sì."
Gli porse la mano. "Allora, questo anello?"
Clint sorrise e gli mise la fascia nera all'anulare –Nella parte interna vi era una lunga striscia viola, il tocco personale.
Phil lo fece alzare e gli baciò le labbra e la mano con il suo anello. "Ti amo, più di qualsiasi cosa al mondo. Sei la mia vita da quasi dodici anni, ormai e voglio continuare a stare con te per il resto della mia vita.
"Tu sei il resto della mia vita. E sei quanto di più bello potessi immaginare.”
Lo strinse tra le braccia, commosso. "Non andare più via."
"Mai più."
 
***
 
La vigilia di Natale, Phil volle invitare tutti da loro anche per annunciare il fidanzamento.
"Hai preso i regali per i bambini, vero?" Chiese, impegnato a infornare un enorme tacchino.
"Ho preso il piccolo chimico per Peter e le figure del Doctor Who per Ian."
"Solo?" Tolse i guanti da forno e lo guardò. "Siamo i padrini di quei bambini, devi prendergli qualcosa in più."
Clint, intento a fare un ricciolo su un cupcake, storse la bocca. "Come posso competere? Tony ha regalato ai pargoli l'armatura di Iron Spider e la Zola Armor."
"Non è mica una gara, Clint! Lascia perdere quelli, finisco io. Tu esci e va a comprare qualcos'altro!"
"Solo se mi dai un bacio."
Gli scoccò un bacio sulla bocca. "Vai o faremo tardi."
"Volo, mio futuro marito!" Clint schizzò via, bancomat alla mano e cellulare sguainato a cercare i giocattoli migliori.
Apparecchiata la tavola e acceso l'albero e le luci, Phil si prese un attimo per riflettere su quanto la sua vita stesse diventando meravigliosa. Se gliel'avessero detto prima di quella festa, non ci avrebbe mai creduto.
Clint tornò appena venti minuti prima dell'orario cui sarebbero dovuti arrivare Steve e Tony. "Santa Claus is coming to Town!" Annunciò, tirando fuori macchine radiocomandate, pupazzi di star wars e star trek alti cinquanta centimetri e alcuni dvd.
"Ottimo. Anche il tacchino è pronto." Sorrise. "E il tuo regalo è sotto l'albero."
Clint lo guardò con tanto d'occhi. "Regalo? Che regalo? Cosa mi hai comprato?"
"Lo vedrai." Disse, sibilino. "E tu cosa mi hai regalato?"
Clint alzò il mento, con finta aria da snob. "Lo vedrai."
Gli fece la linguaccia. "Okay. Lo vedremo!"
Clint rise, di cuore e di gusto, di nuovo giovane, di nuovo felice. Come se gli anni non fossero mai passati.
All'arrivo degli ospiti, Phil aveva indossato un maglione nero su una camicia bianca e jeans stretti al punto giusto. "Ciao, accomodatevi!"
"Zio Phil!" Ian si aggrappò a Coulson prima che Steve potesse agguantarlo e tirarlo indietro. Il piccolo era ancora più agile, svelto, come una scimmietta. Peter era allampanato e smilzo. Doveva portare le lenti e con quel suo fare un po' schivo e la montatura rettangolare era la copia sputata di Richard, suo padre naturale.
"Ciao!" Phil lo sollevò e gli scoccò un bacio sulla guancia. "So da Babbo Natale che quest'anno sei stato davvero bravo."
"Visto che sono stato bravo, Pete?!"
Rise. "Mi ha lasciato un sacco di regali per voi. Ma prima!" Lo interruppe prima che potesse dire qualcosa. "Tacchino e dolcetti preparati dallo zio Clint!"
Ian urlò, deliziato. Peter fu più composto nella sua reazione, ma solo perché prendeva molto seriamente il suo ruolo di fratello maggiore. Steve sorrise ai bambini, poi si avvicinò a Phil e lo abbracciò con affetto. "Buona vigilia."
"Anche a te." Lo abbracciò a sua volta. "Come stai?"
"Non me la cavo male." Rogers gli diede un buffetto affettuoso e solo allora Stark si concesse di salutare il padrone di casa. "Ho saputo che sei più impegnato di me, il che è tutto dire." Lo canzonò, dandogli una pacca sulla spalla. "Se hai tempo, hai voglia di fare un salto alle risorse umane e lavorare anche lì?”
Phil rise di gusto. "Grazie, ma credo che con un altro lavoro uscirò davvero di senno!" Lo salutò con affetto e chiuse la porta, portandoli nel salone addobbato per l'occasione.
"Ma che meraviglia." Commentò Tony, a braccetto col marito. "Avete fatto davvero faville, quest'anno."
"È il primo Natale che Clint passa a casa dopo quasi sei anni, dobbiamo festeggiare."
"Ottima idea." Steve sorrise, baciò il marito sulla tempia e piegò le ginocchia, affiancandosi ai bambini e sorridendo nel vedere la loro espressione stupita davanti alla quantità di pacchetti. "Non dovevate farne così tanti, dico davvero."
"Siamo o non siamo i padrini?" Intervenne Clint, alzandosi e andando a prendere la mano di Phil.
"Meritano questo ed altro. E poi ci sono regali anche per voi!" Phil intrecciò la mano alla sua. "Iniziamo con l'aperitivo!"
"Analcolico per tutti." Precisò Clint. "Così anche i bambini possono unirsi."
"Vado a prenderli!" Lasciò la mano di Clint e sparì in cucina, tornando con aperitivi e stuzzichini.
Stuzzichini apprezzati in particolar modo dai bambini, vista la quantità di patatine e altri rotoloni di wurstel in quantità. "Come state tu e Clint?" Chiese Steve.
Phil sorrise. "Abbiamo litigato dopo sette anni e poi..." Sollevò la mano sinistra. "Ma non urlare, ti prego, credo voglia annunciarlo in pompa magna."
"Oh, lo sapevo!" Steve sorrise e soffocò l'esclamazione dietro un sorso di analcolico. "Anche se speravo glielo avresti dato tu per primo."
"È stato così, infatti, ma... È tutto un po' complicato. Abbiamo discusso prima, durante e dopo e..." Sospirò appena. "Non credo sia passato del tutto."
"Cioè?"
"Non lo so." Scosse le spalle. "Sta di fatto che non abbiamo fatto più sesso da quando è successo e visto che di solito non riusciamo a tenere le mani a posto..."
"Ne avete parlato?"
Scosse la testa. "No."
"Ascolta." Steve allungò la mano a prendere la sua. "Ora siete più consapevoli. Clint tornava quanto? Quattro, cinque volte l'anno? Era normale ricercare costantemente il suo calore. Ora anche il sesso e l'amore sono diventati consapevoli. Sapete che durerà più del tempo di una licenza. È normale. Non siete più ragazzini con gli ormoni in subbuglio. E siete ancora un po' scossi dalla prospettiva, anche se non ve ne rendete conto."
"Io ho paura di non conoscerlo più." Ammise in un sussurro. "Insomma, guardalo. È diventato un uomo e io non so neanche quando è successo. Un giorno è tornato ed era così. E a me è andato bene, l'importante era che tornasse da me e tutto il resto non contava. Ora mi chiedo perché non ho chiesto di più."
"Perché anche tu sei diventato un uomo. Siete cresciuti insieme."
Gli lanciò un'occhiata scettica. "Davvero? Eppure non so nulla di quello che ha fatto negli ultimi sette anni. Ha chiesto il congedo e io l'ho saputo solo quando l'aveva già avuto."
"Phil... La cosa importante è che sia qui. Che sia tornato."
"Già." Si limitò a rispondere, spostando poi l'attenzione su Ian -Erano passati gli anni eppure lui non era cambiato e pensava sempre troppo.
Steve prese un respiro. "Sei arrabbiato con la possibilità che vada via. Lo hai visto uscire da quella porta e adesso hai paura che questo sia un sogno. Che ti alzerai domattina e vedrai il suo borsone a terra, pieno di vestiti, pronto a partire di nuovo."
"Ha avuto il congedo, non può più andare via. Non per quello, almeno."
"Ma tu credi che non sia vero. Che sia solo una bugia per farti passare il Natale con serenità."
Corrucciò le sopracciglia. "Ho visto la lettera, Steve."
L'altro si portò una mano al volto. "Dio, saranno passati anni, ma proprio non riesci ad autoanalizzarti." Rise e scosse il capo. "Stavo parlando di paura. La paura non è concreta come una lettera. È qualcosa cui non sei disposto a credere pur vedendola."
Sollevò gli occhi su di lui. "Paura di cosa? Te l'ho detto, l'unica cosa di cui ho paura è di non conoscerlo più."
"È sempre lui. E se ti sembra di non conoscerlo, sappi che il matrimonio è così. Tu conoscerai lui e lui conoscerà te. Non c'è limite all'esperienza."
Scosse le spalle. "Non lo so, Steve, davvero non lo so." Finì il suo bicchiere e andò a prendere il tacchino e le salse.
"Tanto so che glielo hai detto." Clint diede a Phil una scherzosa spallata. "Anche perché, dai, devi essere cieco per non vedere quel fantastico anello. Ho un gusto notevole, ammettilo."
L’altro si girò a guardarlo di sbieco. "Vuoi dire che il mio anello è brutto e nessuno lo nota?"
"No. Ma Steve ha occhio, Tony non guarda niente che non sia se stesso o il buon Capitano. Penso non si accorgerebbe dell'anello nemmeno se glielo infilassi nel naso."
"E perché avrebbe dovuto notare il tuo al mio dito e non il mio al tuo?" Gli passò le ciotole con le salse. "Se non ti piace puoi toglierlo, non mi offendo."
"Perché fino a cinque minuti fa stava parlando solo con te e io sto scherzando...?"
"Porta queste a tavola, per favore." Poggiò le ciotole sul tavolo perché le prendesse da solo e ritornò con l'attenzione al tacchino, cercando di non pensare a nient’altro che la cena.
"Mi spieghi che ti prende?"
"Niente." Afferrò il piatto. "Sbrigati con le ciotole." Lo sorpassò e poggiò la pietanza in mezzo al tavolo. "Era da parecchio che non lo cucinavo, spero sia buono!"
Clint appoggiò il tutto sul tavolo, avvertendo una nota stonata rimbombare nel costato. Si sedette senza dire una parola, aiutò Steve a servire i bambini, non ascoltò nemmeno i loro discorsi su questo o quello, fino a quando non gli fu tanto insopportabile rimanere lì da alzarsi. "Torno subito." Disse, con un sorriso di scuse. Si defilò in bagno, aprendo il getto dell'acqua fredda e buttandovi sotto la testa.
Phil lo seguì con lo sguardo. "Scusatemi un attimo. Intanto, Steve, perché non cominci a prendere i dolci, sono tutti sul tavolo." Si alzò con un sorriso di scuse e andò a bussare alla porta del bagno. "Clint, tutto okay?"
Okay un cazzo, okay.
"Sì." Disse il compagno, afferrando l'asciugamano e tamponandosi viso e capelli. "Dammi un attimo e sono da voi."
"Apri, per favore."
"Eccomi." Clint gli aprì, dopo aver messo a posto l'asciugamano. "Avevo solo un po' di emicrania."
"Non sai mentire." Lo spinse dentro e chiuse la porta. "Che succede?"
L'altro abbassò la testa e si passò la mano tra i capelli umidi, respirando tra i denti serrati. "Non mi hai guardato così." Bisbigliò. "Con quella freddezza infastidita. Come se non ti fidassi di me, come se avessi davanti uno sconosciuto. Non ti riconosco."
Sospirò. "Mi dispiace. Ma ne abbiamo già parlato. Sai che sono un po' scombussolato da tutto."
"Sto cercando di sistemare le cose, ma mi sembra di non riuscire a raggiungerti."
"Sono passati quattro giorni." Gli poggiò le mani sulle spalle. "Ti amo, non dubitare mai di questo."
Clint strinse le palpebre ed appoggiò la fronte sul suo sterno. Ci un tremito lungo la spina dorsale, due striature liquide sulle guance.
"Ehi." Phil lo strinse più forte. "Ti amo e voglio sposarti. Qualsiasi dubbio posso avere non cambierà mai questo. Quindi non devi aver paura di nulla."
"Ti amo anche io." La voce dell'altro era bassa, forse per nascondere una vena in frantumi. "Sei stato la mia forza per tutto il tempo."
"Guardami." Gli poggiò una mano al mento per alzargli il viso.
Clint alzò gli la testa e gli occhi erano lucidi -Ricordavano quelli di un Clint lontano nel tempo, quelli di un ragazzino diventato grande troppo presto.
"Vuoi sposarmi, Clint?" Chiese in un sussurro. "Con tutti i miei difetti, le mie paure, la mia vigliaccheria?"
"Non desidero altro."
"Allora non guardarmi come un cucciolo smarrito."
"...Credevo ti piacessero i miei occhi da cucciolo smarrito. Mi hanno fatto avere dosi di cioccolato extra."
"Allora dopo avrai dosi di coccole extra." Lo baciò a lungo, cercando di trasmettergli ciò che provava. "Andiamo ora, abbiamo degli ospiti."
"Ancora un bacetto da cinque minuti---"
"No, sono ospiti!" Rise e lo baciò. "Forza!" Poi lo trascinò di nuovo a tavola.
Nel tornare, li accolse una scena la cui familiarità era tale da sciogliere il cuore dalla commozione. Steve stava tagliando la torta e Peter, che di tanto in tanto si sistemava gli occhiali sul naso, lo aiutava perché le fette fossero il più uguali e precise possibili. Tony, invece, teneva Ian sulle ginocchia: il bambino allargava le braccia e poi batteva le mani e Stark faceva esclamazioni stupite e gli faceva le pernacchie sulla guancia, solleticandogli la pancia e ridendo della risata del piccolo.
Phil gli strinse la mano e poggiò la testa sulla spalla del compagno. "Potremmo farlo anche noi, sai? Mettere su famiglia."
Clint gli baciò la fronte. Sorrise, di quei sorrisi che sono l'esplosione di una felicità che tracima dagli occhi e dal cuore. "Potrei vestirmi da Babbo Natale per portarle i regali." Sussurrò. "Preparare con lei biscotti per le renne."
"Lei?" Sollevò un sopracciglio. "Avrei detto che preferissi un maschio."
"Davvero? È che sono cresciuto con Scarlett, mi è venuto naturale pensare ad una bambina.”
Sorrise. "Ne riparleremo. Ora dobbiamo fare il grande annuncio."
"Giusto." Clint strinse la mano del compagno ed entrò nel salone. "Tutto bene?" Domandò Steve, posando il piatto davanti al marito -Ian si allungò subito a prenderne un morso e Stark fu lesto a fermarlo.
Phil annuì. "Abbiamo un annuncio da fare." Sorrise, stringendo di più la mano del compagno.
"Io e Phil ci sposiamo." Clint si girò verso Coulson. "Mi ha reso l'uomo più felice della terra."
"Tu l'hai fatto." Rispose di rimando, baciandogli le labbra. "Così Tony puoi prepararmi la festa con le spogliarelliste."
"Ricevuto."
"Non credo proprio." Fu la risposta di Steve -Cui seguì uno scappellotto.
"Concordo col Capitano."
"Papà...?" Ian girò gli occhi verso Tony. "Cosa sono le spogliarelliste?"
Phil scoppiò a ridere. "Dobbiamo decidere la data, prima!"
"Le spogliarelliste sono come una festa di compleanno, che devi decidere quando farle?"
"Il Freud-Sense di Natasha si è appena attivato." Clint si sganasciò dal ridere a vedere l'espressione gelata di Stark, alle continue pressioni del figlio per avere delucidazioni.
Phil scosse la testa, continuando a ridere e poi si unì agli altri per il dolce. Guardò Clint e pensò che quel Natale era proprio come l'aveva sempre sognato.
 

 
*****

 
 
La neve scendeva in piccoli fiocchi. Soffuse tracce bianche sfioravano le finestre, da cui si intravedevano le luci guizzanti e multicolori del grosso abete all'interno del salone. Una bambina dagli arruffati capelli rossi teneva le manine appiccicate alla finestra. Di quattro, cinque anni, teneva gli occhi azzurri puntati al giardino, mordicchiandosi le labbra. "Papà!" Chiamò la bimba, "Papà, Babbo Natale non è ancora arrivato!"
"Tesoro, Babbo Natale arriverà più tardi." Phil abbandonò il divano e andò a sedersi accanto alla piccola. "Vedrai che verrà presto."
Nicole gonfiò le guance, tirando su col naso. "Ma i biscotti per le renne si freddano!" Poi, come richiamato da quella possibilità, ci fu un forte e potente bussare, seguito da una poderosa risata. La piccola saltò su, gridando estasiata. "Babbo Natale! Babbo Natale!" Si sistemò il vestitino lillà che indossava, lisciandone le pieghe. "È Babbo Natale, papà! È Babbo Natale! Dobbiamo fargli la foto per papà, così quando torna gli faccio vedere che è passato!"
L'uomo scoppiò a ridere e la prese in braccio. "D'accordo, d'accordo, ma calmati ora. Andiamo ad aprire insieme, okay?"
Molte cose potevano donare a Clint, ma la barba non era fra quelle. Diede comunque un poderoso. "Oh Oh Oh!" facendo rimbalzare i vestiti rossi, la barba finta, la pancia di gommapiuma che si era attaccato al dorso, e l'enorme sacco che gli pendeva dalla schiena. Nicole spalancò le palpebre, estasiata.
Phil sogghignò -Con delle foto lo avrebbe ricattato a vita- e gli fece spazio per farlo passare. "Hai visto, tesoro? È davvero Babbo Natale!"
Clint gli scoccò una occhiata ammonitrice. Nicole squittì ed agguantò i lembi del sacco di tela, saltellando per riuscire ad aprirlo. "Mi hanno detto che Nicole è stata una bambina brava brava, è vero?"
"Oh si, è una bambina bravissima!" Annuì l’altro, allontanandola dal sacco per non farle scoprire l'arcano.
"Allora si merita tutti i regali che ho qui dentro!" Clint sorrise e si piegò sulle ginocchia e cominciò a togliere i pacchi dal sacco, tutti avvolti in carta viola e oro o nera e oro.
L'uomo poggiò la bambina accanto ai pacchetti, mentre rivolgeva un'occhiata amorevole all'altro.
Il marito gli sorrise. "E questo." Disse, prendendo un altro regalo. "È perché mi è stato detto che anche il signor Coulson qui è stato molto buono."
Phil lo guardò sorpreso. "Per me? Grazie Babbo Natale." Afferrò il pacchetto, confuso.
"Di nulla. E adesso vado, mi aspettano tutti gli altri bambini!"
"Nicole, saluta Babbo Natale e ringrazialo per i regali."
"Ciao Babbo Natale!" La piccola schizzò ad abbracciarlo stretto stretto. "Grazie per i regali."
Phil la riprese in braccio e salutarono l'uomo. "Vediamo cosa ti ha portato, dai!"
Clint tornò una decina di minuti dopo. Era uscito con una scusa, dicendo che aveva dimenticato i marshmellow da mettere nella cioccolata calda e si presentò allora scuotendo i dolcetti. "Papà!" Nicole gli saltò praticamente al collo. "È passato Babbo Natale!"
Coulson si alzò e saluto il marito con un bacio. "Oh si e ha portato un sacco di regali. Ce ne uno anche per te." Sorrise sornione. "Ma il resto te lo do in camera da letto." Bisbigliò al suo orecchio.
Clint rabbrividì dalla punta dei capelli alle dita dei piedi. "Ma che gentile." Disse, leccandosi le labbra.
"Nicole fai vedere i regali a papà Clint, io vado a preparare la cioccolata."
Alla piccola era arrivata Barbie Magie Delle Feste, un peluche a forma di bruco, una minuscola cucina, una famiglia di topolini bianchi giocattolo con tavolino piattini cucchiaini e stoviglie, insieme ad un arco composto con il costume di Merida.
Phil tornò da loro poco dopo con la cioccolata e si sedette accanto al marito. "Il rosso ti sta bene." Bisbigliò, guardando la figlia intenta a giocare.
"Ah ah ah." Ridacchiò Clint, socchiudendo le palpebre. “Dammi la macchina fotografica, cinguettante fringuello del mio cuore."
Ridacchiò. "Puoi anche cancellare le foto, ma le ho già spedite a Tony." Poggiò la tempia sulla sua spalla. "A quest'ora credo le abbiano già viste tutti."
"Sei fortunato che ti amo da impazzire. Ma a Pasqua, quando sarai vestito da coniglietto pasquale, avrò la mia vendetta."
"Non mi vestirò mai da coniglio, Clint." Rise. "Hai visto com'è felice?" Indicò la figlia con un cenno del mento.
"Sì. E ho visto come sei felice tu." Disse l' altro, dandogli un bacio sulle labbra.
"Come potrei non esserlo? Ho te e lei. Siamo in salute, lavoriamo... Posso azzardare a dire che è tutto perfettamente perfetto?"
"Certo. Non solo ti devi azzardare, devi proprio dirlo ad alta voce.”
Phil si strinse di più a lui. "Grazie per avermi regalato tutto questo."
"Io non avrei mai avuto niente, se non ci fossi stato tu."
"Ti amo."
Clint sorrise e gli accarezzò il volto. Seguì ogni piega, ogni ansa, ogni linea del suo volto. Gli baciò le labbra, le palpebre, la bocca, la punta del naso, le ciglia. "Sono felice."
"Anche io." Bisbigliò, ricambiando ogni bacio. "Potremmo darle un fratellino o una sorellina." Buttò lì, poi, casualmente.
"Certo che sì. E potremmo regalarci un cane."
"Una cosa alla volta." Rise. "Nicole, vieni qui."
La piccola alzò il visino, quindi zampettò verso di loro, stringendo la Barbie al petto.
Phil la prese in braccio e la sistemò tra di loro. "Dimmi, ti piacerebbe avere un fratellino o una sorellina?"
"Sì! Perché se è una sorellina posso farle le trecce, ma se è un fratellino posso arrampicarmi e giocare alla lotta!"
Rise. "D'accordo, allora." Sollevò gli occhi su Clint. "Che ne dici?"
"Dico di sì."
"Posso averli tutti e due?" Chiese la bimba.
Phil sollevò un sopracciglio: "Un fratellino e una sorellina?"
"Sì! Se però il fratellino non mi piace possiamo darlo a qualcuno che gli serve un fratellino?"
Scoppiò a ridere. "No, tesoro. Se vengono a casa con noi, poi, devono rimanere con noi."
"Oh. Allora bisogna pensarci bene. Non so se preferisco arrampicarmi o fare le trecce…"
"Possiamo anche adottarli entrambi."
Clint abbracciò lui ed abbracciò la bambina. "Per me va bene qualsiasi cosa."
"Dovremmo prendere una casa più grande, però."
"Con un giardino ancora più grande. Dove stare tutti insieme."
"Con un enorme giardino per il cane di papà Clint." Phil piegò la testa verso il marito. "Vuoi partire per questa nuova avventura?"
"Sì." Clint gli baciò le labbra e poi baciò la testa della figlia. "Lo voglio.
"Bene!" Gli baciò le labbra. "Ma ora pensiamo alla cioccolata!"
"Ho portato i marshmellow per questo."
"Allora diamoci da fare!" Phil rise e baciò la piccola e Clint.
Clint prese la bambina in braccio, quindi si girò verso Coulson, affaccendato attorno alla cioccolata calda. Sorrise, col cuore in pace. Fuori la neve continuava a cadere, sorridendo bianca contro la finestra e le luci dell'albero.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: BowtiesAreCool