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Autore: Freaky_Frix    25/12/2015    1 recensioni
Piccolo momento di riflessione di Renji pre-storia. Spero vi piaccia!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Renji Abarai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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WANTED DEAD OR ALIVE
 
Non era pronto. Aveva chiesto una mezz’ora per prepararsi al viaggio verso la Terra, per ripassare gli ordini ricevuti, ma la verità era che doveva prepararsi psicologicamente a rivedere qualcuno che aveva evitato per molto tempo. Troppo.
Renji si guardò nel riflesso della fontana: la mascella era contratta, la pelle pallida, le sopracciglia tatuate aggrottate e gli occhi scuri cercavano qualcosa a cui aggrapparsi, un motivo che lo convincesse a chiudere a chiave le sue emozioni in una cassa da buttare giù da un dirupo.
La prima parola che associava a Rukia era “famiglia”. Lei era l’unica famiglia che gli era rimasta quando avevano deciso di entrare in Accademia. Ma poi la famiglia Kuchiki gliel’aveva portata via. Una famiglia nobile e influente, niente a che vedere con il Rukongai e le misere condizioni di vita con le quali erano cresciuti. Cos’era lui a confronto?
Niente.
Aveva accettato il fatto di essere di nuovo solo, nonostante avesse comunque altri amici. Ma loro non potevano sostituire lei.
La verità era che Rukia era stata il suo punto di riferimento. Sapeva di dover sopravvivere perché non era solo, ma poi lei …
Chiuse gli occhi.
Non voleva nemmeno pensarlo, eppure le parole gli echeggiarono lo stesso in testa.
Lei lo aveva abbandonato.
E per cosa? O meglio, per chi?
Il suo riflesso lasciò posto al volto del suo capitano.
Byakuya Kuchiki.
Non poteva fare a meno di odiarlo, nonostante cercasse di restare impersonale davanti a lui.
Diventare il suo luogotenente gli aveva ricordato quello che gli aveva rubato, gli aveva fatto riprendere in mano le redini della speranza.  Quella fastidiosa sensazione di non essere abbastanza aveva cominciato ad attenuarsi.
Non era più un vigilante solitario che la vita voleva fregare. Era lui che si era avvicinato un passo di più a fregarla.
L’avrebbe ripresa con sé, sarebbero ritornati ad essere una famiglia, come prima.
Invece, a quanto pare, Rukia aveva trovato il modo di allontanarsi ancora di più.
La condanna parlava chiaro: non c’erano molte possibilità di una grazia.
Ripensando al documento che aveva letto si alzò, cominciando a dirigersi verso il punto d’incontro.
Aveva aiutato un umano sapendo a quali conseguenze andava incontro, eppure non si era curata del buon nome che aveva conquistato. O dei sentimenti di quelli che la consideravano importante.
Rukia non si era resa conto che facendosi condannare a morte, aveva condannato  a morte anche lui.
 
   
 
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