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Autore: Marra Superwholocked    26/12/2015    1 recensioni
Una misteriosa ragazza di nome Annabeth è l'unica che può fermare l'Oscurità.
Ma Crowley ha nascosto ai Winchester un segreto a dir poco imbarazzante... Cosa c'entra la dolce e potente Annabeth con il diabolico e sadico Re dell'Inferno?
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Annabeth, la saga'
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Capitolo 11

This must be the place of my eternity

 

Chissà che fine fanno le anime delle creature come Annabeth?
Vanno in Paradiso perché un genitore è celeste?
Vanno all'Inferno perché un genitore è infernale?
Vanno in Purgatorio perché è "ambiguo" ed è un regno di purificazione?
Oppure svaniscono semplicemente nel nulla?
Nemmeno Annabeth poteva saperlo. Ne aveva certamente paura, temeva la morte, eppure, quando Castiel l'aveva pugnalata, era pronta a sacrificare ciò che per lei era più sacro per salvare la sua casa.
Aveva visto negli occhi di Castiel il dolore che gli provocava quel gesto svanire non appena gli aveva fatto capire che era decisa a porre fine a tutta quella storia. Colpa dei Winchester? Di suo padre? O di Rowena? Nessuno poteva prevedere la fuga dell'Oscurità dalla sua gabbia. Per questo motivo Annabeth non voleva incolpare proprio nessuno.
Ricordava le parole del padre poco prima che sparisse: Annabeth avrà ciò che merita: la pace, aveva detto. Sentì un peso alla bocca dello stomaco; le mancava. Ma come poteva ricordarle, se era morta? In quel momento, Annabeth spalancò gli occhi e la visuale di un cielo terso e limpido invase i suoi occhi. Si sentiva come schiacciata al suolo mentre ammirava stormi infiniti di rondini che viaggiavano sopra la sua testa. Sbatté le palpebre un paio di volte, ma faceva male, come se il Sole avesse voluto strapparle gli occhi per darli in pasto alla sua luce. Si accorse poi di avere la gola secca, asciutta, dolorante. In bocca, un forte sapore di ferro, di sangue, che sparì non appena se ne accorse.
«Ma dove sono?» sentì se stessa farfugliare. Si alzò piano sui gomiti e si guardò attorno. Quel posto se lo ricordava eccome. Ci aveva passato interi pomeriggi, in compagnia degli Sheppard, ed era il giardino più bello che avesse mai visto. Le scappò un sorriso, felice di essere tornata in un posto senza magia, in cui era solo Annabeth, quella nuova, quella un po' svampita e strana. Lasciò cadere all'indietro la testa e rise con le lacrime agli occhi, felicissima. Poi qualcuno la chiamò, ma non era Mark, e nemmeno Sarah o uno dei loro due figli. Era l'uomo vestito di bianco.
«Tu?! Cosa ci fai anche qui?» chiese lei stupita, alzandosi in piedi.
L'uomo le sorrise e le si avvicinò. Di fronte a lei, come sempre, ma questa volta sembrava più reale. «Io sono sempre stato qui, a dire il vero» le disse.
«Ah, capisco» rispose lei, senza in realtà capire. Lo vide sorridere ancora e la domanda le sembrò più che lecita: «Come fai ad essere sempre felice?»
Lui guardò a terra; mosse i piedi piegando qualche filo d'erba, morbido e ricco d'acqua. «Non lo so, forse perché tu sarai felice, dopotutto?»
Annabeth si accigliò. «Cosa vuoi dire?»
«Il Paradiso è solo per le anime degli umani, ma ho voluto rompere questa stupida regola perché te lo meriti.» Alzò lo sguardo e la fissò negli occhi. Lei lo guardava un po' terrorizzata. «Sì, Annabeth» le disse come se stesse rispondendo ad una domanda non pronunciata; «Castiel non è riuscito a riportarti in vita. I danni erano irreparabili, purtroppo» aggiunse, seriamente dispiaciuto. «Ma spero di essere riuscito a ricompensare le tue gesta.»
«I-io... S-sono ...morta?»
L'uomo si prese un profondo respiro prima di risponderle. «Sì.»
«Io credevo... Credevo di essere tornata... Con...» ansimò, gli occhi ed il cuore disperati.
«Mi dispiace, Annabeth, ma doveva andare così.»
«Cosa?!» urlò la ragazza. Non sapeva cos'altro dire. Gli girò le spalle, nervosa, e si asciugò le lacrime. Sentiva i polmoni in fiamme, ma sapeva, a quel punto, che non era reale; non ci pensò ed il dolore svanì come la sua tristezza, la rabbia ed il nervosismo. Che senso aveva, ormai? E poi aveva deciso lei stessa la sua sorte...
Quando Annabeth si voltò di nuovo, l'uomo vestito di bianco era ancora lì, a guardarla. «Scusa, non volevo» gli disse sottovoce. «È che sembrava tutto così reale...»
«Infatti» le rispose l'uomo. «Ma ti sembrava reale perché volevi che fosse reale.»
Annabeth guardò verso la casa degli Sheppard: Sarah camminava indaffarata lungo il vialetto, portava dei biscotti fatti da lei stessa, deliziosi; ad attenderla seduti sul prato, Mark e i loro due figli. La ragazza si accorse che Sarah aveva ancora il pancione, era ai primi mesi della gravidanza, eppure avrebbe già dovuto partorire. «È solo un ricordo» sussurrò lei.
«Il più bello che hai, per quanto ne so.»
Annabeth guardò ancora quell'uomo negli occhi. «Si può sapere chi sei?» gli chiese con un sorriso e le lacrime agli occhi.
Lui rispose al suo sorriso. Nascondeva la sua estrema saggezza e le frasi giuste dette al momento giusto dietro una maschera da uomo qualunque. «Vedi, Annabeth» cominciò. «La realtà è che le persone tendono a vedere solo ciò che vogliono ed è quando gli si dice esplicitamente che devono andare oltre che rimangono stupiti da ciò che hanno attorno. E non si tratta solo degli uomini o delle creature come te, Annabeth. Anche gli angeli hanno questa debolezza, questo difetto. Loro volevano il mio aiuto, a tutti i costi. Ma la migliore delle lezioni è che, se vuoi davvero che i tuoi figli ottengano qualcosa, devono imparare a tirarsi su le maniche e provarci da soli. Solo così si cresce. E i loro occhi, offuscati dalla rabbia di non avermi accanto, non gli ha permesso di vedermi. Eppure io sono sempre stato qui, sotto il loro naso...»
Ad Annabeth sembrò di avere un'illuminazione improvvisa poiché le fu tutto più chiaro, ora che aveva sentito quelle parole. Ora sapeva chi aveva di fronte, chi l'aveva salvata dal nulla, chi le aveva dato la possibilità di sognare ancora. Con le mani si coprì istintivamente la bocca e rise, rise così forte che le sembrò di non aver mai riso tanto in vita sua. Si sentiva felice, in quel magnifico ricordo. Finalmente era giunto il momento di starsene un po' tranquilli, in pace, senza preoccuparsi dei pregiudizi o dei pericoli imminenti. Aveva aiutato quattro individui a salvare il mondo; ora poteva godersi la vita a cui aveva rinunciato e tutto grazie a Lui. «Grazie» sussurrò all'uomo. «Grazie, davvero!»
L'uomo la guardò indietreggiare verso il suo ricordo migliore. Poco prima di voltarsi, Annabeth si fermò un istante. «Dimmi» la incoraggiò lui, vedendola titubante.
«Il tuo nome è davvero quello che tutti noi pronunciamo?»
Lui scoppiò a ridere. Una bella domanda, coraggiosa soprattutto, ma cosa c'era da temere? Dovrebbero imparare tutti da Annabeth, in fondo... «No, il mio nome non è realmente quello, ma... Non posso riverlarti tutta la verità» le disse.
«Ovvio, la magia del mistero» rise lei.
«No: della fede! Tuttavia... C'è un modo in cui potresti chiamarmi» replicò l'uomo. Dopo un attimo di silenzio, proseguì: «Chuck. Puoi chiamarmi Chuck.» Poi sorrise di nuovo, alzando un solo zigomo, il quale trascinò con sé una barba incolta e leggermente pungente. Guardò la ragazza ridere e correre verso la famiglia che avrebbe tanto voluto e, felice del suo stato d'animo, svanì.
Annabeth non lo vide più, ma si divertì come una matta a chiacchierare con gli Sheppard, in quel giardino immenso e magnifico, chiuso nel suo cuore di ragazza. Ogni tanto pensava al suo vero padre, Crowley. Lo immaginava seduto al suo trono a dirigere un regno difficile, ad aiutare i Winchester o a combinare guai. Ma poi si ricordava che non avrebbe mai avuto l'affetto e le attenzioni che tanto desiderava e gioiva mentre riviveva quello splendido ricordo con Mark.

 


Ringraziamenti
Ringraziamenti? Sì, ringraziamenti.
Scrivendo questa fanfic, mi sono accorta di poter contare su molte persone, alcune delle quali non mi conoscono nemmeno. Come, ad esempio, gli Sheppard. No, non sto parlando di Mark&Co, ma del gruppo musicale! Mi hanno fatto da accompagnamento musicale dall'inizio alla fine, così come le sorelle Hindi – specialmente la SPN Parody! –, i Pickin' On Series, i KISS, Amy Winehouse, i Queen, i Panic! At the disco, i Fall Out Boy, i Postmodern Jokebox, gli Walk off the Earth (geniali!!), i miei amatissimi Josh Turner e Trace Adkins, Gin Wigmore, i The Head and the Heart, Ed Sheeran, Joan Jett, Elvis Presley e tanti altri che se ora faccio un elenco, finisco tra un mese... In base alle tematiche trattate dal capitolo, mettevo su un album o giusto un paio di canzoni e il blocco dello scrittore svaniva magicamente!
Ma non ho solo cantanti da ringraziare...
Durante questo "viaggio", avevo sempre con me due persone: CassandraBlackZone, la mia "sorellina", che nonostante non sia ancora arrivata alla decima stagione di Supernatural, mi è stata sempre accanto e LuciferWings, che ha seguito la storia fin dall'inizio, incuriosita dalla pulce che le ho messo nell'orecchio appena mi è venuta l'idea...
E grazie a tutti voi, che avete seguito la mia storia, avete letto e passate sempre parola: siete molto importanti e niente, vi voglio bene :)
Detto questo, vi auguro un felice 2016! :)


xoxo
Marra

   
 
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