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Autore: cateca    26/12/2015    2 recensioni
<< Scusa, ti chiedo scusa. - mi dice, ma si vede che lo ha detto senza essere veramente dispiaciuto  - Accetto il tuo aiuto. >> dice semplicemente e mi guarda in attesa. 
Lo scruto cercando di ponderare la situazione: è un presuntuoso del cavolo ma dice di aver bisogno del mio aiuto in una materia della quale non gli frega un accidente. 
<< Va bene ti aiuto, ma sappi che non lo faccio per te. >>
< Classica frase da sedicente menefreghista. - Lo fulmino. - OK, la smetto. >>
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi infilo la camicetta bordeaux cercando di sistemarla bene in tutti i punti, la metto a posto sulle spalle e la tiro un po’ alla fine coprendo qualche centimetro di gonna. Mi guardo nel grande specchio ovale della mia camera e subito un senso di insoddisfazione mi pervade. Le odiose calze spesse di un terrificante color carne coprono le mie gambe troppo magre e la gonna grigia che mi ha regalato nonna mi sta un po’ larga. Mi guardo tristemente il seno, una seconda che con la speranza diventerà qualcosa di più abbondante. 

La mia migliore amica, Lola, mi soprannomina “Twiggy” dicendomi sempre che dovrei vantarmi di come sono filiforme, ma non capisce quanto vorrei essere lei con i suoi fianchi abbondanti e la sua terza ben piazzata. Sono i geni colombiani, come dice sempre la mamma di Lola. Invece la mia mamma è inglese e il mio papà tedesco: un’accoppiata vincente. L’unica cosa di cui posso vantarmi è l’altezza, che però nel mio caso mi rende solo più  sottile. 

Tiro giù la camicia ancora una volta e mi alliscio la frangetta sulla fronte, il mio tic nervoso: nonostante abbia capelli piuttosto lisci, ne ho una massa infinita e indomabile quindi ho sempre la sensazione che la frangia sia in disordine. Prendo un elastico dal comodino e vado in bagno da mamma, splendente anche alle sette di mattina. I capelli castano scuro voluminosi, con grandi occhi celesti, che per fortuna io ho ripreso, alta e statuaria, sembra una ventenne matura. Ha appena finito di legarsi uno chignon alto e mi guarda accondiscendente vedendo che io le sto porgendo l’elastico. Mi giro sedendomi sul bordo della vasca e lei comincia a intrecciarmi i capelli.

<< Dovremmo tagliarli, tesoro >> alzo gli occhi al cielo, me lo dice ogni volta che li tocca ma la verità è che a me piacciono così lunghi, anche se ci sono un po’ di doppie punte. 

<< Si, quando troverò tempo. >> dico saltellando via e arrivando in cucina dove butto giù il latte sotto gli occhi di papà che li ha alzati dal giornale solo per guardarmi divertito. Metto dentro al lavandino la tazza sporca e prima di uscire do a papà un bacio sui capelli. 

Torno in camera e mi rimetto davanti allo specchio osservandomi per bene. Faccio un passo per avvicinarmi a controllarmi minuziosamente il viso, notando una ciglia caduta sotto l’occhio destro. La levo e la butto via con uno svolazzo della mano, pensando al fatto che tutte le ragazze del mondo avrebbero preso la ciglia tra pollice e indice e avrebbero espresso un desiderio. Una cavolata che non ho mai creduto essere vera, insomma, come possiamo farci illudere da una leggenda metropolitana? Eppure la maggior parte della gente crede veramente a delle prese in giro e continua a comprarsi i braccialetti colorati per esprimere un desiderio o continua a toccare chi gli sta vicino quando vede una macchina gialla, per passargli la sfortuna. 

Lasciamo stare… Ispeziono le occhiaie viola che cerchiano i miei occhi nocciola, con la mia pelle pallida mi fanno sembrare un vampiro. Altro punto in più per Lola che con la sua pelle sudamericana, ambrata perennemente abbronzata mi fa morire d’invidia. Io giuro su Paul McCartney che ci provo a prendere il sole ma parto da un colore troppo chiaro per assorbirlo, quindi lo rifletto. 

Sbuffo decidendo di ignorare le mie maledette occhiaie e prendo lo zaino da terra, me lo butto sulle spalle e esco dalla mia camera chiudendo la porta. Prima di uscire faccio un urlo per salutare i miei e chiudo il portone senza assicurarmi che mi abbiano sentito. Scendo velocemente le scale della veranda e svolto a sinistra incamminandomi verso scuola. È caldo, come sempre a Sydney, ma stranamente ho dei brividi. Mi strofino le braccia con le mani per evitare gli inestetismi della pelle d’oca. 

Cammino velocemente e arrivo alle grandi finestre della stanza dove preparano i prodotti del forno, adiacente alla stanza che è il negozio. Jack si affaccia per battere le mani e far cadere la farina a terra e si accorge di me. Mi saluta con vigore per poi rientrare dentro, Jack è il figlio della proprietaria che, finita la scuola, ha deciso che il suo grande amore sarebbe stato il pane. 

<< Buongiorno! >> si riaffaccia alla finestra e mi lancia un cornetto che fortunatamente riesco a prendere al volo e lo guardo: è mezzo storto e non è molto carino.

<< Non posso vendere un aborto del genere. - mi spiega velocemente - Ma a parte l’estetica il sapore è uguale >> 

<< Ah grazie mi dai gli scarti! >> lo prendo in giro dando poi un morso alla pasta.

<< Per te questo ed altro! >> mi fa il saluto da soldato e si rintana dentro. 

Ricomincio a camminare e continuo a mangiare il cornetto. Quando intravedo la banda bianca con il nome “Music House”, che sta sopra alla porta del negozio di dischi, allungo il passo per fiondarmi davanti alla vetrina. 

Mi illumino: il nuovo disco dei Beatles! La felicità mi pervade e sento un groppo alla gola, uno di quelli che si hanno quando sei troppo felice e vorresti urlare. Il disco si chiama “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band” e nella copertina ci sono i miei quattro adorati disegnati a cartone sopra una collina con dietro a loro dei disegni strani tutti colorati. Esulto in preda alla felicità e mi prometto che la prossima paghetta non sarà spesa in dolcetti ma per il disco. 

Non vedo l’ora di dirlo a Lola! Faccio un salto al posto di un passo per la felicità e mi pulisco le mani sporche di cornetto alla fontanella davanti al negozio. Ricomincio a camminare scuotendo le mani per farle asciugare e rifaccio un saltello, ancora pervasa dall’entusiasmo. 

Stranamente mi sento osservata e mi giro dietro, dopo aver visto che non c’è nessuno, mi giro verso l’altro lato della strada e incontro un paio di occhi. Un ragazzo mi sta squadrando con lo sguardo tra il divertito e lo strafottente. Inchiodo e mi fermo ad osservarlo: ha i capelli castano scuro acconciati in un modo ridicolo, sicuramente non se li é pettinati appena svegliato, è alto e ha un fisico imponente ed è pallidissimo, da come si intravede dalla maglietta nera senza maniche. Prende un ultimo tiro dalla sigaretta ormai ridotta al filtro e la tira nel tombino adiacente al marciapiede, centrandolo. Continuando a fissarmi si stacca dal muro di mattoni rossi a cui era appoggiato e prende lo zaino nero che stava buttato a terra, mettendoselo poi su una spalla. 

Inorridisco quando noto che sta cominciando a percorrere la strada nella mia stessa direzione. Scuoto la testa come per svegliarmi da un sogno e ricomincio a camminare, stavolta decentemente e senza saltelli. Lo guardo con la coda dell’occhio mentre lui non mi si fila e cammina con un passo strascicato. Mi viene in mente che forse sta andando a scuola, la mia stessa scuola magari. Ecco spiegato il fatto che stiamo camminando come su due rette parallele.

Mi sento in imbarazzo e guardo altrove verso le vetrinette dove erano in mostra dei vestiti bellissimi, che naturalmente non posso comprare, sicuramente troppo osé secondo la mamma. Sono dei vestiti da cocktail, principalmente tubini, tutti colorati e che arrivano sopra al ginocchio e senza maniche, decisamente troppo scoperti per la mentalità ottusa dei miei cari genitori. Ogni volta devo far leva sulla nonna per convincere i miei a farmi fare qualche “pazzia”. Ma per quei vestiti probabilmente prima dovrò convincere anche lei. 

Arrivo alla curva che devo percorrere per arrivare alla scuola e con orrore sento dei passi dietro a me, molto vicini. Allungo il passo e svolto a destra per finire sullo stradone che finisce con il cancello della scuola. Mi giro velocemente, cercando di far sembrare la cosa casuale, e incontro di nuovo quegli occhi, che scopro essere chiarissimi, di un colore quasi trasparente. Mi mettono in soggezione, come se fossi una bambina di fronte a un adulto, come se lui avesse tutte le verità del mondo e io fossi la studentessa che gli pende dalle labbra, e scommetterei che dentro di se pensi che io sia solo una pezzente.

Sta facendo la mia stessa strada quindi deve venire alla mia stessa scuola, anche se non l’ho mai notato prima. Sicuramente mi sarebbe rimasto impresso se l’avessi incontrato. Devo ammettere che è un bel ragazzo, uno dei più belli che io abbia mai visto. Arrossisco al pensiero e mi tocco le guance per sentirne il calore. Cerco di calmarmi e faccio qualche respiro profondo per poi agitare un po’ il colletto della camicia e farmi un po’ d’aria, fa proprio caldo. 

Imbocco il cancello della scuola e saluto Aaron del corso di biologia che sta parlando con un altro ragazzo vicino alla sua nuova Vespa rossa fiammante. La guardo incantata per un po’, ho un debole per la Vespa, me ne sono innamorata guardando “Vacanze romane” al cinema con la mamma. Sarebbe bellissimo andare in giro per Sidney con la Vespa, magari abbracciata al proprio fidanzato.

Istintivamente mi giro per controllare il ragazzo di prima ed è ancora dietro di me, con il suo passo pigro e suoi ricci dondolanti. Si gira verso di me proprio nel millisecondo in cui sono girata verso di lui e subito distolgo lo sguardo arrossendo.

Intercetto la figura di Lola che sta seduta sul muretto sotto il salice insieme a Meredith e Sophie. Viro a destra e allungo il passo verso di loro, più che altro per cercare di mettere distanza tra me e il ragazzo. Sento il suo sguardo sulla mia schiena e non riesco a sopportarlo, mi mette troppo in soggezione, vorrei girarmi e dirgli di non guardarmi che mi sento la schiena pesante a causa del suo sguardo. 

<< Seph! >> mi chiama Sophie e le saluto tutte quante sedendomi sul muretto accanto a Lola, che mi guarda strano esaminandomi in viso.

<< Che hai fatto? >> mi sussurra, come sempre non le sfugge nulla e si accorge che sono trafelata e mi sto guardando intorno vigile, ma prima di risponderle che doveva stare tranquilla, andava tutto bene solo pensavo di essere in ritardo, guardo il ragazzo misterioso che cammina apatico verso il portone principale e entra dentro l’edificio. 

Sento a malapena le lamentele delle ragazze sull’inizio della scuola e sul fatto che sono finite le vacanze, ancora sopraffatta da quel ragazzo. Mi chiedo chi sia visto che non l’ho mai notato a scuola, forse prima ne frequentava un’altra, o magari si è appena trasferito. Ha qualcosa che mi attrae troppo, in questo momento vorrei solo corrergli dietro e conoscerlo.

Ha un’aria così misteriosa e affascinante che mi destabilizza, seriamente, non sto nemmeno sentendo di cosa stanno parlando le ragazze, quel ragazzo mi sta occupando la testa. 

<< Ehi Seph, ci sei? >> Lola mi sventola una mano davanti agli occhi e Meredith fa una risatina.

<< Sei persa nei tuoi pensieri… Per caso ti sei innamorata e non ce lo hai detto? >> mi dice scherzando dolcemente. Meredith è la dolcezza fatta persona e un’altra sua dote è quella di calmarmi all’istante. Ci siamo conosciute proprio così: nel primo anno di scuola mi cadde la merenda nel prato e cominciai a piangere come una disperata. Lei mi si avvicinò e mi diede un pezzo della sua torta, confortandomi. Per una come me che entra nel panico anche per le cose più piccole ed inutili lei ha l’effetto di una secchiata di acqua santa.

<< Magari quando è stata in vacanza in Nuova Zelanda di qualche ragazzo del posto! >> aggiunge Sophie, la timida. È la più introversa del gruppo, ma lo è solo con chi non conosce bene, non tende a fidarsi. È una di quelle persone che pensi essere calme e discrete e poi quando le cominci a conoscere scopri che sono tutt’altro.

<< Ma che dici… L’unico neozelandese carino in tutto il mondo è Calum Hood! >> ribatte Lola e scoppiamo a ridere tutte quante proprio mentre il sopracitato ci passa davanti e ci saluta con la mano. È un tipo a posto, la quintessenza della gentilezza. Lola ha un debole per lui da sempre, ma ammettiamolo, con quel faccino e con quel carattere adorabile conquisterebbe anche un sasso.

<< Non sono innamorata di nessuno ragazze… Sono solo ancora un po’ intontita dalla sveglia che ha suonato alle sette. >> dico con una smorfia schifata e un lampo di disperazione passa negli occhi delle ragazze. Sophie emette un gemito di sconforto e cominciamo a lamentarci animatamente del fatto che non è giusto che non potremo più uscire tutti i pomeriggi o stare alzate tardi a guardare la tv. 

La campanella suona e ci affrettiamo ad entrare, Meredith mi porge l’orario dicendomi che era arrivata presto e l’aveva preso per tutte. Lo controllo notando dei giorni pesantissimi e lo confronto insieme alle ragazze. Ho molti corsi con Meredith e pochi con Lola e Sophie. Lola mi fa il broncio e ci lamentiamo del fatto che volevamo stare insieme. Tristemente le saluto e mi dirigo verso l’aula al secondo piano per affrontare una bellissima, leggerissima e piacevolissima lezione di storia. Salgo pesantemente le scale e occasionalmente saluto svogliatamente delle persone che conosco. 

Percorrendo il corridoio per arrivare all’aula, l’ultima sulla destra, involontariamente ripenso al ragazzo di prima…  ho delle lezioni con lui? E quanti anni ha? … Oh mio Dio ci sto ripensando, questo non è normale. Davanti all’aula mi fermo e scuoto la testa per togliermelo dai pensieri e mi impongo di non pensarci più, varcando la porta della classe.

Intenzione inutile visto che me lo ritrovo al penultimo banco dell’aula. 





Hello.
Come il 90% delle persone non sono mai stata brava nelle presentazioni, finendo per essere imbarazzata e imbarazzante quindi evito di parlarvi di me e del disagio che è la mia vita, hahaha.
Spero solo che questi anni '60 vi facciano staccare dal fermento incessante e martellante del 2015 (quasi 2016, evviva!) che sta occupando la mia vita. Scrivere mi fa svagare e spero che leggere faccia svagare voi.
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Un bacio.

 
 
   
 
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