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Autore: Queen of Snape and Joker    26/12/2015    4 recensioni
Sherlock ama John,ma John non lo sa.Cosa non succederà quando il soldato chiederà al detective di fargli da testimone?Riuscirà Sherlock a reggere alla pressione e al dolore?Oppure no?Dal testo:"John se ne era appena andato e adesso l'uomo di ghiaccio,insensibile a tutto e a tutti,si ritrovava steso sul pavimento con il viso rigato di lacrime.
Il grande genio e detective privato sbatteva i pugni contro il pavimento senza dire una parola,scosso dai singhiozzi.Ebbene,cosa l'aveva ridotto così?" (storia presente anche su Wattpad)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Why don't you understand that I'll love you 'till the end?



In un piovoso pomeriggio londinese,al 221B di Baker Street,Sherlock Holmes non si era mai sentito tanto ridicolo.
John se ne era appena andato e adesso l'uomo di ghiaccio,insensibile a tutto e a tutti,si ritrovava steso sul pavimento con il viso rigato di lacrime.
Il grande genio e detective privato sbatteva i pugni contro il pavimento senza dire una parola,scosso dai singhiozzi.Ebbene,cosa l'aveva ridotto così?

John.

Quattro stupide lettere che lo facevano stare male.
Un nome,mille significati.

A qualcuno che gli avesse chiesto:"Che rapporto hai con John Watson?",Sherlock non avrebbe saputo dare una risposta.Chi era?Un amico?Un conoscente?Un soldato?Un convivente?Un dottore?Oppure l'uomo che gli aveva fatto capire di avere un cuore per poi frantumarlo in mille pezzettini?
Probabilmente ognuna delle precedenti risposte sarebbe andata bene,ma nessuna era più forte della verità:"John Watson è l'uomo che amo."
Così avrebbe dovuto rispondere Sherlock Holmes al suo inopportuno intervistatore se avesse avuto almeno un millesimo del coraggio del suo caro amico,pronto a dire la verità sempre e comunque,senza pensare alle conseguenze.

Le conseguenze.

Erano quelle che l'avevano ridotto allo stato di uno squallido verme che lacrima quel pomeriggio,perché Sherlock,oltre ad essere un codardo,era anche tremendamente impulsivo e non riusciva a frenare le parole quando lo minacciavano di uscirgli dalla bocca.
Si ricordava benissimo di quella volta che in secondo liceo si era fatto espellere dalla scuola perché aveva detto al professore di chimica,un po' troppo ad alta voce e un po' troppo scortesemente,di essere un assoluto asino ed incompetente in materia.
Pessima scelta di parole per spiegare ad un docente perché non si merita il 4 appena preso al compito di chimica.

Torniamo,però,al problema principale e alla vera ragione per cui Sherlock stava consumando le sue riserve d'acqua:il matrimonio di John e Mary.

Quando aveva saputo che John si sarebbe sposato,non ci aveva creduto e aveva confessato,indignato,a suo fratello Mycroft,che non poteva immaginare come John avesse potuto innamorarsi di una donna così brutta e,per giunta,in così poco tempo.
"Sherlock,sono passati tre anni da quando sei "morto",non tre giorni.",gli aveva risposto il capo dei servizi segreti britannici,esasperato da quel lamento.

Nonostante il discorso di suo fratello su quanto fossero inutili e una perdita di tempo gli affetti e le emozioni,Sherlock non era riuscito a togliersi di dosso quella sensazione di fastidio ed incredulità.
Tuttavia era riuscito a sopportare tutto lo stress riguardante i preparativi del matrimonio e le parole di John su quanto amasse la sua futura moglie,senza scoppiare per quella rabbia senza un preciso fondamento.

Oh,poi però se ne era accorto;era pur sempre un genio e un detective.
Cercando di capire perché tutta quella faccenda del matrimonio lo facesse stare così male,aveva piazzato delle telecamere in giro per l'appartamento in Baker Street per capire se,per caso,avesse potuto assumere del veleno presente nelle bomboniere,magari inserito da Mary,o delle pasticche nel the che gli procurassero frequenti sbalzi di umore.
Aveva registrato ben una settimana di filmati e poi si era messo ad analizzarli tutti ben benino,ma non c'era traccia di eventuali manipolazioni del the o delle bomboniere(nonostante avesse in seguito condotto su di esse anche analisi chimiche),così decise di non concentrarsi su ipotetici avvelenamenti,ma,piuttosto,su di sé e sul proprio bizzarro comportamento.

Quando l'aveva scoperto,la notizia l'aveva scioccato così tanto che era caduto in una forte depressione e si era procurato,non si sa come,sessanta pacchetti di sigarette che aveva consumato in tre giorni e mezzo.
I segnali c'erano tutti:occhi dilatati,battiti del cuore accelerati,eccessiva premura ed eccessive reazioni a qualunque cosa lui gli dicesse.
I sintomi erano quelli dell'innamoramento.

Sherlock.

Era innamorato.

Di John.

Era una catastrofe,ma sapeva ciò che doveva fare per gestirla.
Cosa fa il governo quando scopre qualcosa di così sconvolgente che potrebbe mandare in crisi l'intera nazione?Semplice:la nasconde.
E così fece Sherlock:nascose i suoi incredibili sentimenti a John e a chiunque altro,o almeno fino a quel pomeriggio.Il pomeriggio del crollo.

Era iniziato tutto solo un'ora prima.
John,dopo una settimana di assenza dovuta ai mille impegni che chi deve organizzare un matrimonio e allo stesso tempo lavorare conosce,era andato al 221B di Baker Street per andare a trovare il suo caro amico per dargli un'importante notizia  e fare un salto anche dalla signora Hudson.
Il dottore aveva aperto la porta con il suo paio di chiavi ed aveva salito,come già aveva fatto innumerevoli volte,le scale,per poi entrare nell'appartamento che aveva condiviso con Sherlock qualche anno prima.
Il detective stava cercando qualche caso da risolvere sul computer,quando un rumore aveva attirato la sua attenzione e,seccato,aveva alzato la testa:"Si può sapere chi diamine osa disturb...",la frase si  mozzò a metà quando Sherlock incontrò gli occhi raggianti di John.Esistevano forse occhi più belli?Improbabile.
"...John!Cosa fai qui a disturbare il mio lavoro?",riprese la frase il detective,improvvisamente aggressivo,mentre ritornava a battere i tasti del computer.
"Si vede proprio che ti sono mancato!",rispose sarcasticamente John,un po' sorpreso e colpito dall'atteggiamento acido del genio:"Comunque ho trovato un po' di tempo libero per passare a trovare un vecchio amico e per dargli una bella notizia!",finì la frase il soldato,ricominciando a sorridere:"Cosa sarà mai di così importante da autorizzarti ad irrompere qui senza neanche bussare?",chiese il detective,amaro come mai:"Sherlock,ma cosa ti prende?!Se lo vuoi proprio sapere ero venuto qui a chiederti di farmi da testimone al matrimonio,ma se ti do così fastidio me ne vado immediatamente.",esordì il medico,offeso e irritato dal comportamento del suo amico,per poi aprire la porta nell'atteggiamento di andarsene:"C-Cosa?",domandò Sherlock,sconvolto.Appena John aveva pronunciato quelle parole,il cuore del detective aveva definitivamente ceduto:perché John voleva farlo soffrire così tanto?Perché ferirlo più di quanto non lo ferisse il partecipare al matrimonio,facendogli addirittura fare il testimone con tanto di discorso?
Sherlock era improvvisamente sbiancato e John se n'era accorto e,pensando fosse causa di felicità e sorpresa,riprese il suo discorso più intraprendente e radioso di prima:"Beh,da quando ho chiesto a Mary di sposarmi non ho avuto dubbi su chi sarebbe dovuto essere il mio testimone.Sei il mio migliore amico e voglio che lo faccia tu;ho aspettato fino ad ora per dirtelo perché avevo paura di come l'avresti presa,ma,a quanto pare,i miei dubbi erano infondati."
"No.",Sherlock rispose secco e arrabbiato alla richiesta dell'uomo del quale si era innamorato.
"Cosa?",chiese a sua volta il medico,confuso sulla risposta del genio:"Ho detto no,John.Non ti farò da testimone.",ribadì il detective,in preda alla rabbia:
"Perché?Sei forse nervoso per il discorso?Guarda che non devi farlo per forza se proprio non vuoi...oppure è per gli ospiti?Lo so che non ti sta simpatico il nuovo fidanzato di Molly ma...",il medico non riuscì a proseguire,perché venne interrotto da un urlante Sherlock:
"Non è per nessuna di queste ragioni!Non è per il dannato discorso né per i tuoi orrendi ospiti che non voglio farti da testimone!",sbottò il detective.
"Allora perché?",chiese John,amareggiato per la risposta del suo ex coinquilino.
"Perché non voglio farlo e basta.",disse Sherlock,furioso.
"Che ragione stupida!",osservò il medico.
"Stupida quanto la tua richiesta",rispose il genio,seccato.
"Sei il mio migliore amico,se non lo fai tu chi lo fa?",domandò John,triste e offeso.
"Non mi interessa",continuò il detective,fermo sulla sua posizione.
"I bravi amici fanno da testimone se glielo si chiede.",tentò ancora una volta il soldato di convincere una tra le persone più importanti della sua vita a stargli vicino in uno dei giorni più importanti della sua esistenza.
"Non voglio essere tuo amico!",urlò Sherlock.
Possibile che John non capisse che lo amava?Che gli stava facendo male?
"Perché dici così?",John era sull'orlo di una crisi.Perché Shelock si stava comportando così male con lui?

"PERCHÉ TI AMO!"

Queste parole rimbombarono contro i muri del 221B di Baker Street e contro le pareti del cuore di John.
Sherlock era scioccato:l'aveva detto sul serio?No,doveva essere un incubo.Eppure sentiva il suo cuore esplodergli nel petto,il sudore scendergli dalle tempie,il fiato pesante e le guance che prendevano colore per la vergogna.
Quanto era stupido.
"C-Cosa?",John era sconvolto.Sherlock aveva detto sul serio che lo amava?Come aveva fatto ad essere così cieco?Come aveva fatto a non accorgersene?Il suo migliore amico se ne stava lì impalato davanti a lui in silenzio e stava iniziando a piangere.John sentiva i singhiozzi che gli scuotevano il cuore.Non era decisamente un sogno.
"V-Va-Vat-te-ne.",biascicò Sherlock,umiliato e ferito,mentre le lacrime gli solcavano copiose le guance.
Non piangeva così tanto da quando Mycroft,tanti anni prima,era partito per il college,lasciandolo  da solo a casa.
Allora,però,era solo un bambino.
John intanto gli si stava timidamente avvicinando e,quando gli fu ad un passo di distanza,gli poggiò una mano sulla spalla in segno di consolazione,ma Sherlock,con un brusco movimento del braccio destro,se la scrollò di dosso:
"VAT-TE-NE  J-JOHN!",strillò,con gli occhi chiusi e la voce spezzata dal pianto:"P-Per f-favore...",bisbigliò poi,straziato dal dolore e dalla pena per se stesso.

Quando riaprì gli occhi,di John non c'era traccia.

Ora,dopo quella scena pietosa,Sherlock si ritrovava sdraiato sul pavimento;
non piangeva più,ma non riusciva nemmeno ad alzarsi.
Decise di restare sulla sporca terra,ambiente naturale per un verme quale era.


Angolino della fangirl:
Ciao a tutti i gentili lettori!Ho scritto questa storia OS in un momento di noia ed è una Johnlock spietata sull'amore che Sherlock prova per John e sulla cecità che questo ha nei confronti dei sentimenti dell'amico.
Non so se la continuerò.Voi che dite?Grazie a chiunque abbia letto la storia,alla prossima,
Queen


   
 
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