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Autore: Jagiya Eomma    26/12/2015    0 recensioni
Mary ha sempre desiderato andare in Corea del Sud. Compiuti i 20 anni, finalmente ha la possibilità di realizzare il suo sogno. Però sembra proprio che tutto stia andando per il verso sbagliato e l'incontro con un playboy le rovinerà del tutto la vacanza... O sarà solo l'inizio di una serie di peripezie un po' particolari?
Una comica avventura che cambierà la vita di una ragazza, e non solo!
Dal cap 5:« STAI INDOSSANDO I MIEI VESTITI! » urlò una voce e un ragazzo mascherato piombò nella camera.
Mary inizialmente si irrigidì, ma poi decise di affrontare lo sconosciuto.
« Dove sono? E tu chi sei? »
« Non è affar tuo! E adesso lascia stare i miei vestiti! » si avvicinò di qualche passo.
« Fermo lì! Fai un altro passo e te ne pentirai! »
« Ooooh, che paura! Cosa vuoi farmi? Saltarmi addosso? Baciarmi? Lo so che sono irresistibile ma... NO FERMA! »
Mentre lui si dilettava col suo sarcasmo da quattro soldi, Mary prese una maglietta firmata Gucci e, utilizzando tutta la forza che aveva, strappò una manica.
Il ragazzo cadde a terra ed iniziò ad imprecare disperato.
« BASTARDA! MALEDETTA! COME HAI POTUTO? COME HAI POTUTO? »
A Mary scappò una risatina soddisfatta e questo
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se non fosse stato per il dolore, Mary non avrebbe creduto a quello che era appena successo: appena aveva avvolto il corpo del suo angelo custode in un abbraccio, quest'ultimo l'aveva scaraventata a terra con una brutalità sconcertante, come se fosse solo un sacco di patate.

Mary alzò lo sguardo incredulo verso la figura davanti a sé. Per un momento pensò di aver sognato, che quello fosse solo frutto di un incubo. Ma il rimprovero di Teddy verso il nuovo arrivato e le sue braccia avvolte intorno alla sua vita per aiutarla ad alzarsi, la fecero scontrare con la dura realtà.

Senza che lei lo volesse, gli occhi diventarono lucidi e l'angoscia le attanagliò la gola.

"Non è colpa mia se lei mi è saltata addosso. Mi sono solo difeso da questa svitata." si giustificò lui.

Mary sussultò e lo guardò incredula, per poi rivolgergli uno sguardo assassino.

"TU! Dovevo immaginare che non eri LUI!" gridò, puntandogli il dito contro.

Ora era tutto chiaro. Il suo angelo non era ancora arrivato e colui che aveva preso la sua maschera non era altri che quel ragazzino viziato a cui aveva strappato la maglietta.

"Ah, scusami se non sono il principe azzurro venuto a salvare la sua principessa dal drago cattivo." disse lui con sarcasmo.

Mary era più che tentata di dare un pugno in piena faccia a quel tipo. Non sapeva il perché, ma lui risvegliava in lei l'istinto omicida. Eppure era la persona più pacifica al mondo... Non aveva mai fatto male ad una mosca! Decise però che non era il momento e la situazione giusta per scatenare una rissa. Aveva già abbastanza problemi. Inoltre doveva ancora trovare il modo per scappare da lì.

Mentre rifletteva sul piano di fuga più plausibile, altri 3 individui entrarono in cucina. Ci fu un attimo di silenzio, che venne squarciato da una voce soave, puramente virile e roca. Eccolo, il suo salvatore!

Le sue labbra si allargarono in un sorriso enorme quando lui esclamò: "Ti sei svegliata!"

Lei si limitò a confermare con un cenno della testa, mentre gli altri si sedevano a tavola come se niente fosse e cominciavano a mangiare.

Per alcuni minuti l'unica cosa udibile furono i rumori dei cereali che venivano masticati e torturati dai denti dei quattro ragazzi. Lei si limitò ad osservarli. Con occhi vigili ed attenti, studiò ogni loro mossa, mentre cercava di rassicurare se stessa che non erano un pericolo per la sua vita. Almeno per il momento. Un aspetto insolito che la stupì, fu rendersi conto che le labbra dei ragazzi le erano famigliari. Ma non fece in tempo a soffermarcisi troppo, che qualcuno parlò.

"Come ti chiami, signorina?"

"Mary." la sua voce esitò solo un istante prima di rispondere.

"Quanti anni hai?" chiese un altro.

"20, appena compiuti."

"Almeno non è una minorenne..." commentò qualcuno, a cui il pazzoide diede uno scappellotto, con tanto di rimprovero.

"Zitto tu! E' tutta colpa tua se ci troviamo in questa situazione! Tu e quelle donnacce che frequenti... AISH!"

L'altro si limitò ad abbassare lo sguardo verso le dita delle mani ed intrecciarle l'una all'altra.

Mary dovette ammettere che le faceva un po' pena, nonostante fosse suo nemico.

"Mary, senti... - la voce del suo angelo le arrivò alle orecchie come una dolce melodia – Tu sai chi siamo? Cioè... Ci hai mai visti?"

A quella domanda seguì un silenzio pesante e carico d'ansia.

Lei curvò le labbra e rispose con totale tranquillità: "Non vi ho mai visti in vita mia."

Loro si guardarono l'un l'altro con evidente sollievo.

"Non hai visto in faccia neanche questo imbecille qui, che ti ha portata qui dal parco?" chiese il pazzoide.

Mary era più che decisa a non rispondergli e fare un gesto poco femminile: sputargli in faccia. Ma si trattenne. Doveva, a tutti i costi.

"No. Non l'ho visto." rispose secca.

Vide che lui aveva assottigliato gli occhi a quella risposta, ma non aveva detto altro.

"Allora ti dispiace se ti riportiamo al parco e ti lasciamo lì?"

I suoi occhi si illuminarono e con entusiasmo rispose: "Certo che no!"

"Ma ad una condizione."

"...Quale?" trattenne il respiro dopo aver finito la domanda.

"Ti dovremo legare gli occhi."

"Ah... Per me non c'è problema." rispose sollevata.

Quando tutti finirono di mangiare, l'aiutarono a camminare e le consegnarono il cellulare prima di bendarla.

Lei fece solo in tempo a sussurrare un grazie al suo angelo e mostrare un sorriso a Teddy prima di piombare nel buio.

Il tragitto verso il parco fu parecchio movimentato. I ragazzi non facevano che litigare e l'anima della festa non poteva che essere il pazzoide. Continuava ad intimare il guidatore di sbrigarsi perché avevano in programma molte cose per quella giornata. A differenza di lui, gli altri sembravano parecchio interessati alla sua vita e le fecero svariate domande: da dove provenisse, perché fosse in Corea e come si fosse fatta male alla gamba. Quando raccontò dell'avventura al luna park, i ragazzi iniziarono a bisbigliare qualcosa, ma lei non riuscì a capire di cosa si trattasse.

Una frenata improvvisa le fece capire che erano arrivati al parco. I ragazzi l'aiutarono ad uscire e poi le dissero di aspettare almeno 2 minuti prima di togliersi la benda. Lei fece come gli avevano ordinato e appena le fu possibile, accese il cellulare e chiamò Yurim. Quest'ultima pianse non appena Mary cominciò a parlare.

"Sei un'idiota! Non sai quanto mi hai fatta preoccupare! Stavo per chiamare la polizia! Dove diamine sei stata?" disse tra un singhiozzo e l'altro.

Mary rise mentre prendeva posto sulla stessa panchina su cui era seduta il giorno prima.

"Non è successo nulla! Siccome tu non arrivavi più, sono andata a passeggio e mi son persa. Il cellulare era morto e se non fosse stata per un'amabile vecchietta, avrei dormito nel parco. Purtroppo a lei hanno tolto la corrente perché stava traslocando e non ho avuto modo di avvisarti. Non mi è successo nulla."

Mary si fece i complimenti per quella scenetta ideata durante il tragitto. Voleva bene a Yurim, ma i sequestratori le avevano detto di non fare parola con nessuno su quello che era successo. E lei aveva paura di cosa avrebbero fatto se lei avesse spifferato qualcosa. Era meglio tenere Yurim all'oscuro di tutto e continuare la propria vita come se niente fosse successo. Avrebbe raccontato quella storiella ai suoi figli e nipotini per tenerli lontani dagli sconosciuti.

Appena finì la telefonata, Mary si lasciò andare sulla spalliera della panchina. Erano stati i due giorni più intensi della sua vita. Aveva bisogno di una doccia rinfrescante, del buon cibo e tanto, tanto sonno.

Quando Yurim arrivò, le saltò addosso e cominciò a lasciarle baci impregnati di lacrime ovunque. Quella ragazza era di una tenerezza e una bontà unica, pensò Mary, stringendola forte a sé e non curandosi del dolore alla gamba.

Giunsero a casa verso l'ora di pranzo. Entrando, Mary si accorse che non c'era segno dei genitori di Yurim.

"Papà e mamma?"

"Ieri non ho avuto il tempo di dirti che partivano per andare alle terme. Staranno lì qualche giorno. Domani è il loro anniversario e fanno sempre un viaggio durante questa occasione. Per non turbarli, a loro non ho detto niente della tua sparizione."

"Bene, allora non lo scopriranno mai. Perché farli preoccupare inutilmente dopo che la cosa ormai si è risolta? Rimarrà un segreto tra noi due!" le fece l'occhiolino e l'altra le diede una pacca sul sedere, come a sancire quell'accordo.

Dopo aver pranzato, Mary salì le scale per andare a farsi una doccia e poi si buttò sul letto. Non desiderava stare in nessun altro posto se non lì, tra quelle soffici lenzuola e circondata dal profumo famigliare di Yurim. Quest'ultima piombò in camera proprio quando Mary si era appisolata.

"Mary! Ho una sorpresa per te!"

Mary si alzò a sedere e guardò l'amica che si tuffava sul suo letto. Yurim estrasse due fogliettini dai jeans e glieli mise sotto gli occhi.

"Sai che cosa sono questi?" le chiese con tono sardonico e una punta di malizia nello sguardo.

Mary li osservò per un istante prima di strabuzzare gli occhi e guardare l'amica come se fosse una specie di dea.

"Parli sul serio?"

"Oh sì, mon cherie."

"Stiamo davvero per..."

"INCONTRARE I BIGBANG!"

 

***

Ciao mie fan! ♥ Finalmente sono riuscita ad aggiornare :') Scusate se vi ho fatte attendere tanto ma in questo ultimo anno non ho avuto tempo di scrivere molto e neppure la fantasia per continuare questa storia. Ora finamente posso farmi perdonare!
Spero vi piaccia questo nuovo capitolo! Mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate! ^^

A presto

XOXO ♥

  
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