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Autore: LadyRealgar    27/12/2015    3 recensioni
(Pubblicata leggermente in ritardo per motivi tecnici) (One shot aggiuntiva agli eventi narrativi di Panacea Project)
Sono passati i primi cinque mesi tra le mura del Triskelion e per Chiara questa è la prima Vigilia di Natale lontana da casa, così, sola (o quasi) nel grande edificio, cercherà un modo per svagarsi e trascorrere, nonostante tutto, un sereno Natale.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nick Fury, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di leggere: lo so, ormai non è più Natale, ma purtroppo a causa di alcuni problemi tecnici non sono riuscita a pubblicarlo quando volevo. Chiedo scusa per il ritardo, ma spero che il risultato possa essere comunque gradito.

In secondo luogo, questo evento si colloca qualche mese più avanti nella linea temporale dei flash back presenti nella storia principale, non vi è alcun spoiler alert (ad eccezione del fatto che la protagonista se ne sta per un po' al Triskelion) ma spero ugualmente che la cosa non vi disturbi. In caso contrario, vi suggerisco di tornare a leggerla quando avrò pubblicato nuovi capitoli e la linea temporale sarà ritornata in pari.

Detto ciò, vi auguro una buon lettura. Ci ritroviamo in fondo!


*

Per essere la sera della Vigilia di Natale, pensò Chiara mentre faceva scivolare i piedi nelle scarpe e si infilava un pesante maglione di lana, vi era un silenzio quasi innaturale.

Certo, era stata informata che il Triskelion in quell'occasione sarebbe stato praticamente vuoto, ma aveva sperato fino all'ultimo che avrebbero trasmesso sugli altoparlanti qualche carola natalizia o, almeno, un po' di musica per rallegrare l'ambiente. Invece nell'imponente e severo edificio regnava la quiete e, fatta eccezione per qualche ufficio dei piani inferiori, non era stata nemmeno apposta alcuna decorazione che suggerisse il clima di festa che regnava in tutta Washington DC e di cui Chiara era stata resa partecipe solo attraverso i programmi radiofonici.

Se non altro, pensò mettendo il naso fuori dalla porta della propria camera, aveva l'occasione di girare per l'edificio in tutta libertà, senza dover seguire le assurde regole di Fury, che la ragazza si immaginò nel proprio ufficio a giocare ai soldatini.

"Magari con un bel cappellino da Babbo Natale in capo!" ridacchiò mentre attraversava il corridoio e premeva il bottone di chiamata dell'ascensore: visto che non c'era nessuno oltre a lei, aveva proprio voglia di svagarsi e prepararsi qualcosa di simile ad una cena della Vigilia.

Durante le vacanze invernali, da che ne aveva memoria, aveva sempre tenuto fede al detto "Natale con i tuoi e Capodanno con chi vuoi", trascorrendo allegre feste in famiglia e scoppiettanti ultimi dell'anno in compagnia dei suoi amici più cari e quello era il suo primo Natale senza né l'una né gli altri. Era totalmente sola.

Era strano ritrovarsi a passeggiare nella penombra dei lunghi e anonimi corridoi che si attorcigliavano, come un nido di serpenti, nei vari piani delle diverse aree del cuore pulsante dello S.H.I.E.L.D.: era da quasi cinque mesi che si rifugiava nella frenetica pancia dell'aquila dalle ali spiegate, strettamente sorvegliata in ogni suo movimento (ben pochi in realtà, dato che a mala pena aveva il permesso di uscire dalla propria stanza) ma di quell'edificio conosceva ben poco e, per distrarsi, quella notte si era ripromessa di dare un'occhiata in giro.

Scoprì ben presto, però, che buona parte degli ambienti erano stati sigillati e, senza la dovuta autorizzazione, era impossibile accedervi; si ritrovò così, dopo svariati (e inutili) tentativi di by-passare i sistemi di sicurezza, come tentare l'accesso attraverso le scale antincendio e provare a bagnare i circuiti delle serrature elettroniche, a girovagare senza una meta precisa per i noiosi uffici dei piani più bassi, curiosando tra le scrivanie.

Era divertente osservare le fotografie che quegli agenti in giacca e cravatta avevano appeso sui pannelli di vetro che separavano le loro postazioni oppure che avevano incorniciato e appoggiato a fianco del computer, tutti i ninnoli e i pupazzetti strategicamente disposti vicino a efficaci nascondigli per quando passavano i superiori, tutte le penne e i blocchi per gli appunti coperti di glitter sfavillanti e nascosti negli angoli più remoti dei cassetti.

Quando si fu annoiata di ficcanasare tra le scrivanie, decise di sfruttare gli ampi e lunghi corridoi per il suo divertimento, allestendo cestini della spazzatura lungo tutta la loro lunghezza, da usare come canestri mentre, a cavallo di una sedia da ufficio con le rotelle, si divertiva a sfrecciare e a lanciare palle di carta per accumulare punti. Con la pratica acquisì una certa abilità nel centrare in corsa i canestri di fortuna e, passando davanti a una telecamera di sorveglianza, si esibì in un profondo inchino dopo aver centrato un cestino nascosto dietro una pianta.

"Fury si starà divertendo" pensò quella riportando la sedia al suo posto e iniziando a fare ordine.

Ben presto, però, la noia e, sì, anche la malinconia tornarono a tormentarla con i loro morsi, così, cercando di tenere la mente libera da ogni pensiero, Chiara tornò nell'ascensore e premette il pulsante del piano della mensa: prepararsi una cioccolata calda sarebbe stato un ottimo modo per distrarsi e, al contempo, consolarsi con qualcosa di dolce.

Una volta giunta nell'ampia sala della mensa del Triskelion, con i suoi tavoli e le sue sedie distribuiti nell'area con una precisione a dir poco maniacale, lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi fu, come il resto, desolante.

Non c'era una luce o una ghirlanda che ricordasse quel periodo di festa, ma, al contrario, un forte odore di disinfettante impregnava aria, pizzicandole il naso; sospirando, Chiara accese l'interruttore della luce e si diresse nelle cucine, anch'esse splendenti e disinfettate, e iniziò a frugare nelle numerose dispense in cerca del necessario per la cioccolata: estrasse un cartone di latte a lunga conservazione, una bustina di preparato al cacao e la zuccheriera e si mise all'opera. Mentre il latte si scaldava sul fornello, la ragazza iniziò a curiosare in giro, in cerca di altre possibili vivande per la "cena di Natale", scoprendo, come sospettava, che i frigoriferi erano stati praticamente svuotati e che quello che rimaneva di commestibile erano pacchetti di patatine fritte, cibo in scatola e quanto avesse una lontana data di scadenza.

A ebollizione del latte, versò la polvere di cacao attraverso un setaccio e si mise a mescolare lentamente la miscela, che in pochi minuti si addensò, divenendo la golosa bevanda dal dolce profumo.

Versata la cioccolata in un'ampia tazza, Chiara si sedette a un tavolo e, sorseggiandola, si guardò attorno, immaginando le pareti, le mensole e i tavoli allegramente addobbati per il Natale, mentre la musica aleggiava festosamente.

All'improvviso fu come se una scintilla si fosse accesa nel suo spirito, incendiandolo: si alzò di scatto, afferrò un sacchetto di plastica da un cassetto e si precipitò di nuovo nell'ascensore.

Quando le porte si aprirono, si lanciò nell'intrigo di uffici, raccogliendo tutte le decorazioni, i festoni, le palline colorate e le ghirlande che riusciva a infilare nel suo sacchetto, prese la radio dalla sua stanza e tornò nella mensa.

"Al diavolo gli agenti dello S.H.I.E.L.D. e le loro scope nel culo" pensò rovesciando il contenuto del sacchetto su uno dei tavoli "Ora decorerò questo posto e ci sarà un po' di spirito natalizio!"

Cercò, dunque, con quel poco che aveva di ricreare un'atmosfera calda e vivace, arrampicandosi su sedie e tavoli per affrancare le ghirlande di agrifoglio, mentre, impilate delle sedie in maniera da riprodurre una vaga forma piramidale, costruì un albero di fortuna, che addobbò con le palline colorate e i festoni multicolori, che alla fredda luce dei neon rispondevano con allegri bagliori rossi, gialli e viola.

Soddisfatta del suo operato, Chiara accese la radio su una stazione che trasmetteva musica natalizia e, al ritmo di Jingle Bells Rock, si diede da fare in cucina riversando patatine e popcorn in ampie scodelle di vetro e distribuendo su un piatto in maniera decorativa dei promettenti biscottini al burro, che qualcuno aveva scordato in un angolo della dispensa. Arrangiò anche una portata di legumi al sugo e spezie, accompagnati da carne in scatola.

Una volta sistemato il tutto su un tavolo, a sua volta decorato con una tovaglia bianca e qualche bacca di agrifoglio sparsa qua e là, la ragazza dovette riconoscere di aver fatto un buon lavoro e che quel pasto povero e totalmente sbilanciato tuttavia non si presentava affatto male.

Quello che mancava, considerò ammirando il suo operato, per rendere quella serata una vera vigilia di Natale era un buon film: -Detto fatto!- esclamò Chiara, avviandosi nuovamente verso l'ascensore e premendo il tasto di chiamata; durante la sessione di pallacanestro su sedia tra gli uffici, aveva notato una sala riunioni ed era proprio lì che era diretta.

Infatti come si aspettava, una volta entrata nell'ampia stanza dalle pareti tinteggiate di un grigio freddo e scuro, trovò quello che stava cercando, ossia un proiettore e il relativo laptop a cui collegarlo; staccò con cautela tutti i cavi, lo raccolse con cura e fece per tornarsene alla mensa quando la sua attenzione venne attratta dal luccichio dell'obiettivo della telecamera di sorveglianza.

Fury sarà ancora nel suo ufficio a lavorare” considerò la fanciulla, il cui sguardo era rimasto incantato dal riflesso della stanza sulla superficie convessa della telecamera; qualcosa dentro il suo stomaco di strinse, facendole percepire un fastidioso senso di colpa: il direttore dello S.H.I.E.L.D. non rientrava esattamente nella sua top ten delle persone che preferiva, anzi, aveva addirittura sviluppato la convinzione che gli uomini privi di un occhio avessero una forma di astio inconscio nei suoi confronti, eppure, nonostante tutto, l'immagine di quell'uomo così imponente e autoritario, che trascorreva la notte di Natale nella solitudine del suo ufficio con la sola compagnia delle scartoffie e dei fascicoli top secret, la rattristava.

Sebbene nella persona di Fury Chiara vedeva il responsabile del suo ulteriore sequestro dalla famiglia, egli operava, pianificava ed agiva per proteggere la Terra da minacce come quelle di New York e Greenwich; lei non aveva fatto altrettanto solo qualche mese prima ad Alfheim? La condivisione di quell’aspetto, divenuto cruciale nella sua vita, le faceva irrimediabilmente percepire un legame con l'uomo e trovò ingiusto che trascorresse quella notte speciale da solo, così, agguantate carta e penna e facendo appello a tutto il suo inglese, scrisse un bigliettino in cui, con frasi corte e dalla sintassi semplice, lo invitava a cenare con lei in mensa di lì a una mezz’ora.

Piegò il bigliettino e, armata di proiettore e laptop, tornò all’ascensore, facendo scivolare l’invito sotto la porta dell’ufficio di Fury quando ci passò davanti. In pochi minuti fu di nuovo in mensa, dove la tavola da lei imbandita le donò nuovamente una profonda soddisfazione, e si mise ad armeggiare con l'attrezzatura appena trafugata.

Sebbene non fosse pratica di elettronica, dopo qualche minuto ogni cosa era collegata al proprio posto e apparentemente perfetta, ma al momento del collaudo, il laptop richiedeva una password che Chiara non conosceva (pur avendo tentato con parole come “Captain America”, “Ironman”, “Nicholas”, “BendasullOcchio”…) e non sembrava intenzionato a funzionare senza.

Sospirando sconfitta, Chiara sì prese una manciata di patatine fritte e si lasciò cadere sulla sedia: era sfinita. Aveva dato fondo alle proprie energie e, ora che si ritrovava ferma, seduta a mangiare patatine da sola in quella sala vuota, iniziò a percepire un brutto nodo alla bocca dello stomaco, che le ricordava quanto lontana da casa fosse.

In questo momento” pensò la ragazza prima di sgranocchiare svogliatamente l’ultima patatina “A casa staranno tutti dormendo, ma la scena sarà stata la stessa di ogni annno: dopo una bella cena bbondante, avranno aspettato la mezzanotte per aprire i regali giocando a tombola. Francesco odia la tombola” ridacchiò “Probabilmente si sarà mangiando le caramelle che usiamo come segna punti, scalpitando per poter aprire i regali, approfittando di ogni occasione per sbirciare attraverso la carta da regalo”. Riusciva a immaginarseli, tutti seduti attorno al tavolo della sala da pranzo, ognuno al suo solito posto, davanti ai resti di una sontuosa cena a chiamare numeri e a distribuire piccoli premi, con il fuoco nel camino che scoppietta allegro.

Nel frattempo il nodo, dallo stomaco, era salito alla gola, rendendole il respiro irregolare, ma non avrebbe ceduto alla tentazione di sfogare la propria malinconia con le lacrime: aveva trascorso oramai cinque mesi nel luogo dove venivano addestrati gli uomini e le donne nelle cui mani era affidata la pace mondiale e lei si sarebbe mostrata alla loro altezza.

Io non piangerò” si disse, emettendo un lungo sospiro “Non ho mai sopportato i piagnistei”.

Il campanello dell’ascensore suonò e tra il varco delle due porte apparve l'imponente figura di Nick Fury, informalmente vestito con jeans grigio scuro e un maglione blu notte, dalle cui maniche sbucavano i polsini di una camicia bianca; tra le dita della mano sinistra teneva il biglietto l’invito di Chiara, mentre la destra era nascosta dietro l’ampia schiena.

La ragazza di voltò a guardarlo e, dopo un momento di esitazione, gli rivolse un sorriso, mentre quello osservava attentamente la sala addobbata: -Ti sei data da fare- disse vago il direttore dello S.H.I.E.L.D.

-Mi stavo annoiando- rispose quella, facendo spallucce -Così ho pensato di migliorare l’ambiente.

L'uomo non ribatté, ma rimase per qualche istante ad ammirare i colori di quegli addobbi e la presentazione di quei cibi semplici e tutt’altro che pertinenti alla festività, poi si avvicinò alla ragazza, che era tornata sulla sua sedia a mangiare patatine: -Ho pensato di fartelo avere domani mattina- disse, portandole un pacchetto avvolto da una semplice carta arancione -Ma, dato il tuo gentile invito, credo che questo sia il momento migliore.

Chiara si accorse di avere la bocca aperta quando l’uomo, che ancora le porgeva il suo dono, alzò un sopracciglio e si schiarì la voce, allora si affrettò a prenderlo, ma non lo aprì: -Io non ho nulla…- disse con voce colpevole; -Non è necessario- rispose, abbozzando un mezzo sorriso -Hai fatto questo- indicò con la mano aperta la sala addobbata -È una vera novità qui dentro e sono in grado di apprezzare le novità.

Con un sorriso, la ragazza strappò con reverenziale attenzione la carta arancione, studiandone lo spessore, la grana, il colore, la luce che si rifletteva sulle pieghe, rivelando un libro, piuttosto consunto e con le pagine leggermente ingiallite: -È stato il mio testo di grammatica spagnola di quando andavo al liceo- iniziò a spiegare l’uomo, osservando la ragazza studiare il tomo -Ritengo che sia un ottimo mezzo di svago e studio, che potrebbe tornarti utile in futuro. Inoltre, non ho mai trovato testo meglio scritto e impostato per l’apprendimento dello spagnolo.

-Grazie- disse Chiara, rivolgendogli un caldo e ampio sorriso -Lo studierò con attenzione. Promesso.

-Bene- tossì Fury, distogliendo lo sguardo e indirizzandolo verso il proiettore -Avevi previsto la proiezione di un film per stasera?

-C’ho provato- rispose Chiara -Ma non ho la password per accendere il computer.

-È naturale- ribatté l’uomo con un ghigno che gli brillava in volto, mentre digitava sulla tastiera la combinazione di accesso -Ecco fatto! Cosa volevi vedere?

-Ci penso io- disse la ragazza, sostituendosi a lui ai comandi -Tu mettiti comodo.

Mentre Fury si sedeva e si serviva una manciata di popcorn, Chiara cercava tra i siti di streaming quello che desiderava; un paio di secondi dopo trovò il film e permette il tasto “play” per poi correre a spegnere le luci e a sedersi al suo posto, mentre la canzone This is Halloween annunciava l'inizio di Nightmare Before Christmas.

Videro il film in completo silenzio, assorti nella pellicola in stop motion nata dalla mente geniale di Tim Burton, ma a Chiara non sfuggì il fatto che il piede di Fury si muoveva, con estrema discrezione, al ritmo delle canzoni (mostrando una particolare preferenza per Jack's Lament).

Alla fine della proiezione Chiara accese le luci e spense il proiettore: era quasi mezzanotte e tra pochi minuti sarebbe stato il giorno di Natale. Non sapeva esattamente come la cosa sarebbe andata avanti, sebbene avesse risposto al suo invito, Fury non sembrava tipo da festeggiamenti; forse avrebbero mangiato qualcosa e sarebbero andati a dormire, per poi ripulire tutto l’indomani. Quando si voltò a guardarlo, però, lo vide armeggiare al cellulare, per poi porgerglielo, aggiungendo fermo: -Hai al massimo 40 minuti.

Confusa, la ragazza prese in mano il cellulare e se lo portò all’orecchio, stava squillando, ma quando il destinatario rispose, per un attimo sentì la presa sull’oggetto allentarsi e per un soffio non cadde: -Pronto?- domandò di nuovo l'assonnata voce femminile dall'altra parte. In fondo, pensò Chiara, a Siena erano le 5 del mattino.

-Ciao mamma- rispose, trattenendo al meglio delle sue capacità le lacrime di gioia, ma non potendo impedire il tremore emozionato della sua mano.

Quello che seguì furono 40 minuti di sorrisi, auguri, domande, raccomandazioni e qualche lacrimuccia commossa, che Chiara non si curò di nascondere: non era stata così felice da quando era tornata a casa da Asgard e la presenza severa di Fury non le avrebbe impedito di gioire come meglio credeva.

A conclusione dei 40 minuti, le due donne si salutarono e Chiara, emettendo un lungo sospiro, restituì il cellulare al suo proprietario, che le sorrise cordiale e la invitò a sedersi al tavolo, per poi servirla delle vivande lì disposte; diversamente da come la ragazza se l'era immaginato, Nick Fury si dimostrò una persona piacevole e interessante, erudita in svariati campi della cultura (dall'arte alla letteratura, dalla storia alla chimica) e appassionante narratore delle sue avventure sotto il servizio dello S.H.I.E.L.D.

In quella conversazione Chiara parlò ben poco, un po' per via di alcune difficoltà linguistiche e un po' per timore di interrompere quel coinvolgente flusso narrativo che l'uomo stava dipanando davanti a lei; le ore volarono via come colombe nella notte e le luci dell'alba filtravano già attraverso le persiane che pendevano dalle finestre.

Esausta, ma felice, Chiara chiese congedo, promettendo di ripulire tutto dopo qualche ora di sonno, e, dopo aver ringraziato nuovamente Fury per i doni ricevuti, si diresse verso l'ascensore e, raggiunto il piano, verso la propria camera. Quando fu davanti alla porta, per via della stanchezza Chiara ci mise un po' a comprendere la natura dell'oggetto rosso che si trovava sul pavimento; lo raccolse e lo studiò per qualche istante, per poi guardarsi attorno incredula: chi poteva averle lasciato un regalo davanti alla porta della stanza?

Appeso al fiocco verde penzolava un bigliettino, che la ragazza afferrò e lesse: Cчастливого Рождества1. Natasha vi era stato scritto in penna rossa con un'elegante calligrafia.

Chiara strabuzzò gli occhi: cosa era successo a quelle due fredde spie? "Diciamo che è stata la magia del Natale" si rispose ironica, entrando nella sua stanza e sedendosi sul letto per aprire il dono. Sotto la carta rossa perfettamente piegata si nascondeva un blocco di fogli da disegno accompagnati da una scatola di latta colma di matite, caboncini, gomma pane e un taglierino. Insomma, tutto il necessario per disegnare.

Chiara si mise a studiare la grana della carta e la consistenza delle matite, trovandole perfette l'una per l'altra, ma sfogliando le pagine dell'album, notò che un frammento di carta sporgeva dall'insieme dei fogli e, incuriosita, lo estrasse, rivelando un secondo bigliettino, scritto dalla stessa mano ma con una penna a inchiostro blu e diceva: L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni.


Fin.


1. Traduzione: Felice Natale

Angolo dell'autrice: eccoci qui alla fine, grazie per aver letto tutto il racconto! Spero sia stato di vostro gradimento e che vi abbia regalato qualche emozione :)

Non ho molto da dire su questa one-shot, se non il desiderio di raccontare un piccolo episodio estrapolato dai mesi trascorsi dalla protagonista della mia storia principale al Triskelion e il suo rapporto con alcuni dei membri più importanti dello S.H.I.E.L.D. con cui è entrata in contatto. Spero di non essere stata banale o scontata e che la storia sia valsa il tempo speso per leggerla ^-^

Mando a tutti quanti un abbraccio e i miei migliori auguri per le prossime feste!

Alla prossima!

Lady Realgar

Ps. La citazione finale è di Pablo Picasso e la trovo particolarmente ispirante, voi che ne pensate?

   
 
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